La morte non esiste: Un'inchiesta scientifica. Un viaggio spirituale. Le prove della vita oltre la vita
5/5
()
About this ebook
15 ANNI DI INDAGINI RIVOLUZIONARIE - IL LIBRO DEFINITIVO SUI TEMI DELLA VITA E DELLA MORTE.
IL BILANCIO DI UN GIORNALISTA D’INCHIESTA, MA ANCHE DI UN UOMO E DI UN PADRE, DESIDEROSO DI TRASMETTERE A SUA FIGLIA IL PROFONDO SENSO DI PACE GENERATO DAL SUO VIAGGIO ALLE FRONTIERE DELLA VITA.
Che cosa succede quando moriamo? Cosa accade alla nostra coscienza? Sopravvive alla morte cerebrale? Queste domande si sono imposte impetuosamente a Stéphane Allix nel momento della morte del fratello. Da allora, ha mobilitato tutte le sue capacità e il suo istinto di giornalista per cercare di far luce sugli enigmi della coscienza umana.
Attraverso un percorso durato oltre 15 anni, le ricerche mediche e neuroscientifiche esaminate dall’autore, così come gli innumerevoli fenomeni inspiegabili legati alla morte che ha avuto modo di investigare (esperienze di premorte, percezioni extrasensoriali, stati di coma vigile e così via), lo hanno portato a stabilire che la nostra coscienza ha una dimensione spirituale che trascende la mera fisiologia del corpo.
È forse ciò che i mistici di tante diverse culture chiamano “anima”? Per approfondire questi spunti così entusiasmanti, Stéphane ha deciso di sperimentare in prima persona questa dimensione attraverso percorsi alternativi e pratiche spirituali millenarie come lo sciamanesimo e la meditazione profonda, e l’uso di sostanze psichedeliche di antichissima tradizione come l’ayahuasca o la psilocibina.
Grazie al suo instancabile lavoro di ricerca sul fronte scientifico, unito a un’esplorazione spirituale profondamente toccante, Stéphane Allix è giunto a formarsi l’intima convinzione che la nostra coscienza non si riduce alla nostra attività cerebrale: un potente messaggio di speranza che in queste pagine condivide con tutti i lettori e le lettrici.
UN LIBRO PER:
- Avere uno sguardo conclusivo e completo su ciò che la Scienza sa, ad oggi, sulla coscienza umana, forse il vero grande tema del nostro secolo.
- Affrontare e comprendere senza pregiudizi la dimensione spirituale e metafisica che è insita in ognuno di noi.
- Scoprire che è possibile raggiungere una forma di autentica serenità di fronte al lutto, alla perdita, alla malattia nostra o dei nostri cari.
- Attraverso storie di esperienze affascinanti e scoperte sorprendenti, cambiare per sempre il nostro modo di concepire il rapporto tra la vita e la morte.
Stéphane Allix
Reporter di guerra per oltre quindici anni, Stéphane Allix ha cambiato improvvisamente direzione dopo un evento tragico: la morte del fratello nella primavera del 2001. Da allora si è dedicato a indagare i misteri della coscienza e della morte. Ideatore e conduttore della serie di documentari televisivi “Enquêtes extraordinaires”, fondatore dell’INREES (Institut de Recherches sur les Expériences Extraordinaires), fondatore e direttore editoriale della rivista “Inexploré”, Stéphane Allix ha pubblicato in Francia numerosi bestseller, tra cui Le Test, Après... e Nos Âmes oubliées.
Related to La morte non esiste
Related ebooks
A mani nude Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsVedere oltre lo spazio tempo: Dall’era della logica all’era della sapienza Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLa vita nel Medioevo Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLiberati della brava bambina: Otto storie per fiorire Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsDiscorso sulla servitù volontaria Rating: 5 out of 5 stars5/5Prigioni: le pene collettive Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl Medioevo (secoli V-X): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 21 Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsGiordania: una terra percorsa dalla storia Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsAlla conquista dell'Antartide: Incroci, #11 Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsBambini cristallo: da indaco a cristallo per un mondo migliore Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsUn altro sguardo al bipolarismo Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsBoomers contro millennials: 7 bugie sul futuro e come iniziare a cambiare Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsSposta le tue montagne: Come la fede cambia la tua realtà… I sette passi Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsL'Aldilà è Meraviglioso: Volume Uno Nuove Avventure nel Flipside Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsCarl Jung e l’Universo quantistico. I°. Oltre le apparenze. Le sorprendenti correlazioni tra Jung e la teoria quantistica. Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsSegreto Di Famiglia: La potenza del «non detto» Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsL'Ammucchiata: Cronache da una deriva selvaggia Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl Medioevo (secoli V-X) - Storia (20): Storia della Civiltà Europea a cura di Umberto Eco - 20 Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsFuggevole turchese Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsToro Oroscopo 2024 Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsDante per manager Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsMangiare la terra: La verità su ciò che mangiamo Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIntelligenza Visiva: L’immaginazione come strumento di guarigione Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsMedusa (La Gorgone di Chavin de Huantar) Rating: 3 out of 5 stars3/5L'Undicesima Sibilla Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsViaggio nel corpo umano Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsL’essenza dell’amore puro Rating: 0 out of 5 stars0 ratings
Body, Mind, & Spirit For You
Magia Sexualis Rating: 5 out of 5 stars5/5L'Aura Umana Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsOfficina Alkemica: L'alchimia come via per la felicità incondizionata Rating: 5 out of 5 stars5/5Dimmi dove ti fa male: glossario psicoenergetico: Più di 300 patologie analizzate e decodificate Rating: 5 out of 5 stars5/5Sequenze numeriche: per l’armonizzazione psicologica Rating: 3 out of 5 stars3/5Guarire con i simboli: Il linguaggio del subconscio e dell’anima in 64 simboli di guarigione Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLuna, Corpo, Amore: La trasformazione dell’energia femminile attraverso il sangue e le emozioni Rating: 5 out of 5 stars5/5I quattro accordi: Un libro di saggezza tolteca. Rating: 5 out of 5 stars5/5Risveglio: Con esercizi delle antiche scuole esoteriche Rating: 4 out of 5 stars4/5Gli insegnamenti di Don Miguel Ruiz: Un dono di saggezza tolteca Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLa voce che guarisce: Tecniche di guarigione con le terapie vocali. Rating: 5 out of 5 stars5/5Il bambino e il mago: L'iniziazione di un bambino al lato luminoso della magia. Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIpnosi: dalla A alla Z Rating: 5 out of 5 stars5/5I Poteri Latenti Nell'Uomo Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIniziazione alla divinazione etrusca Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLibro Tibetano dei Morti: Bardo Todol Rating: 5 out of 5 stars5/5Guarigione Esoterica - Vol. 1: Esoteric Healing - Italian, #1 Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLa simmetria nascosta della tua data di nascita: Scopri il tuo progetto di vita nella tua data di nascita Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLe Leggi Karmiche Rating: 4 out of 5 stars4/5Oro: Il libro perduto dell'alchimia Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsPhilosophia Hermetica Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl Dio dei nostri padri: Il grande romanzo della Bibbia Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl futuro è adesso: Gli ultimi discorsi Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsOmoiyari - L'arte giapponese di vivere in armonia con gli altri Rating: 4 out of 5 stars4/5Esoterismo e fascismo: Immagini e documenti inediti Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsPorta del mago: La magia come via di liberazione Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsLa Proiezione Astrale Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIntelligenza Visiva: L’immaginazione come strumento di guarigione Rating: 0 out of 5 stars0 ratingsIl libro delle parole magiche: Incantesimi dell'era moderna Rating: 4 out of 5 stars4/5
Reviews for La morte non esiste
1 rating0 reviews
Book preview
La morte non esiste - Stéphane Allix
1
LUNA
Te ne stai in piedi, in silenzio, davanti alla bara di legno chiaro. Nel tuo sguardo interrogativo, figlia mia, intravedo un abisso di perplessità. Cosa puoi capire della morte a tre anni e mezzo? Percepisci la sofferenza intorno a te, lo smarrimento discreto, i volti raggelati dallo sgomento; gli occhi che vagano nel vuoto, i corpi esitanti e impacciati. Di tanto in tanto le persone ti rivolgono la parola, cercando di rassicurarti con un gesto tenero e goffo o qualche frase di circostanza, voci familiari in cui avverti inflessioni insolite, commozione, un non so che di incomprensibile, quasi minaccioso perché sconosciuto.
Figlia mia, ti ritrovi sola e impassibile in mezzo a adulti di cui, per la prima volta in vita tua, non riesci a intuire le intenzioni. È rassicurante come avere accanto a sé un borsone pieno di bombe a mano senza la spoletta. Non osando aprire bocca, osservi questi adulti con le loro ferite invisibili, i loro tsunami contenuti.
La morte ha appena fatto irruzione nella tua esistenza.
Ciò che senti è in netto contrasto con la strana, pesante atmosfera che ti avvolge, come un concentrato di tempo presente, un pozzo senza fondo da cui è impossibile uscire. La leggerezza è svanita, ormai non è più tempo di giocare.
Non capisci, come potresti? E poi cosa c’è da capire? Tuo zio è morto. È rimasto vittima di un incidente qualche giorno fa. Non lo rivedrai mai più. È uscito improvvisamente dalla tua vita, ma al momento non riesci a comprendere cosa significhi. Hai intuito che l’uomo che conoscevi, che solo qualche settimana fa giocava con te, adesso è lì, rinchiuso per sempre in quella scatola? La morte appare irreale ai tuoi occhi di bambina. Quel tipo alto, muscoloso e stravagante che ti ha insegnato ad arrampicarti sugli alberi, che ti poneva strane domande in cui fremeva un’ardente curiosità, quello che ti faceva volteggiare in aria e ridere a crepapelle, non lo vedrai mai più. Ancora non lo sai, immersa come sei nel presente dei tuoi primi anni innocenti, ma nei prossimi decenni finirai per dimenticare il suo volto, i suoi gesti, le sue risate, il suo sguardo. Lo so, mi hai confidato quanto questo oggi ti susciti una profonda malinconia.
Sono accovacciato sul pavimento, ti faccio cenno di raggiungermi e ti siedi accanto a me. Figlia mia, non voglio nasconderti nulla di questo giorno. Ti stringo tra le braccia. Devo avere un’aria triste e smarrita. Sono scosso dalla commozione.
Con un breve discorso, racconto ai presenti gli ultimi momenti di tuo zio, mio fratello. Parlo del sole che inondava il cielo quella mattina, del suo caldo splendore. Le mie parole probabilmente ti sorprendono: non mi hai mai visto così. C’è una strana vibrazione nella mia voce. Una fragilità, un dolore indicibile, un sordo senso di colpa nascosto dietro un tono di ostentata sicurezza.
La mia vita è appena cambiata per sempre. Ho trentadue anni. Una settimana fa, all’alba di una mattina di aprile, mentre tu, lontano a Parigi, stavi ancora dormendo, io ero con Thomas e altre persone su una strada in Afghanistan; c’è stato un incidente e lui è rimasto ucciso davanti ai miei occhi, insieme ad altri tre giovani. Quella mattina, mentre ero in ginocchio sulla terra bruciata, con le mani sporche del sangue di tuo zio, la nostra esistenza ha subito una svolta singolare e definitiva.
Vedere un cadavere è sempre sconcertante. Basta guardarlo in faccia, senza neanche bisogno di toccarlo, per avvertire una mancanza, per capire che c’è qualcosa che non va. La pelle, fin dai primi minuti, assume un colore irreale, come se, da viva che era, stesse diventando artificiale. Gli occhi, spalancati, perdono improvvisamente il loro luccichio, la polvere ci si deposita sopra indisturbata, estinguendone la brillantezza, le membra sono disarticolate, non oppongono più alcuna resistenza. Si percepisce un’assenza, un vuoto, nonostante il corpo mantenga l’aspetto della persona che conoscevamo. Ma lei non c’è più.
Allora dov’è?
Nel 2001, con la morte di mio fratello Thomas, questa domanda ha fatto irruzione nella mia vita. Come potevo essere preparato? Non lo ero affatto. Chi potrebbe mai esserlo, del resto? Ero con lui in Asia centrale. Mi sono preso cura della salma e l’ho riportata in Francia per la sepoltura. È stato uno shock immane. Eravamo molto legati, condividevamo la stessa folle impazienza di comprendere questo mondo, di esplorare quell’Asia centrale in cui si respiravano memorie di tempi sacri; avevamo già viaggiato insieme in quelle terre, dove la morte ci ha sorpresi nel modo più brutale. Quel momento ha segnato un punto di svolta nella mia esistenza, trasformando profondamente la mia carriera di giornalista. E anche la tua vita.
Dov’è finito Thomas?
2
QUELLO CHE VOGLIO DIRTI
Da allora la morte è diventata per me un argomento di riflessione costante. Da quel giorno non ho mai smesso di sfruttare la mia esperienza e i miei strumenti di giornalista investigativo per cercare di comprendere il più possibile, da un punto di vista scientifico, questo momento carico di paura e mistero. In particolare mi sono rivolto alle neuroscienze e ad altre discipline nel tentativo di indagare la natura della coscienza. Ho intervistato numerosi ricercatori in giro per il mondo, ma anche molte persone comuni, soprattutto quelle protagoniste di un’esperienza di pre-morte. Nel 2013 mio padre, tuo nonno, ha smesso a sua volta di respirare, e questo non ha fatto altro che accrescere ulteriormente il mio desiderio di trovare risposte. Ho eseguito degli esperimenti con i medium,¹ ho studiato tutte le esperienze ai confini della morte² o quelle successive al decesso di una persona cara.³ Così facendo, mi sono via via convinto che il proseguimento di una qualche forma di vita dopo il decesso fosse un’ipotesi razionale, supportata tanto dalla scienza quanto da innumerevoli testimonianze.
Eppure mancava sempre qualcosa: la prova definitiva. Quella che avrebbe dissipato gli ultimi dubbi, permettendo di comprendere come mai, malgrado tutti i riscontri raccolti, non ci sia ancora unanimità sulla questione. Perché scienza e spiritualità sono ancora così spesso contrapposte, come due mondi inconciliabili?
Di tanto in tanto, nel corso delle mie indagini, ero tormentato da una sorta di conflitto interiore: in molti casi l’approccio scientifico, da solo, si rivelava inadeguato per prendere una decisione definitiva tra diverse ipotesi. A volte, infatti, gli scienziati non sono affatto concordi sulle interpretazioni da dare ai fatti osservati. Il dubbio è parte integrante di qualsiasi procedimento scientifico. La scienza può formulare ipotesi solo sulla base delle osservazioni che si prefigge di analizzare. Il suo scopo è proprio questo: avanzare ipotesi esplicative per i fenomeni studiati e tentare di verificarle.
Per sua natura, dunque, è in continua evoluzione: non fornisce certezze eterne. È la scuola del dubbio.
Inoltre tende a valorizzare solo la conoscenza acquisita intellettualmente, a prendere in considerazione soltanto ciò che può essere riprodotto.
Ebbene, per ragioni che spiegherò più avanti, la scienza ci dà accesso soltanto a una realtà relativa.
È una conclusione ormai universalmente accettata. In fisica, in biologia, nelle neuroscienze e in qualunque altra disciplina, gli scienziati riconoscono l’attuale impossibilità di una comprensione globale del mondo.
A questo proposito, la natura della coscienza rimane per i ricercatori uno dei più vertiginosi problemi irrisolti. Il cervello è un enigma. Le neuroscienze, contrariamente a quanto si vuole far credere, sono ancora agli albori. Gli strumenti a loro disposizione sono relativamente limitati, soprattutto riguardo alla capacità di osservazione accurata e in tempo reale dei processi cerebrali. Ben presto mi sono reso conto come il potere esplicativo delle neuroscienze sia alquanto sopravvalutato.
Ora, dicevo, ero alla ricerca di risposte a un grande interrogativo: esiste davvero un aldilà? Così, Luna, ho capito in fretta che, se volevo acquisire una visione più ampia del mondo e dei livelli più sottili che lo compongono, e soprattutto avere la possibilità di svelare i misteri della coscienza e capire dove fosse finito tuo zio, dovevo percorrere altre strade. Per affrontare un argomento così complesso e delicato, nessuna disciplina è sufficiente da sola: occorre integrare diversi approcci.
Ma esistono altri strumenti, oltre a quelli scientifici, per esplorare la natura della coscienza? Dal canto mio, come ogni buon occidentale, per di più cresciuto nella patria dell’Illuminismo, ero convinto di no. Non potevo immaginare nulla di meglio del metodo scientifico, della sperimentazione, della replicabilità, dello studio della materia per comprendere oggettivamente la realtà in cui viviamo.
Tuttavia diverse discipline e scienze sociali, come per esempio la filosofia e la psicoanalisi, offrono spunti molto interessanti sul tema della morte. Certo, sono più soggettive, ma nel corso degli anni hanno rappresentato per me una preziosa fonte di riflessione parallela. Ad aver cambiato radicalmente il corso della mia indagine, però, sono stati gli incontri con specialisti dello sciamanesimo, psicologi, medici o ancora antropologi. Alcuni avevano studiato, e soprattutto sperimentato in prima persona, pratiche più spirituali, attuate da migliaia di anni, riuscendo a intuire quelli che, secondo la loro stessa definizione, erano altri livelli di realtà.
Da decenni, ormai, numerosi ricercatori occidentali vengono invitati a partecipare ad alcune cerimonie sciamaniche da cui escono profondamente turbati. Questo mi ha incuriosito ancora di più, tanto da spingermi a conoscere meglio e sperimentare in prima persona tale approccio, che sta suscitando un crescente interesse tra gli scienziati. Mi conosci, sai bene quanto io sia impulsivo.
Gli sciamani di tutto il mondo, a prescindere dalla loro tradizione, affermano di entrare in contatto con il mondo degli spiriti
. Si tratta solo di una credenza? Le loro affermazioni hanno un qualche fondamento nella realtà? Per rispondere a queste domande ho deciso di provare quella che potrebbe rivelarsi una delle esperienze più importanti della mia vita. Sarò davvero in grado di vedere quelle dimensioni spirituali a cui i mistici di tutte le tradizioni, da migliaia di anni, sostengono di avere accesso? E riuscirò eventualmente a intuire ciò che accade al momento della morte, se non addirittura dopo?
All’epoca, in modo senz’altro piuttosto ingenuo, avevo preso lo sciamanesimo alla lettera. Pensavo che, se solo fossi riuscito a visualizzare lo spirito di un defunto – nello specifico tuo zio – avrei definitivamente dissipato i dubbi nutriti fin dall’inizio delle mie ricerche sull’esistenza di una vita ultraterrena.
In quanto giornalista sono come san Tommaso, non riesco a liberarmi da una certa forma di incredulità. Devo vedere per credere. Ecco il motivo che mi ha condotto in Amazzonia.
Nel 2006, durante il mio primo viaggio nella foresta, tu eri ancora una bambina. Nonostante l’estrema confusione delle mie prime esperienze sciamaniche, avevo subito intuito l’inestimabile potenziale di queste tecniche. Lo sciamanesimo mi ha gradualmente dischiuso un’altra visione del mondo. Ho capito che era possibile esplorare la realtà in modo diverso.
Imparare in modo diverso.
Per riuscirci ho intrapreso una lenta iniziazione, nonostante le paure, le insidie e il disagio destabilizzante dell’ignoto. Un percorso di distacco e vulnerabilità, volto a liberarsi temporaneamente dagli innumerevoli automatismi che governano i nostri giorni e le nostre notti.
Ho imparato a fare della mente un’alleata anziché un’avversaria, a sviluppare l’intuito senza per questo smarrirmi in un mondo immaginario; mi ci sono voluti quasi quindici anni per riuscirci. Quindici lunghi anni durante i quali, accanto al mio lavoro di giornalista dedito perlopiù a osservare, esaminare e analizzare minuziosamente i vari studi scientifici sulla natura della coscienza – sempre nella consapevolezza dei limiti delle nostre griglie interpretative – ho intrapreso questo percorso spirituale molto più soggettivo e destabilizzante. Due linee di ricerca che possono apparire molto diverse, ma che si sono rivelate incredibilmente complementari. Un paziente apprendistato tra ragionamento e percezione extrasensoriale.
Nel corso di questa ricerca, Luna, ho iniziato a vedere dimensioni della realtà prima invisibili. L’intensità e la chiarezza di tali esperienze ne rivelavano l’evidenza. In questa realtà più ampia, divenuta tutt’a un tratto percepibile, la morte sembrava scomparsa. Come se non fosse mai esistita davvero, come se non fosse stata altro che un velo tenace, un confine poroso, un’illusione del cervello.
Oggi hai venticinque anni. La bambina silenziosa che abbracciavo forte quel giorno di aprile del 2001, appena sceso dall’aereo con la bara di Thomas, è diventata una donna, consapevole e realizzata, malgrado l’improvvisa irruzione della morte nella sua infanzia.
Ci sono così tante cose che voglio condividere con te. Allora ignoravo quello che so adesso. Sai, con il passare degli anni, a volte mi capita di pensare al momento in cui anch’io esalerò l’ultimo respiro. Ma non più con inquietudine o apprensione. Ormai di fronte a questa prospettiva provo una profonda serenità – unita a curiosità, ma senza impazienza. Te ne ho parlato più volte negli ultimi anni, e so che quando affronto l’argomento ti senti sopraffare dall’emozione. Capisco, è così disturbante. Ma vedrai, quello che ho da dirti cambierà tutto.
Sto per morire. Oh, non subito, non preoccuparti, non ho nessuna fretta; anzi, semmai è il contrario, a mano a mano che mi rendo conto di quanto sia meravigliosa la vita. Abbiamo ancora tempo, molto tempo da passare insieme, ma prima o poi quel momento arriverà e sarà per forza inaspettato. Questo è certo.
Perciò oggi vorrei trasmetterti ciò che ho appreso dalle mie indagini e nei miei viaggi, in modo che, quando verrà il momento, tu possa vedere le cose come le vedo io. Voglio farti sapere questo: dopo tanti anni passati a cercare risposte, fin dall’incidente di tuo zio, mi sono convinto che il giorno in cui morirò cesserò semplicemente di essere visibile ai tuoi occhi, ma la mia esistenza continuerà altrove.
La morte non esiste, Luna.
Quando si muore, non si smette di vivere. Si cambia mondo.
Cercherò di spiegare come sono arrivato a questa conclusione. Non è una credenza, ma il risultato logico di un lungo percorso. Per capirlo dovrai usare il ragionamento, come ho fatto io – nel profondo sono ancora un giornalista – ma non solo, perché in questo campo ci sono molte cose che trascendono la nostra capacità di analisi. Sapere non è sufficiente. Bisogna imparare ad ascoltare la voce del cuore, oltre a quella della ragione. Mi ci è voluto molto, moltissimo tempo, numerosi viaggi e tanta esperienza per comprenderlo.
Tuo nonno non si è mai ripreso dalla morte di suo figlio. Ormai lo ha raggiunto. Quando parlava della scomparsa di Thomas, era solito citare le parole di Baudelaire, sebbene nella poesia originale fossero riferite ad altro: diceva che la morte ci spinge oltre la muraglia immensa della nebbia. Il nonno era così, ricordi? Leggeva tantissimo e ricordava a memoria una miriade di citazioni di Tolstoj, Flaubert, Stendhal, Gogol’ e di tanti altri autori con cui amava conversare: erano i suoi amici immaginari. Non appena mi declamava quelle parole, in tutta la loro musicalità, gli occhi gli si velavano immancabilmente di lacrime, la voce gli tremava. Era un uomo emotivo, colto e gentile, tuo nonno. Ti racconterò le sue ultime settimane, perché sono state profondamente illuminanti. E il suo ultimo respiro, così discreto, un incredibile istante d’amore.
Sì, la morte sembra effettivamente annidarsi nella nebbia delle nostre paure, come un mistero insondabile. È una realtà che non risparmia nessuno, eppure la maggioranza di noi preferisce non pensarci. Finché non irrompe nella nostra vita. Come nel caso di Thomas, la cui scomparsa ha gettato me, tuo nonno e tutta la nostra famiglia in una sconcertante incertezza.
Corriamo verso la morte senza capire, come dei sonnambuli, stupiti della nostra stessa angoscia. Allora, per sopportare tale dissociazione dalla nostra parte spirituale, ci riempiamo le giornate di piaceri effimeri. Questa scissione ci suscita l’impotente sensazione che alla nostra esistenza manchi qualcosa di essenziale, ma al contempo inaccessibile. Un sole spento. La nostra anima dimenticata.
Eppure la vita è ben altro rispetto a un irrimediabile scivolamento verso la certezza dell’oblio. È molto più dei decenni che trascorriamo increduli su questo bellissimo, violento e folle pianeta. E la morte non è il termine ultimo dell’esistenza. È essenziale riscoprirlo. E tutti possiamo farlo.
Il mistero può essere svelato. Quando sarò prossimo alla fine, se le circostanze lo permetteranno e se sarò abbastanza consapevole da poter guardare la morte in faccia, avremo entrambi difficoltà a trovare le parole giuste: io, alle prese con il trapasso, tu, travolta dall’emozione. Quindi tanto vale dirle oggi, dire tutto subito. A maggior ragione perché a quel punto sarà troppo tardi per parlare; anzi, prima di varcare la soglia il silenzio sarà ancora più prezioso. Tu dovrai compiere gesti lenti e delicati, donarmi le ultime carezze con animo sereno.
Ti spiegherò tutto quello che so di questo momento, cosa succederà dentro di me, cosa vedranno i miei occhi interiori, dove scivolerò, cosa mi accadrà dopo e cosa potrai fare per aiutarmi, se troverai il coraggio. Tutto questo, ne sono convinto, ti aiuterà ad accettare l’inevitabile con serenità. E allora forse sentirai l’amore invadere la stanza: sarà come una luce. E sarà fisicamente percepibile.
Il momento del trapasso rivela le emozioni più estreme: è un istante paradossale, una lacerazione insanabile ma anche una forma di grazia; una porta che si apre tra due mondi.
Dopo la mia morte sarò ancora qui: a volte nelle tue vicinanze, a volte altrove, ma sempre in connessione con te. L’amore che ci unisce sarà altrettanto intenso e forte – forse anche di più, e leggendo il seguito capirai il perché. È l’amore a consentire il legame tra i mondi; ti insegnerò a sentirlo, perché è straordinariamente più forte dell’assenza. Aprirvi il proprio cuore lenisce il dolore e dissipa la confusione.
Quando scomparirò da questo mondo, sarò ancora vivo. Non dubitare mai dell’eternità del nostro amore reciproco, che rende possibile il dialogo tra le nostre anime.
Parlare della morte con te sin da ora avrà un effetto ancora più essenziale di quello di prepararti alla fine, che comunque spero arrivi il più tardi possibile: ti aiuterà a intraprendere un percorso interiore. Io l’ho sperimentato in prima persona.
Sì, la morte fa paura. Me l’hai detto, anche solo parlarne ti spaventa. Non c’è da stupirsi, e non sei certo l’unica, figlia mia. Ma mi hai anche confidato la tua intenzione di non fuggire da questa paura, di non nasconderla o ignorarla. Sono colpito dalla tua lucidità. Ammiro il coraggio che dimostri nell’affrontare i timori e le zone più oscure. E ti confermo che è proprio abbracciando la vulnerabilità che potrai trovare felicità e realizzazione personale. La vulnerabilità non è debolezza. È il primo passo verso il risveglio. Sondare la verità del nostro essere richiede tanto coraggio e umiltà. Ma non è forse il compito essenziale della nostra esistenza?
Sì, la morte può diventare familiare, i suoi segreti possono essere svelati, i nostri timori placati. Allora non è più una nemica, ma diventa uno specchio della vita stessa. Perché la morte svela la cosa più preziosa che possediamo: una dimensione del nostro essere, la nostra pura coscienza, che, una volta imparato ad accedervi, si rivela una risorsa interiore inestimabile.
Ho capito che siamo tutti guidati, ma non sappiamo ascoltare. Fare della morte un’amica, un oggetto di meditazione quotidiana, è profondamente rasserenante e cambia il nostro modo di guardare agli alti e bassi dell’esistenza. Ci permette di sentire quella fiamma immortale che brilla nel nostro cuore in ogni momento. Un’inesauribile e saggia fonte di ispirazione alberga in ciascuno di noi. Qui e ora, in questo preciso istante. Conoscere se stessi è il principio della saggezza. Prima intraprendiamo questa esplorazione interiore alla ricerca della nostra anima, più illuminata e ispirata sarà la nostra vita.
Mi ci è voluto più di un decennio per trovare le parole giuste. Alcune mi sono giunte del tutto inaspettate. Quella che voglio raccontarti è un’altra storia.
3
COME HO INIZIATO A INDAGARE SULLA MORTE
Dopo la scomparsa di tuo zio mi sono trovato, come tutti, smarrito e impotente. Per me quello della vita dopo la morte
era un tema riservato alla religione o alla filosofia, ovvero una questione puramente di fede e quindi non suscettibile di un approccio razionale e scientifico. Poi ho sentito parlare di esperienze di pre-morte.
Sai, per esempio, quelle vissute da alcune persone vittime di incidenti, che, durante i tentativi di rianimazione da parte dei paramedici, hanno avuto l’impressione di osservare la scena dall’alto, come se fossero uscite dal proprio corpo e avessero assistito al loro presunto decesso.
Se Thomas fosse sopravvissuto, ci avrebbe raccontato anche lui qualcosa di simile?
Ho iniziato a documentarmi sull’argomento, finendo ben presto per fare una scoperta determinante: un gran numero di scienziati si interessava già al problema.
Per me è stato una specie di elettroshock, dato che molti ricercatori parlavano di queste esperienze senza considerarle de facto credenze infondate o allucinazioni.
In un mondo come il nostro, nel quale si tende a guardare con sospetto chiunque sostenga di aver vissuto un’esperienza fuori dal comune, impropriamente definita soprannaturale
, accusandolo di indulgere in interpretazioni fantasiose, oppure di sbagliarsi, di essere emotivamente fragile, di mentire, di aver sognato o avuto allucinazioni, o addirittura di soffrire di qualche disturbo psichico, mi ha davvero sbalordito scoprire che, secondo diversi scienziati, le suddette spiegazioni
non sono necessariamente corrette.⁴ Se agli occhi di molti questi racconti risultano inaccettabili perché fanno vacillare i loro pilastri teorici, per altri, al contrario, rappresentano ulteriori stimoli ad approfondire la questione.
Ne consegue che le esperienze di pre-morte, in inglese NDE (near-death experiences), costituiscono una realtà psicologica e sociologica, e il loro studio ha rivelato non poche sorprese. Si tratta di anomalie nel senso scientifico del termine: fenomeni effettivamente riscontrati, ma che, discostandosi dai modelli noti, non trovano alcuna spiegazione convenzionale.
Le NDE hanno iniziato a fare notizia negli Stati Uniti a metà degli anni Settanta, dopo che Raymond Moody, un giovane medico con un dottorato in filosofia, divenuto ormai una figura di riferimento nel campo, aveva pubblicato una raccolta di strane testimonianze, a lui fornite da persone che avevano sfiorato la morte e che affermavano di ricordare i momenti in cui erano state prive di conoscenza o addirittura in coma.
Particolarmente significative erano le somiglianze tra questi racconti: sensazione di uscire dal proprio corpo, percezione da una posizione sopraelevata, talvolta con una serie di dettagli ben precisi che per un soggetto privo di sensi sarebbe impossibile conoscere, apparizioni di cari defunti o di entità di natura spirituale, visione di una luce intensa, profonda sensazione di benessere, di essere immersi nell’amore, impressione per alcuni di rivedere la propria intera esistenza, di vivere un’esperienza estatica difficile da descrivere, di entrare in un’altra dimensione. Ebbene, tutto questo è davvero reale?
All’epoca la pubblicazione del libro di Moody, La vita oltre la vita, suscitò grande scalpore, rivelando l’inattesa portata di un fenomeno fino ad allora trascurato. Nelle settimane successive l’autore iniziò a ricevere una valanga di lettere da ogni angolo degli Stati Uniti, scritte da lettori che raccontavano lo stesso tipo di esperienze. Non avendo previsto una tale ondata di interesse, chiese aiuto al suo supervisore, il direttore del dipartimento di medicina psichiatrica della University of Virginia, il dottor Bruce Greyson, ignaro del fatto che lui stesso era rimasto profondamente turbato dalla storia di una sua paziente qualche anno prima. Con grande stupore, quindi, Greyson scoprì che l’inspiegabile racconto di quella giovane non era un caso isolato, tutt’altro.⁵
Una singola testimonianza non ha pressoché valore scientifico, ma il numero sempre maggiore di quelle pervenute all’università cambiò completamente il quadro.
Oggi, dopo oltre quarantacinque anni di ricerche condotte da numerose équipe, tra cui quelle guidate dallo stesso Greyson, i dati accumulati sulle esperienze di pre-morte costituiscono un corpus di conoscenze inestimabile. La loro spiegazione, però, rimane ancora un enigma per la scienza. Queste esperienze di natura spirituale mettono in discussione la nostra stessa visione dell’esistenza e la nostra percezione della realtà, oltre ad aver cambiato la vita di coloro che le hanno vissute.
L’aspetto più inquietante è che, da un punto di vista scientifico, mettono in crisi tutti i nostri modelli, poiché molte di queste esperienze di pre-morte si verificano durante un periodo di graduale deterioramento delle funzioni cerebrali, e la loro intensità sembra addirittura aumentare parallelamente alla diminuzione dell’attività del cervello. Com’è possibile che donne e uomini, ma anche bambini, a centinaia di migliaia (gli studi indicano che tra il 12% e il 18% delle persone colpite da arresto cardiaco sperimentano una NDE), in fin di vita e con una funzionalità cerebrale seriamente compromessa – se non del tutto assente! – riferiscano non solo di essere stati coscienti durante l’intero episodio, ma descrivano anche stati di coscienza di insolita ricchezza e intensità? I testimoni, infatti, rievocano un’esperienza di una chiarezza senza precedenti, in cui tutto era più vivido e loro stessi erano lucidi, anzi ultracoscienti. E ognuno riferisce di aver percepito una realtà più reale della nostra.
Sarebbe un po’ come togliere la batteria da un pc portatile, distruggerne i circuiti e, così facendo, migliorarne le prestazioni. Non ha alcun senso.
Come può il cervello consentire un’esperienza di espansione della coscienza nell’istante preciso in cui, per esempio dopo un arresto cardiaco, il suo funzionamento è, come minimo, fortemente alterato? Dovrebbe accadere l’esatto contrario.
Gli interrogativi sollevati da queste esperienze hanno implicazioni vertiginose: la nostra coscienza dipende davvero dal cervello? O, per dirla in altre parole, quando quest’ultimo smette di funzionare, rimaniamo comunque in vita? Le NDE descrivono ciò che avviene… al momento della morte?
In occasione di una conferenza a Liegi, in Belgio, ho incontrato due ricercatori che hanno posizioni ben diverse sulla questione. Il neurologo belga Steven Laureys e il cardiologo olandese Pim van Lommel.
Io e Steven Laureys, direttore del FNRS (il fondo belga per la ricerca scientifica) e responsabile del centro di ricerca GIGA Consciousness, siamo coetanei. Questo affabile ed energico scienziato è altresì il fondatore del Coma Science Group (CSG), che ha diretto fino al 2020, il cui laboratorio si trova, appunto, a Liegi. Steven è uno dei principali ricercatori europei nel campo delle neuroscienze. Il Coma Science Group è all’avanguardia a livello mondiale in materia di coma e stati non responsivi
, quelli che un tempo venivano definiti, in modo un po’ indelicato, stati vegetativi
.
Insieme alla sua équipe si è dedicato anche allo studio di diversi stati di coscienza, che lo hanno portato a interessarsi alle esperienze di pre-morte da una prospettiva neuroscientifica.
Non fa mistero della sua posizione. Per lui tutto avviene nel cervello:
L’ipotesi che sto verificando insieme alla mia équipe è che tutte queste esperienze di pre-morte abbiano una base organica. Ovvero che alcune regioni cerebrali, durante il coma, subiscano modificazioni a cascata dei neurotrasmettitori, le quali sono semplicemente alterazioni del funzionamento del cervello.⁶
Sottotesto: le NDE non sono la prova che la coscienza sopravviva alla morte.
Secondo il punto di vista opposto, sostenuto da ricercatori di pari fama come il dottor Pim van Lommel, le esperienze di pre-morte dimostrano che la coscienza non deriva dal cervello e che, di conseguenza, persiste dopo la morte, poiché le esperienze suddette si verificano, appunto, in assenza di attività cerebrale.
Medico e cardiologo ospedaliero, il dottor van Lommel è l’autore del più ampio studio clinico condotto finora sulle NDE, pubblicato sulla prestigiosa rivista medica The Lancet. Insieme allo statunitense Bruce Greyson e ad altri, è uno dei più eminenti specialisti in materia.
Il suo studio ha provocato un vero e proprio terremoto nella comunità medica internazionale, perché ha dimostrato che, a quanto pare, è effettivamente possibile essere coscienti anche quando tutte
