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Nei labirinti dell'amore
Nei labirinti dell'amore
Nei labirinti dell'amore
Ebook143 pages1 hour

Nei labirinti dell'amore

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La riflessività sull'amore appare ancora molto superficiale, nonostante secoli di filosofia e di sapienza spirituale.
Si rimane a considerazioni sul rapporto personale e ai modi di comportarsi verso gli altri. Si annovera l'amore tra le virtù personali. L'amore è anche questo, ma affonda le sue radici in ben altro. Si nasce e si vive in un tessuto di relazioni significative. Un bambino piccolo non saprà dire nulla a proposito dell'amore ma vive immerso in una comunione di persone. Tale comunione è emergente rispetto le singole persone, supera la somma dei singoli.
Il libro raccoglie brevi saggi che esplorano la ricchezza e la complessità delle relazioni vitali: queste pagine sono un antidoto alla confusione sulla natura dell'amore che porta a conflitti nelle relazioni, a improvvisazioni senza sbocco, come avviene quando ci si perde in un labirinto.
LanguageItaliano
PublisherAres
Release dateJul 21, 2022
ISBN9788892982383
Nei labirinti dell'amore

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    Nei labirinti dell'amore - Ugo Borghello

    Borghello_Copertina.jpg

    Ugo Borghello

    NEI labirinti

    dell’amore

    © 2022 Edizioni Ares

    20122 Milano - via Santa Croce, 20/2

    ISBN: 978-88-9298-224-6

    Il catalogo completo delle Edizioni Ares

    è consultabile sul sito www.edizioniares.it

    e-mail: info@edizioniares.it

    In copertina: elaborazione grafica

    di Greta Scorza

    Dona alle Edizioni Ares il tuo 5x1000

    CF: 00980910582

    Nella sezione Sostegno del volontariato

    Introduzione

    Nella complessità della vita la ricerca sapiente, illuminata dalla Rivelazione, porta a capire sempre più la profondità dell’amore. Amore, non certo inteso come innamoramento, e neppure solo come virtù personale di ciascuno nei confronti di altri, ma come tessuto di legami carichi di essere, con Dio e con gli altri, con ogni persona, con le imprese di amore familiare, sociale ed ecclesiale. Veniamo dalla Trinità, che è un Noi, Essere relazionale, e nella comunione troviamo il senso della vita e il destino eterno.

    La riflessività sull’amore è ancora molto superficiale, nonostante secoli di filosofia e di sapienza spirituale. Si rimane al rapporto personale, ai modi di comportarsi verso gli altri. Si annovera l’amore tra le virtù personali. Ma l’amore è tutto questo e ben altro. Si nasce e si vive in un tessuto di relazioni significative. Basti pensare a un bambino di tre anni che non sa dire nulla dell’amore mentre è immerso in una comunione di persone. Tale comunione è emergente rispetto le singole persone, è più della somma dei singoli. Non è un soggetto a sé stante, ma ha una sua realtà sostenuta dalla partecipazione trascendentale all’Essere divino. È sorgente di amore per ogni singolo e coinvolge ogni persona in un bisogno sostanziale di amore. Come la Chiesa universale è più della somma delle chiese particolari, così una famiglia è più dei suoi componenti. C’è un noi dell’amore che è più degli io-tu che ne usufruiscono.

    Come san Giovanni può dire che Dio è amore, così – essendo l’uomo creato a somiglianza di Dio – si può dire che l’uomo è amore. La somiglianza viene dall’averli crea­ti uomo e donna, ma sarebbe molto riduttivo vedere il legame uomo-donna in modo duale, io-tu, perché in Dio c’è il noi oltre l’io-tu del Padre con il Figlio, e uomo-donna sono figli, coniugi e genitori, in una comunione che li genera nell’amore. La coppia uomo-donna diventa amore attraverso una relazione comune che è terza rispetto ai due soggetti. Compito dell’amore umano è innanzitutto curare questa relazione, apportatrice di doni meravigliosi. L’amore coniugale non è semplice somma dell’apporto di un uomo e di una donna: è molto di più e il di più è dono relazionale, dono che viene dal disegno divino che ci ha creati nell’amore. L’amore inoltre è generato e generante. Non solo il figlio cresce e diventa madre o padre, ma quando genera il figlio anche lui è generato, alla paternità e alla maternità, come dono. Dono che passa attraverso il dono del figlio, ma viene dall’alto, perché l’amore viene da Dio attraverso la comunione che trascende i singoli e in tanti modi li precede. Ma l’appartenenza significativa non si chiude in una famiglia: rimane aperta tanto che ogni famiglia ha bisogno di riferimenti relazionali importanti con altre famiglie, in una appartenenza più ampia che dà senso compiuto anche a chi non è sposato per motivi nobili. Dio è amore perché è comunione di persone e creando dà senso divino alla vita umana nella comunione. Il senso della vita è sempre un con-senso, aver senso da altri o presso altri, o per gli altri. Non esiste l’individualista, perché chi si ritiene tale in realtà vuol dimostrare che lui non ha bisogno degli altri, ma deve dimostrarlo agli altri!, ed è sensibilissimo al successo o all’insuccesso, ai paragoni e alla pretesa di giustizia. In realtà chi crede di pensare con la propria testa sta pensando secondo imperativi collettivi che lo convincono che deve decidere tutto di testa sua, ma di fatto secondo il conformismo dell’imperativo.

    In tutti i miei libri, e soprattutto in L’appartenenza primaria¹, indago su questo tessuto di fondo della vita umana, che condiziona il modo di pensare e di agire, con pregiudizi o paradigmi di tutti tipi, che nascondo un dogma, un pensiero assolutizzato, spesso perverso o divisivo. In questo senso ho intitolato questa mia raccolta di articoli: Nei labirinti dell’amore. Queste pagine presuppongono spesso il quadro di fondo che non sarà possibile esplicitare, ma permettono comunque di cogliere la profondità della vita umana, della fede, dell’evangelizzazione a cui si riferiscono.

    Nella prima parte si trovano articoli che mettono in luce aspetti della comunione trinitaria, sia come sostanza della carità sia come meta dell’evangelizzazione. Lo Spirito Santo, che è il noi di Dio, opera sempre in comunione e a Pentecoste crea una nuova appartenenza primaria a livello soprannaturale: il Regno di Cristo. È l’agire carismatico di nuova creazione. Purtroppo, da tanti secoli tale appartenenza trinitaria è stata confinata ai conventi, avvilendo la presenza del Vangelo nel mondo. Ora che il secolarismo ha invaso l’Occidente di tante appartenenze svuotate del Vangelo, si pone il problema di una evangelizzazione rinnovata, che però stenta molto a prendere forma. Alcuni capitoli vogliono dare un contributo a questo compito prioritario. Un quadro più articolato per una nuova evangelizzazione lo si trova in altri miei libri.

    Nella seconda parte si trovano articoli volti a completare il tema dell’appartenenza primaria trattato nel libro citato. È difficile cogliere il fatto che tutti ci muoviamo in una appartenenza primaria, una tribù o religione, una ideo­logia o una setta, che decide del nostro pensare e dei nostri comportamenti. Un po’ come succede ai pesci che vedono tutto eccetto l’acqua in cui si muovono. Si può dire che solo chi si santifica va acquistando una vera libertà e l’uso della ragione per cercare la verità. In genere invece si usa la ragione per acquisire o controllare il potere relazionale della propria appartenenza e così è molto difficile intendersi su problemi comuni affrontati a partire da paradigmi differenti. Gli articoli che riporto in queste pagine affrontano il problema da diversi punti di vista. Nei labirinti dell’amore ci sono molte prospettive, molte articolazioni. Il libro ne affronta alcune rimandando ad altri miei libri per approfondimenti.

    Un nota bene finale: trattandosi di articoli in origine pubblicati separatamente comportano l’inconveniente della possibile ripetizione di alcuni argomenti chiave. Spero che non stanchino coloro che persevereranno nella lettura sino alla fine.

    PARTE PRIMA

    Carità radicale

    È invalsa da secoli l’idea che tutti battezzati sono cristiani anche se chi più e chi meno. Si va dai battezzati che neppure credono in Dio ai monaci di clausura. C’è un grosso problema semantico, che lascia tutto nell’indistinto. Il problema più acuto nasce dal fatto che nel cristianesimo occorre distinguere ciò che corrisponde alla dimensione religiosa comune a tutti gli uomini, anche atei, pur nelle forme più diverse, da ciò che è dono di grazia portato da Gesù per chi crede: vita nuova dei figli di Dio, in comunione trinitaria e con mandato apostolico. La dimensione della fede e della vita teologale si pone come una nascita nel Regno, con legami filiali e sponsali con la Trinità e con i fratelli. Incontrare Cristo risorto è più pregnante dell’innamoramento umano e del matrimonio. Ora, se uno è sposato si può pensare che sia più o meno un buon marito o un buon padre, ma se uno non è sposato non si può dire che è più o meno un marito o un padre. Tanti cristiani che vivono solo un po’ della dimensione religiosa o sacrale non si può dire che vivano più o meno di fede. Avranno la fede del catechismo ma non la vita del Vangelo. Come diceva il cardinale Giacomo Biffi: il problema attuale non è dato dai cristiani non praticanti, ma dai praticanti non credenti. I praticanti sono ormai pochi, e la maggior parte di

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