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Monyon Della Roccia
Monyon Della Roccia
Monyon Della Roccia
Ebook114 pages1 hour

Monyon Della Roccia

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About this ebook

Monyon, nano giardiniere, ama vivere da solo su una grande roccia, che ha trasformato in un grande giardino.
Ma un bel giorno entra nella sua vita Grumpli, un disastroso maghetto.

LanguageEnglish
Release dateMay 9, 2016
ISBN9781310300530
Monyon Della Roccia
Author

Adriano Olivari

Born in Gorizia , on 15 Jan 1978, Bachelor degree in Archaeology in 2004. Transferred to Budapest on Feb 6h, 2008

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    Monyon Della Roccia - Adriano Olivari

    Translated/Author: Adriano Olivari

    Authored: Adriano Olivari – Lauri Gianna in Olivari

    Original: Tóth – Horváth Gábor – Sziklai Monyon

    MONYON DELLA ROCCIA

    A Péter

    perché guardi sempre il mondo con meraviglia

    Budapest 2017

    1

    - Mignon della Roccia?

    - Non Mignon, Monyon!- pronunciò la risposta qualcuno come con sdegno, quel qualcuno che era già stato chiamato molte volte Mignon.

    - Mostri! - prese il pacco dal corriere della Sementi e Consegne Piante, vestito da capo a piedi in una divisa verde.– l’hanno scritto orribilmente, ma comunque è Monyon!.

    - Mi scusi! Una firma prego!- Il corriere mise la cartellina sotto il naso di Monyon.

    Scarabocchiò il suo nome e prese il pacco, che a dispetto delle dimensioni era leggero. Lo scosse per sentire se ci fosse dentro qualcosa o no. Il fattorino fece un cenno con la testa e iniziò a scendere sulla scala che permetteva di scendere dal bordo della roccia.

    -  Ah, metta a posto il terzo gradino, perché si muove - gli disse e già la sua testa spariva.

    Monyon delle Roccia rimase da solo sul pianoro roccioso che offriva una splendida vista. Da lontano sembrava come se qualcuno, una volta, avesse voluto cavarne una sedia gigantesca ma poi avesse abbandonato l’idea. Su questa sedia vi era la terrazza della casa del nano giardiniere, dove vasi di fiori, vasche e scatole di metallo erano piene di fantastiche piante. Felci dalle dimensioni di un albero e alberi pluricentenari alti un palmo, condividevano il luogo con cespugli, pomodori, cactus e spezie esotiche. Sullo schienale della sedia di roccia, vi era l’entrata di un’ariosa e asciutta caverna, e si apriva una dozzina di finestre. Su tutte le fioriere scintillavano le begonie che erano state piantate, fucsia e rose nane. Piante rampicanti tessevano completamente la parete di roccia, come un tappeto che distende tutte le sfumature del verde.

    Monyon Della Roccia, per gli amici Moni, con la scatola sotto l’ascella entrò nella sua cucina mixata con un laboratorio-giardino. Il centro della stanza era occupato da un tavolo piuttosto grande con piante in vaso, terra per i fiori, torba, palette per fiori, scatole per far sbocciare e semi che attendevano di essere interrati.

    Erano bellamente in disordine. Strappò il nastro che chiudeva la scatola, fece a pezzi la carta marrone e ne uscì una scatola di metallo molto decorata. Sopra di essa tinte dai colori rosso, oro e blu pavone.

    - Ah però! – mormorò tra sé - E' costato caro, ma è una confezione così riccamente decorata.... –

    Sollevò il coperchio. Dentro, avvolto con muschio asciutto, c’era un piccolo sacchetto di carta, vicino a esso una scheda con il seguente testo:

    Da aprire solo sotto la propria responsabilità!

    - Mah...state attenti! Che danno possono mai fare un paio di semini? – continuò a mormorare Monyon.

    Tirò fuori il sacchettino di carta, e lo aprì. Nel sacchetto vi era ancora un altro sacchetto, che era fatto di un tessuto lucido, legato con un bel fiocco.

    Monyon solo guardò: vero che aveva ordinato dei semi molto strani, ma il pacco sembrava eccessivo. Con così tanti strati si era soliti avvolgere i faraoni! - pensò.

    Impazientemente sciolse il nastro e versò il contenuto sul vassoio preparato sul tavolo.

    Un unico seme rotolò fuori, decorato con palline di vetro di un verde metallico e trasparente, e gridò a Monyon:

    - Semina subito, perché mi apro!

    2

    Monyon avrebbe fatto due salti all’indietro dalla paura, se non ci fosse stato il muro. Così ne fece solo uno.

    - Cavolo! Mi sono preso un’insolazione, o questo seme parla!-

    - Parlo, sì! E richiedo che mi interri subito! - sobbalzò il seme.

    - Mi sono rimbambito!- stabilì uno sbalordito Monyon - Un seme che parla!...cosa ancora?

    - Divento scemo io , se devo ripetere ancora per molto che mi pianti!

    - Davvero sarà meglio che lo pianti! Può essere che poi non lo senta più.

    Riempì una terracotta decorata in verde di medie dimensioni, e spinse ben bene il seme in profondità. E l’annaffiò.

    - Oh, così va meglio! – si sentì in maniera attutita una voce dalla terra.

    Monyon aveva già visto molte cose nella sua vita.

    Aveva viaggiato in luoghi lontani, scalato alte montagne e pure viaggiato nel deserto, raccogliendo piante gradite al suo cuore, ma fino ad allora nessuna aveva parlato.Lui era solito parlare loro, dicendo „Quanto sono belli i tuoi fiori, o „ Ma che stupendi i nuovi boccioli. Le piante, dal piacere facevano fiori ancora più belli, e producevano frutti più grandi. Ma mai avevano risposto con una parola.

    Prese il vaso e lo mise nella terrazza di pietra tra gli altri. Allora sentì il seme sdraiato sotto terra.

    - Mettimi al sole!

    - Ti metto al sole! – rispose con le sopracciglie sollevate. Raddrizzò la schiena e tornò velocemente a casa.

    - E’ del tutto impossibile. Non ho mai sentito che la betonica comune parla. Di sicuro i libri tecnici scrivono qualcosa di questo - mormorò tra sé.

    Dalla mensola prese uno o due grossi libri di giardinaggio, li portò in terrazza.

    Si preparò un succo di frutta, portò fuori anche quello e si buttò sul suo cuscino a leggere. Il pomeriggio passò lentamente; senza che avesse trovato qualcosa sulle piante parlanti. Nemmeno il libro che parlava delle piante mediche e magiche delle streghe ne trattava. Si rassegnò e riprese le cose della sera prima. Bagnò i fiori più secchi, strappò un paio di foglie secche e si apprestava a terminare il lavoro, per mangiare presto e continuare il suo lavoro ancora per un po’.

    - Solo che...solo che il seme parlante si mise a gridare:

    - Non osare a lasciarmi fuori per la notte!

    Allora Monyon lo prese e lo portò dentro. Poi un po’ incerto chiese:

    - Qui va bene?

    - Aha.

    Anche se in modo maleducato, ma parlava.

    - Sono sicuro che ci sia qualcosa di sbagliato. Nei libri non si parla della maleducata betonica che corregge un uomo. Posso sempre cambiare l’ordine fatto al corriere di piante e semi. Aspetto fino a che non spunta e vediamo che ne sarà - pensò tra sé. A voce alta disse solamente:

    - Buonanotte!- e non aspettandosi risposta si avvicinò alla sua camera da letto.  

    3

    Il giorno aveva appena fatto capolino, quando Monyon fresco e vivace saltò fuori dal suo letto. Si infilò i pantaloni da giardiniere dalle molte tasche, e scappò in cucina, in compagnia della tazza mattutina di té e di un paio di toast,per pianificare le cose da fare in quella giornata. Non aveva nemmeno iniziato a far scaldare il te, che sentì dal vaso la voce.

    - Portami al sole! – indicò a Monyon quella che già non era più una betonica. - Ma veloce!

    Monyon, fatta una smorfia, ma non potendo far altro, la portò fuori. La controllò attentamente, ma ancora non era uscito niente dal seme. Era troppo presto. Solo che parlava.

    Monyon fece colazione in fretta, bagnò tutto, e si diede da fare per risolvere un complicato problema della natura. Vale a dire, come ottenere fragole che facciano frutto tutto l'anno. Le cose più usuali gli erano scappate dalle mani. Mescolando piccoli fichi e fragole che maturano tardi, erano venuti fuori frutti che sembravano fragole, ma erano bianchi e duri come sassi.

    Un altro risultato ancora, era ancora più dubbio. Era riuscito ad ottenere prodotti della dimensione di un’anguria, ma spaventosamente grumosi e aspri. Lentamente aveva fatto tutte le modifiche, e sentiva che non ce l’avrebbe mai fatta.Rimanevano le fragole senza sapore che venivano prodotte nella serra anche d’inverno

    Adesso vi era quasi riuscito, come vedeva, e anche il profumo si era perfezionato, ma quando vi giunse, la

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