Time Space Existence
Progettisti, ricercatori e artisti da 51 Paesi propongono soluzioni e provocazioni legate ai grandi temi dell’oggi. Su tutti, climate change, resilienza e inclusività
Stimolare nuovi dialoghi interdisciplinari per disegnare un rapporto diverso con lo spazio, inclusivo, partecipato, capace di dare respiro all’esistenza, in risposta alle grandi sfide del nostro tempo. La scommessa lanciata nel 2012 dallo European Cultural Centre (ECC), con la prima edizione della mostra “Time Space Existence”, allora evento collaterale della Biennale Architettura di Venezia, oggi rassegna indipendente e parallela, si afferma sempre di più quale piattaforma autorevole di scambio e di confronto sui temi dell’abitare e del costruire, dando voce a sguardi inediti sui paradigmi di uno sviluppo economico, sociale e ambientale che percorra vie sostenibili al futuro. In linea con la missione culturale del suo ente promotore, l’organizzazione internazionale non profit, olandese di nascita ma tricolore d’adozione, nella città di Venezia ha trovato il suo primo e principale fulcro operativo, organizzando ad anni alterni le mostre biennali d’arte contemporanea “Personal Structures” e di architettura “Time Space Existence”. Esposizioni diffuse, a ingresso libero, frequentate ogni anno da oltre 600mila visitatori nelle tre sedi di Palazzo Mora, Palazzo Bembo e Giardini della Marinaressa. Luoghi riaperti al pubblico da ECC che ne ha finanziato il restauro, restituendo tre capisaldi del patrimonio locale alla comunità e alla vita culturale lagunare.
“Time Space Existence”, in particolare, giunta alla quinta edizione in concomitanza con la 17. Biennale di Architettura, è in corso fino al 21 novembre prossimo e presenta nelle tre sedi i lavori di 212 fra architetti, ingegneri ma anche fotografi, scultori, designer da 51 Paesi. Tutti in sinergia con accademici e università, enti pubblici e privati, istituzioni e professionisti della filiera creativa, a vario titolo coinvolti nel ripensare il futuro investigando i concetti di tempo e spazio in relazione alla qualità di vita e agli stili dell’abitare. «È importante per noi ampliare il punto di osservazione dalla sola lente dell’architettura a quella dell’arte, in un dialogo fecondo fra le due dimensioni, per dare respiro alla visione, con suggestioni e contaminazioni reciproche che possano trovare una sintesi e un linguaggio comune nella ricerca di soluzioni condivise», spiega Rachele De Stefano, Head of Architecture di ECC Italy. «In ottica della pluralità e in virtù del rapporto con la Biennale di Venezia, cerchiamo di dare voce anche a Paesi che, pur rientrando nel programma ufficiale della manifestazione, non trovano spazio nel perimetro delle sue sedi tradizionali. Come il Padiglione nazionale del Pakistan, che ospitiamo nelle nostre sale con l’esposizione “Mapping Festivities”. Nell’ambito di una lunga collaborazione con la Fondazione Mies van der Rohe, inoltre, siamo partner del programma Young Talent Architecture Award, YTAA, ospitando a Palazzo Mora l’omonima mostra e la cerimonia di premiazione».
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