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Incontri: Cercando la saggezza
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Ebook118 pages1 hour

Incontri: Cercando la saggezza

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«Noi siamo fatti di incontri» soleva dire Padre Cornelius Tholens, abate benedettino grande sostenitore del dialogo interreligioso. Tutti noi siamo il frutto degli incontri della nostra vita, incontri felici o problematici, ma comunque concime fertile per la nostra crescita umana.

Marco Valli ci racconta, in questo volume, alcuni degli incontri fondanti della sua vita e del suo percorso umano e spirituale; incontri che spaziano fra Oriente e Occidente, dai monaci cristiani ai lama tibetani, dai filosofi ai letterati fino ai vecchi contadini, un rosario di esperienze profonde e toccanti, un racconto intimo di una vita spesa alla ricerca continua della saggezza e del senso più profondo delle cose.
Incontri con grandi Maestri ma anche con persone sconosciute ai più, ricche di umanità e spiritualità, tutte in grado di dire una parola che resta, di fare un gesto che smuove nel profondo, di trasmettere una incredibile saggezza con la loro semplice presenza.
LanguageItaliano
PublisherVerdechiaro
Release dateMay 2, 2021
ISBN9788866234371
Incontri: Cercando la saggezza

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    Incontri - Marco Valli

    Coverinterna9788866234371.jpg

    © 2021 Verdechiaro Edizioni

    Via Cassinago, 27 - 42031 Baiso (Reggio Emilia)

    Nessuna parte di questa pubblicazione,

    inclusa l’immagine di copertina,

    può essere riprodotta in alcuna forma

    senza l’autorizzazione scritta dell’editore,

    ad eccezione di brevi citazioni destinate alle recensioni.

    Marco Valli

    Incontri

    Cercando la saggezza

    Istantanee di un ricercatore spirituale

    in ascolto del silenzio

    Logoebookverdechiaro.jpg

    Introduzione

    Ogni tanto è bello ripercorrere la propria vita, crogiolarsi nei ricordi, fare il punto del percorso.

    Forse è per questo che ho deciso di raccontare alcuni degli incontri fondanti del mio percorso esistenziale, non tutti ‒ di alcuni avevo già scritto diffusamente in Solamente un gusto e Le ore dell’anima ‒ ma molti, anche se spesso cristallizzati in un determinato momento.

    Sono immagini, istantanee di momenti di intima connessione, con personaggi famosi o sconosciuti, che hanno comunque lasciato un segno in me.

    Per molti di loro avrei potuto scrivere pagine e pagine, visto che si tratta di rapporti pluridecennali, ma ho deciso di focalizzarmi solo su momenti specifici.

    Attraverso tutti questi incontri faccio i conti con me stesso, con ciò che ero e ciò che sono diventato, una sorta di autobiografia per interposta persona.

    Io sono io, ovviamente, ma lo sono perché ho fatto quegli incontri, senza i quali il mio percorso umano e spirituale sarebbe stato differente.

    Spero che la lettura di queste pagine sia un invito all’incontro, e alla celebrazione dei vostri incontri, cioè della vostra vita.

    Pace, Forza e Gioia

    Marco Valli (Osel Dorje)

    Siamo fatti di incontri

    Padre Tholens soleva dire che siamo fatti di incontri e col passare degli anni non posso che dargli ragione: gli incontri sono ciò che ci spinge a maturare, a migliorare, a metterci in discussione, una vita senza incontri è pura immobilità esistenziale. Gli incontri possono essere positivi o negativi, possono influenzarci in vari modi, ma non ci lasciano mai indifferenti; gli incontri sono sempre creativi, stimolanti, spesso disorientanti. Tutti noi incontriamo continuamente persone/libri/idee, eppure se non sappiamo porci sulla giusta lunghezza d’onda, siamo incapaci di vivere realmente l’incontro, ce lo lasciamo scorrere addosso senza lasciarci toccare.

    Incontrarsi è un’arte che si affina col tempo e con l’esperienza, è un aprirsi totalmente all’altro, disposti ad essere finanche feriti, un permettere che le anime si compenetrino e si fecondino.

    Perché l’incontro sia «reale» ci vuole capacità di abbandono, di apertura, di empatia e una mente da «principiante», cioè priva di pregiudizi. La pratica della meditazione è un ottimo aiuto, così come altre pratiche, per addestrarci a questa apertura, senza la quale rimaniamo bloccati nel nostro piccolo e asfittico mondo egoico, senza possibilità di abbracciare la vastità della vita.

    Gli incontri ci formano, a volte ci deformano, ci lasciano cicatrici indelebili, alcune dolgono, altre brillano; segnano, comunque, il nostro percorso e ci dicono chi siamo.

    Sono d’accordo con Alexandre Jollien quando asserisce che la nostra società ha esageratamente esaltato l’uomo che si fa da sé, come se qualcuno potesse realmente formarsi da solo: una follia! Per diventare noi stessi abbiamo bisogno degli altri in cui specchiarci e ritrovarci, abbiamo bisogno dello sguardo dell’altro che accoglie e ci ama, della parola che ci stimola, ci sferza, ci sveglia, necessitiamo del racconto che fa volare la fantasia e dell’abbraccio e della carezza che ci consolano.

    L’altro ci è specchio, guida, nemico, maestro, fratello, inquisitore; l’altro ci rende vivi.

    Incontrarsi non è fondersi con l’altro, è creare uno spazio sacro fra di noi in cui trovarsi per poi ritornare nelle nostre solitudini, è saper fissare confini, ma anche superarli, è creare ponti fra rive, a volte, distantissime.

    Dobbiamo imparare a incontrare ma anche ad essere incontro per gli altri, il che significa saper ricevere, ma anche saper dare.

    Il vero incontro dona a tutti e due e ognuno torna a casa arricchito, è un momento magico in cui la vita è pienezza.

    Padre Bernardino

    Ero giovanissimo, allora, un adolescente inquieto che non trovava pace da nessuna parte, una spina nel fianco per i miei genitori e un rebus per me stesso. Non ricordo bene, dovevo averne combinata una delle mie; certo è che mio padre, laicissimo ex-partigiano, accettò che mi trasferissi per un po’ in un convento di frati cappuccini in un paese ai piedi delle colline. Chissà, forse pensava che sarei rimasto deluso dall’esperienza o che i frati mi «raddrizzassero»: sta di fatto che mi trovai in una comunità accogliente e fraterna, ove passavo le giornate lavorando in cucina, chiacchierando con un anziano frate che era vissuto a lungo in Turchia o giocando al pallone con Padre Tonino, che era poco più vecchio di me.

    I giorni passavano in letizia, ogni tanto mi lasciavano pure usare una vecchia moto Gilera con cui sfrecciavo sulle stradine collinari ignaro che, grazie a quei frati, avrei fatto uno degli incontri fondamentali della mia vita.

    Arrivò la primavera e il superiore, Padre Oriano, decise di organizzare un pellegrinaggio a La Verna, il luogo delle stimmate di San Francesco, e pure io fui invitato. Si partì all’alba con un furgoncino Volkswagen (sì proprio come quelli cari agli hippy) e ci inerpicammo sull’appennino per arrivare in Toscana.

    Era una giornata ventosa e tersa, con panorami mozzafiato, visitammo il santuario e pranzammo al sacco nel bosco, poi nel pomeriggio riprendemmo la via di casa. Scendendo da La Verna, Padre Tonino disse: «È ancora presto, perché non facciamo un salto al monastero di Camaldoli? Non è distante». Tutti furono d’accordo e così cominciammo a risalire le foreste casentinesi fra alberi secolari di una imponenza assoluta.

    Padre Tonino conosceva i luoghi e guidò spedito su fino all’eremo, ove parcheggiamo e, dopo una breve visita alla chiesa, i frati decisero di andare ad acquistare i liquori prodotti dai monaci.

    Io ero lì, in uno stato d’animo trasognato, ero stupito dalla bellezza severa del luogo, ma al contempo avevo la inusitata sensazione di conoscerlo già, come se fossi ritornato a casa.

    Ero rimasto solo nel piazzale quando un monaco anziano sbucò da una porta, mi guardò stupito accarezzandosi la lunga barba, poi mi rivolse la parola. «Ragazzo, che fai? Hai bisogno?». Non so cosa dissi, sta di fatto che parlammo un poco, gli dissi che mi interessavo di yoga e meditazione e che ero in pellegrinaggio con i miei amici frati.

    Sorrise e disse: «Yoga e meditazione? Allora dovresti parlare con Padre Bernardino, lui si interessa di queste cose, entra nel

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