Discover millions of ebooks, audiobooks, and so much more with a free trial

Only $11.99/month after trial. Cancel anytime.

Ogni Passo: (Every Step)
Ogni Passo: (Every Step)
Ogni Passo: (Every Step)
Ebook394 pages

Ogni Passo: (Every Step)

Rating: 0 out of 5 stars

()

Read preview

About this ebook

Una poliziotta fastidiosamente irresistibile e una sfida che potrebbe rovinarle la vita... L' amore è una complicazione che Kat vuole evitare ad ogni costo.Katerina Hellman, poliziotta dalla battuta pronta, ha bisogno di un nuovo inizio. Lasciandosi alle spalle un matrimonio fallito, abbandona la città e va a dormire dalla sorella nella cittadina di Graywood. Quando il capo della polizia locale le offre un posto temporaneo d' istruttrice di armi da fuoco, lei lo accetta al volo. Che importa se si tratta di un “ club per soli uomini” ? Ha chiuso con gli uomini, non ha bisogno delle loro aspettative irrealistiche e nemmeno Roman pu cambiare le cose.Roman Farkos vive per il suo lavoro, per servire e per proteggere... finché Kat non si presenta con la sua superiorità . Il giovane non pu fare a meno di premere i bottoni di Kat che vuole essere considerata uno dei ragazzi, il che andrebbe bene se non suscitasse il desiderio di fare di più che proteggerla e servirla. Kat pu essere ancora provata dalla recente separazione ma Roman vuole convincerla che l' amore, preferibilmente con lui, vale la pena di essere rischiato.Quando Roman sfida Kat a una gara d' ingegno e di abilità della durata di sei settimane, il gioco è fatto. Mentre lavorano e giocano fianco a fianco, la resistenza di lei svanisce e si accende una passione inaspettata. Ma quando il pericolo della grande città colpisce e i segreti vengono rivelati, Roman affronta la sfida più grande di tutte: convincere Kat che vale la pena combattere per il vero amore.
LanguageEnglish
Release dateOct 11, 2022
ISBN9781802501278
Ogni Passo: (Every Step)
Author

C.J. Burright

C.J Burright is a native Oregonian and refuses to leave. A member of Romance Writers of America and the Fantasy, Futuristic & Paranormal special interest chapter, while she has worked for years in a law office, she chooses to avoid writing legal thrillers (for now) and instead invades the world of paranormal romance, fantasy, and contemporary romance. C.J. also has her 4th Dan Black Belt in Tae Kwon Do and believes a story isn’t complete without at least one fight scene. Her meager spare time is spent working out, refueling with mochas, gardening, gorging on Assassin’s Creed, and rooting on the Seattle Mariners…always with music. She shares life with her husband, daughter, and a devoted cat herd.

Read more from C.J. Burright

Related to Ogni Passo

Titles in the series (5)

View More

Romance For You

View More

Reviews for Ogni Passo

Rating: 0 out of 5 stars
0 ratings

0 ratings0 reviews

What did you think?

Tap to rate

Review must be at least 10 words

    Book preview

    Ogni Passo - C.J. Burright

    Totally Bound Publishing libri di C.J. Burright

    Una storia di musica, amore e altre sofferenze

    Ogni bacio

    Ogni minuto

    Ogni respiro

    Musica, amore

    ed

    altre sofferenze

    OGNI PASSO

    C.J. BURRIGHT

    Ogni passo

    ISBN # 978-1-80250-127-8

    ©Copyright C.J. Burright 2020

    Copertina di Erin Dameron-Hill ©Copyright maggio 2020

    Tradotto da Cecilia Metta 2022

    Testo interno di Claire Siemaszkiewicz

    Edizioni Totally Bound

    Questa è un’opera di fantasia. Tutti i personaggi, i luoghi e gli eventi sono frutto dell’immaginazione dell’autore e non devono essere confusi con la realtà. Qualsiasi somiglianza con persone, in vita o morte, eventi o luoghi è puramente casuale.

    Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta in qualsiasi forma materiale, sia a mezzo stampa, fotocopia, scansione o altro, senza il permesso scritto dell’editore, Totally Bound Publishing.

    Le richieste devono essere indirizzate in prima istanza, per iscritto, a Totally Bound Publishing. Atti non autorizzati o limitati relativi a questa pubblicazione possono comportare procedimenti civili e/o penali.

    L’autore e l’illustratore hanno rivendicato i rispettivi diritti ai sensi del Copyright Designs and Patents Acts 1988 (e successive modifiche) di essere identificati come l’autore di questo libro e l’illustratore delle opere.

    Pubblicato nel 2022 da Totally Bound Publishing, Regno Unito.

    Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, scannerizzata o distribuita in qualsiasi forma stampata o elettronica senza autorizzazione. Si prega di non partecipare né di incoraggiare la pirateria di materiali protetti da copyright in violazione dei diritti degli autori. Acquistare solo copie autorizzate.

    Totally Bound Publishing è un imprint di Totally Entwined Group Limited.

    Se avete acquistato questo libro senza copertina, sappiate che si tratta di una proprietà rubata. È stato segnalato all’editore come invenduto e distrutto e né l’autore né l’editore hanno ricevuto alcun pagamento per questo libro spogliato.

    Quarto libro della serie Musica, amore e altre sofferenze.

    Una poliziotta fastidiosamente irresistibile e una sfida che potrebbe rovinarle la vita... L’amore è una complicazione che Kat vuole evitare ad ogni costo.

    Katerina Hellman, poliziotta dalla battuta pronta, ha bisogno di un nuovo inizio. Lasciandosi alle spalle un matrimonio fallito, abbandona la città e va a dormire dalla sorella nella cittadina di Graywood. Quando il capo della polizia locale le offre un posto temporaneo d’istruttrice di armi da fuoco, lei lo accetta al volo. Che importa se si tratta di un club per soli uomini? Ha chiuso con gli uomini, non ha bisogno delle loro aspettative irrealistiche e nemmeno Roman può cambiare le cose.

    Roman Farkos vive per il suo lavoro, per servire e per proteggere... finché Kat non si presenta con la sua superiorità. Il giovane non può fare a meno di premere i bottoni di Kat che vuole essere considerata uno dei ragazzi, il che andrebbe bene se non suscitasse il desiderio di fare di più che proteggerla e servirla. Kat può essere ancora provata dalla recente separazione ma Roman vuole convincerla che l’amore, preferibilmente con lui, vale la pena di essere rischiato.

    Quando Roman sfida Kat a una gara d’ingegno e di abilità della durata di sei settimane, il gioco è fatto. Mentre lavorano e giocano fianco a fianco, la resistenza di lei svanisce e si accende una passione inaspettata. Ma quando il pericolo della grande città colpisce e i segreti vengono rivelati, Roman affronta la sfida più grande di tutte: convincere Kat che vale la pena combattere per il vero amore.

    Dedica

    A Brittany, per la sua fiducia incrollabile nei miei confronti e per non essersi mai arresa.

    Riconoscimenti del marchio

    L’autore riconosce lo status di marchio di fabbrica e i proprietari dei seguenti marchi citati in quest’opera di narrativa:

    Colt Python: New Colt Holding Corp.

    Desert Eagle: Saeilo Enterprises Inc.

    Beretta: Fabbrica d’Armi Pietro Beretta

    Glock: Glock Gesellschaft MBH Limited Liability Joint Stock Company

    Converse: Converse Inc.

    Barbie: Mattel Inc.

    Batman and Robin: DC Comics General Partnership

    Star Wars: LucasFilm Entertainment Company, The Walt Disney Company

    Full Meal Deal: Texas Dairy Queen Council Corporation

    Polo: PRL USA Holdings Inc.

    TASER: Taser International Inc.

    Grease: Paramount Pictures

    Donkey Kong: Nintendo of America Inc.

    AVATAR: US Department of Homeland Security

    Xena: Warrior Princess: NBCUniversal Television Distribution

    AR-15: Colt’s Manufacturing IP Holding Company LLC

    Miss USA: IMG Universe LLC

    Big Sisters: The Big Brothers Big Sisters of America

    Mario Kart: Nintendo of America Inc.

    Kryptonite: DC Comics Partnership New York

    The Hobbit: J.R.R. Tolkien

    Iron Maiden: Iron Maiden Holdings Limited

    Can’t Help Falling in Love: Hugo Peretti, Luigi Creatore, George David Weiss

    You Made Me Love You: James V. Monaco, Joseph McCarthy

    Band-Aid: Johnson & Johnson Corporation

    Hopelessly Devoted to You: John Farrar

    Capitolo uno

    Kat aveva firmato i documenti del divorzio prima dell’alba. Aveva appallottolato la busta in cui erano arrivati e l’aveva gettata sul pianale del suo SUV prima di scendere. Aveva lasciato che Vic, alias faccia di cane da strapazzo - e non un bel cagnolino come un beagle o un husky, ma più un messicano senza pelo - avesse tutto ciò che aveva chiesto, compresa la casa, il conto in banca, la sosia ventenne di Taylor Swift e i suoi stivali alti fino alle cosce. Trascinare i panni sporchi di qualcun altro non era il suo modus operandi.

    Un’ora di buchi su bersagli innocenti batteva la riflessione sul suo misero passato e le armi erano preferibili al matrimonio. La sua Colt Python non l’aveva mai tradita.

    Scavalcò la traversina ferroviaria che fungeva da marciapiede e, con più forza del necessario, aprì la porta che conduceva all’ufficio del poligono. Un campanello annunciò allegramente il suo ingresso nel vuoto. Al diavolo Vic. Al diavolo i suoi fedeli aiutanti, che lei pensava fossero anche suoi amici. Al diavolo il congedo richiesto dal distintivo e dalla pistola. Non aveva bisogno di tempo extra per riflettere su un errore che non si sarebbe mai più ripetuto. Dopo una vita trascorsa a subire critiche velate, era pienamente consapevole di ogni suo singolo difetto e sapeva esattamente come affrontarlo. Per dimostrarlo non aveva bisogno di tempo libero.

    La valigetta che teneva in mano le urtava la coscia, ricordandole che non aveva abbandonato tutte le armi. La sua collezione di armi da fuoco era l’unico oggetto personale che Vic non aveva osato toccare o richiedere durante la separazione. Durante la sua assenza obbligatoria, aveva accettato un lavoro temporaneo come istruttrice di armi da fuoco per le autorità locali di Graywood, una minuscola cittadina con una forza di polizia ancora più minuscola. Un periodo temporaneo in un paesino sperduto avrebbe dovuto essere la dimostrazione che era in grado di gestire qualsiasi cosa.

    Il piccolo poligono all’aperto non aveva nulla a che vedere con il lusso al chiuso cui era abituata a casa e le piaceva di più proprio per la sua semplicità. Un cancello automatico codificato consentiva ai membri di entrare nella tenuta rurale, a chilometri di distanza dalla città e dai cittadini, offrendo privacy e sicurezza. Oltre l’ufficio di una sola stanza, al momento non occupato, una strada di ghiaia conduceva alla dozzina di capannoni per il tiro a segno. L’ambiente era semplice, rustico e minimalista.

    Ma minimalista per lei voleva dire fenomenale. Aveva assolutamente chiuso con le pretese della grande città e con tutti i retroscena che ne derivavano, che si scoprivano solo dopo che era troppo tardi per evitare di essere snaturati.

    Kat abbassò la custodia della pistola sul pavimento e afferrò la penna accanto al foglio di accesso. Scarabocchiò il suo nome e il suo numero di matricola, pronta a usare per la prima volta i nuovi vantaggi del club, che da tempo le servivano per sfogarsi un po’. Era un peccato che avesse già distrutto i bersagli che sua sorella Gia aveva creato apposta per lei: tutte foto ingrandite del volto di Vic. Gia era la sorella migliore del mondo.

    Il suono di un altro membro che entrava nell’ufficio risuonò mentre lei gettava via la penna. Afferrò la valigetta, si diresse verso la porta e si fermò.

    Figlio di un idiota. L’uomo che bloccava l’uscita purtroppo le era familiare. Roman Farkos. Entrambe le volte che lo aveva incrociato erano successe cose brutte: prima un litigio con sua sorella, poi le conseguenze di una sparatoria durante la quale Gia era rimasta vittima. Il fatto che fosse amico del losco fidanzato di Gia diceva tutto.

    Roman aveva la tendenza a farle saltare i nervi semplicemente respirando. Il modo in cui la guardava... Era come se i suoi occhi potessero vederle direttamente nell’anima e pizzicare ogni corda che le faceva venire voglia di scattare e ringhiare. Nessuno aveva bisogno di vedere le sue profondità.

    «Buongiorno, Katerina!» Roman si portò al braccio la fondina con la Desert Eagle. Era vestito completamente di nero.

    Non c’è da sorprendersi: gente losca, colori loschi.

    «Bella giornata per sparare a qualcosa, vero?»

    «È una domanda retorica?» Kat strinse gli occhi. «Ogni giorno è un buon giorno per sparare a qualcosa»

    «Pensa un po’. Siamo d’accordo su qualcosa.» Roman appoggiò una spalla allo stipite della porta, non andando chiaramente da nessuna parte finché non fosse stato pronto.

    «Era una bella giornata qualche secondo fa, prima che tu arrivassi... e non lasciare che il nostro accordo minimo t’inganni pensando che mi stia rammollendo.» Kat si scostò la lunga coda di cavallo dietro le spalle e tirò su con il naso. «L’unica cosa che mi piace di te è la tua pistola.»

    L’uomo aggrottò un sopracciglio nero e i suoi occhi brillarono come quelli di un corvo quando scorge un gioiello luccicante nell’erba. Non c’era bisogno di molta immaginazione per capire dove la sua mente fosse finita: dritta nei bassifondi.

    Tipico dell’uomo.

    «Mi riferisco alla Desert Eagle che hai nella fondina, stronzo, non alla tua piccola pistola.» Gli fece un cenno all’inguine.

    «Come osi trattarmi come un oggetto?» disse Roman. «Sono profondamente offeso!»

    «Ed io sono profondamente irritata. Spostati. Devo sparare finché non avrò finito le munizioni.»

    «Già una brutta giornata?» Se fosse stato un tipo sorridente, sospettava che ne avrebbe sfoggiato uno. Da quello che aveva visto di Roman fino a quel momento, controllava rigorosamente le sue espressioni, come se provasse un brivido personale nel far indovinare le sue emozioni. «È appena l’alba.»

    «Affermativo. È iniziata male ed è andata peggiorando.» Lo fissò per evitare che lui potesse fraintendere il fatto che il peggio si riferisse a lui che la stesse infastidendo.

    «Che cosa hai portato?» Roman fece un cenno con il mento alla lunga valigetta che lei teneva in mano.

    «Oh, questo e quello.» La sua Beretta preferita, perché sparava sempre bene e rallegrava il suo umore. Poi c’era la sua Colt Python. Ogni ragazza ha bisogno di un’iniezione di energia di tanto in tanto e non c’è niente di meglio dell’odore della polvere da sparo e del calcio nelle mani quando i proiettili trafiggono il bersaglio fino a quando non rimane solo un buco.

    Era la visione perfetta della sua vita.

    Kat serrò la mascella. Non c’era niente che un duro giro di tiro perfetto non potesse curare e quel giorno aveva bisogno di un po’ di sollievo. Se doveva essere onesta con se stessa, il suo matrimonio si stava sgretolando già prima dell’arrivo della signorina coscia lunga. Kat semplicemente non se n’era accorta finché non era stato troppo tardi e questo le sembrava un fallimento personale.

    Il fallimento era la cosa peggiore.

    Ma non accorgersi dello stato del suo matrimonio era stato anche un segno evidente che forse non era stato poi così straordinario. Prima di andarsene, Vic si era assicurato che lei sapesse al di là di ogni dubbio che era lei l’ingrediente principale di quella non meraviglia.

    Come mi è venuto in mente di sposarmi alla stupida età di diciotto anni? Dieci anni buttati via... e poi via, ci vediamo, non vorrei essere nei tuoi panni.

    «Hai portato la tua Python. Non c’è bisogno di negarlo,» mormorò Roman, con la sua voce roca che la riportò al problema in questione: lui. Lui era un problema marginalmente più appetibile del suo precedente matrimonio. Il luccichio nei suoi occhi crebbe e lui si raddrizzò dalla sua posizione sexy. «Posso?»

    «Assolutamente no.» Kat scosse la testa. La magrezza del giovane era irritante, non sexy. «Voi bifolchi di Graywood non avete un po’ di educazione? Chiedere di maneggiare la pistola di una ragazza è come chiedere di accarezzarle le tette!»

    Roman fu abbastanza furbo da non guardarle nemmeno il petto, ma la piccola torsione della sua bocca le disse abbastanza.

    Trattenendo lo sguardo dell’uomo, Kat si avvicinò, aggiungendo un’oscillazione maliziosa ai fianchi. Gli si fermò accanto, gli si avvicinò all’orecchio e disse con voce affannosa: «Anche questo è un no.»

    «È un peccato.» Roman girò leggermente la testa, la bocca troppo vicina a quella di lei per essere confortante ma Kat si rifiutò di cedere ulteriore terreno. Aveva già dato abbastanza alla causa maschile per il momento. «Ti lascerò gestire la mia ogni volta che me lo chiederai e, come bonus, non ti farò sentire in imbarazzo per questo.»

    «Tienilo nei pantaloni, Farkos.» Kat non aveva notato prima che Roman era una manciata di centimetri più alto del suo metro e novanta, ed essere così vicina a lui rendeva impossibile non notare la sua altezza. Doveva sollevare il mento per fissarlo negli occhi e, se lui non avesse abbassato i suoi, sarebbe stata sfortunata.

    Era quasi rincuorante. Vic si era lamentato nelle rare occasioni in cui lei aveva indossato i tacchi. A quanto pareva, essere più basso di sua moglie aveva minacciato il suo ego.

    E Roman Farkos non era a disagio.

    «Mi riferivo alla mia piccola Eagle, naturalmente.» Roman accarezzò l’impugnatura della pistola nella fondina a tracolla. «I percorsi discutibili della tua mente disturbano la mia delicata sensibilità.»

    «Ti piacerebbe.» Katerina sbuffò e gli passò accanto, sentendo un lieve sentore di spezie. Cannella? Chiodi di garofano?

    Non importa.

    «Che ne dici di una scommessa, Hellman?»

    Kat si fermò, tenendo la mano sulla porta. Tecnicamente, il suo cognome non sarebbe cambiato in Hellman fino alla firma del giudice, ma lei non aveva voglia di correggerlo o di dare spiegazioni. Inoltre, Hellman era più facile da pronunciare di Hellman-Patterson e sicuramente richiedeva meno tempo per essere scritto. «Scusa?»

    «Una scommessa.» Roman dondolò sui tacchi e, con la sua maglietta nera, i jeans e gli anfibi scrostati, assomigliava a un agente segreto fuori servizio ma pronto a entrare in azione al primo accenno di problemi. «Scommettiamo che io colpisco il bersaglio con il mio uccello più di quanto non faccia tu con il tuo serpente.»

    Kat stava per ridere. Fin dalla tenera età di cinque anni, aveva sparato con il padre e i fratelli maggiori. Le

    pareti della sua stanza a casa erano tappezzate di nastri, premi e trofei di tiro a segno. Nei giorni liberi dal suo lavoro di pubblico ufficiale - proteggere, servire e tutto quello che c’era in mezzo - insegnava armi da fuoco all’accademia di polizia. Era stata mandata alla migliore scuola per cecchini del paese a spese della città ed era tornata con il massimo dei voti e il soprannome di Oakley, come Annie Oakley.

    Probabilmente anche Vic lo aveva trovato emulativo.

    «E dopo che avrai perso,» continuò l’uomo, «ti permetterò di offrirmi un caffè.»

    Kat smise di ridere e lo fissò, aggiungendo un tocco di minaccia. Credeva forse di poterla battere perché era una donna? Per quanto fosse allettante dimostrare quanto le capacità di tiro di Roman fossero tristemente incomparabili con le sue, il poligono era il suo luogo sacro. Aveva bisogno di tempo da sola per bruciare le ultime tracce della sua relazione fallita, un decennio sprecato.

    E per ricordare a se stessa che l’ex marito, i documenti legali e l’opinione di un agente fastidioso di una piccola città non avevano alcun impatto sulla sua identità.

    «Ho già assunto la mia dose di caffeina stamattina e non spreco mai la mia scorta personale di proiettili per gli idioti, ma se ti aggiri in ufficio abbastanza a lungo, sono sicura che si farà vivo qualcuno più vicino al tuo livello.» Gli rivolse una rapida occhiata, ignorando le lunghe linee delle sue gambe e il modo in cui riempiva la sua maglietta a maniche corte. «Suggerirei di tornare la prossima settimana per il giorno dell’allenamento dei novizi.»

    Negli occhi dell’uomo brillò una risata, un’insolita disparità rispetto alla sua espressione sobria. «Capisco che tu sia intimidita da tutta questa magnificenza mozzafiato.» Gesticolò. «Sono noto per far distrarre una donna, ma in tutta onestà, di solito sono i miei passi di danza a fare il trucco più che il mio fascino mozzafiato e il mio aspetto splendido.»

    «Ti credo sulla parola.» Kat aprì la porta con uno strattone ed entrò l’aria fresca del mattino, non ancora arsa dal caldo di fine luglio.

    «Ci vediamo lunedì,» le disse lui.

    Kat lasciò che la porta si chiudesse tra loro, smorzando l’accenno di umorismo nel tono di lui. Roman poteva pensare quello che voleva. Lunedì sarebbe stato il suo primo giorno come istruttrice temporanea di armi da fuoco del Dipartimento della Polizia di Graywood. Dopo aver ottenuto l’approvazione dei vertici del dipartimento, il capo della polizia Clifton le aveva offerto il lavoro. Dato che aveva altre sei settimane di ferie e che Gia le aveva gentilmente offerto il suo divano per tutto il tempo che voleva, aveva accettato.

    Aveva bisogno di fare qualcosa per tenersi occupata. Poteva guardare solo un numero limitato di film in prima visione commiserandosi senza ammorbidirsi e, dato che con il divorzio il suo conto in banca era sceso a pochi centesimi, non poteva più tenere in piedi da sola l’azienda locale di patatine.

    Mentre la ghiaia scricchiolava sotto i suoi stivali lungo la strada che portava al poligono più vicino e l’aria profumata di polvere di campagna del campo vicino la avvolgeva, si concesse un piccolo sorriso. Lunedì sarebbe tornata nel suo elemento. Avrebbe mostrato ai poliziotti di Graywood tutto ciò che una ragazza con la pistola poteva fare e avrebbe ribadito che non aveva bisogno di tempo, di riflessione o di altro per dare il massimo sul lavoro, al poligono o per le strade.

    E Roman Farkos poteva andare a farsi fottere.

    * * * *

    Roman aspettò che la porta si chiudesse alle spalle di Katerina prima di firmare. Scrisse ordinatamente il suo nome sul registro del poligono e posò la penna, indugiando nell’ufficio il tempo necessario perché Kat scegliesse la sua area di tiro e si sistemasse. Non aveva intenzione di essere accusato di stalking.

    Non avrebbe avuto problemi a far fuori qualsiasi sciocco fosse abbastanza stupido da perseguitarla.

    Appoggiato al muro, sorseggiò il suo caffè alla nocciola e guardò il campo di fieno dorato fuori dalla finestra. Forse c’era qualcosa di sbagliato in lui che si era goduto gli ultimi minuti lasciando che Katerina Hellman lo denigrasse. Forse era semplicemente il bisogno di distrarla dalle ombre persistenti che trasformavano la bellezza in una bestia. Da quando era arrivata a Graywood, l’umore della giovane era stato pessimo tutte le volte in cui l’aveva incontrata e, invece di ispirare a Roman l’istinto di sopravvivenza di starle alla larga, i ringhi di lei avevano acceso un’inaspettata scintilla di sfida - la sua debolezza. Non era mai riuscito a resistere al guadagno potenziale di una gara o di una scommessa vinta duramente.

    E sospettava che per conquistare Katerina Hellman sarebbero valsi i segni degli artigli e i lividi. Voleva scavare nella sua oscurità e scoprire chi fosse veramente: non solo la sorella maggiore protettiva di Gia, la poliziotta insensibile o la ragazza di copertura del tiratore scelto, ma la donna invischiata in tutto questo.

    La comparsa inaspettata di Katerina a Graywood era stata una fetta di serendipità personale sotto diversi aspetti. Inizialmente il capo aveva voluto che fosse lui l’istruttore di armi da fuoco, una responsabilità aggiuntiva che avrebbe avuto un impatto significativo sul suo impegno extrascolastico nel club del doposcuola in crisi. Era bastato un vago accenno ai risultati di Katerina e al suo attuale congedo per mettere in moto gli ingranaggi.

    Soprattutto, l’arrivo di Kat aveva risvegliato in lui una fucina di vita, così feroce da fargli dimenticare di respirare. Il momento in cui l’aveva vista per la prima volta era rimasto un ritratto indelebile nella sua memoria: una bellezza naturale che si era separata dallo sfarzo e dal glamour di una festa in maschera di beneficenza, indossando Converse, jeans attillati che si modellavano sulle sue lunghe gambe e un baby doll con le spalline che gli aveva fatto stringere le budella. Non aveva mai smesso di pensare a lei. Non aveva smesso di chiedersi quando avesse sorriso per l’ultima volta.

    Voleva vederla sorridere, anzi, voleva esserne la causa. Il passo seguente sarebbe stata una risata, non una di quelle che un cattivo usa per incutere paura alle vittime, ma una di gioia. Doveva sapere se la scintilla che Katerina aveva risvegliato si sarebbe trasformata in qualcosa di più, qualcosa d’importante e che avrebbe cambiato la sua vita. Perdere o vincere, sarebbe stato un fallimento se non ci avesse provato.

    Sfida personale accettata.

    Roman si raddrizzò dal muro, aggiustò la fondina e si diresse verso la porta. Avrebbe fatto meglio a intensificare le sue abilità di autodifesa e di tiro. Sopravvivere a Katerina senza perdere un occhio o una particolare appendice virile sarebbe potuto dipendere da ciò.

    Capitolo due

    Supervisionare solo due tiratori alla volta era un’esperienza nuova per Kat. Respirò l’aria fresca della campagna impregnata di un sentore metallico di polvere da sparo e sfruttò al meglio il piccolo poligono di tiro che il dipartimento le aveva riservato. Solitamente prendeva una dozzina o più di agenti alla volta per qualificarli come capaci ed efficienti con le loro armi. Il corpo di polizia di Graywood non aveva abbastanza agenti da sottrarre ai compiti quotidiani per un gruppo numeroso e solo due era quasi troppo facile, troppo personale, soprattutto perché uno di loro era Roman.

    «Sto impugnando correttamente l’arma, signorina Hellman?» Il tono di Roman era serio e qualsiasi osservatore avrebbe creduto che fosse sincero, non condiscendente. Era stato così per tutta l’ora, chiedendole consigli, pretendendo che lo supervisionasse, anche se ovviamente sapeva esattamente cosa stava facendo, sia con che senza l’arma di ordinanza in mano.

    Se fosse stata da un’altra parte, gli avrebbe dato una bella lezione. Quello era uno dei problemi dell’essere assunta dal dipartimento di polizia: doveva comportarsi bene, stare attenta alle parole e agire di conseguenza, invece di dargli una botta in testa.

    Kat gli si mise accanto e lo studiò attentamente mentre Boyd, l’altro agente, aspettava il suo turno. Avrebbe voluto trovare anche solo una piccola critica ma Roman teneva la pistola con un perfetto push-pull, spingendo con la mano forte e tirando indietro la mano d’appoggio per creare una base solida. La sua posizione era impeccabile, le sue mani grandi erano chiaramente esperte nel tenere un’arma. Lo sguardo era fisso sul bersaglio in fondo al campo, incrollabile. Una brezza leggera gli scompigliava i capelli corti color ebano e portava con sé una traccia di spezie, sicuramente erba cipollina. Forse cannella. Potrebbe essere noce moscata. Aveva l’odore delle vacanze migliori.

    Non importa.

    «Suppongo che vada bene,» disse Kat, infine.

    «La sua approvazione mi scalda il cuore,» rispose lui, senza giri di parole.

    «Come è giusto che sia, visto che sono io a decidere se qualificarvi o meno. C’è sempre la possibilità di un FTQ, Farkos.» FTQ - mancata qualificazione, una vergogna per qualsiasi poliziotto rispettabile. Roman non doveva preoccuparsi di fallire, ma metterlo a suo agio non era il lavoro di Kat.

    Lo sguardo dell’uomo passò per un istante dal bersaglio a lei, nera e scintillante dietro gli occhiali di protezione. «Ci metterò tutto il tempo di cui hai bisogno.»

    Kat ignorò il modo in cui la voce di lui si abbassò di un’ottava, la suggestione di fondo nelle sue parole. Se stava cercando di distrarla, sarebbe rimasto deluso.

    Boyd incrociò le braccia, con un’espressione acida, e appoggiò il fianco al bancone che fungeva da barriera tra l’area del bersaglio e la zona di tiro coperta. Quando si trattava di FTQ, doveva preoccuparsi. «Per quanto sia divertente rivedere il protocollo di sicurezza e fingere di essere in soggezione nel vederti dimostrare come s’impugnano le armi, come se non lo sapessimo, possiamo andare avanti? Ho dei compiti veri e propri che mi aspettano.»

    Roman si rilassò e abbassò la pistola, come se fosse d’accordo.

    «La tua tolleranza è apprezzata.» Aggiungendo un po’ di ghiaccio al suo tono, Kate sostenne lo sguardo di Boyd. «Ora come ora, questo è il tuo dovere ed è mio compito assicurarmi che se ti viene richiesto di usare l’arma, tu sappia come farlo correttamente. L’unico modo per farlo correttamente sotto il fuoco è esercitarsi finché non diventa naturale come respirare.» Sollevò l’ultimo bersaglio di Boyd e puntò il dito al centro della carta, dove non c’erano fori di proiettile. «Non ci sei ancora.»

    «Forse sono le istruzioni.» La dolcezza saccarina del sorriso di Boyd fece scattare un filo teso dentro di lei. «La mia ultima qualifica è andata bene.»

    Roman sollevò il proprio bersaglio e lo puntò su Boyd. Del bersaglio rimaneva solo un puntino rosso. «Non mi sembra di avere problemi con la guida della signorina Hellman.»

    Boyd continuò a fissare Kat, con i suoi occhi castani che brillavano come una sfida.

    Costringere le sue mani a rimanere rilassate invece di stringere i pugni richiese a Kat uno sforzo maggiore di quanto volesse. Aveva dovuto affrontare le stesse prove quando aveva iniziato a lavorare a casa, dimostrando di essere all’altezza dei ragazzi. Anche quando aveva iniziato a insegnare all’accademia, era stata spinta fino a quando la sua reputazione l’aveva preceduta. Era come essere la supplente di una scuola elementare dove nessuno degli studenti ascoltava perché pensavano di non doverlo fare, che lei non fosse degna di rispetto. E il novantanove per cento degli uomini aveva fatto pressioni.

    «Ricordi la scommessa al poligono dello scorso fine settimana, Farkos?» chiese Kat, continuando a sostenere lo sguardo di Boyd.

    «Python contro Eagle?» Una punta di eccitazione scivolò nel tono di Roman e l’attenzione di Boyd si spostò su di lui. «Chi vince offre il caffè?»

    Kat decise che ignorare Boyd fosse più produttivo che dimostrargli di non essere affatto intimidita da lui. Indicando con il mento le valigette di armi allineate in modo ordinato sul bancone, mantenne un’espressione impassibile. «Ti va di farlo adesso?».

    Roman fece una pausa, sollevò lo sguardo al cielo e disse grazie. «Per tutto questo tempo ho pensato che avessi portato la tua Python per gentilezza, per condividerla con noi.»

    Kat sbuffò.

    «O per farci ingelosire.»

    Kat scrollò le spalle. Forse.

    La bocca di Roman si storse, come se le avesse letto nel pensiero. «Per prepararti, preferisco un macchiato alla nocciola di Growlers and Grounds, ghiacciato con latte di mandorla.»

    «Le tue preferenze non fanno differenza in questo caso.» La giovane si voltò e si diresse verso la sua Python. «E solo un mostro rovinerebbe il caffè con la nocciola. Disgustoso.»

    «Non cambiare argomento.» Roman le scivolò accanto, dove era appoggiata la sua Desert Eagle, con la cartuccia estratta e vuota. La riempì rapidamente di proiettili, quasi con la stessa velocità con cui lei riempiva il suo revolver, con le sue dita lunghe e capaci di volare.

    Kat ignorò il calore che le serpeggiava nello stomaco e il pensiero che le balenò in mente, contemplando cos’altro Roman avrebbe potuto fare con le sue mani. Posto sbagliato, momento sbagliato, sicuramente uomo sbagliato.

    «Una Python a doppia azione?» Boyd emise un fischio basso. «Come hai fatto a mettere le mani su quella bellezza?».

    Tutto il calore svanì quando Kat passò accanto a Boyd e Roman. Pur apprezzando la riverenza, non le sfuggì il significato sotteso alle parole dell’agente. Non credeva che lei fosse degna di possedere un’arma del genere, tanto meno di usarla, il che lo rendeva immeritevole di sapere come se la fosse procurata.

    «Come l’abbia avuta non fa differenza,» rispose Roman. «Solo che ce l’ha. Smettila di fare domande stupide prima che la metta via di nuovo.»

    Kat nascose un piccolo sorriso, felice di essere di spalle, e riuscì a mantenere un tono gelido. «Hai bisogno di un po’ di riscaldamento prima?»

    «Mi sono riscaldato già da un po’.» Dal modo in cui Roman la guardava, non era del tutto sicura se si riferisse al tiro... o a qualcos’altro.

    Lo studiò per un attimo e quel calore tornò, aumentando a spirale. Non aveva nulla a che fare con l’uomo e tutto a che fare con l’arma familiare che aveva in mano, ovviamente. Le armi avevano un senso. Gli uomini no. «Vuoi iniziare per primo?»

    Gli occhi scuri di Roman ballarono.

    «Fai un giro veloce.» Boyd si appoggiò al bancone, con un’espressione di nuovo acida. «Sono già stato qui più del necessario e non ho nessuna voglia di rimanere bloccato qui mentre Roman fa le sue solite cose.»

    «Le sue solite cose?» Kat odiava doverlo chiedere. Non voleva saperlo, non le importava e non voleva che Roman pensasse che avesse una qualche curiosità nei suoi confronti, perché non era così.

    «Quando si tratta di una gara di tiro, Farkos diventa molto pignolo.»

    «È un’esagerazione,» spiegò Roman, con tono mite.

    Boyd abbaiò una risata e incrociò le braccia, accentuando la pancia sporgente sopra la stretta cintura di servizio. «Ero presente quando il capo ti ha sfidato l’anno scorso. Hai preteso di fare tutto: i bersagli mobili, il campo corto, il poligono di tiro. Finì solo perché finì la luce del giorno.»

    «Ti correggo. È finita perché ho vinto io.» Roman scrollò le spalle. «E c’era in palio un piatto di frutti di mare. Non scherzo mai quando c’è di mezzo il pesce, soprattutto se c’è di mezzo anche la torta.» Gli occhi gli brillarono. «Inoltre, il fatto che l’abbia pagata il capo l’ha resa ancora più deliziosa.»

    «Non preoccuparti.» Kat fece scattare il cilindro della sua Python. «Non staremo qui più di qualche minuto. Sbrigati, Farkos. Prendi la mira, spara

    Enjoying the preview?
    Page 1 of 1