LGBT - I "diversi d'amore"
By Bruna Nizzola, Danae Lorne, Ilaria Prete and
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About this series
“I nostri morti diventano deleghe di vita”, riuscirà a dire il narratore, giunto all’equilibrio della tarda maturità. E pensare che “tutto è così semplice e chiaro. Così a portata di sguardo”.
Il segreto è quello di imparare a guardare.
Titles in the series (3)
- Diverso d'amore
1
Questo è un libro che va diritto, che parla subito alla mente e al cuore del lettore, lo avvolge, lo coinvolge, lo fa meditare, lo costringe a confrontarsi con le sue consolidate certezze, coi suoi pregiudizi. Ecco, questa è la prima constatazione da fare, ma c’è subito un’altra non meno significativa e importante: quella della scrittura “a quattro mani” realizzata magicamente grazie soprattutto alla maestria di un’autrice di grande spessore come Bruna Nizzola che ha saputo fissare sulla carta in maniera veridica, profonda, intensa le sofferenze, i palpiti di un cuore bisognoso di umana, partecipe comprensione e di totale accettazione del proprio autentico stato, della propria vera, genuina personalità. E il miracolo della particolarissima malia che permea tutto questo appassionato e appassionante diario di un’anima e del suo grande amore, è avvenuto perché, al di là delle incontestabili capacità narrative, artistiche, di penetrazione nei più nascosti meandri dell’animo umano da parte di Bruna Nizzola, ella è riuscita ad attuare un mirabile transfert, a realizzare una perfetta, simbiotica sintonia percettiva, sentimentale, umana e quindi espressiva, grazie a un atto d’amore più che materno nei riguardi di Sauro Farnocchia che, da parte sua, ha saputo mettere a nudo se stesso tramite un’impietosa autoradiografia interiore, con disarmante sincerità, senza pudori nè ipocrisie o infingimenti. Un libro privo di retorica che, sul filo di sentimenti puri, totalizzanti, profondamente sentiti perché scaturiti da un bisogno irrefrenabile del cuore, ci induce, come ho premesso, a rivedere le nostre consolidate certezze, il nostro tetragono mondo interiore, conducendoci per mano nell’intus di una creatura imprigionata in un corpo che non corrisponde affatto alla sua intima essenza, alla sua sensibilità, alla sua vera sessualità. Un’opera dunque che rappresenta un intenso documento umano e, per certi versi poetico in cui Bruna Nizzola dispiega a piene mani la sua ben fornita tavolozza descrittiva e la dovizia del suo corredo lessicale, unitamente ad un’innata delicatezza interiore e ad un profondo arco di comprensione umana, seguendo, magari inconsapevolmente, l’invito di Sant’Agostino: “Ama e fa’ quello che vuoi perché amando non si può non fare bene quanto si sta facendo”. Manrico Testi
- Complicazioni
3
Dalla penna un po’ graffiante, ma umanissima, di Bruna Nizzola, nasce questo canovaccio che potrebbe essere un romanzo: la storia di un “diverso d’amore” negli anni delle minigonne e dei metallari. Anzi, forse in realtà il romanzo c’è già tutto intero: c’è l’ambientazione, ci sono i personaggi, protagonisti, antagonisti, personaggi secondari. C’è la diversità, la ricerca di sé, la felicità, l’epilogo…
- Le mani di mio padre
5
Le mani di mio padre è un romanzo famigliare e di “educazione sentimentale”, che ha inizio nella Torino del secondo dopoguerra, quando il narratore, ancora bambino, comincia confusamente a realizzare la sua diversità sessuale e il suo amore per lo spettacolo. In un ambiente piccolo borghese esplorato non in ampiezza, ma in profondità, a poco a poco, come sotto i riflettori di un teatro, ecco farsi avanti i vari personaggi – madre, nonni, zii, compagni di giochi – e soprattutto il primo attore, il padre: uomo mite, tollerante, ricco di tutta l’infinita pazienza e del pudore che gli hanno trasmesso le sue origini contadine. Ai turbamenti del ragazzo, che scopre la sua omosessualità, fa da contrappunto l’accettazione serena da parte del genitore di quella che lui stesso considera normalità. “I nostri morti diventano deleghe di vita”, riuscirà a dire il narratore, giunto all’equilibrio della tarda maturità. E pensare che “tutto è così semplice e chiaro. Così a portata di sguardo”. Il segreto è quello di imparare a guardare.
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