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Odyssey and Homecoming Museum of Art Pudong, Shanghai

In the works of the Chinese artist, different and geographically distant traditions coexist and, above all, enrich one another

Addentrarsi, assimilare e viaggiare oltre il sapere e le culture locali per poi rimescolarle insieme dentro a nuovi mondi, potrebbe essere un modo per definire la ricerca di Cai Guo-Qiang, artista nato nel 1957 a Quanzhou in Cina, ma da lungo tempo stabilitosi negli Stati Uniti. Nel corso di circa 40 anni di carriera, l’intreccio tra Oriente e Occidente è stato alla base della sua ricerca, che ha visto come elemento costituente delle sue opere, rispondenti ai canoni dell’arte contemporanea occidentale, la polvere da sparo e i fuochi d’artificio, antica invenzione cinese utilizzata in tutte le più importanti ricorrenzeè uno dei suoi ultimi progetti, realizzato in occasione della mostra personale “Odyssey and Homecoming” che ha inaugurato il Museum of Art Pudong (MAP) di Shanghai e si è conclusa a marzo del 2022. Incontrare l’ignoto può significare incontrare culture altre dando vita a nuove connessioni, facendo sì che tradizioni diverse e geograficamente distanti possano non solo convivere, ma soprattutto divenire ricchezza le une per le altre. Il percorso che ha portato l’artista verso l’esito ottenuto nell’installazione di Shanghai è passato anche da un progetto realizzato in Messico nel 2019, dove l’utilizzo dei fuochi d’artificio, tipico della sua pratica, ha sposato la struttura tradizionale messicana del (utilizzato proprio per gli spettacoli pirotecnici) e dove l’indagine si è concentrata sulla relazione tra la cultura degli antichi conquistatori spagnoli e le popolazioni azteche autoctone. Il ritrovo tra culture sconosciute è un tema importante per Cai Guo-Qiang che, non a caso, scrive: “L’essenza, l’energia e lo spirito che vengono dal profondo della cultura orientale […] continuano a guidare la mia immaginazione mentre si libra nei cieli per piantare semi che sbocciano in diverse culture in giro per tutta la Terra”. L’ignoto per antonomasia per l’essere umano è, però, da sempre l’universo e la fascinazione per il cosmo è un tema che accompagna l’artista fin dalla più giovane età (non a caso già a partire dalla fine degli anni Ottanta, iniziò la serie ). La curiosità nei confronti dell’infinito, accompagnata dalla voglia di sfidare la gravità per esplorarlo, è proprio ciò che l’artista racconta nell’imponente e stupefacente installazione del MAP, dove resta indelebile anche la traccia del suo affacciarsi alla tradizione messicana del . Cai Guo-Qiang, infatti, ha orchestrato una spettacolare messa in scena di immagini tridimensionali luminose e rotanti che hanno riempito lo spazio per un’altezza di 30 m, con rappresentazioni ispirate appunto a storie e mitologie sul cosmo provenienti da diverse culture del mondo, dalle più lontane a quelle più recenti. L’incontro tra passato e presente, antico e moderno, lo ritroviamo anche nella tecnica, poiché in quest’opera convivono l’aspetto tradizionale dei fuochi d’artificio messicani fatti a mano e la creazione tecnologica, per dare forma alle rappresentazioni. In questo senso, l’opera viene definita non semplicemente tridimensionale, ma quadridimensionale, poiché oltre alle dimensioni spaziali ingloba in sé anche quella temporale. Entrare in questo spazio e ritrovarsi circondati da immagini luminose di razzi, angeli, uccelli e pianeti, ma anche citazioni di opere immortali come la di Michelangelo nella Cappella Sistina (prova di quanto l’incontro con l’arte occidentale sia stato importante per l’artista) è un po’ come trovarsi in un grande racconto onirico. Una sorta d’immensa stanza dove è accesa una lampada magica volta a suscitare meraviglia attraverso la creazione di un ambiente immersivo e fantastico dentro cui viaggiare con l’immaginazione, magari gettando semi come Cai Guo-Qiang.

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