On character

Che cosa si intende con ‘carattere‘? In francese, il concetto di ‘carattere‘ rinvia tanto a una realtà fisica, materiale e oggettiva sottoposta a una valutazione razionale, quanto a una realtà immateriale percepita a livello morale, affettivo e soggettivo, cioè sensibile. Si può parlare del carattere di un paesaggio, di un edificio, di un’opera d’arte, così come del carattere di un animale o di un essere vivente. Il carattere può manifestarsi in ciò che è inanimato come pure in ciò che è vivo. Di una persona si dice che è “una donna di carattere!”, oppure “un uomo di carattere!” (peraltro con una sfumatura differente, eredità di una cultura patriarcale). Possiamo però anche descrivere qualcuno affermando: “Che carattere tremendo!”, “Che caratterino!”, “Che brutto carattere!”, in francese), oppure “questo paesaggio ha un suo carattere” o “questa città ha un suo carattere”, il giudizio è chiaramente lusinghiero. In senso generale, il carattere si contrappone al neutro, all’uniforme, all’indefinito, al vago, allo sfumato, all’insignificante. Si colloca come discontinuità nella continuità, è segno (più ancora che senso), si fa notare, non può lasciare indifferenti, costringe a prendere posizione senza pregiudicare né imporre la posizione da prendere. Il carattere di un essere umano non comporta necessariamente la chiamata in causa di un giudizio morale. Il carattere di un luogo, di un oggetto o di un edificio non implica per forza un giudizio estetico. Entrano in gioco altri criteri di valutazione. Una persona di carattere può essere giudicata positivamente o negativamente secondo le regole della morale corrente. Un edificio che abbia carattere può ricevere un giudizio favorevole o sfavorevole in base alle regole dell’estetica corrente. Succede anche che il carattere di esseri viventi e oggetti li collochi al di sopra delle regole della morale e dell’estetica. In altre parole, pur non essendo essenziale, il carattere può essere decisivo. I suoi rapporti variano in funzione di ciò che è giusto nel senso di giustizia (morale, sociale, politica) come in quello di giustezza, di adeguatezza (estetica, storica). Il carattere è più che altro simile a un accento (nella pronuncia di una lingua), un’accentuazione (di un argomento, di una frase), la manifestazione di un’osservazione. È comunque preferibile la presenza all’assenza di carattere, di accento, di rilievo. Più che il fatto di essere o non essere questo o quello, il carattere definisce un “modo di essere” o, anche, una specie di “condizione dello spirito”. È per questo che Jean Nouvel inquadra il concetto di carattere con una domanda di impronta morale, estetica, storica e politica: “Spirito, ci sei?”. In un’architettura, per esempio, il carattere deve suscitare un’emozione nel duplice registro della sensibilità e della ragione. La volontà di dare carattere consiste non tanto nella rottura del , quanto nell’innesto del discontinuo nel continuo, per salvaguardarlo modificandolo; non tanto nell’imporre un senso quanto nel dare al senso il giusto accento. “Reazione” è la risposta al manifesto “Spirito, dove sei?” allegato a 1063 e pubblicato integralmente su . Illustra l’approccio culturale di