Puerto Escondido, Mexico, 2018 Alessandro Benetti
Part of Casa Wabi, the foundation of Mexican artist Bosco Sodi, the pavilion is devoted to educational and creative activities using clay. Its structures have been built using local techniques and materials and are spread across the site with constant variations in spatial relations
Nei campus commissionati all’architettura dai mondi a essa prossimi del design e dell’arte, gli edifici esistono in una dimensione ibrida che li intende anche come manifesti, sospesi tra la risposta, ma soprattutto dei bambini del luogo, che qui possono imparare a lavorare l’argilla, materiale diffusissimo nella Regione. L’architettura è esplosa nelle sue parti elementari, separate nello spazio e concettualmente auto-concluse. Tutte utilizzano tecniche e materiali locali: un recinto discontinuo di setti di mattoni curvi o rettilinei, che acquista uno spessore solo in corrispondenza di un piccolo magazzino, contiene al suo interno una , vernacolare struttura di legno e foglie di palma essiccate. Le attività si svolgono su una piattaforma di calcestruzzo, attorno a un tavolo comune e a un lavello dello stesso materiale, e interamente all’aperto, per godere del clima subtropicale e allungarsi nella natura addomesticata, che viene attraversata per portare a cuocere i manufatti d’argilla nel forno con ciminiera di Alberto Kalach. Così, il Clay Pavilion si configura come un saggio raffinato, una sintesi aggiornata e quasi didascalica di quell’approccio regionalista e critico che Siza ha già confermato più volte di sapere declinare anche lontano dal Portogallo.