Cities are the future
Grasping the opportunities of UN city diplomacy and architects as ambassadors of sustainability. A dialogue between Norman Foster and Paola Deda
▷ P.D. Se qualcuno dovesse chiedermi come ho conosciuto Norman Foster e come poi l’architetto sia arrivato a lavorare in stretta collaborazione con le Nazioni Unite la risposta è semplice, anche se un po’ inaspettata: grazie a un articolo di giornale. Era il 24 settembre 2020 e avevo trascorso la giornata a mettere a punto gli ultimi aspetti logistici del primissimo UN Forum dei Sindaci, una riunione degli amministratori cittadini per parlare di come stavano gestendo gli sforzi per rendere più sostenibili le città, lottando al contempo per contenere l’emergenza del Covid-19. Consumata dall’attesa per l’evento, quella notte non riuscii a dormire molto e decisi, nelle prime ore del mattino, di guardare le notizie sul mio smartphone. Scorrendo la versione online del quotidiano britannico Guardian, notai un articolo scritto da Norman Foster su città e pandemia. Fin dai tempi dell’università, avevo ammirato la sua capacità di coniugare in modo molto naturale tecnologia e bellezza e di trasformare ognuna delle sue strutture in punti di riferimento urbani. Presa dall’entusiasmo, continuai a leggere.
«Le città sono il futuro… e avranno il potenziale per essere più tranquille, più pulite, più sicure, più sane, più accoglienti, più percorribili a piedi e in bicicletta e, cosa fondamentale, se verrà colta l’opportunità, per essere più verdi», aveva scritto Norman. Ripetei tra me e me quella fondamentale condizione limitativa: «Se verrà colta l’opportunità». Il suo articolo era molto in linea con la mia visione e con le mie speranze per i messaggi che lo UN Forum dei Sindaci avrebbe trasmesso. Norman vedeva la pandemia non tanto come promotrice di un cambiamento ma come forza acceleratrice di tendenze che già esistevano. Parlava di nuovi modelli di lavoro e di mobilità che, se usati strategicamente, avrebbero contribuito alla transizione verso città più sostenibili. «La speranza è di un miglior equilibrio – un’azione internazionale comune sui grandi problemi ambientali e sanitari, e un’azione locale per creare, far crescere e supportare le nostre società collegate». Ma, per ripetere ancora una volta quel mantra cruciale, solo «se verrà colta l’opportunità». Iniziai a macinare idee nella mia testa. Come possiamo intrecciare