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La Regina Risorta: (The Resurrected Queen)
La Regina Risorta: (The Resurrected Queen)
La Regina Risorta: (The Resurrected Queen)
Ebook365 pages

La Regina Risorta: (The Resurrected Queen)

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About this ebook

La vendetta è pericolosa, ma l' amore è un gioco ancora più letale.Solo una persona che mi ha tradita è ancora viva: mio padre. Per me non c' è niente che abbia più importanza di fargliela pagare e strappare mia sorella dalle sue mani. Ma i miei tentativi di salvarla lo hanno solo reso paranoico, e ora la ragazza che volevo salvare è costretta a sposare un socio d' affari di mio padre, tutto a causa mia.Ho cercato di tenere a distanza il Quad, i quattro uomini che non riesco a smettere di amare, ma la tentazione che offrono è più forte della mia forza di volontà . Continuo a ripetermi che è solo una cosa fisica e che non mi fido di loro, ma, con il passare dei giorni, mantenere salde le mie convinzioni diventa sempre più difficile.Non sono mai stata cos in pericolo e i nemici ormai mi circondano. Non credo ci sarà un lieto fine per me, anzi, più vado avanti e più sono certa che morir , e questa volta sarà per sempre.
LanguageEnglish
Release dateAug 16, 2022
ISBN9781802501223
La Regina Risorta: (The Resurrected Queen)
Author

Jayce Carter

Jayce Carter lives in Southern California with her husband and two spawns. She originally wanted to take over the world but realized that would require wearing pants. This led her to choosing writing, a completely pants-free occupation. She has a fear of heights yet rock climbs for fun and enjoys making up excuses for not going out and socializing.

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    Book preview

    La Regina Risorta - Jayce Carter

    Libri di Jayce Carter pubblicati dalla Totally Bound Publishing

    The Omega’s Alphas

    Owned by the Alphas

    Shared by the Alphas

    Saved by the Alphas

    Protected by Her Alphas

    Caught by Her Alphas

    Tamed by the Alphas

    Claimed by the Alphas

    Exposed by Her Alphas

    Trained by the Alphas

    Reclaimed by Her Alphas

    Ready or Not

    Fake It ‘til You Make It

    Opposites Attract

    Third Time Lucky

    Enemies Closer

    Grave Concerns

    Grave Robbing and Other Hobbies

    Hell Raising and Other Pastimes

    Saving the World and Other Bad Ideas

    Dark Sanctuary

    Bound by Fear

    Trapped by Doubt

    Buried by Despair

    Nemesis

    The Corpse Princess

    The Resurrected Queen

    Larkwood Academy

    Silenced

    Whispers

    Collections

    Sun, Sea and Sinful Delights

    Nemesis

    LA REGINA RISORTA

    JAYCE CARTER

    La Regina Risorta

    ISBN # 978-1-80250-122-3

    ©Copyright Jayce Carter 2022

    Cover Art by Kelly Martin ©Copyright April 2022

    Interior text design by Claire Siemaszkiewicz

    Totally Bound Publishing

    Traduzione di Sara Coccimiglio ©Copyright 2022

    Questa è un’opera di fantasia. Tutti i personaggi, i luoghi e i fatti sono frutto dell’immaginazione dell’autore e non rappresentano la realtà. Ogni somiglianza con persone, vive o morte, fatti e luoghi è puramente casuale.

    Tutti i diritti riservati.

    Eventuali domande devono essere indirizzate per iscritto ai responsabili, Totally Bound Publishing. Atti non autorizzati o limitati in relazione a questa pubblicazione possono dar luogo a procedimenti civili e / o azioni penali.

    L’autore e l’illustratore hanno rivendicato i rispettivi diritti ai sensi del Copyright Designs and Patents Acts 1988 (e successive modifiche) per essere identificati come l’autore di questo libro e l’illustratore dell’opera d’arte.

    Pubblicato nel 2022 da Pride Publishing, United Kingdom.

    Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in alcuna forma, elettronica o meccanica, senza il permesso scritto dell’editore.

    Totally Bound Publishing è parte del Totally Entwined Group Limited.

    Se acquistate questo libro senza una cover siete in presenza di un'opera rubata. È stata restituita sulla piattaforma digitale dopo l'acquisto e rivenduta in modo illegale senza che l'autore o l'editore abbiano ricevuto alcun compenso.

    Libro Secondo della duologia Nemesis

    La vendetta è pericolosa, ma l’amore è un gioco ancora più letale.

    Solo una persona che mi ha tradita è ancora viva: mio padre. Per me non c’è niente che abbia più importanza di fargliela pagare e strappare mia sorella dalle sue mani. Ma i miei tentativi di salvarla lo hanno solo reso paranoico, e ora la ragazza che volevo salvare è costretta a sposare un socio d’affari di mio padre, tutto a causa mia.

    Ho cercato di tenere a distanza il Quad, i quattro uomini che non riesco a smettere di amare, ma la tentazione che offrono è più forte della mia forza di volontà. Continuo a ripetermi che è solo una cosa fisica e che non mi fido di loro, ma, con il passare dei giorni, mantenere salde le mie convinzioni diventa sempre più difficile.

    Non sono mai stata così in pericolo e i nemici ormai mi circondano. Non credo ci sarà un lieto fine per me, anzi, più vado avanti e più sono certa che morirò, e questa volta sarà per sempre.

    Dedica

    A tutti gli autori di reverse harem, perché, se non fosse stato per i loro libri, ascoltare i vicini darci dentro sarebbe stata la cosa più vicina a un’orgia che avrei mai sperimentato.

    Capitolo Uno

    Nem

    Niente resta un segreto per sempre.

    Rimasi lì, coperta di sangue, di fronte a quattro uomini a cui ero irrimediabilmente legata, che adesso sapevano l’entità delle mie bugie. Qualcosa per cui avrebbero potuto uccidermi.

    Il corpo di Carlos riposava ancora sul pavimento dietro di me e avrei sparato a Rune – soprattutto perché era il bersaglio più grande – se non avessi finito le munizioni.

    Il che era uno dei motivi per cui non potevo biasimarli se mi fissavano con rabbia.

    Kelsey? chiese Dane, come se non credesse ai propri occhi. Il suo sguardo non si staccò neanche per un attimo dal mio. Stava cercando di vedere dentro di esso la ragazza che ero stata? Stava cercando di capire se ero davvero la stessa persona?

    Buona fortuna. Quella ragazza è morta dieci anni fa.

    Annuii, abbassando il braccio dato che la pistola era pesante e inutile in quel momento.

    Com’è possibile?

    Sono abbastanza sicura che puoi capirlo da solo. Arrischiai un'occhiata in direzione dei quattro uomini, non per incontrare i loro occhi ma per cercare una reazione da ciascuno di loro. Per lo più, erano scioccati, come se stessero rivivendo tutto quello che era successo tra di noi per venire a patti con l'idea che non ero la persona che lavorava per loro, bensì qualcuno che conoscevano già.

    Colton fece un passo verso di me e io ne feci uno indietro.

    Si bloccò, la sua espressione si indurì. Peccato. Solo un idiota si sarebbe fidato di loro, soprattutto in quel momento. Avevano tutte le ragioni per uccidermi, anche se ancora non l'avevano fatto.

    Tuttavia, non cercò di rassicurarmi. Invece, si guardò intorno nella stanza, scivolando nella familiare modalità lavoro. Dopo un secondo, annuì. Abbiamo del lavoro da fare. Ci sono cinque corpi al piano di sotto, uno qui. C'è troppo sangue e non abbiamo abbastanza tempo per pulirlo bene. Lasceremo che sembri esattamente l’assalto che è stato, assicurandoci solo che nessuno sappia chi è l’artefice. Elimineremo ogni prova.

    Non ce ne sono, scattai.

    Colton mi rivolse uno sguardo tagliente, uno che mi ricordò il motivo per cui mi ero tirata indietro poco prima. Quell'uomo era terrificante quando era calmo e pacato. Cosa mi dici dell'impronta di sangue sulla ringhiera? Quella ha lasciato una bella serie di impronte digitali. E il filmato?

    Non ci sono filmati. Mi sono assicurata di eliminare ogni fonte di alimentazione prima di mettermi di fronte a qualsiasi telecamera.

    In questa casa, certo. Non hai notato che la telecamera dei vicini è rivolta vero il loro camper e dà anche una bella occhiata alla porta d'ingresso di questo edificio. Inoltre, ti sei presa la briga di controllare se la casa avesse un generatore d’emergenza per eventualità come questa? È stato un lavoro sciatto, Kelsey, qualunque cosa tu voglia dire.

    Le critiche erano difficili da sopportare, ma niente in confronto al dolore che provai nel sentirlo pronunciare il mio nome. Mi strappò il respiro dai polmoni, minacciando di farmi tornare ad essere la ragazza del passato, quella alla quale avevano rubato tutto.

    Posso aiutare, dissi, invece di cercare di litigare con lui. Perché aveva ragione: ero stata distratta. Ero stata impulsiva e sciocca, e avevo ancora troppo alcol nel mio organismo per fingere di essere nelle migliori condizioni.

    Neanche per scherzo. Colton guardò Bray, che ancora non aveva detto una parola. Riportala a casa con Dane. Rune e io ripuliremo questo pasticcio.

    Per un attimo fui invasa dalla speranza all'idea di stare un momento da sola, di trovare un modo per far tornare tutto com’era, prima che mandassi all'aria l'intero piano.

    Quella speranza ebbe vita breve, però, dato che Colton riportò il suo sguardo affilato su di me. "E quando torneremo? Faremo una bella chiacchierata, Nem."

    Avevo la sensazione che non mi sarebbe affatto piaciuto quello di cui avremmo parlato…

    * * * *

    Dane

    C’erano momenti in cui alla vita piaceva davvero prendere un uomo a calci nelle palle. Ne avevo sperimentati molti, quando le cose si mettevano così male da strangolarmi.

    E quello era sicuramente uno di essi.

    Presi posto sul sedile posteriore dell'auto accanto a Nem, accanto a Kelsey, senza riuscire a connettere del tutto il cervello. Io, che non stavo mai zitto, non riuscivo a trovare una sola cosa da dire.

    Ora che lo sapevo, mi chiedevo come avessi fatto a non accorgermene. Come potevo non averlo capito prima?

    Lo stesso naso, anche lo stesso sorriso compiaciuto quando non voleva ridere ma non poteva farne a meno, gli stessi dannati occhi.

    Certo, era cresciuta. L'ultima volta che l'avevo vista, quella mattina prima che tutto venisse distrutto, aveva diciassette anni, quell'età in cui i ragazzi pensano di essere adulti e sono fin troppo desiderosi di dimostrarlo. Il suo corpo aveva iniziato a riempirsi un po', a perdere parte di quella magrezza che le ragazze devono affrontare quando diventano più alte ma non hanno ancora abbastanza carne sulle ossa.

    L’immagine di Nem nuda mi colpì, un ricordo di quanto mi piacessero quelle curve.

    Come poteva essere lei, però?

    Tornai con la mente a dieci anni prima, alla notte che non avrei mai voluto ricordare, aiutato dal modo in cui i lampioni baluginavano all'interno del SUV mentre li superavamo…

    Non riuscivo a respirare, non riuscivo a pensare, non potevo fare niente oltre a mettere un piede davanti all'altro. Ricevere quelle stesse notizie quando potevo fare qualcosa era un conto. L'adrenalina rende le persone capaci di compiere azioni impensabili in qualsiasi altro momento.

    Se avessi ricevuto quella notizia mentre ero in città, sarei arrivato a casa in dieci minuti, per correre io stesso tra le maledette fiamme, incurante che continuassero a ruggire. Sarei felicemente bruciato vivo in quella casa se avesse significato salvare Caroline o Kelsey.

    Invece, c’erano volute tre ore per tornare indietro, e quando eravamo arrivati?

    Era tutto finito.

    Il fuoco era stato spento, la casa nient'altro che resti carbonizzati, travi annerite e fuliggine.

    Caroline era morta. Kyler aveva chiamato e ci aveva detto tutto. Il viaggio di ritorno era stato una tortura intollerabile, dato che non avevamo voluto dire niente a Kenz. Lo avrebbe fatto Kyler: non spettava a noi dirle quello che era accaduto alla sua famiglia.

    Dopo averla accompagnata da Kyler, ci eravamo diretti alle macerie. Come mai? Per uno stupido e sentimentale desiderio di vegliare su ciò che avevamo perso.

    Kelsey

    Per quanto la morte di Caroline ci avesse feriti, non era niente in confronto a Kelsey. Era stata troppo giovane, troppo dolce per fare quella fine. Era come se un pezzo di me fosse rimasto in quella casa, qualcosa che era bruciato insieme a lei.

    Ricordavo quando aveva provato a baciarmi poche settimane prima, il suo giovane desiderio, le stupide idee romantiche, e soprattutto come l'avevo respinta. Non è che non l'avessi voluta…

    Cazzo, la volevo.

    Ma lei era troppo importante per lasciare che accadesse. Non sapeva cosa voleva, era troppo giovane per averne davvero idea, e non avevo intenzione di alimentare la sua innocente infatuazione.

    Kelsey aveva una vita davanti a sé, aveva una famiglia, una casa. Non avrebbe ricevuto niente di tutto ciò se avesse perseguito l'idea di una storia d'amore con me, con i miei fratelli.

    Eppure, mentre fissavo la cenere e le macerie, non era solo la sua perdita a farmi male. Era anche la consapevolezza che adesso non avrei mai avuto la possibilità di amarla come meritava.

    Un pensiero che avevo tenuto sotto chiave per la maggior parte del tempo, tranne che per i brevi momenti in cui gli permettevo di riempirmi la mente, di solito la notte appena prima di addormentarmi, quando pensavo… e se? E se fosse cresciuta un po’, avesse vissuto di più la sua vita, e poi…

    Ma non aveva più alcuna importanza, vero?

    Era morta. Morta perché qualcuno l'aveva presa di mira per vendicarsi di Kyler, morta perché qualcuno era stato un codardo e aveva ucciso una bambina disarmata.

    Seguii Bray tra le macerie, poi in giardino. Non avevo bisogno di chiedergli cosa stava cercando.

    Bray era silenzioso, ma nutriva la speranza che il resto di noi aveva perso molto tempo prima. Sapeva dov'era la nicchia.

    La nicchia è stata ridotta in cenere, gli ricordai. Era stata creata per nascondere una persona, non per proteggerla dalle fiamme.

    Anche se Kelsey fosse arrivata fin lì, sarebbe rimasta intrappolata dentro mentre bruciava. Era un pensiero ben peggiore della possibilità che fosse morta per colpa dei proiettili.

    Tuttavia, gli permisi di mantenere la speranza. Sarebbe stata distrutta comunque nel giro di poco tempo.

    Nel cortile, l'erba annerita ricopriva ogni cosa. Osservai il dondolo sul patio: i cuscini bruciati, il metallo che sembrava uno scheletro. Ricordavo come Kelsey sedesse lì la mattina, a guardare il cielo mentre sorgeva il sole. Mi svegliavo presto, quindi di solito le facevo compagnia.

    Non parlavamo molto, era una delle poche volte in cui potevo semplicemente tacere, dove potevo riposare. Era stata troppo per me, per tutti noi, per l'intero mondo del cazzo in cui vivevamo. Lei mi aveva donato un senso di calma che non avevo mai trovato in nessun altro luogo.

    Distolsi lo sguardo dal dondolo, cercando di seppellire il dolore, cercando di afferrare la sofferenza che mi stava attraversando e spingerla in fondo alla mia mente prima che mi consumasse.

    Sulla parete in fondo alla stanza, dove un tempo c’era stata la porta che conduceva alla nicchia, c'era… niente. Il fuoco l'aveva divorata, senza lasciare alcuna prova che ci fosse stato un nascondiglio.

    Bray cadde in ginocchio, posando la mano su ciò che restava del pavimento, le dita affondate nella cenere che copriva ogni cosa. Chinò la testa in avanti, gli occhi chiusi.

    Provavo la stessa cosa, lo stesso dolore, ma gli impedii di prendere il sopravvento.

    Invece, mi voltai e trovai Colton che si avvicinava, con Rune alle calcagna, le loro espressioni identiche.

    Trovato qualcosa? chiesi, anche se sapevo già la risposta. Cosa stavo sperando? Che Colton mi dicesse che in realtà non era successo niente? Che si trattava solo di un grosso errore?

    Colton scosse la testa, un rapido sussulto che grondava rabbia. Era Cantor Lorris.

    Sei sicuro?

    Kyler mi ha dato il nome. Il corpo che hanno trovato nella parte anteriore della casa, appartiene al braccio destro di Cantor. Sembra che gli abbiano sparato mentre cercava di entrare. Immagino che la sicurezza abbia cercato di impedire l’attacco.

    Lottai con me stesso per capirlo, per crederci. Avevo fatto delle cazzate orribili nella mia vita, tutte in nome del dovere, del potere o della lealtà, ma non avevo mai massacrato degli innocenti.

    Coniugi e figli erano off limits: sempre.

    Naturalmente, era sciocco aspettarsi che anche gli altri vivessero secondo le mie regole. La realtà era che le persone nel nostro mondo non avevano i nostri stessi principi, e quella ne era un'ulteriore prova.

    Perché uccidere loro e non Kyler? domandai.

    Kyler ha ricevuto un messaggio da Caroline questa mattina, dopo che ce ne siamo andati, dicendo che Kelsey non si sentiva bene e chiedendogli di tornare a casa.

    Aggrottai le sopracciglia. Caroline non lo farebbe mai… Caroline era stata dura e indipendente. Non avrebbe chiesto aiuto per qualcosa di tanto banale, e di sicuro non avrebbe obbligato Kyler a tornare a casa.

    Esatto. Immagino che abbiano fatto irruzione intorno alle nove del mattino e abbiano preso il cellulare di Caroline, per inviare quel messaggio. Probabilmente speravano che Kyler tornasse velocemente a casa per attaccare anche lui: eliminare l'intera famiglia in un colpo solo. Diavolo, scommetto che pensavano che ci fosse anche Kenz.

    E quando Kyler senza dubbio ha risposto che era impegnato, hanno deciso di agire comunque, aggiunsi.

    A quanto pare, essere uno stronzo egoista ha salvato di nuovo il culo a Kyler. Rune non guardò nessuno di noi, la sua voce era piena di rabbia e odio, come se stesse cercando qualcosa, o qualcuno, su cui sfogare tutta quell'aggressività.

    Quindi, cosa succede ora? domandai, anche se sapevamo tutti la risposta. Il nostro compito era quello di prenderci cura di Caroline e Kelsey, di proteggerle, e avevamo fallito. Non eravamo stati capaci di evitare tutto quello, non eravamo stati in grado di impedirlo, e ora due delle uniche persone al mondo che contavano per noi, erano morte.

    A rispondere fu Colton, con un'oscurità nella voce che mi ricordò quanto fosse pericoloso quell'uomo. Il resto di noi era capace di uccidere, se necessario. Ma Colton si divertiva a farlo. Non siamo riusciti a salvarle, ma faremo in modo che le persone che le hanno uccide soffrano.

    E quello era un piano che appoggiavo totalmente…

    Nem girò la testa, guardandomi con i suoi occhi così familiari e riportandomi al presente.

    Tutto quel dolore, tutta quella paura, tutto quel senso di colpa che mi ero portato dietro per anni… e lei non era mai morta. Dov'era stata? Perché non ci aveva detto che stava bene?

    Volevo avvolgerle la mano intorno al collo e pretendere delle risposte, costringerla a farmi entrare nella sua testa e capire in cosa si era cacciata. Dove era stata per dieci fottuti anni? Cosa aveva fatto? Chi altro sapeva la verità?

    Sapevo che non era il modo giusto di agire, però. Era ancora più testarda di prima, e non era ancora il momento.

    Così mi misi comodo, distogliendo lo sguardo da lei anche se era l'ultima cosa che volevo fare. Una parte del mio cervello urlava di non distogliere lo sguardo, di fissarla, di memorizzare ogni dettaglio. Volevo spogliarla, ora che sapevo la verità, e baciare ogni lentiggine sul suo corpo, morderla, assaporarla e crogiolarmi nel piacere di riaverla vicina.

    Ci sarebbe stato tempo anche per quello, però. La realtà era che, nonostante adesso sapessimo la sua vera identità, non avevamo molte risposte. Anzi, avevamo solo più domande, più incertezze.

    Nem era una bomba, e se mi fossi avvicinato troppo avrebbe potuto esplodermi in faccia. Significava che dovevo continuare a giocare, e se c'era una cosa che sapevo per certo…

    Dovevamo unirci, tutti e quattro, se volevamo avere qualche speranza di districare l’enigma che rappresentava la donna accanto a me, perché era troppo pericolosa per poterla affrontare singolarmente.

    * * * *

    Nem

    L’acqua della doccia era calda, ma anche se mi arrossava la pelle, non bruciava i ricordi, le domande, i dubbi.

    Una volta tornata a casa dei quattro uomini, mi ero diretta in bagno per lavare via il sangue. Bray aveva preso i miei vestiti e io non mi ero neppure ribellata. Mi piacevano quei vestiti, ma erano coperti di sangue. La scelta più sicura era farli sparire, probabilmente bruciandoli.

    Il rosso scorreva nello scarico, sia per la tintura che mi colava dai capelli sia per il sangue che mi lavavo via dalla pelle. La maggior parte si era asciugato, quindi fui costretta a strofinare con forza per toglierlo.

    Eppure, nonostante tutte le incognite, nonostante la frustrazione per Kenz, per Kyler, per la mia vita, non pensavo a niente di tutto quello. La mia mente era piena di loro.

    Mi sarei ritrovata con un proiettile in mezzo agli occhi appena fossi uscita dal bagno?

    No, non sarebbe stato così veloce, lo avevo capito dagli sguardi che mi avevano rivolto. Non mi avrebbero liberata tanto facilmente.

    Inclinai la testa all'indietro, lasciando che l'acqua mi scorresse tra i capelli, cercando di bloccare i ricordi che minacciavano di consumarmi.

    Era come se improvvisamente, ora che sapevano chi fossi, dovessi lottare per mantenere un muro tra chi ero stata e chi ero adesso. Avevano distrutto quella barriera, e non avevo idea di come ricostruirla.

    Mi sentivo di nuovo come lei, come la stupida ragazza che non riusciva a vedere il mondo per quello che era.

    Non sei più lei! Sei cresciuta, sei diventata più forte, più intelligente.

    Se avessero pensato anche solo per un secondo a me come a un bersaglio facile, avrebbero avuto la meglio.

    Ma era proprio quello il punto, no? Non lo sapevano. Avevano visto uno scorcio, qualcosa che avevo scelto di mostrare loro, ma non avevano idea di quanto fosse profondo il mio odio, quanto fossi determinata, quanto fossi diventata forte grazie alla pura forza di volontà. Non mi avevano vista strisciare fuori dall'edificio in fiamme, non avevano visto il sangue che mi lasciavo dietro, non avevano visto come ero diventata Nem.

    Chiusi il soffione della doccia e strizzai i capelli per cercare di eliminare più acqua possibile. Mi avvolsi un asciugamano intorno al corpo prima di aprire i cassetti con calma.

    Finalmente, sotto il lavandino, trovai quello che stavo cercando. Mi avevano preso la pistola, un'altra ottima mossa da parte loro, ma era quasi impossibile impedire a una persona determinata di trovare un'arma.

    Sul mobiletto lì accanto c'era una camicia adornata da una lunga fila di bottoni, insieme a un paio di mutande. Infilai la camicia, poi misi il rasoio che avevo trovato sotto il lavandino nel bordo degli slip.

    Se ciò che volevano era uno scontro, non avevo problemi ad accontentarli.

    Dopo essermi vestita e aver procrastinato il più a lungo possibile l’inevitabile, uscii dal bagno e mi trovai di fronte le uniche quattro persone che non riuscivo a leggere.

    Beh, Rune e Colton sembravano stanchi. Ma era anche vero che occuparsi di rimuovere le tracce non era la parte più semplice o divertente di un lavoro. Il senso di colpa mi pervase, ma mi rifiutai di lasciare che prendesse il sopravvento. Non gli avevo chiesto io di ripulire il mio casino, né di prendersi cura di me.

    Sembrava anche che parte della loro rabbia si fosse dissipata. Forse avevano solo ripreso il controllo delle loro emozioni. Era così che accadeva di solito alle persone: lo shock iniziale era violento ma durava poco, e dopo gli esseri umani cercavano di trarre il meglio dalla situazione.

    Rune e Dane erano seduti sul grande divano, mentre Bray aveva preso una sedia dalla cucina e Colton era rimasto in piedi, appoggiato a una mensola. Era così che agiva sempre, osservando tutto in silenzio dall'esterno.

    C’era un unico posto vuoto nella stanza, una sedia al centro che era chiaro essere per me. Per poco non risi mentre ricordavo tutte le volte che l'avevano fatto in passato, quando avevano cercato di spaventarmi facendomi ammettere dove ero sgattaiolata la notte precedente.

    Non aveva funzionato con una ragazzina di sedici anni. Pensavano davvero che sarebbe successo adesso?

    Tuttavia, presi posto sul trono che mi avevano riservato, ignorando quanto poco indossassi. Anche quello era voluto, senza dubbio. Durante un interrogatorio, chi interrogava voleva sempre evidenziare la differenza di potere. Metti a disagio il sospettato, chiarisci che non è al comando, ricordagli che non è lui ad avere il controllo.

    Se pensavano che farmi indossare una delle loro camicie avrebbe funzionato, si sbagliavano di grosso. Avrei potuto essere del tutto nuda, e sarei stata comunque bene.

    L'effetto dell’alcol era ormai svanito, lasciandosi dietro un lieve mal di testa, ma permettendomi allo stesso tempo di restare lucida.

    Cos’è successo? chiese Rune, prendendomi alla sprovvista.

    Di solito lasciavano che fosse Dane a parlare.

    Quando? ribattei, fingendo disinteresse, come se niente di tutto quello avesse importanza.

    Eri a casa con Caroline quando è avvenuto l’attacco, a giudicare da quello che abbiamo sentito. Come sei riuscita a scappare? Rune parlò come se il mio tono non lo disturbasse affatto, quasi se lo fosse aspettato.

    E io sapevo bene che in quel momento non potevo fare altro che dare loro le informazioni giuste tenendo per me quelle sbagliate. Carlos pensava che fossi morta. Dopotutto mi aveva sparto tre volte. Shelia aveva preso il telefono di Caroline, quindi non poteva chiamare nessuno. Avevano sparato anche a mia madre, e lei era davvero morta. Lucky si è occupato di versare la benzina in giro per casa e accendere il fiammifero. Mentre tutto intorno a me bruciava, mi sono trascinata nella nicchia nell'armadio.

    La nicchia è stata distrutta, disse Bray, il tono ancora diffidente.

    Ho strappato la ventola e sono strisciata fuori.

    Quella presa d'aria era minuscola.

    Emisi una risata sommessa, ricordando come me l'ero cavata, come il fumo mi aveva fatto tossire mentre lottavo, o forse la colpa era del sangue che mi riempiva i polmoni. Mi sono tagliata ovunque mentre cercavo una via di fuga, ma ci sono riuscita. A quanto pare, quando sei inseguita dalle fiamme che divorano tutto, sei capace di fare cose sorprendenti.

    Colton parlò senza muoversi dal suo posto. "Ti hanno sparto tre volte, Nem. Non avresti potuto arrivare con le tue gambe da nessuna parte, e non hai preso una delle macchine. Come sei uscita dalla proprietà?"

    Era difficile pensare, costringermi a tornare a quella notte, alla paura e al dolore che avevo provato. Lo feci, però, costringendomi a rivivere quello che era successo. Sono arrivata fino ai cespugli prima di crollare. Gli uomini che ci hanno attaccati non sono rimasti a lungo nei dintorni: gli incendi attirano troppo l’attenzione. A quel punto sono stata… aiutata da qualcuno.

    "Chi?

    Scossi la testa. Non avete bisogno di sapere ogni minimo dettaglio. Tutto quello che vi dirò è che si tratta di un amico, e che senza di lui sarei morta.

    Dane strinse le labbra, come se la risposta non gli piacesse, ma dovette capire che non era il caso di insistere. Perché non hai detto a nessuno che eri viva? Perché fingere di essere morta? Perché farci credere che gli uomini di Cantor ti avessero uccisa?

    Non erano gli uomini di Cantor.

    Certo che erano loro. Dane parlò con sicurezza, ma non era l'unica cosa che sentii nella sua voce. Anche dopo un decennio, era la rabbia a brillare sopra ogni altra cosa. Ha cercato di indurre Kyler a farsi vivo in modo da poter eliminare l'intera famiglia. Quando lo abbiamo rintracciato, stava per fuggire. Non sono necessarie molte altre prove.

    Stava scappando perché chiunque abbia voi quattro alla calcagna proverebbe a fuggire. Io c’ero. Ho eliminato tutte le persone coinvolte tranne quella che l'ha pianificato. So esattamente cosa è successo, so chi c'era dietro, e credetemi, non era Cantor.

    Allora chi.

    Sostenni lo sguardo di Dane. Vuoi sapere perché non sono tornata? Perché ho lasciato che tutti pensassero che fossi morta? Perché è stato Kyler a organizzare l’attacco. Ha ingaggiato quegli uomini per uccidere me e mia madre, e non avevo la minima idea se voi quattro foste coinvolti o meno.

    E quello riuscì a farli tacere sul serio.

    Capitolo Due

    Nem

    Il fatto di essere riuscita a dormire mi sorprese, al contrario dell’avere un incubo. Gli ultimi giorni avevano scosso tutto il mio mondo, resuscitato fantasmi che credevo fossero ormai spariti, e ora il mio cervello mi stava ripresentando ogni cosa orribile che avevo passato.

    Quindi, saltare di scatto seduta sul letto mentre graffiavo la cicatrice sul petto con le unghie, mi sembrò quasi normale.

    Non sto sanguinando. Fui costretta a ripeterlo a me stessa più e più volte. Le ferite si erano rimarginate molti anni prima. Non stavo sanguinando.

    Cazzo, perché era così difficile crederci, anche se le mie dita tracciavano la pelle in rilievo ma ormai chiusa?

    Mi domando cosa riguardassero quegli incubi. La voce di Colton era morbida, e ci volle un momento prima che i miei occhi si abituassero e lo individuassero seduto alla mia scrivania nella stanza buia.

    Doveva essere giorno, ma le tende pesanti funzionavano a meraviglia.

    Cercai di rallentare il respiro. Perché non sono sorpresa che tu mi abbia guardata dormire? È un po’ inquietante, sai?

    Probabilmente non te ne accorgi ma emetti un lieve gemito poco prima di svegliarti, e l'ho sentito quasi tutte le sere. Immagino di non dovermi più chiedere di cosa si tratta, vero? Abbassò lo sguardo sul mio petto e mi resi conto che stavo ancora strofinando la cicatrice, nonostante fosse coperta dalla maglietta.

    Mi obbligai ad

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