I cattolici nella vita pubblica: Cristianesimo e laicità
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Book preview
I cattolici nella vita pubblica - Ugo Borghello
© 2023 Edizioni Ares
20122 Milano - via Santa Croce, 20/2
www.edizioniares.it – info@edizioniares.it
ISBN: 978-88-9298-348-9
Indice
Prefazione
Introduzione
Laicità
Cultura
Sapienza
Appartenenza primaria
Peccato originale
Società civile e natura normativa
Nuova evangelizzazione
Metafisica
Natura e grazia
Filosofia della storia
Fare cultura
Conclusioni
Note
Prefazione
di mons. Mario Toso
È con piacere che presento l’ultima fatica (potremmo dire di sintesi) di don Ugo Borghello, il quale, avendo alle spalle un lungo studio sul tema nel libro Laicità e cristianesimo. Rivedere il rapporto grazia-natura per una maggiore efficacia culturale (Editrice Apes, Roma 2021), qui coglie, con grande utilità per il lettore, gli elementi fondamentali per una presenza cristiana nel mondo.
L’autore parte dal rilevare acutamente il dilagare del secolarismo che allontana i giovani e i meno giovani dalla vita di fede, con gravi derive sulle famiglie, sull’educazione, sullo spettacolo e, in genere, su tutta la cultura che ci circonda. C’è chi invoca una ritirata nelle catacombe, in gruppi compatti e ristretti dove difendere la nostra fede da un mondo sempre più nemico, abbandonando il compito di essere lievito per tutta la massa. Il libro che qui presento, al contrario, cerca di aprire gli occhi su un compito culturale, di presenza laicale nel mondo, del tutto sostanziale con il battesimo vissuto dai laici.
Si tratta di un tema a me caro, soprattutto sulla presenza dei cattolici in politica, riguardo al quale già nel mio libro Cattolici e politica. In un tempo di cambiamento epocale (Soc. Cooperativa Sociale Frate Jacopa, Roma 2019³) scrivevo:
L’azione politica dei cattolici appare così piuttosto dispersa o debole rispetto all’urgenza dei problemi sul tavolo e all’esigenza dell’incarnazione dei beni-valori evangelici nelle istituzioni e nelle legislazioni, sempre più vissute ed interpretate non in termini laici, bensì laicisti e libertari, il che è in contrasto con una sana ragione. Ciò è dovuto, oltre al resto, al venire meno di una coesione sufficiente tra i credenti. Questo impedisce di essere una voce concorde ed efficace (p. 38).
L’attuale sterilità culturale dei cattolici ha le sue cause, soprattutto metafisiche, di buon uso della ragione, ma anche pastorali e teologiche. Per secoli si è lasciata ai laici una pratica religiosa carente di carisma di Pentecoste, di comunione trinitaria. Distinguendo inopportunamente un cristianesimo dei precetti e uno dei consigli (voti religiosi) ci si è accontentati, per i laici, di una pratica liturgica esterna, lasciando Dio lontano, cui ricorrere nei momenti di bisogno, pur con tante belle eccezioni in fedeli pieni di zelo. Si è lasciata la vita nel Vangelo ai conventi e la responsabilità dell’evangelizzazione ai vescovi e ai sacerdoti. Il Concilio Vaticano II ha lanciato i laici ad assumere piena responsabilità nella Chiesa, ma con poca consapevolezza della loro responsabilità civile. Il laico come cristiano è chiamato a santificarsi ed evangelizzare (vocazione e missione), e in questo si unisce ai sacerdoti e ai religiosi. Ma il cristiano come laico è chiamato proprio al compito laicale, culturale, civile, diversamente dal cristiano come sacerdote o come religioso. Non lascerà mai di testimoniare la fede, in ogni ambiente sociale, ma partendo da una piena cittadinanza, gomito a gomito con i propri simili immersi nei problemi della vita reale, aggravati dall’ignoranza, dalle ideologie, dalle curvature del cuore peccatore.
Le realtà carismatiche aperte ai laici, agli sposati, a tutti, dimostrano che il Vangelo lo si può vivere da parte di tutti pur che si cammini in comunione trinitaria. In questo senso la fede viva richiede un vincolo di comunione molto stretto, che non è un chiudersi nelle catacombe ma, al contrario, è sempre essere proiettati a ogni persona e a tutte le lingue
. Il problema è che spesso, in un cammino con carisma, si trascurano i compiti di civiltà. Trascurando il compito culturale si coopera per omissione all’allontanamento dalla vita cristiana di intere frange della società.
La laicità non è laicismo e ha bisogno di un recupero della legge naturale oggi assai trascurata anche dai teologi e dai pastori. Senza legge naturale si cade nel relativismo, ma, paradossalmente, è proprio il relativismo che impone la sua legge in modo dogmatico e intransigente, tanto che Benedetto XVI ha potuto parlare di dittatura del relativismo.
Borghello fa intendere che la legge naturale è sempre stata intesa con il razionalismo astratto delle essenze o l’ottusità fisica del biologico (che pur ha la sua importanza normativa), mentre è da illuminare al punto di scoprire la sua ricchezza relazionale che regge i rapporti significativi di amore, di società, di famiglia.
Ciò, però, richiede un rinnovo metafisico che apra la mente alla corposità storica della legge naturale, con la possibilità di sviluppare una filosofia della storia atta a guidare le scelte culturali e politiche per una crescita di civiltà.
Noi pastori dobbiamo farci carico che i laici cattolici hanno un compito nativo di cittadinanza sociale. Compito che viene direttamente da Dio e che tocca a tutti sostenere. Se il peccato rende questo compito quanto mai difficile non deve essere un motivo di diserzione civile. La comunità ecclesiale non è rifugio fuori dal mondo civile, ma forza di redenzione, di recupero di una sana laicità rispetto al laicismo dilagante. Si tratta allora di farsi «creatori di un pensiero rivoluzionario
, sprigionante dalla propria identità», vale a dire generatori di una
nuova cultura politica".
Questo libro può aiutare a prendere coscienza dei problemi che occorre mettere a fuoco per un’efficace azione culturale.
Mario Toso
Vescovo di Faenza-Modigliana
Introduzione
Ci si domanda sull’eclissi dei cattolici dalla vita pubblica. Il dato è evidente. Nel dopoguerra partiti cattolici erano al governo in molte nazioni, l’Europa è stata pensata e realizzata da tre grandi cattolici, di cui due con causa di beatificazione in corso, mentre oggi si configura sempre più in posizioni secolaristiche, disgregatrici dei valori sociali coerenti con la fede cattolica. In Italia la televisione è stata diretta per vent’anni da Ettore Bernabei, di chiara matrice cattolica, che l’ha mantenuta coerente con le famiglie cattoliche, mentre oggi è foriera di uno sfrenato edonismo e consumismo, sempre pronta a sostenere il conformismo secolaristico. Nella scuola erano presenti in maggioranza maestre e professori cattolici, mentre ora domina il pensiero radicale, frutto della grande immissione di maestri e professori affiliati al Partito comunista che col tempo, orfani del partito, si sono convertiti al credo radicale. Il Partito comunista era riuscito a favorire professionalità a tanti giornalisti e magistrati, organici con la rivoluzione, tanto da riempire le redazioni dei giornali e della comunicazione pubblica, come di sfondare nella magistratura. L’idea era di una cultura organica alla rivoluzione marxista. Fallita questa è rimasto un dominio culturale radicaleggiante, avverso in tanti modi alla coerenza cattolica.
Non è da pensare che la presenza dei cattolici nella vita pubblica sia da misurare con partiti o strutture, con incarichi o altre forme di potere. C’erano numerosi approfondimenti necessari anche allora. Interessa comunque capire le cause dell’indebolimento culturale, che ha aperto le porte alla cultura secolarizzata. Se i cattolici coltivano la loro fede lasciando cultura, scuola, spettacolo, ecc. a influenze sempre più lontane dalle radici cristiane, si favorisce l’allontanamento dalla fede della maggior parte della popolazione.
Dai tempi di Leone XIII c’era stato un notevole risveglio dei cattolici nella vita culturale. Basti pensare a Maritain o a Sturzo. Maritain aveva dato una grande spinta quando pubblicò Umanesimo integrale, avversato superficialmente da cattolici più conservatori, ma capace di delineare una filosofia della storia tale da reggere una sana ideologia, necessaria per orientare i cattolici e la gente di buona volontà nelle scelte politiche e sociali. Queste sono scelte parziali, partitiche, ma che devono aver presente un quadro ideologico in cui muoversi per favorire una politica e una cultura a servizio dell’umano.
A dir la verità, la teoria mariteniana aveva necessità di approfondimenti. Non certo secondo le perplessità del cardinale Siri, che vedeva nell’autonomia della cultura e della politica un pericolo per la fede. Questo avvenne soprattutto in Italia per una lettura antimetafisica dei testi mariteniani. Ma Maritain era un metafisico e l’autonomia era ben sostenuta dalla legge naturale con i suoi valori non negoziabili. Il suo
