Seguire il percorso di Eduardo Souto de Moura, iniziato negli anni Ottanta con il mercato coperto di Braga, il centro culturale Casa das Artes e una serie di abitazioni unifamiliari a Porto, è stato straordinariamente stimolante. In un momento in cui Álvaro Siza costruiva per la prima volta fuori dal Portogallo e si cominciavano a percepire gli scossoni del dibattito sul Postmodernismo, Souto de Moura ha occupato uno spazio che rimane suo ancora oggi. Arriviamo al 2022: le opere pubblicate nelle pagine seguenti rendono manifesto lo stile dell'architetto e fanno riflettere sulle reazioni che hanno prodotto nel corso della sua carriera. Mentre chi intraprende un percorso professionale tende a iniziare esplorando, per poi progredire verso uno stile consolidato, nel caso di Souto de Moura è vero il contrario: dopo anni in cui gli stessi temi venivano ripetuti in modo quasi ossessivo, ora c'è una maggiore disponibilità ad abbracciare instabilità e sperimentazione. Verrebbe da dire che le risposte hanno preceduto le domande, e che a risposte decise hanno fatto seguito domande che non erano ancora state poste. In ogni caso, più che dell'effetto dei tempi turbolenti in cui viviamo, qui si tratta di un dialogo interiore, di una dimensione metafisica sempre evidente, presente nel suo lavoro più pratico e quotidiano, come nel suo discorso teorico.
Nel contesto portoghese, in particolare, questa diligenza è ammirevole: il lavoro dell'architetto sembra immune dalle fluttuazioni del gusto e del mercato, e mantiene un'alta qualità. Ora, però, l'innovazione sembra sfidare la sua esperienza: le curve mettono in discussione gli angoli retti. La domanda “come progettare una finestra?” diventa sempre più spesso “che cos'è una finestra?”. Le opere qui pubblicate – uno stadio (Braga), un teatro (Clermont-Ferrand), un centro congressi (Bruges) e la sede di un'azienda