Until recently, New York skyscrapers were reserved for offices and notable for th undifferentiated facades. Now the Swiss studio’s residential tower reworks the idea of “houses in the sky” with a well-balanced stacking of volumes
Per quanto oggi possa sembrare strano, solo una quindicina di anni fa il profilo di New York era quasi esclusivamente fatto di grattacieli per uffici: a Lower Manhattan, One Chase Manhattan Plaza, Woolworth e 70 Pine Street; a Midtown, l’Empire State, il Chrysler e il 30 Rockefeller Plaza; a Brooklyn, praticamente nulla, perché fino a quando la città non si fu ripresa dalla crisi finanziaria mondiale, i suoi punti di riferimento verticali più riconoscibili non erano posti in cui la gente vivesse. Gli edifici per appartamenti, per lo più, erano bassi come erano stati 70 anni e più prima, quando Le Corbusier aveva visitato New York per la prima volta solo per liquidare gli edifici che vedeva come “troppo piccoli”. Non è più così. A partire dal 2011, con il 432 di Park Avenue di Rafael Viñoly, una serie di edifici residenziali sempre più alti e sempre più bizzarri ha punteggiato il paesaggio urbano. Mentre ne sono nati altri più alti (il One57 di Christian de Portzamparc nel 2014, il 53West53 di Jean Nouvel nel 2019 e il numero 111 della 57a West Street di SHoP nel 2021), ce n’è uno esemplare dell’ambizione architettonica che ancora attira l’attenzione come pochi altri e che rappresenta il culmine più straordinario di quel “profilo da puntaspilli”, come Henry James definì una volta la celebre silhouette di Manhattan.
Il numero 56 di Leonard Street vide la luce nella vecchia New