Il dio dei suoi padri / The god of his Fathers

By Jack London

Bilingual edition. First italian edition.

In the wilderness

In the land of the Yukon Jack London's wilderness is shaping the man and his thoughts. The opposite is not given and the results are often unpredictable: Baptist the Red, Hay Stockard, Sturges Owen and their final game.

Nelle terre dello Yukon di Jack London è la natura selvaggia a plasmare l’uomo e i suoi pensieri. Il contrario non si dà e i risultati sono spesso imprevedibili: Battista il Rosso, Hay Stockard, Sturges Owen e il loro finale di partita.

• Language: English
• Publisher: Snarkbooks
• Release date: Oct 31, 2014
• ISBN: 9788890996832

Jack London

Jack London (1876-1916) was not only one of the highestpaid and most popular novelists and short-story writers of his day, he was strikingly handsome, full of laughter, and eager for adventure on land or sea. His stories of high adventure and firsthand experiences at sea, in Alaska, and in the fields and factories of California still appeal to millions of people around the world.

Book preview

Titolo originale:

The God of his Fathers

Pubblicato per la prima volta in McClure’s Magazine, Vol. 17, Maggio, 1901

Traduzione e cura:

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Versione 1.0

www.snarkbooks.com

Edizione digitale: ottobre 2014

ISBN: 9788890996832

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Edizione digitale realizzata da Simplicissimus Book Farm srl

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Jack London

Il dio dei suoi padri

Ottobre 2014

Indice

Il dio dei suoi padri

The God of his Fathers

Il dio dei suoi padri

La foresta primordiale si estendeva da ogni parte, luogo di commedie rumorose e silenziose tragedie. Qui la lotta per la sopravvivenza continuava in tutta la sua antica brutalità. Inglesi e Russi dovevano ancora iniziare ad avvicendarsi e scontrarsi nella Terra della Fine dell’Arcobaleno e, questo è il cuore della faccenda, l’oro degli Yankee non aveva ancora comprato i suoi vasti domini. Branchi di lupi stavano ancora addosso ai fianchi delle mandrie di caribù, separando l’esemplare debole da quello forte, per poi abbatterlo al suolo spietatamente, così come avevano sempre fatto da migliaia e migliaia di generazioni. Sparuti gruppi di indigeni riconoscevano ancora la legge dei loro capi e gli uomini-medicina cacciavano gli spiriti maligni, bruciavano le loro streghe, combattevano i loro vicini e mangiavano le carni dei loro nemici, con un gusto che parlava per i loro ventri. Ma venne il tempo in cui l’età della pietra volse al termine. Già adesso, attraverso piste sconosciute e aree selvagge di cui non vi è traccia sulle mappe, i portatori dell’acciaio stavano arrivando, facce pulite, occhi blu, uomini indomiti, incarnazioni dell’irrequietezza della loro razza. Da soli, in gruppi di due o tre, venivano da chissà dove, combattevano, morivano e passavano, nessuno sapeva diretti verso dove. I sacerdoti si infuriavano contro di loro, i capi chiamavano a raccolta i loro guerrieri e la pietra si scontrava contro l’acciaio; con scarsi risultati. Come acqua che filtra da un enorme serbatoio scorrevano attraverso le oscure foreste e i passi montani, attraversando le alte vie con canoe fatte di corteccia, o con piedi rivestiti di mocassini, aprendo piste per i cani lupo. Discendevano da una grande razza, e molte erano le loro madri; ma gli abitanti vestiti di pelliccia delle Terre del Nord questo dovevano ancora impararlo. Così, molti di questi sconosciuti erranti vennero qui a combattere per l’ultima volta e a morire sotto il gelido fuoco dell’aurora, proprio come altri loro fratelli facevano in spiagge infuocate o in giungle maleodoranti; così continueranno a vagabondare finché tempo non giungerà che il destino della loro razza sarà compiuto.

Era quasi la mezza. Lungo l’orizzonte settentrionale un bagliore rosato, dissolvendosi ad ovest per inabissarsi ad est, segnava l’invisibile discesa del sole di mezzanotte. Crepuscolo e aurora erano così mescolati che non vi era notte, solo le nozze del giorno con il giorno dopo, una fusione appena percettibile dei due cerchi del sole. Un passerotto cinguettava timidamente la buonanotte; l’ugola piena e brillante di un pettirosso salutava il buongiorno. Da un’isola nel seno dello Yukon una colonia di uccelli selvatici strideva con interminabili versi, mentre una strolaga rideva beffardamente attraverso la distesa del fiume.

In primo piano, contro l’orlo di un pigro mulinello, le canoe di corteccia di betulla erano ormeggiate per due e per tre. Lance con punte d’avorio, frecce di osso acuminate, archi con cinghie di pelle di daino e semplici trappole fatte di ceste intrecciate erano