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La Strega di Gray's Point: Lorestalker (Italiano), #3
La Strega di Gray's Point: Lorestalker (Italiano), #3
La Strega di Gray's Point: Lorestalker (Italiano), #3
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La Strega di Gray's Point: Lorestalker (Italiano), #3

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About this ebook

Si nasconde nelle ombre, attende nel deserto, pronta ad assalire chiunque entri nel suo dominio.

“Miriam Brooks deve essere uno dei miei personaggi preferiti. È un affascinante misto di scienziata, geek e supereroina senza pretese. È anche un vero spasso seguirla nelle sue indagini.” ~ Readers’ Favorite Book Reviews, Jack Magnus (5 Stars)

A Miriam Brooks, un solitario viaggio di studio in un ranch abbandonato nel deserto sembra il perfetto distacco dal mondo, un modo per scaricarsi e concentrarsi su sé stessa dopo una serie di incredibili incontri con mostri terrificanti.

Eppure il deserto non è privo di vita. Qualcosa è in agguato fuori dalla sua finestra, e muta forma per adattarsi alle sue misteriose necessità. Lei ha familiarità con le storie, ma la leggenda diventa realtà quando si ritrova faccia a faccia con una copia priva di anima di sé stessa.

Un altro giorno, un altro mostro… Ma, prima di poter agire, Miriam viene inaspettatamente affiancata dal padre che stava cercando di evitare, assieme a due sfacciati assistenti che non capiscono la minaccia che stanno affrontando. Lei è attrezzata per combattere il terrore mutaforma che si nasconde nell’oscurità, ma essere obbligata a confrontarsi infine con suo padre potrebbe benissimo ucciderla.

“Una storia affascinante con una forte trama che vi terrà incantati dall’inizio alla fine.” ~ Readers’ Favorite Book Reviews, Anne-Marie Reynolds (5 Stars)

LA EVOLVED PUBLISHING PRESENTA il terzo libro della premiata serie acclamata dalla critica “Lorestalker”, racconti horror incentrati su creature della leggenda e dell’oscura immaginazione. [DRM-Free]

LIBRI DI J.P. BARNETT:

La Bestia di Rose Valley (Lorestalker – Libro 1)
Il Kraken di Cape Madre (Lorestalker – Libro 2)
La Strega di Gray’s Point (Lorestalker – Libro 3)
L’infestazione di Hogg Run (Lorestalker – Libro 4)
Il Diavolo di Misty Lake (Lorestalker – Libro 5) [In uscita nel 2021]
L’Eredità di Rose Valley (Lorestalker – Libro 6) [In uscita nel 2022]

LanguageItaliano
Release dateOct 30, 2020
ISBN9781071573259
La Strega di Gray's Point: Lorestalker (Italiano), #3

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    La Strega di Gray's Point - J.P. Barnett

    Copyright

    www.EvolvedPub.com

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    ~~~

    (ENGLISH VERSION)

    THE WITCH OF GRAY’S POINT

    Lorestalker—Book 3

    Copyright © 2019 J.P. Barnett

    ~~~

    LA STREGA DI GRAY’S POINT

    Lorestalker—Libro 3

    Copyright © 2020 J.P. Barnett

    Traduzione Italiana di Carmelo Massimo Tidona

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    Editor: Mike Robinson

    Cover Artist: Richard Tran

    Interior Designer: Lane Diamond

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    NOTA DELL’EDITORE:

    Alla fine di questo romanzo di circa 71.831 parole, troverai una Speciale Anteprima di L’Infestazione di Hogg Run, il quarto romanzo di J.P. Barnett della serie Lorestalker. Te la diamo come un servizio extra GRATUITO e non dovresti in nessun modo considerarla parte del prezzo che hai pagato per questo libro. Speriamo che apprezzerai e ti godrai questa opportunità. Grazie.

    ~~~

    Note di licenza per l’eBook:

    Non è consentito utilizzare, riprodurre o trasmettere in qualunque modo nessuna porzione di questo libro senza un’autorizzazione scritta, fatta eccezione per brevi citazioni usate in articoli critici e recensioni, o in base alle leggi di libero utilizzo. Tutti i diritti sono riservati.

    Questo eBook è licenziato solo per uso personale; non può essere rivenduto o ceduto a terzi. In caso si voglia condividere questo libro con altre persone, si prega di acquistarne un’ulteriore copia per ogni destinatario. Se state leggendo questo libro senza averlo acquistato o senza che sia stato acquistato per il vostro uso personale, vi preghiamo di restituirlo al venditore e acquistarne una copia privata. Grazie per il rispetto del duro lavoro dell’autore.

    ~~~

    Disclaimer:

    Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi sono il prodotto dell’immaginazione dell’autore o sono usati in maniera fittizia.

    Libri di J.P. Barnett

    Serie LORESTALKER

    Libro 1: La Bestia di Rose Valley

    Libro 2: Il Kraken di Cape Madre

    Libro 3: La Strega di Gray’s Point

    Libro 4: L’Infestazione di Hogg Run

    Libro 5: Il Diavolo di Misty Lake (In arrivo nel 2021)

    Libro 6: Il Retaggio di Rose Valley (In arrivo nel 2022)

    ~~~

    JPBarnett.com

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    Cosa dicono dei libri di J.P. Barnett:

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    La Bestia di Rose Valley:

    La trama di Barnett è ingegnosa e irresistibile, e il suo libro è un vero piacere da leggere. Tutti i fan dell’horror, del thriller e del giallo apprezzeranno molto questa intrigante storia sull’ignoto. ~ Jack Magnus, Readers’ Favorite Book Reviews

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    La Bestia di Rose Valley:

    Se state cercando un divertente creature feature dal ritmo veloce ambientato in un piccolo paese, non potete davvero sbagliarvi. ~ Steve Stred, Kendall Reviews

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    Il Kraken di Cape Madre:

    È stata una lettura eccitante e, dato che non sono un fan delle inquietanti creature marine, è stato un vero romanzo horror per me. Romanzi come questo corroborano la mia esitazione a mettere piede in mare! Non si può mai sapere cosa si nasconda là fuori. ~ Kim Anisi, Readers’ Favorite Book Reviews

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    Il Kraken di Cape Madre:

    Barnett ha talento. Ha la capacità di portare un lettore ovunque e in ogni luogo e fargli provare ogni briciolo delle emozioni provate dai suoi personaggi. ~ Ash, Reviews of a Fear Street Zombie

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    La Strega di Gray’s Point:

    "Per gli amanti dei miti, del folclore e del macabro, Barnett è l’autore da seguire e, con questi tre libri già pubblicati, c’è materiale a sufficienza da leggere. La sua uscita più recente, La Strega di Gray’s Point, aggiunge un episodio eccellente alla serie nel suo insieme". ~ Alicia Smock, Roll Out Reviews

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    La Strega di Gray’s Point:

    "Un senso di realtà pervade ogni aspetto di questo racconto horror. La seconda cosa a colpirmi molto è stata il talento dell’autore nel creare un’aspettativa, della tensione, e colpi di scena inattesi nella trama. In La Strega di Gray’s Point niente è come sembra, inclusa il personaggio principale ed eroina, Miriam". ~ Lex Allen, Readers’ Favorite Book Reviews

    ~~~

    L’Infestazione di Hogg Run:

    "La trama di Barnett è sfuggente, imprevedibile e serpentina, e i suoi personaggi credibili. L’ambientazione trasuda implicazioni minacciose e fa scorrere questa storia di un cottage infestato. L’Infestazione di Hogg Run è caldamente raccomandato". ~ Jack Magnus, Readers’ Favorite Book Reviews

    ~~~

    L’Infestazione di Hogg Run:

    "... un lavoro eccellente di fiction horror e suspense... ho davvero amato i dialoghi e l’atmosfera da Texas Orientale ... raccomando decisamente L’Infestazione di Hogg Run ai fan dell’horror in cerca di un’esperienza del tutto immersiva che faccia venire i brividi lungo la schiena". ~ K.C. Finn, Readers’ Favorite Book Reviews

    ~~~

    L’Infestazione di Hogg Run:

    "I temi dell’amore e dei legami familiari, anche se rari nei racconti horror, predominano nella trama. Con mostri sia fantastici che reali, sequenze di inseguimenti ricche di suspense e una coraggiosa protagonista, L’Infestazione di Hogg Run è una vera gemma per gli amanti del genere horror". ~ Shrabastee Chakraborty, Readers’ Favorite Book Reviews

    CONTENUTO BONUS

    Siamo lieti di offrirti una Speciale Anteprima alla fine di questo libro, in cui potrai goderti il primo capitolo del libro di J.P. Barnett L’INFESTAZIONE DI HOGG RUN, il quarto della serie Lorestalker.

    ~~~

    ~~~

    PER RIMANERE AGGIORNATO SULLA SERIE LORESTALKER,

    RESTA SINTONIZZATO SUL NOSTRO SITO WEB:

    J.P. BARNETT alla Evolved Publishing

    Indice

    Copyright

    Libri di J.P. Barnett

    CONTENUTO BONUS

    Indice

    LA STREGA DI GRAY’S POINT

    Prologo

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Capitolo 19

    Capitolo 20

    Capitolo 21

    Capitolo 22

    Capitolo 23

    Capitolo 24

    Capitolo 25

    Capitolo 26

    Capitolo 27

    Capitolo 28

    Capitolo 29

    Capitolo 30

    Capitolo 31

    Capitolo 32

    Epilogo

    Speciale Anteprima: L’INFESTAZIONE DI HOGG RUN di J.P. Barnett

    Ringraziamenti

    L’Autore

    Altro da J.P. Barnett

    Altro dalla Evolved Publishing

    Prologo

    Gli altri sussurravano nel buio, ma Ana restava per lo più sulle sue, tenendosi il bambino stretto al petto e pregando che il viaggio sarebbe terminato presto. Una vecchia radio a batteria canticchiava i toni vibranti della country music americana dal fondo del furgone. Sentiva le canzoni, ma non riusciva a comprenderne le parole. Senza un orologio, poteva solo immaginare da quanto tempo fosse stata seduta lì a quel modo. Ore, di certo, ma ne aveva molte altre davanti a sé.

    Con la mano libera strinse più forte la tracolla della borraccia. L’acqua sarebbe stata cruciale per la sua sopravvivenza. Ognuno di loro ne aveva una, ma solo la sua vorticava dei viola e grigi di un motivo mimetico. Probabilmente aveva bevuto già troppo.

    Il bambino le si agitò tra le braccia. Per fortuna, come se percepisse lui stesso il pericolo, aveva a stento emesso un suono per tutto il viaggio. Ma comunque Ana sentiva i mormorii nel buio. Il resto dei profughi si riferivano a suo figlio come a un desafortunado, ma le aveva dato la forza di fuggire. Era tutto tranne che sfortunato.

    Il furgone sobbalzò passando dall’asfalto a del terreno sconnesso. I sussurri cessarono, ognuno in attesa, temendo quello che stava per succedere. Ana trattenne il respiro, cercando di sentire qualcosa fuori dalle sottili pareti di metallo che la circondavano, ma non riuscì a distinguere nulla a parte il tintinnio metallico della ghiaia che colpiva la parte inferiore del telaio.

    Ci furono lievi ansiti quando il furgone si fermò all’improvviso in uno stridio di pneumatici. Come Ana, tutti sapevano che non era possibile che fossero già giunti a destinazione.

    In pochi istanti, il doppio portellone si aprì. Un fascio di luce esplose nell’oscurità, accecandola. La luce esaminò i volti uno per uno. Il cuore di Ana si fermò quando ricadde su di lei.

    «Tú. Ven», disse l’uomo in ombra dalla parte opposta della torcia.

    Ana guardò quelli accanto a lei, cercando disperatamente di credere che avesse parlato con loro piuttosto, ma tutti gli sguardi erano su di lei. Quando non si mosse subito per uscire dal furgone, l’uomo l’afferrò per un braccio. Non con forza, ma abbastanza da farla muovere senza che opponesse resistenza.

    Protestò debolmente dicendo che di certo non erano ancora arrivati. All’uomo non parve importare. Quando i suoi piedi colpirono la ghiaia, l’uomo prese la sua borraccia e la lasciò cadere in terra accanto a lei. Dopo aver chiuso sbattendolo il portellone del furgone, indicò lungo la strada le deboli luci di una casa solitaria nel deserto.

    «Ve allí».

    «No», implorò lei. «Este no fue el acuerdo».

    «Lo sé», ammise lui, abbassando lo sguardo. «Lo siento».

    Con le sue poco sentite scuse, fece velocemente il giro del furgone, saltò al posto di guida e ripartì. Ana sbatté la mano libera contro il portellone e urlò prima che fosse fuori dalla sua portata. Il suo bambino, per la prima volta da quando avevano attraversato il confine, pianse.

    Mentre i fanalini di coda scomparivano nell’oscurità, Ana esaminò l’orizzonte, sperando di trovare una qualunque parvenza di civiltà al di là della casa in fondo al viale di ghiaia. Non trovò nulla. Solo le minacciose ombre di arbusti e cactus a stento visibili sotto la luce di una luna crescente. Si strinse più forte il bambino al petto, cercando di decidere se avrebbe dovuto camminare nell’oscurità o verso la casa.

    Vide qualcosa muoversi con la coda dell’occhio. Accanto a uno dei piccoli alberi un cane, o un coyote, era seduto sulle zampe posteriori, a guardarla con uno sguardo calmo ma inquietante. Si voltò verso di esso, valutandone le dimensioni. La sagoma era più grande di quanto si fosse aspettata, di certo più di qualunque coyote. Ma non furono le dimensioni a mozzarle il fiato. Fu lo strano volto quasi umano, piatto e bianco, pieno di una profondità e una comprensione che nessun animale avrebbe potuto possedere.

    Fece un passo avanti e urlò alla creatura, ma questa non vacillò neppure. Il suo bambino ululava ora, di certo percependo il suo disagio. Il cane inclinò la testa dalla strana forma al suono emesso dal bambino, poi si alzò. Non sulle quattro zampe, come Ana si aspettava, ma su due forti gambe pelose con ginocchia che si piegavano all’indietro.

    Si avviò verso di lei, e lei fuggì.

    Correndo lungo la strada, era certa che qualunque cosa vi fosse sotto il tetto di quella casa sarebbe stata meglio di quell’abominio uscito dall’inferno. Una sorta di confuso schiocco risuonò dietro di lei, come un osso che si fosse spezzato sott’acqua. Guardandosi indietro, vide che ora la creatura era a quattro zampe, gli arti più canini anche se il suo volto restava... sbagliato. Ana strillò e cadde su un ginocchio, fermandosi appena in tempo per non far schiantare la testa di suo figlio contro il terreno.

    Rialzatasi in un istante, corse in avanti. La casa era a pochi metri di distanza. Riusciva a vedere gli scalini di legno, a sentire il caldo bagliore delle luci sul viso, pur mentre sentiva il cane guadagnare terreno su di lei, standole alle calcagna. Sussurrò una preghiera e allungò le gambe più che poteva, avanzando verso la salvezza a ogni passo affrettato.

    Poi... non ci fu più.

    Non lo vide sparire, ma seppe che non era più là. Fermatasi in fondo alle scale, si voltò per accertarsene. Sobbalzò sentendo il suono di ali e strinse più forte il bambino mentre un gufo le strillava sopra la testa, superando il picco del tetto e svanendo nella notte del deserto.

    La strada di ghiaia si estendeva dietro di lei verso l’autostrada, desolata e spettrale. Cercò di riprendere fiato, il cuore che batteva contro la pelle morbida di suo figlio. Le lacrime le scendevano lungo le guance. Il petto le si riempì di terrore al pensiero di chiunque vivesse dall’altro lato della porta d’ingresso di quella casa. Non aveva scelta, però. Aveva bisogno di un rifugio contro i terrori del deserto.

    Raccogliendo il coraggio, salì lentamente gli scalini fino a un portico vuoto. Una vecchia altalena malandata pendeva silenziosa e immobile nell’aria immota. Il pannello di vetro nella porta non era coperto e le dava una visuale libera su un capanno confortevole ma rustico, cosparso di mobilia color oliva e senape. La testa impagliata di un cervo la fissava da sopra il caminetto.

    Cercando di far stare il figlio in silenzio, alzò una mano per bussare alla porta, ma prima che le sue nocche incontrassero il duro legno questa si aprì con un cigolio. Un uomo era sull’uscio, la sagoma allungata che fagocitava la luce alle sue spalle e immergeva Ana nell’ombra.

    Lei allungò il collo, guardandolo con gli occhi castano scuro. Anche se non riusciva a distinguerne tutti i lineamenti, vide sottili baffi ingrigiti e vecchi occhi gentili. Le labbra di lui si curvarono in un accogliente sorriso mentre apriva le braccia.

    «Ana Marie! Bienvenida. Estoy tan contento de que hayas llegado».

    La sua voce sembrava familiare, anche se non ne riconosceva la silhouette. Comunque si sentì al sicuro, come se quell’uomo potesse proteggerla dagli orrori del mondo. Avanzò tra le sue braccia e lui la abbraccio come fosse stata di famiglia, facendo attenzione a lasciare al bambino lo spazio per respirare.

    Le accarezzò la nuca. «Va tutto bene, cara. Tutto andrà bene».

    Lei a stento conosceva l’inglese e comprese solo la parola bene. Ma il tono della voce sembrava sincero. Lui si ritrasse dall’abbraccio e si fece da parte.

    «Ven. Rápida. Non è sicuro a quest’ora».

    Con riluttanza, Ana portò suo figlio oltre la soglia della casa misteriosa, e dentro una nuova vita.

    Capitolo 1

    Il campus sembrava più silenzioso del solito, abbandonato dagli studenti, che stavano rintanati nelle loro stanze al dormitorio a cercare di imparare materiale di un intero semestre in pochi giorni. Miriam lo preferiva così. Anche se c’erano pochi alberi degni di nota alla periferia del Texas occidentale, le piaceva comunque la bellezza scolastica del cemento e dei mattoni. Di solito, però, studenti ubriachi e scherzi infantili rovinavano ogni traccia di quella sacralità. La Dobie Tech vantava la dubbia caratteristica di essere una scuola da festa.

    Quasi odiava dover lasciare il campus quando era così, ma aspettava anche con ansia il suo viaggio su strada. Non aveva un’auto sua, perciò quando aveva bisogno di andare da qualche parte in macchina non aveva altra scelta che rivolgersi alla sua migliore amica, Macy Donner. La vecchia e malandata Sentra di Macy non era un granché, ma svolgeva bene il suo compito.

    Era ferma sul cordolo ora, le quattro frecce che lampeggiavano per dissuadere i parcheggiatori mentre lei la caricava per il viaggio. Macy le passò accanto di corsa e aprì il baule.

    «E se ci arrivasse un caso?» le chiese facendosi da parte in modo che potesse caricare le valigie.

    «Ci siamo occupati del kraken più di due mesi fa», rispose lei. «E non ci è arrivata una sola chiamata. I criptidi non spuntano fuori ogni giorno».

    Macy si strinse nelle spalle. «Non saprei. Sembra che ti seguano».

    Le rispose solo con un debole sorrisino. Di certo a volte sembrava fosse così, con due incontri incredibili sotto la cintura in appena un paio di anni. Per eccitante che fosse la caccia, però, si ritrovava ad apprezzare i tempi morti, concentrandosi sulla scuola e progettando un futuro che fosse deciso da lei. Sarebbe tornata a inseguire mostri alla fine, ovvio, era ciò per cui era nata, ma tutti meritavano di prendere un po’ di respiro.

    «Almeno dimmi dove stai andando», la implorò Macy. «Casomai avessi bisogno di venire a prenderti».

    «Proprio no», le rispose mentre metteva dentro lo zaino e chiudeva il portabagagli. «È il mio luogo di studio supersegreto. Mi serve la pace».

    «Già, ma odio quando ci vai. Non rispondi neanche ai messaggi».

    «Non c’è campo. È quello il bello».

    Macy mise il broncio, qualcosa che riusciva in qualche modo a fare senza sembrare infantile. «Va bene. Tieniti i tuoi segreti».

    Miriam era rimasta disperatamente indietro con gli studi dopo aver ucciso il kraken a Cape Madre. Aveva passato settimane a studiare la carcassa, e i suoi professori non sembravano intenzionati a tenerne conto per i suoi voti, anche se aveva fatto un valoroso sforzo per cercare di convincerli dell’importanza della cosa. Il successo non era del tutto fuori portata, ma voleva assolutamente riportare la testa fuori dall’acqua. Non le piaceva corteggiare il fallimento.

    «Mi farò viva», si arrese. «Va bene? Chiamerò almeno una volta. Promesso. Sono solo quattro giorni».

    Macy annuì e la seguì mentre girava attorno all’auto verso il posto di guida. Lasciandosi cadere sul sedile, alzò lo sguardo su di lei. «Augura buona fortuna a Tanner per il suo primo esame di fine semestre».

    «Lo farò», disse lei. «Se lascerà che mi avvicini abbastanza. Dice che sono una distrazione».

    Uno di tanti che probabilmente l’avrebbero descritta in quel modo.

    Miriam chiuse la portiera, accese il motore e abbassò il finestrino.

    Macy si abbassò per guardare dentro. «Prenditi cura della mia bambina. È l’unica macchina che ho».

    «È anche l’unica macchina che ho io, perciò non preoccuparti».

    Macy rise in quel suo modo privo di sforzo. «D’accordo. Allora buona fortuna, immagino. Ci vediamo martedì?»

    «Già. Martedì».

    Macy si rialzò e si fece indietro, dandole senza parlare il permesso di mettersi finalmente in strada. La Sentra protestò quando premette l’acceleratore, ma ben presto si avviò lungo il viale. Miriam diede uno sguardo nello specchietto retrovisore e vide Macy in mezzo alla strada a salutarla con la mano, cosa che la spinse a ricambiare.

    Mentre si lasciava alle spalle l’ampio campus della Dobie Tech, innestò la modalità solitaria. Negli ultimi mesi aveva imparato ad approssimare molto meglio le interazioni sociali, ma agognava ancora la completa e totale solitudine. Quei viaggi di studio la rinvigorivano, la aiutavano a navigare la sua vita normale. Si immaginò rannicchiata nel vecchio letto, con un libro di testo in una mano e, anche se di rado il clima lo richiedeva, una tazza di cioccolata calda nell’altra.

    La sua destinazione segreta si trovava nel deserto del Texas occidentale, circondata da arbusti e alberi che a stento avevano abbastanza di che sopravvivere. Il ranch abbandonato di suo padre, dove scorpioni e serpenti a sonagli e coyote cacciavano tra le ombre. Amava non avere alcuna comunicazione con il mondo esterno, per quanto la cosa avesse i suoi rischi.

    Ovviamente lui non aveva idea che visitasse tanto spesso il ranch, e di certo glielo avrebbe proibito. Dalla morte di suo fratello, lei e suo padre si erano allontanati senza speranza, e Skylar Brooks aveva preso misure estreme pur di privarla di tutto ciò che le aveva mai dato. Questo di certo includeva l’accesso al ranch, ma la chiave di riserva era nascosta sempre nello stesso posto, e lei la usava senza sentirsi in colpa. Sentiva che fosse il minimo che quel bastardo potesse fare per lei.

    Suo padre non andava al ranch da quasi dieci anni per quanto ne sapeva. Lo aveva acquistato per investigare su delle segnalazioni di skinwalkers, che lei aveva sempre trovato ridicole, perfino alla giovane età di dodici anni che aveva avuto quando avevano montato la spedizione originale. Riusciva a credere in animali in cui la scienza non si era mai imbattuta, ma dei mutaforma? La biologia semplicemente non li supportava. E uno skinwalker comunque non era un animale, se si doveva credere ai miti dei nativi americani. Lei non aveva intenzione di dare corda a delle favole sulle streghe.

    Mentre si immetteva in autostrada, sorrise per il vento che la sferzava dal finestrino, pungendole la faccia e scompigliandole i capelli. Entro qualche ora avrebbe dovuto concentrarsi sul libro di biologia, ma per il momento si godeva il mormorio della strada e la distesa blu del cielo, vuota se non per qualche nuvola sparsa.

    I minuti si fusero in ore e la sua serenità crebbe a ogni chilometro. Quasi fu sorpresa quando arrivò così velocemente allo svincolo. Per allora il sole stava tramontando, imbevendo l’intero ranch in una meravigliosa sfumatura viola e arancio.

    Le ruote consumate della Sentra obiettarono per i dossi, e la ghiaia parve dovesse perforare il fondo dell’auto, ma riuscì a superare il vialetto. Mentre si avvicinava, però, la sua beatitudine crollò di colpo: nel punto in cui parcheggiava di solito si trovava una vistosa jeep gialla.

    Deglutì con sforzo, all’improvviso invasa dal caldo e dalla frustrazione. Innestò la retromarcia e partì a razzo non appena fu di nuovo rivolta verso l’autostrada. Gli pneumatici fecero un caos tremendo, sforzandosi per fare attrito. Nello specchietto retrovisore vide qualcuno uscire sul vecchio portico di legno, una persona che non aveva mai incontrato, ma il cui volto aveva visto nel sito web di suo padre. Una persona che suo padre aveva assunto per sostituire i suoi figli perduti. Per due anni era riuscita a evitare i contatti con il padre, e ora era quasi andata dritta verso un confronto con lui.

    Sperava solo di riuscire ad andarsene prima che lui uscisse e la riconoscesse. Con un po’ di fortuna l’avrebbe liquidata come una turista che aveva preso la svolta sbagliata. L’uomo sul portico non si mosse, un’espressione perplessa sul volto mentre la guardava allontanarsi.

    Miriam fece un profondo respiro. Sarebbe stato imbarazzante spiegare perché avesse deciso di tornare al campus, ma qualunque imbarazzo sarebbe stato molto meglio dell’agonia di dover affrontare i dolorosi ricordi dell’infanzia e del fratello morto. Riusciva a vedere l’autostrada, e la libertà da quel disastro, proprio davanti a lei.

    Prima che potesse attraversare le colonne di pietra che costeggiavano l’uscita, però, un’altra jeep gialla svoltò nel vialetto, bloccandole la via di fuga. Poggiò tutto il peso sul freno e si immobilizzò mentre il suo sguardo incrociava quello del guidatore della Jeep. I suoi piccoli, attenti occhi ancora la giudicavano come avevano sempre fatto, e portava ancora quei ridicoli baffi a manubrio.

    Per un istante desiderò di potersi teletrasportare. Non c’era via d’uscita. Tutte le telefonate ignorate. Tutte le preghiere filtrate attraverso Tanner. Non poteva più evitarlo, anche se non si sentiva pronta a lavorare sui problemi tra lei e l’uomo seduto in quella Jeep. Avrebbe felicemente affrontato qualunque feroce predatore selvatico, ma aveva un talento per evitare il dolore emotivo, e i suoi piani prevedevano di ignorarlo per sempre.

    Ciononostante, era inavvertitamente finita nella riunione infernale della famiglia Brooks.

    Capitolo 2

    Gabe si grattò la barba scura, esaminando i fanalini di coda della vecchia, consunta Sentra che si allontanava da lui. Probabilmente solo una turista confusa. Con così poche strade che attraversavano l’interstatale, era piuttosto comune che qualcuno sbagliasse a svoltare. Lui era al ranch solo da pochi giorni, ma era già successo tre volte. La povera chica probabilmente non sapeva andare da nessuna parte senza il suo prezioso telefono a dirle come arrivarci.

    Quando il boss svoltò nel vialetto e bloccò la Sentra, Gabe rise. «Ehi, Brynn», gridò attraverso la porta. «Vuoi andare a divertirti un po’ con una turista sperduta?»

    Una ragazza di altezza superiore alla media si infilò accanto a lui e diede uno sguardo in fondo al vialetto. Coi capelli troppo corti per sostenere una coda vera e propria, un ciuffo biondo le sfuggì e le sfiorò la guancia. Se lo spinse sopra l’orecchio. «Non fare il cretino, Gabe. Probabilmente le servono solo indicazioni».

    «Indicazioni per andare dove? Vai a ovest. Vai a est. Ci sono solo due scelte».

    Brynn alzò gli occhi al cielo ma Gabe la ignorò e scese velocemente le scale verso lo stallo tra la minuscola Sentra e la Jeep del boss, enorme a confronto. Per quando fu arrivato, i due guidatori erano scesi dai loro veicoli e stavano l’uno di fronte

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