La pressione esercitata dal turismo su Venezia, ma anche sui principali centri storici italiani ed europei, ha risvolti pesanti sul tessuto fisico e sociale delle città. Le attività commerciali si trasformano in funzione della domanda turistica. Il segnale più evidente è l'aumento di quelle legate alla ristorazione – bar, bàcari, ristoranti, pizzerie, fast food –, mentre i prezzi delle abitazioni crescono, polarizzando il mercato verso la destinazione turistica e temporanea, a scapito della domanda espressa da residenti o abitanti stabili. La dimensione del ‘transito’ sembra essere il carattere distintivo della condizione attuale della città, resa evidente da alcuni processi in atto e dai cambi d'uso legati a grandi e piccoli interventi.
Il problema, però, non è la trasformazione di aree, spazi ed edifici abbandonati o non utilizzati da tempo e da riportare a nuova vita, ma la loro polarizzazione. Ai grandi capitali che arrivano in citta a riqualificare questi luoghi, tra cui i palazzi storici che ora ospitano fondazioni prestigiose e collezioni d'arte e che assumono una nuova destinazione espositiva e museale, spingendo e caricando ulteriormente la vocazione culturale della città, non si contrappongono interventi strutturali per la residenzialita e per i servizi.
Provare a ripercorrere brevemente alcune operazioni condotte negli ultimi anni è utile per chiarire questo processo. È recente l'acquisto di due edifici settecenteschi collocati nel sestiere di Cannaregio: Palazzo Priuli-Manfrin, abbandonato da anni e con il restauro in fase di completamento, che diventa il centro culturale ed espositivo della