“Architetti. Tutti imbecilli. Dimenticano sempre le scale delle case”. Come dimostra uno dei lUoghi comuni di Gustave Flaubert, accanto alle tante allegorie celebrative dell'architetto - preso persino come riferimento per la costruzione dell'universo - si può rintracciare una speculare opera di scherno e demolizione del mestiere. Se numerosi sono gli sberleffi di letteratura, cinema e televisione (Jonathan Swift, Jacques Tati, Tom Wolfe, Monty Python, J.G. Ballard…), i commenti più originali e taglienti sono apparsi in forma di caricature, vignette e illustnazioni, variabili in edulcorato alla satira dissaerante. Già nel 1663, nel suo Jacques Lagniet dipingeva l'architetto - con un calembour - come “colui che mente” (Qui bastis ment=bâtiment, cioè ‘edificio’). Nell'Ottocento, spicca per irriverenza la caricatura dell'architetto inglese John Nash, impalato‘ dall'illustratore George Cruikshank sulla cima della chiesa di All Souls, poco amata dai londinesi. La didascalia recita: “Dio manda la carne / ll diavolomanda i cuochi / ll Parlamento invia i fondi / Ma chi manda gli architetti?!!!”. La battuta cela temi fondarmentali: chi decide la trasformazione estetica della città? Nel Novecento il fenomeno s'intenslfica: mentre gli architetti sfruttano la comunicazione di massa, sulle riviste e i giorndli sono dileggiati in ogni modo.
L'architetto in caricatura
Jan 23, 2023
3 minutes
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