Zona rossa / Red zone

, a marzo e aprile, come tanti ho sofferto e ho sperato di superare il pericolo del virus. Così ho disegnato degli : per la mia vita, per i miei familiari, per la nostra società urbanizzata (e ora anche per la copertina di ). Una società capace di ritrovare. Una società urbanizzata che vive una profonda trasformazione: dagli anni Ottanta abbiamo visto crescere una popolazione d’individui che vive “affollate solitudini” (così le ho definite in un recente saggio). Una società che soffre la solitudine e si riversa nello spazio urbano dalle sei di sera all’alba per ciò che ormai si chiama “movida urbana”. Nella clausura, molti rappresentanti di questo fenomeno (a cui da troppi anni architetti, urbanisti, designer e artisti non hanno saputo dare una risposta in termini di progetto) soffrono per l’impossibilità di “stare insieme”. In questa condizione di solitudine domestica, dal balcone, i protagonisti della movida guardano con nostalgia la “zona rossa”, un tempo luogo dove trascorrere le loro serate “in compagnia”. Ancora per molti mesi dovranno cercare nel loro spazio domestico un nuovo modello abitativo. Prigionieri in casa, cercheranno una via d’uscita: la finestra, il balcone, la cantina? Sarà forse il balcone, proiettato verso lo spazio urbano, che in questi ultimi decenni si era riempito di mobiletti per le scarpe, bidoncini per la spazzatura, condizionatori d’aria, vaschette con la sabbia per il gatto, a ritrovare il proprio ruolo, ora fondamentale per la sopravvivenza: uscire di casa!