Others’ houses
Andrea Bajani talks about the home on the first floor of a late-19th century building in Genoa where he lived for a couple of months 20 years ago. A hundred square metres of pictures and shelves up to the ceiling stuffed with books,” where he wrote his most famous novel, Se consideri le colpe
Genova è un cocker che apre le ali
Ho sempre avuto l’istinto, prima di mettermi a scrivere, di trasmigrare nelle case degli altri. A tutt’oggi non so dire quale sia stata la ragione iniziale, quando per la prima volta ne ho sentito l’urgenza, poco prima dei miei 30 anni. Non so dire, cioè, se la scrittura ne fu il motore oppure solo il pretesto, ma certo è che la spinta era doppia: da un lato volevo sottrarmi a chi sapeva tutto di me (la mia casa) e dall’altro sparire dentro la trama, arredata, della vita di un’altra persona. Mi pareva, credo, che soltanto sottraendomi del tutto a me stesso mi fosse data in qualche modo rinascita. Detto in altro modo, potevo diventare un altro da ciò che ero, senza testimoni e con un’estetica, un paesaggio e una metratura differenti. Il che mi faceva essere una specie di me stesso in purezza, e al contempo un impostore. Cioè potevo inventare una storia: dire ‘io’ parlando di me, ma smettere di essere Andrea. Quello che poi sarebbe diventato un