Unexpected
Imprevisto è l’aggettivo che usava Apollinaire di fronte a un’opera che lo coinvolgeva
Le città ideali dallo splendore marmoreo, come sono rappresentate dagli artisti del Rinascimento italiano, obbediscono a programmi filosofici rigorosi che le separano dal resto del mondo. Queste rappresentazioni di città sublimi sono numerose – per esempio quella di Urbino attribuita a Piero della Francesca o quella di Francesco di Giorgio Martini conservata a Berlino – e appaiono tutte deserte. Bellezze erudite congelate dai requisiti dell’Idea, che si sviluppano in un’atmosfera rarefatta inadatta alla vita. Questi esercizi di geometria simbolica sono stati rivisitati cinque secoli più tardi nei malinconici dipinti di Giorgio de Chirico. Sempre prive di popolazione come si vede nel suo quadro , del 1917, sono allo stesso tempo nostalgie di un passato dalle inaccessibili virtù e critiche verso un modello necrotizzato che, pur incombendo sull’arte e sull’architettura, ha un vocabolario degradato incomprensibile ai moderni, sopravvive per le forme spettrali di un neoclassicismo approssimativo, la cui tediosa grammatica ha ossessionato le città europee fino all’inizio del XX secolo. La paccottiglia funebre di forme e geometrie con la quale è costruita la sagoma metafisica è racchiusa in un sepolcro verdastro sul quale scivola l’ombra della croce di un dio morto. Dato che dalla ripetizione nascono la noia e l’indifferenza i creativi, dalla preistoria a oggi, sono andati alla ricerca