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Erotica: le posizioni dell'amore nella Bibbia
Tra il cristallo e la fiamma: Sulle lezioni Americane di Italo Calvino
L'Editore e l'Autore
Ebook series11 titles

Sentieri di critica

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About this series

La società dello spettacolo” è considerato da molti come un libro cult, un testo profetico che, appena agli albori dell’era televisiva, è riuscito a cogliere la pervasività dei mass media e a predire quel dominio delle immagini mediatiche sulla realtà che solo oggi risulta così evidente in ogni aspetto della nostra vita, sempre più tendente alle virtù dell’apparire che dell’essere. Ciò, pur essendo vero, non è che l’aspetto più palese, superficiale e recente di ciò che Debord chiama “spettacolo” e che si presenta piuttosto come il compimento assoluto di un atavico percorso sociale verso l’alienazione.
La società dello spettacolo” è un testo estremamente coinvolgente, anche per via dello stile passionale e quasi aforistico che caratterizza le 221 tesi in cui si articola, ma tuttavia molto complesso vista la mole di argomenti declinati. Media, religione, Stato e merce non sono che alcuni tra i tanti temi affrontati dall’opera, tra i quali spiccano anche l’analisi storica che Debord riserva alla lotta di classe, al socialismo reale, alla cultura, alla temporalità dello spettacolo e al modo in cui esso organizza gli spazi. La vastità e la profondità dell’opera di Debord è tale da non risultare semplicemente un’originale rielaborazione della critica marxista a cui si ispira, ma anche nell’aver inaugurato una riflessione che darà nuova linfa alla sociologia visuale e a quella dei consumi, dei media, della vita quotidiana e della comunicazione, ispirando l’opera di numerosissimi e successivi autori.
La società dello spettacolo” è considerato da molti come un libro cult, un testo profetico che, appena agli albori dell’era televisiva, è riuscito a cogliere la pervasività dei mass media e a predire quel dominio delle immagini mediatiche sulla realtà che solo oggi risulta così evidente in ogni aspetto della nostra vita, sempre più tendente alle virtù dell’apparire che dell’essere. Ciò, pur essendo vero, non è che l’aspetto più palese, superficiale e recente di ciò che Debord chiama “spettacolo” e che si presenta piuttosto come il compimento assoluto di un atavico percorso sociale verso l’alienazione.
La società dello spettacolo” è un testo estremamente coinvolgente, anche per via dello stile passionale e quasi aforistico che caratterizza le 221 tesi in cui si articola, ma tuttavia molto complesso vista la mole di argomenti declinati. Media, religione, Stato e merce non sono che alcuni tra i tanti temi affrontati dall’opera, tra i quali spiccano anche l’analisi storica che Debord riserva alla lotta di classe, al socialismo reale, alla cultura, alla temporalità dello spettacolo e al modo in cui esso organizza gli spazi. La vastità e la profondità dell’opera di Debord è tale da non risultare semplicemente un’originale rielaborazione della critica marxista a cui si ispira, ma anche nell’aver inaugurato una riflessione che darà nuova linfa alla sociologia visuale e a quella dei consumi, dei media, della vita quotidiana e della comunicazione, ispirando l’opera di numerosissimi e successivi autori.
LanguageItaliano
Release dateNov 6, 2015
Erotica: le posizioni dell'amore nella Bibbia
Tra il cristallo e la fiamma: Sulle lezioni Americane di Italo Calvino
L'Editore e l'Autore

Titles in the series (11)

  • L'Editore e l'Autore

    1

    L'Editore e l'Autore
    L'Editore e l'Autore

    Il testo si inserisce a pieno titolo in quel campo di studio riguardante la nascita dell'editoria moderna in Italia. Valentino Bompiani, uomo carismatico, educato alla disciplina, signore dai modi eleganti e civili, autore di teatro, pittore per diletto e Libero Bigiaretti, "uomo di penna", nonostante le giovanili esperienze come assistente edile, disegnatore tecnico, impiegato e poi, in età matura, dirigente presso la Olivetti di Ivrea, vengono raccontati anche attraverso un carteggio ricco che mostra numerosi aspetti del loro legame che non è solo professionale, culturale o intellettuale. Diventa un legame dove umanità con sensibilità diverse si incontrano, avendo un obiettivo comune: accrescere la cultura letteraria italiana proponendo opere che potessero essere "lette" e "acquistate" dal pubblico italiano. Come sottolinea molto bene l'autrice di questo prezioso saggio, nel testo si narra "dell’incontro di due persone diverse per temperamento ed estrazione sociale, antitetiche, ovviamente, a motivo di quella divergenza che è insita nel gioco delle parti (spesso le ragioni dell’editore non sono quelle dell’autore, e viceversa), eppure complementari, in alcune consonanze di fondo e reciproche competenze, che il relativo carteggio, proposto in questo volume, permette di evidenziare". Un testo quindi che permetterà a molti di conoscere un tratto importante della cultura italiana legata, attraverso Bompiani e Bigiaretti, al patrimonio letterario del nostro paese.

  • Erotica: le posizioni dell'amore nella Bibbia

    3

    Erotica: le posizioni dell'amore nella Bibbia
    Erotica: le posizioni dell'amore nella Bibbia

    Nella Bibbia il sesso non è per nulla una questione "tabù": lo è forse diventato nella cultura occidentale, ma per un popolo che faceva della fecondità il punto nodale della relazione di alleanza con Dio, la genitalità non poteva essere semplicemente riconducibile a una questione di vergogna. Infatti, nella Bibbia, di sesso si parla, eccome. In questo testo l’autrice, una teologa “indipendente” tedesca, ha voluto raccogliere i brani biblici, sia dell'Antico come del Nuovo Testamento, che raccontano, indicano, protestano, invitano a un eros ora buono ora cattivo, provando a trarne alcune tracce di riflessione e di critica che possono ancora oggi essere utili a chi voglia costruire una relazione d'amore confrontandosi con una saggezza antica e divina. Non è la stessa cosa che propone il Kamasutra? Checché pensino coloro che non hanno mai incontrato quel testo, esso non è un antico libro "pornografico", ma la rivelazione di un'arte spirituale dell'amore fisico. Anche la Bibbia non manca di una simile prospettiva e l’autrice ci conduce attraverso una riflessione biblica e teologica che sfocia in una moderna educazione spirituale.

  • Tra il cristallo e la fiamma: Sulle lezioni Americane di Italo Calvino

    2

    Tra il cristallo e la fiamma: Sulle lezioni Americane di Italo Calvino
    Tra il cristallo e la fiamma: Sulle lezioni Americane di Italo Calvino

    Un testo fondamentale per comprendere il pensiero e lo stile di Italo Calvino Le Lezioni Americane raccolgono le conferenze che Italo Calvino aveva preparato per le Charles Eliot Norton Poetry Lectures e che la prematura scomparsa gli impedì di leggere. Ma le "Lezioni" sono molto di più di un ciclo di conferenze: sono racconti, sono storia di letteratura, scienza e filosofia, sono autobiografia, sono un intreccio infinito di relazioni tra cose, idee e fatti della vita. Come ebbe a dire Maria Corti, che cura una bellissima prefazione al volume, "mai Italo Calvino si sarebbe immaginato che dalle sue Lezioni Americane sarebbero nate tante suggestioni e addirittura un vastissimo discorso teorico-critico definibile in termini medievali una summa ... con la ricerca di Adriano Piacentini la realtà è un'altra: il menage à trois di letteratura, filosofia e scienza, passa qui al vaglio dell'io di uno studioso che ha rivissuto la vicenda calviniana, misurandosi con il fascino di una summa letteraria occidentale con tutte le sue tensioni cognitive". Cristallo e fiamma, due forme di bellezza perfetta da cui lo sguardo non sa staccarsi, due modi di crescita nel tempo, di spesa della materia circostante, due simboli morali, due assoluti, due categorie per classificare fatti e idee e stili e sentimenti. Cristallo e fiamma interpretano le due diverse pulsioni conoscitive di Calvino ed assieme compongono l’emblema che le riassume. Ancora Maria Corti: "A Calvino piacerebbe questa summa, che ha reso il proprio messaggio un prezioso patrimonio personale e collettivo, sempre più vicino a quello che lo scrittore ha voluto dire".

  • Il Lupo e Cappuccetto Rosso: Passeggiate nel bosco di Stephen King

    4

    Il Lupo e Cappuccetto Rosso: Passeggiate nel bosco di Stephen King
    Il Lupo e Cappuccetto Rosso: Passeggiate nel bosco di Stephen King

    Il genio di Stephen King raccontato attraverso i suoi romanzi più importanti “Il Signore delle Favole inizia a raccontare, e comincia con il più classico e rasserenante incipit che la nostra infanzia conosca: c’era una volta… non prima di aver detto, con la toccante sincerità che lo contraddistingue dentro e fuori i suoi libri, che segreti e paure hanno bisogno di essere ascoltati perché, se rimangono sospesi nelle parole di chi racconta, non c’è immagine che possa dare forma vera alla paura, a quella “prima volta” in cui si è di fronte a “un essere umano morto”: l’immagine stessa e forse più ovvia della paura”. L’autore ci chiede di farsi prendere per mano, lasciandosi accompagnare nel bosco segreto di Stephen King, un vero “regno incantato”.

  • La morale della favola: Il Bene e il Male secondo Stephen King

    5

    La morale della favola: Il Bene e il Male secondo Stephen King
    La morale della favola: Il Bene e il Male secondo Stephen King

    L'eterna lotta tra Bene e Male vista con gli occhi di Stephen King Attraverso un tono che vorrebbe essere kinghianamente narrativo, quindi scevro da ogni atteggiamento dotto e filologico, lo scopo che si prefigge l’autore, una vera autorità al riguardo, è quello di fornire ai lettori di King - ma forse, e soprattutto, anche a quanti preferiscono pregiudizialmente non conoscerlo – un’esemplificativa esperienza di lettura o di ri-lettura che riesca a mostrare come il genere horror sia in realtà il travestimento favolistico e letterario di temi e contenuti che, nelle opere prese in considerazione, si rivelano di forte impatto, per così dire, morale. Stephen King è un autore che sa ascoltare i suoi lettori scrivendo storie che ci interrogheranno ancora e sempre.

  • Per una storia dei bisogni

    6

    Per una storia dei bisogni
    Per una storia dei bisogni

    Ivan Illich fu un pensatore mai banale e spesso profetico. Le sue analisi sulla scuola, sulla sanità e sulla convivenza sono di un’attualità sconcertante. Non fa eccezione questo saggio sui bisogni dove vengono analizzati, con una serie importante di riferimenti, i temi dello sviluppo, della crescita, dei bisogni di base, mettendoci in guardia sugli effetti indesiderati di un progresso che non nasce da effettive esigenze ma da bisogni indotti e sostenuti più da chi propone beni e servizi piuttosto che dalle persone. Nonostante siano passati quasi 50 anni, le critiche di Illich conservano un’attualità incalzante perché il mondo globalizzato è ancora preda del modello di sviluppo tecnologico proprio dell’Occidente. I danni – economici, culturali, psicologici e ecologici – che tale modello è destinato inesorabilmente a produrre superata una soglia critica entro la quale esso sembra accrescere il benessere delle persone, sono, dunque, destinati a diffondersi epidemicamente, e a portare, come già sta accadendo, sull’orlo della catastrofe ecologica, antropologica e culturale. Il pensiero di Illich, radicalmente umanitarista, è incentrato sulla libertà, sull’autonomia e sulla creatività degli esseri umani, soprattutto laddove essi sono legati da forme comunitaristiche di esistenza. E’ un pensiero utopistico, perché esso fa riferimento a potenzialità, a diritti e a bisogni che solo raramente, nel corso della storia, gli uomini sono stati in grado di utilizzare.

  • Nemesi medica

    7

    Nemesi medica
    Nemesi medica

    Salute e diritti Ivan Illich - sacerdote, storico, teologo, filosofo, polemista, iconoclasta, ci offre un'altra critica importante all'inesorabile industrializzazione della nostra società. Al centro del dibattito, quanto mai attuale anche ai giorni nostri, si trova la medicina, in tutte le sue forme: istituzionali, curative, farmacologiche, ecc. Ancora una volta, il suo metodo è l'esame di una grande istituzione sociale - quella che Illich vede come medicina tecnologizzata, istituzionalizzata, disumanizzante, pericolosa, onnipervasiva e in espansione insaziabilmente. Il pubblico a cui si rivolgeva primariamente, sembra chiaro, è il pubblico americano, poiché la tecnologia, le forme istituzionali, i valori e i processi che descrive hanno, nel bene e nel male, raggiunto l'apoteosi negli Stati Uniti. Leggendo oggi il testo, possiamo dire che gran parte delle analisi di Illich sono valide, ancora, anche per noi, attualmente. L'obiettivo finale della sua analisi non sono i professionisti ma tutti noi, allo stesso tempo avidi consumatori e schiavi passivi dell'industrialismo, e, quindi, partecipanti volontari alla nostra disumanizzazione. Illich si auspica che tutti noi, i più grandi utenti e consumatori di cure mediche del mondo, si possa ripensare alle nostre convinzioni nella salvezza attraverso la scienza e all'immortalità attraverso l'assistenza medica. I lettori dei primi lavori di Illich riconosceranno subito che questa visione della medicina è solo una parte di un quadro più ampio. L'istruzione istituzionalizzata soffoca e schiaccia la nostra capacità di apprendere ("Descolarizzare la società"); i sistemi di trasporto non solo svalutano i piedi umani, ma ci paralizzano in un'immobilità frustrata e inquinata ("Energia ed Equità"); l'urbanizzazione distrugge la nostra competenza in fatto di lavori domestici e la nostra integrità di vicini ("Per una storia dei bisogni"). Le principali istituzioni della società industrializzata diventano inevitabilmente controproducenti e ci privano proprio di ciò che si proponevano di offrire. La medicina sembra un'altra lenta danza dell’industrializzazione selvaggia.

  • Il sacro

    9

    Il sacro
    Il sacro

    Per iniziare a comprendere il sacro, R. Otto definisce il concetto di numinoso, che è qualcosa di misterioso edinsieme ispira timore e fascino, insomma è Mysterium tremendum et fascinans. Ciò che è misterioso e dunque nascosto rappresenta qualcosa di grandioso, di maestoso (da cui emana appunto la Majestas), in altri termini qualcosa che è “totalmente altro”, il quale produce stupore e non più paura. Il testo di Otto è intessuto di sottili distinzioni terminologiche che si muovono tra il soggettivo e lo psicologico, l’astratto ed il filosofico, lasciando da parte ogni considerazione sociologica, per quanto minima. Le riflessioni e le argomentazioni di Otto sul sacro rappresentano un punto di partenza quasi costante di altri studi successivi, anche recenti, nel campo delle scienze della religione – Mircea Eliade, Marcel Mauss, Roger Caillois, non senza dimenticare le influenze che ebbe su autori come Carl Jung, Georges Bataille, Georges Dumézil - anche se la seminalità de Il sacro di Otto è particolarmente evidente pure in alcuni classici contemporanei della sociologia della religione. Rudolf Otto ci ha consegnato un’opera che ancora oggi ispira gli studiosi ma che affascina anche chi voglia, con apertura e disponibilità, aprirsi alla meraviglia e allo stupore di un’esperienza che interpella tutti noi da molto vicino. L’autore: Rudolf Otto (Peine, 25 settembre 1869 – Marburg, 6 marzo 1937) è stato un teologo e storico delle religioni tedesco, il cui pensiero è alla base della filosofia della religione, della psicologia della religione, della sociologia della religione e degli sviluppi più moderni della teologia cristiana.

  • Convivialità

    8

    Convivialità
    Convivialità

    Un nuovo modello di svilupop è possibile Per l'indimenticato maestro Ivan Illich, nato a Vienna nel 1926, la società conviviale è quella in cui gli strumenti a disposizione della comunità sono vissuti e utilizzati da tutte le persone che ne fanno parte e non prodotti e controllati dagli specialisti della società dominata dall'ideologia dello sviluppo e della produttività industriale senza limiti. La convivialità, dunque, è la libertà individuale che riesce concretamente a realizzarsi nel rapporto di produzione nell'ambito di strutture organizzate dotate di strumenti efficaci a disposizione dell'intera comunità della società. La crisi planetaria evocata da Illich è causata dalla sostituzione dello strumento tecnologico con l'azione degli esseri umani, caratteristica dell'impresa moderna: nella triade uomo-macchina-società, l'uomo diventa schiavo della macchina e la società iperindustriale non rispetta più i limiti naturali, mentre l'iperproduttività diventa controproducente e genera la crisi economica, politica e sociale. In una tale società, l'autenticità, l'intimità e la libertà di uomini e donne sono negate dagli strumenti che ostacolano la convivialità umana. L'alternativa a questo mondo dominato da un ambiente sempre più artificiale, dove gli esseri umani trasmettono messaggi senza più comunicare realmente ed emotivamente, è la società conviviale, intendendo per convivialità l'opposto della produttività industriale e il passaggio dalla produttività alla convivialità è il passaggio dalla ripetizione alla spontaneità del dono. Passare quindi dalla produttività alla convivialità significa sostituire un valore etico a un valore tecnico, un valore realizzato a un valore materializzato. L’autore: Ivan Illich è stato uno dei fondamentali pensatori del '900, filosofo, sociologo, antropologo acuto e radicale critico della modernità e delle sue storture. Nelle sue opere - da "Descolarizzare la società" a "Nemesi Medica", a "Per una storia dei bisogni" - lllich ha analizzato le trasformazioni di una società sempre più dominata dagli "esperti", dalle "istituzioni" e dalla "tecnica", e che ha progressivamente prodotto alienazione, disumanizzazione, sfruttamento.

  • Il codice di Camaldoli

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    Il codice di Camaldoli
    Il codice di Camaldoli

    Principi dell'ordinamento sociale Il Codice di Camaldoli ha rappresentato un documento di enorme importanza nella vicenda del cattolicesimo italiano del Novecento. Mettendo a sintesi le idee fondamentali del pensiero cattolico sullo Stato, la società e l’economia, dopo una lunga gestazione avvenuta durante gli anni Trenta sotto il regime fascista, esso propiziò e ispirò la successiva riflessione dei cattolici nell’Assemblea Costituente, determinante per orientare il destino dell’Italia repubblicana. La ricorrenza degli ottant’anni dal convegno del luglio 1943 nel quale, in singolare coincidenza con la caduta di Mussolini, iniziò la redazione del Codice è dunque occasione propizia per rileggere il testo, le sue fonti, i collegamenti con le dinamiche contemporanee della teologia e della filosofia, l’itinerario biografico e intellettuale delle personalità coinvolte nel suo allestimento, alla luce della più recente storiografia. Potranno così emergere nuovi collegamenti e originali considerazioni su questo prezioso documento della classe dirigente cattolica del secondo dopoguerra. Il testo ci farà riscoprire la capacità progettuale del cattolicesimo italiano per tornare a interrogarsi sul ruolo che esso può svolgere ancora oggi per alimentare la riflessione pubblica e l’impegno dei credenti e motivare i cittadini a una partecipazione alla vita civile e politica del Paese sempre più responsabile e lungimirante.

  • La società dello spettacolo

    11

    La società dello spettacolo
    La società dello spettacolo

    “La società dello spettacolo” è considerato da molti come un libro cult, un testo profetico che, appena agli albori dell’era televisiva, è riuscito a cogliere la pervasività dei mass media e a predire quel dominio delle immagini mediatiche sulla realtà che solo oggi risulta così evidente in ogni aspetto della nostra vita, sempre più tendente alle virtù dell’apparire che dell’essere. Ciò, pur essendo vero, non è che l’aspetto più palese, superficiale e recente di ciò che Debord chiama “spettacolo” e che si presenta piuttosto come il compimento assoluto di un atavico percorso sociale verso l’alienazione. “La società dello spettacolo” è un testo estremamente coinvolgente, anche per via dello stile passionale e quasi aforistico che caratterizza le 221 tesi in cui si articola, ma tuttavia molto complesso vista la mole di argomenti declinati. Media, religione, Stato e merce non sono che alcuni tra i tanti temi affrontati dall’opera, tra i quali spiccano anche l’analisi storica che Debord riserva alla lotta di classe, al socialismo reale, alla cultura, alla temporalità dello spettacolo e al modo in cui esso organizza gli spazi. La vastità e la profondità dell’opera di Debord è tale da non risultare semplicemente un’originale rielaborazione della critica marxista a cui si ispira, ma anche nell’aver inaugurato una riflessione che darà nuova linfa alla sociologia visuale e a quella dei consumi, dei media, della vita quotidiana e della comunicazione, ispirando l’opera di numerosissimi e successivi autori. “La società dello spettacolo” è considerato da molti come un libro cult, un testo profetico che, appena agli albori dell’era televisiva, è riuscito a cogliere la pervasività dei mass media e a predire quel dominio delle immagini mediatiche sulla realtà che solo oggi risulta così evidente in ogni aspetto della nostra vita, sempre più tendente alle virtù dell’apparire che dell’essere. Ciò, pur essendo vero, non è che l’aspetto più palese, superficiale e recente di ciò che Debord chiama “spettacolo” e che si presenta piuttosto come il compimento assoluto di un atavico percorso sociale verso l’alienazione. “La società dello spettacolo” è un testo estremamente coinvolgente, anche per via dello stile passionale e quasi aforistico che caratterizza le 221 tesi in cui si articola, ma tuttavia molto complesso vista la mole di argomenti declinati. Media, religione, Stato e merce non sono che alcuni tra i tanti temi affrontati dall’opera, tra i quali spiccano anche l’analisi storica che Debord riserva alla lotta di classe, al socialismo reale, alla cultura, alla temporalità dello spettacolo e al modo in cui esso organizza gli spazi. La vastità e la profondità dell’opera di Debord è tale da non risultare semplicemente un’originale rielaborazione della critica marxista a cui si ispira, ma anche nell’aver inaugurato una riflessione che darà nuova linfa alla sociologia visuale e a quella dei consumi, dei media, della vita quotidiana e della comunicazione, ispirando l’opera di numerosissimi e successivi autori.

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