I fondamentali dell'amore umano
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Perché tanti matrimoni finiscono dopo breve tempo? E perché i giovani non credono più al «sogno dell'amore per sempre»? Forse perché il nostro tempo narcisistico ha dimenticato i «fondamentali» dell'amore umano.
Ugo Borghello, mettendo a frutto lunghi anni di pastorale dedicata alle «crisi dell'amore», ha preparato un ricchissimo percorso per giovani coppie, che potranno ricevere molti spunti per riscoprire le radici del loro legame e per impostare un rapporto autentico e non vincolato soltanto alle oscillazioni del sentimento.
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I fondamentali dell'amore umano - Ugo Borghello
UGO BORGHELLO
I fondamentali
dell’amore umano
logoaresCopyright © 2016 by Edizioni Ares
Via Stradivari, 7 - 20131 Milano
ISBN 978-88-8155-750-9
Il catalogo aggiornato delle Edizioni Ares
è consultabile nel sito www.ares.mi.it
La nostra mail è:
info@ares.mi.it
In copertina: Marc Chagall, Gli innamorati di Vence, 1957
INTRODUZIONE
La confusione sull’amore aumenta sempre di più. Molti giovani, scottati da un amore rifiutato, mi domandano affranti come poter costruire un futuro di amore che duri per tutta la vita. Un grande problema viene dal fatto che se uno/a ha idee chiare, non può essere sicuro che l’altra/o corrisponda realmente a un progetto solido di vita insieme. Si può ricordare il proverbio brasiliano: «Se a sognare è uno solo, il sogno rimane un sogno; se a sognare sono in due, il sogno diventa un progetto»; mai come nel fidanzamento questo proverbio trova conferma. Ma occorre distinguere i sogni dettati solo dall’innamoramento dai sogni che devono reggere tutta la vita. I primi sono facili e spontanei, gli altri richiedono di essere concordi sulle premesse di fondo, che qui chiamo i fondamentali.
La spinta finale per queste brevi indicazioni basilari mi è giunta da un ragazzo laureato in Economia che mi ha scritto di aver trovato a 26 anni un posto a tempo indeterminato di suo pieno piacimento: «Dovrei essere felice, e invece sono molto triste, perché la ragazza che amo, e anche lei mi ama, mi ha fatto questo discorso: Dato che l’amore finisce, facciamolo finire subito, così sarò più libera per i miei programmi professionali
». Ho cercato di rincuorarlo illustrandogli i fondamentali dell’amore umano. Penso sia molto utile poter usufruire di un libretto da far leggere anche al partner, come un aiuto alla conoscenza reciproca e per comprendere meglio ciò che può garantire il futuro di un amore. Non si può pensare di costruire una famiglia felice se non si hanno alcuni princìpi comuni fondamentali.
Sembra proprio che i giovani non vogliano leggere libri lunghi, ma non è vero. Ho tanti esempi che lo smentiscono.
Il vero problema è come motivare alla lettura, ma quando c’è di mezzo tutta la vita i più avveduti si svegliano e studiano. L’amore umano è diventato un problema più grande del lavoro e quindi occorre studiare. Quello che si semina si raccoglie, non c’è scampo.
Non pretendo certo di delineare il futuro di nessuno, ma vorrei aiutare a distinguere il grano dall’avena, in modo che un giovane sappia che cosa seminare per una storia ben avviata. Senza un piano di volo nessun aereo decolla. E nel piano di volo non c’è solo la voglia di volare, ma tante altre coordinate e interazioni con gli altri. I malanni dell’amore umano oggi sono numerosi e profondi; non si cura un tumore con l’aspirina e non si affronta un matrimonio senza una condivisione chiara del seme da gettare.
Giuseppe dalla Torre faceva osservare che quella che stiamo vivendo potrebbe definirsi «l’età del disorientamento»: in ogni campo vengono meno i tradizionali punti di riferimento, i concetti e le categorie acquisite, i princìpi che parevano immutabili e intramontabili.
In particolare, si è venuta determinando «una sorta di confusione delle lingue», per cui, dietro l’apparenza di un comune modo di esprimerci, sempre più spesso non riusciamo più a comprenderci. Si tratta di un fenomeno di portata generale che, in quanto tale, non poteva non toccare l’«alfabeto elementare» dell’esperienza umana: l’uomo, la donna, il matrimonio, la famiglia. Ci si affida, infatti, unicamente al momento dell’innamoramento, che però sorvola soltanto la realtà e quando la deve affrontare in pienezza lascia il campo a una grande fragilità di coppia.
Molta confusione viene dal fatto che non si accettano più cose tramandate solo perché «si è sempre fatto così» o perché sono state insegnate dalla Chiesa o perché si tratta della legge del Paese in cui si vive. Certamente, un amore autentico non può essere ingabbiato. Un giovane non cresce bene se è sempre «teleguidato» dall’esterno. Però, neppure si può amare senza dei punti di riferimento comuni, perché altrimenti non si può contare gli uni sugli altri e tutto diventa problematico (e anche drammatico). Ci sono organismi monocellulari che nascono con una specie di gabbia cartilaginea che li protegge. Durante lo sviluppo, la gabbia viene inglobata e scompare dentro la cellula, ma rimane a reggerla. Se si vuole mantenere le persone in schemi tradizionali o moralistici, le si chiude in una gabbia che mortifica lo spirito e la libertà, che impedisce un vero amore. Non possiamo, però, essere dei molluschi invertebrati: dobbiamo assimilare alcuni elementi portanti.
La molla principale per affrontare bene il cammino dell’amore umano è la bellezza di tale amore, la bellezza, quindi, di una famiglia ben riuscita.
Quando si parla bene della bellezza dell’amore, tutti si sentono desiderosi di partire. Joaquín Navarro-Valls ha risposto così a una domanda sul rapporto tra Giovanni Paolo II e i giovani: «Lui diceva ai giovani non che cosa non dovevano fare ma che cosa potevano essere. Non parlava mai dei rischi di una sessualità trivializzata, ma della bellezza dell’amore umano. Non parlava dell’egoismo e della meschinità, ma di come sarebbe stupendo un mondo dove le persone imparassero a pensare meno a sé stesse e di più agli altri. Apriva ai giovani quegli orizzonti che la cultura e l’educazione cercavano di restringere. Era propositivo. Affermava, non negava. E i ragazzi questo lo capivano. Anzi, alle volte non avevano trovato nessuno, né in famiglia, né a scuola, né nella società che proponesse loro questi traguardi etici. E i ragazzi lo seguivano affascinati. Anzi, lo amavano perché lo avevano capito».
A Papa Francesco dei giovani hanno domandato come vincere la tentazione di abbandonare la speranza. «Quante persone rimangono a metà strada», ha costatato. Tanto che si trovano «persone di 40, 50 anni che hanno il cuore più preparato per un funerale che per una festa». Ma – ha rassicurato – la speranza è una cosa bella, perché non delude. Bisogna allora «scommettere su grandi ideali e avere sempre desiderio. Un giovane, una giovane che non desidera, non allarga mai il cuore. E oggi la società ha bisogno di persone con il cuore largo, grande».
Papa Francesco entusiasma con la sua vita e invita a una vita di amore, che è in Gesù, ma che recupera la bellezza dell’amore umano.
Ma non basta entusiasmare sulla bellezza dell’amore realizzato. Come per la pittura, non basta voler essere pittore per mettersi a dipingere; occorre un bagaglio di conoscenze tecniche. La bellezza dell’amore è come la bellezza della musica o del canto: son destinati a rallegrare milioni di persone con l’originalità di ogni canzone. Ma che cosa succederebbe se al pianoforte mancassero due note? Si può fare un’analogia con l’amore umano: ogni coppia è unica, originale, ma tutti hanno bisogno di punti di appoggio incontrovertibili, messi da Dio, necessari per dar corpo e futuro ai sogni d’amore. Questi sono i fondamentali. Non sono imposizioni, regole, comandamenti, bensì, come per le note della musica, premesse che partono dal cuore umano, dal genoma stesso di ogni persona. Un musicista non concepisce le note come imposizioni, ma come unica possibilità per sviluppare le sue facoltà e la sua libertà.
Come notava Erich Fromm nell’Arte di amare: «La gente ritiene che amare sia semplice, ma che trovare il vero soggetto da amare, o dal quale essere amati, sia difficile. Per questo si limita a sviluppare fascino per attirare la persona giusta, secondo i costumi dell’epoca. Invece amare è un’arte, così come la vita è un’arte: se vogliamo sapere come amare dobbiamo procedere allo stesso modo come se volessimo imparare qualsiasi altra arte, come la musica, la pittura, oppure la medicina o l’ingegneria». Tutte le arti hanno i loro fondamentali, da imparare con pazienza e applicazione.
Nel campo dell’amore chiamo fondamentali quegli aspetti che vengono dalla natura umana e che sono a fondamento dell’edificio dell’amore umano.
Dovrebbe essere facile capire che non siamo stati noi a inventare l’amore, che l’uomo e la donna non vengono dalla cultura, ma dalla natura, che i figli nascono dalla madre e non dal padre, con componenti cromosomiche, emotive, spirituali e sociali non certo indifferenti. Si può dire che Dio creando l’uomo e la donna ha impresso nella nostra natura una serie di verità valide sempre e per tutti. Che la cultura cerchi di forzare questi riferimenti è un dato, ma per quanto si cerchi di ridurre tutto a cultura, gli elementi della natura permangono. Da Menelao, Elena e Paride ai nostri giorni non è cambiato nulla dell’innamoramento, della gelosia, della necessità di essere leali nel rapporto coniugale, a sostegno del senso della vita, della felicità dei figli, della fiducia reciproca ecc. La cultura è una dimensione fondamentale della vita umana; la stessa natura umana implica lo sviluppo storico e culturale, ma si dà il fatto che a volte si voglia forzare la natura fuori dal suo alveo, con la forza della scienza o di altri poteri presenti nella società.
Oggi la famiglia sta subendo danni ingentissimi proprio dalle forzature inflitte alla natura. Se ci si concentra pochi attimi su come Dio ha pensato il rapporto uomo-donna e genitori-figli, c’è da rimanere stupiti da tanta bellezza.
Del resto il libro della Genesi spiega che dopo aver creato l’uomo e la donna Dio guardò è vide che ciò era «molto buono», mentre per il resto della creazione si usa l’espressione: «Vide che era buona». Al contrario, l’uomo, pensando di essere Dio di sé stesso (ma per cadere nei dogmatismi e nei moralismi di conformismi sociali decadenti) fa dell’amore umano la causa, oggi, delle sofferenze più grandi della storia.
Giovanni Paolo II, tra gli esperti più profondi sulla famiglia, nell’Esortazione Familiaris consortio ha fatto più volte riferimento alla verità di Dio sulla famiglia e alla bellezza di questa verità.
Oggi, anche nella Chiesa, si ha timore a parlare di legge naturale, per tanti motivi che non posso riportare qui. Tanti pastori pensano di sostituire le verità naturali con quelle del Vangelo, ma si finisce per negare la forza e la bellezza della natura. Comunque, il problema ritorna sempre ed è ineludibile. Certamente la parola «legge» non piace e fa pensare a un moralismo imposto, ma non è facile trovare un’altra parola e si fa affidamento sull’intelligenza di chi legge. Naturalmente qui scrivo per chi crede in Dio, anche se non ha fede cristiana. Se uno non crede in Dio, oppure non crede che il matrimonio abbia a che vedere con Dio, temo che non possa comprende in pieno i miei suggerimenti, anche se gli auguro di non cadere nell’immensa confusione in cui potrà imbattersi. Ma se il lettore ha anche solo un qualche dubbio, lo invito ad andare avanti nella lettura, con la convinzione che nella penombra ha ragione chi crede nella luce.
La natura umana è portatrice di questa bontà e bellezza divina del matrimonio e della famiglia fin dai primi mattoni cromosomici, e la cultura deve sviluppare le premesse naturali per una civiltà sempre più ricca. Spesso si intende il progresso come superamento dei limiti materiali. In gran parte è vero, ma non bisogna intaccare ciò che è costitutivo, anche fisicamente, della nostra natura. Alla lunga la natura si vendica delle forzature subite indebitamente. Parlando di natura si parte dalla realtà materiale e per l’uomo dal genoma, ma non ci si ferma a quanto è corporeo. La natura umana comprende corpo, sentimenti, spirito, socialità, libertà, storia, cultura ecc. Solo che non si può rispettare la natura se si va contro ciò che oggettivamente fa parte della condizione umana o di una parte di essa. Con la confusione che penetra nel cuore umano, e che la Chiesa ha sempre connotato come peccato originale, è chiaro che non è facile fare un bel matrimonio facendo riferimento solo al concetto di natura. Oggi le famiglie più belle fioriscono in quelle realtà ecclesiali in cui si accoglie interamente il Vangelo e si vivono i contenuti soprannaturali del sacramento del matrimonio. Tuttavia, dove c’è una bella famiglia, c’è anche il recupero della bellezza della natura umana, del matrimonio come lo ha voluto Dio nella creazione.
Lo scopo di queste pagine è di mettere a fuoco l’importanza di portare a termine (fino alla morte, e anche oltre per chi crede nel sacramento in Cristo) il legame di amore sorto con l’innamoramento, quando questo è avvenuto in conformità a una retta ragione che valuta la «sposabilità» dei due giovani. Per «sposabilità» intendo la responsabilità sufficiente a essere un buon marito e un buon padre, o una buona moglie e una buona madre, secondo i fondamentali divini. Se un ragazzo non studia e non lavora, pensando di essere più furbo degli altri, non è sposabile (con qualche eccezione e sempre
