Domus

Intervista

Interview

Upgrading buildings in historic centres, redeveloping urban areas and constructing residences for students, the elderly and middle-class families. The country head of Hines Italy describes an industrial real estate standard with a long-term quality vision

Mario Abbadessa: “La casa è un investimento per tutta la società”

“Sono napoletano per metà, perché ho vissuto il 50 per cento della mia vita a Napoli e l’altro 50 a Milano. Dopo la Bocconi, ho preso una seconda laurea in Olanda, sono tornato a lavorare a Milano. E oggi eccomi qua (sorride)”. A 37 anni, Mario Abbadessa dello stereotipo napoletano ha solo una stupenda camicia sartoriale, di quelle che riconosci dalla distanza tra l’asola e il polsino. Chissà se lo notarono anche gli americani che nel 2015, a soli 31 anni, gli consegnarono la responsabilità dei progetti Hines in Italia. “Fui sorpreso e spaventato. Per la sfida ma anche perché, in Hines, i sono e imprenditori. Io non venivo da una famiglia di imprenditori, avevo avuto da poco un figlio e mia moglie ne aspettava un altro. Ma gli americani danno fiducia al merito e mi dissero di non preoccuparmi. Ai soldi ci avrebbero pensato loro e io li avrei restituiti. Unica condizione era riuscire”. Altrimenti? “Sono americani, no?” (sorride). Sette anni dopo, i numeri dicono che non è andata bene, è, uffici & , industriale e rigenerazione. “Copriamo tutte le esigenze della vita contemporanea. Dalla riqualificazione d’immobili che ospitano uffici o negozi nel centro storico, come quelli di piazza Cordusio (dove la prima scommessa vinta a cui nessuno credeva è stata aggiungere alla grande tradizione architettonica italiana efficienza tecnologica e sostenibilità energetica in linea con standard globali), alle residenze per studenti, anziani e famiglie del ceto medio in solo affitto. Sono 5.000 in costruzione a Milano per studenti e 500 a Firenze. Nel comparto logistico cito solo un progetto recente che mi entusiasma: il primo magazzino urbano interamente elettrico, a Milano in area Linate, per un primario operatore del settore. In un e 12 ore potremo ordinare e ricevere questo bicchiere. Niente male, no?” , dunque? Fino a un certo punto. Oltre alla grinta e agli strumenti, ci vogliono i sogni. “Parliamoci chiaro. Facciamo case, palazzi, rigeneriamo aree urbane. Il mio sogno era introdurre in Italia uno standard immobiliare che non fosse finalizzato al o alla speculazione, ma avesse un’ottica industriale di lungo periodo, di qualità, come in altri Paesi, dove immobiliare non è sinonimo di palazzinaro. Perché la casa non è un investimento solo individuale o per la famiglia, ma per tutta la società”. Da sette anni, dunque, Hines Italy sta lavorando come investitore e sviluppatore al servizio della comunità, intercettando la trasformazione dei paradigmi e dei bisogni grazie all’offerta di servizi e funzioni di alto livello per una società alle prese con temi sconosciuti solo fino a pochi anni fa. “Inclusione, , sostenibilità, circolarità. Un mondo dove non c’è più spazio per speculazioni immobiliari. Anche l’idea del ritorno ai borghi, alla campagna e a una dimensione extracittadina, che aveva dominato la pandemia, è in parte superata”. Torniamo all’ultimo filone dello sviluppo di Hines Italy, la sfida forse più complessa e affascinante: la rigenerazione urbana, di cui tutti parlano, ma che, alla fine, resta spesso un concetto volatile che non si ritrova nella realtà dei progetti residenziali e urbani. “Anche qui, con tutta onestà abbiamo dettato uno standard innovativo. Oggi in Italia non si può parlare di rigenerazione urbana senza parlare dei nostri progetti di MilanoSesto, della ex area del Trotto e della Bovisa. Perché al di là delle narrazioni sulla sostenibilità, l’inclusione e l’impatto zero, fare rigenerazione urbana non può che essere prendere dei pezzi di città che erano scuciti con il contesto urbano, ricucirli attraverso funzioni sociali e renderli sostanzialmente in linea con i trend del futuro. Per questo, MilanoSesto è la più grande area di rigenerazione urbana d’Italia, fra le maggiori in Europa e la più grande bonifica privata mai realizzata nel nostro Paese. Un’articolazione di distinte aree, con destinazioni d’uso residenziali, commerciali e di servizio, di cui uffici, strutture ricettive e studentati, che sorgeranno nelle vicinanze dei più innovativi e avanzati centri di cura e di ricerca in campo medico-ospedaliero e un nuovo polo universitario. Il tutto inserito in un parco urbano e spazi verdi per 450.000 m2. La rigenerazione è questo: prendere un pezzo della nostra storia, come questa area ex industriale dove è passata una parte dello produttivo del Novecento, e renderlo vincente per la società di oggi. Altrimenti non ha più senso. Oggi c’è una cesura: il buco che vedi su Google Maps tra Milano e Monza. Un vuoto inadeguato al presente su cui abbiamo deciso d’intervenire investendo risorse non solo economiche, ma concettuali, che rispettano le regole del e dell’ecologia, con una particolare attenzione all’inclusione e all’aspetto umano, sostituendo idee e servizi al posto delle presse meccaniche ed entusiasmo al posto della fatica. Solo per bonificare le aree nell’ambito dell’intero progetto, che consta di 1.500.000 m , saranno spesi circa 600 milioni di euro, ma soprattutto un’intensità di visione che mai era stata impegnata a 17 minuti di metro dalla Madonnina. Il risultato sarà un progetto che veramente cambierà i connotati della seconda area più ricca d’Europa dopo la Westfalia: la Lombardia. Un’area di tre milioni di persone con un reddito quasi quattro volte superiore alla media dell’Italia”. Alla fine di questo caffè in via Broletto, che Abbadessa non prende, il senso del suo discorso è piuttosto chiaro. La sfida della complessità, per dirla con un bel libro del filosofo Mauro Ceruti. Il vero oggi è la testa, l’intelligenza e la capacità d’intercettare i segnali deboli proponendo interpretazioni forti per una società mai così interdipendente. “Lo dico sempre ai miei. Siamo concreti e umili. Non abbiamo la nuova formula della Coca-Cola o di Apple. In un mondo di servizi, possiamo solo offrire la nostra visione e le nostre idee. Puntiamo su questo, in un contesto come l’Italia che ha molti più vincoli di altre parti del mondo per la sua storia, che però sono anche il suo valore e la sua attrattiva internazionale”.

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