Da quando sociologi come Saskia Sassen e Manuel Castells hanno pubblicato studi pionieristici come The Global City: New York, London, Tokyo (1991) e la trilogia sull'età dell'informazione, l'interesse per la globalizzazione tra i docenti e gli studenti delle scuole di architettura e design è state altalenante. Tracciare una storia, per quanto incompleta, del globale in relaziope all'architettura e alla città è utile per comprenderne il durevole impatto sul progetto contemporaneo di ogni scala e all'interno di diversi ambiti socioeconomici e politici. Gli edifici. a differenza degli oggetti e/o delle merci, sono decisamente meno mobili e tipicamente si radicano nel sito e nel contesto con diverse dimensioni estetiche ed esperienziali. Come studiosi e docenti che insegnano in scuole di architettura, abbiamo analizzato il complesso fenomeno deiia globalizzazione – visto come qualcosa di sostanzialmente diverso dallo Stile Internazionale – nel nostro testodi prossima pubblicazione The Global Turn. Six Journeys of Architecture and the City, 1945-1989, di cui presentiamo una panoramiea ai lettori di Domus. Per entrambi gli autori, le prospettive critiche che informano il libro si sono definite attraverso esperienze in Paesi e continenti diversi.
affronta due aspetti interconnessi della globalizzazione esaminando un'ampia varietà di manifestazioni in architettura, che vanno dall'emergere di nuovi edifici all'affermarsi delle biennali e triennali come luoghi di scambio di idee e opportunità per la creazione di reti. Analizziamo guesti fenomeni sullo sfondo di sei temi tra loro legati, che si esplicitano, direttamente e indirettamente, nella progettazione, nellarealizzazionee nell'uso di guesti edifici, ossia collaborazione, mobilità, mercificazione, conoscenza, costruzione e lavoro, Invece di offrire un'indagine esaustiva, presentiamo dei ‘viaggi’ – come indicate) dal sottotitolo –che rivelano prospettive specifiche dal Secondo dopoguerra alla caduta del muro di Berlino nel 1989. Inoltre, piuttosto che identifipare un