Nei primi anni Duemila, la fabbrica di Settimo Torinese stava degradando e non era al passo con l'evoluzione tecnologica. Eravamo concentrati nei mercati in crescita, come l'America Latina, gli Stati Uniti, la Cina. Bisognava rafforzare la presenza geografica dell'azienda nel mercato globale in anni in cui guesto avveniva in modo accelerato. Per Settimo si ponevano alternative drastiche: o la fine o una soluzione che permettesse di continuare il cammino. Rovesciando i parametri da fabbrica veechia a fabbrica nuova.
Era un problema di risorse finanziarie?
Non solo. Certo, si dovevano trovare le risorse finanziarie, ma la sfida piú complessa era quella delle risorse umane. Bisognava affrontare un sacrificio intermedio per adeguare l'organico alle nuove tecnologie e riuscire quindi a traghettare le persono da una realtà vecchia e perdente in una nuova e vincente. Decidemmo di percorrere questa strada.
Una scelta positiva, ma non indolore.
Tutt'altro. Si raggiunse un accordo con i sindacati, regione Piemonte e il Comune di Settimo Torinese per tutelare prima di tutto l'assetto sociale.
Insieme al sindacato, consapevole della difficoltà della ristrutturazione, si trovò un modo per riuseire a creare un'uscita non traumatica di un certo numero di persone e la riconversione di altre. Nel contempo riuscimmo ad accedere a fondi europei, che rappresentavano una quota minore dell'investimenta, ma ponevano le basi per sviluppare il progetto.
Restava la trasformazione dedli spiriti.
Esatto. Il cuore del tema era trasformare le persone. Si fece quindi un programma per renderle familiari con le nuove tecnologie, ma mancava un progetto per dare forma e corpo al nuovo futuro di Settimo. Così scelsi Renzo Piano. Nel corso degli anni ho avuto rapporti ed apprezzato tanti architetti, ma credo che Piano sia capace di dare senso di futuro a tutti i progetti che fa. Perché c'è luce, c'è natura, c'è prospettiva. Così si ragionò insieme e dopo qualche tempo Piano presentò un progetto fatto di linee, luci, natura. Di futuro insomma.
Luce dentro una fabbrica di pneumatici. E le materie prime? Non si deteriorano?
Infatti, era un concetto inedito perchè la produzione che facciamo non permette di avere luce diretta, perchè i materiali appunto si deteriorano. E invece…
E invece.