l Novecento ha fatto passare l'idea marxista di fabbrica, dove si abbrutiva il corpo e si umiliava lo spirito. Le cose però non stanno solo così e il tempo di riscoprirlo è il nostro, che sta vivendo una feroce in tutte le categorie concettuali e umane che hanno costruito la nostra identità: dalla biologia alla comunità ai consumi. Nel secolo scorso, gli esempi di fabbrica dove l'estetica era il metodo per correggere l'etica e, così, massimizzare il valore tangibili e intangibili, di relazioni industriali e spirituali, di meccatronica ed estetica. Un sistema dove la bellezza sta alla pari dell'inclusione, della sostenibilità, del mercato e ne costituisce la possibilità. In questa prospettiva, continua a distinguersi Pirelli. italiano e globale delle soluzioni per la mobilità, un vero studiato in tutte le università non solo per l'idea di qualità e di costruzione di valore, ma anche come fucina di bellezza che non si è infranta in sogni impossibili, superando le insidie della trasformazione, dei mercati e dei consumi. Tenendo al centro l'idea che lavorare per il bello è lavorare per il bene. Della fabbrica e della società. Questa responsabilittì sociale ed estetica emerge leggendo . , un volume che non è solo il bilancio aziendale 2021 di Pirelli, ma un vero e proprio viaggio capace di restituire al lettore l'intensità e lo statuto della fabbrica come luogo principe non solo di creatività, ma anche d'ispirazione artistica, come una bottega rinascimentale. Pirelli ha chiesto ad artisti con differenti vocazioni, tecniche e nazionalità di visitare cinque impianti produttivi. Giovanni Mengoni, Susy Carda, Pinguim, Fernanda Broggi, Tony Felix, Lisette Correa, Andrei Cavassi e Tu Yonghong hanno fatto un viaggio dal Brasile alla Cina passando per l'talia, la Romania e gli Stati Uniti. L'esito è un vero d'artista che illumina i nessi nascosti tra industria e bellezza, creatività e genio, una lezione pratica introdotta da un esperto di spirito, il teologo Vito Mancuso: più chiaro e bello di così, è difficile.
