Il mondo deve cambiare
Sul lavoro, ormai leggendario, di Tadao Ando – o più correttamente Ando Tadao – è stato scritto molto, ma non sempre propriamente. Ando infatti non è semplicemente un architetto di immenso successo e grande fascino, quindi la quintessenza di un’, ma piuttosto un intellettuale a tutto tondo, che è stato capace in oltre 50 anni di attività di esprimere una visione di prima grandezza nello scenario culturale del secondo Novecento. Una visione che ha incontrato, e usato, l’architettura e, in parte, il design per riproporre un approccio alla vita e al cosmo che la contemporaneità aveva dimenticato. Per collocare Ando nel contesto che gli pertiene di diritto, non basta sviscerare nel dettaglio le sue opere: occorre andare a fondo della loro essenza, in cui le influenze del Modernismo, soprattutto di Le Corbusier, sono solo l’infrastruttura apparente al di sotto della quale pulsa e scorre il pensiero tradizionale, in particolare Zen, che è la vera fonte energetica di Ando. Quella di Ando non è tanto una ricerca di soluzioni abitative: è una forma mentale, uno stato dello spirito che dipende largamente dalla nostra intuizione. Le sue architetture ci riportano
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