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Manuale di Epitteto
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Manuale di Epitteto

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Il Manuale costituisce una raccolta di precetti pratici, contenente, come i successivi Colloqui con sé stesso di Marco Aurelio, i concetti principali della dottrina morale stoica e della filosofia di Epitteto. Il tema principale è l'accettazione di ciò che succede.
Tuttavia, "alcune cose sono in nostro potere e altre no" e bisogna agire di conseguenza, assumendosi la responsabilità della pianificazione e attuando ciò che è possibile, con la virtù e senza essere sconvolti o scoraggiati dagli ostacoli e da ciò che non è in nostro controllo. Il pensiero di Epitteto si fonda su alcuni principi fondamentali espressi attraverso uno stile conciso, fatto di rapide enunciazioni, con lo scopo di formulare gli strumenti per il raggiungimento della felicità.
LanguageEnglish
PublisherGAEditori
Release dateApr 19, 2020
ISBN9788835811077
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    Manuale di Epitteto - Epitteto

    GAEditori

    www.gaeditori.it

    Il manuale di Epitteto (Enchiridion)

    traduzione di Giacomo Leopardi

    Preambolo del volgarizzatore

    Non poche sentenze verissime, diverse considerazioni sottili, molti precetti e ricordi sommamente utili, oltre una grata semplicità e dimestichezza del dire, fanno as- sai prezioso e caro questo libricciuolo. Io per verità sono di opinione che la pratica filosofica che qui s'insegna, sia, se non sola tra le altre, almeno più delle altre profit- tevole nell'uso della vita umana, più accomodata all'uomo, e specialmente agli animi di natura o d'abito non eroici, né molto forti, ma temperati e forniti di me- diocre fortezza, o vero eziandio deboli, e però agli uo- mini moderni ancora più che agli antichi.

    So bene che a questo mio giudizio è contraria la estima- zione universale, reputandosi comunemente che l'eserci- zio della filosofia stoica non si confaccia, e non sia pure eziandio possibile, se non solamente agli spiriti virili e gagliardi oltre misura. Laddove in sostanza a me pare che il principio e la ragione di tale filosofia, e particolar- mente di quella di Epitteto, non istieno già, come si dice, nella considerazione della forza, ma sì bene della debolezza dell'uomo; e similmente che l'uso e la utilità di detta filosofia si appartengano più propriamente a questa che a quella qualità umana.

    Perocché non altro è quella tranquillità dell'animo volu- ta da Epitteto sopra ogni cosa, e quello stato libero da passione, e quel non darsi pensiero delle cose esterne, se non ciò che noi chiamiamo freddezza d'animo, e noncu-ranza, o vogliasi indifferenza. Ora la utilità di questa di- sposizione, e della pratica di essa nell'uso del vivere, na- sce solo da questo, che l'uomo non può nella sua vita per modo alcuno né conseguir la beatitudine né schivare una continua infelicità. Che se a lui fosse possibile di perve- nire a questi fini, certo non sarebbe utile, né anco ragio- nevole, di astenersi dal procacciarli. Ora non potendogli ottenere, è proprio degli spiriti grandi e forti l'ostinarsi nientedimeno in desiderarli e cercarli ansiosamente, il contrastare, almeno dentro se medesimi, alla necessità, e far guerra feroce e mortale al destino, come i sette a Tebe di Eschilo, e come gli altri magnanimi degli anti- chi tempi.

    Proprio degli spiriti deboli di natura, o debilitati dall'uso dei mali e dalla cognizione della imbecillità naturale e irreparabile dei viventi, si è il cedere e conformarsi alla fortuna e al fato, il ridursi a desiderare solamente poco, e questo poco ancora rimessamente; anzi, per così dire, il perdere quasi del tutto l'abito e la facoltà, siccome di sperare, così di desiderare. E dove che quello stato di ni- micizia e

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