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Il commissario Falò 3: Una detective story incandescente
Il commissario Falò 3: Una detective story incandescente
Il commissario Falò 3: Una detective story incandescente
Ebook112 pages1 hour

Il commissario Falò 3: Una detective story incandescente

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About this ebook

Ladies & gentlemen, signore e signori, ecco servitavi un'altra vivida immersione avventurosa, torbida e chiaroscurale, ambientata nei foschi dedali stradali, specialmente neuronali, d'una contorta, introspettiva anima solitaria e profondamente riflessiva che eternamente esplorerà ardimentosamente il cuore pulsante e al contempo rabbrividente d'una fantasmatica, tetra città spettrale e assai cupa che cela neri scheletri nell'armadio dei più insospettabili, terribili e orrifici. Il commissario Falò è un tenebroso uomo assai intuitivo e dall'innato cervello fino che, con imperturbabile aplomb impeccabile e unico, inappuntabile stile superlativo, ragiona in modo ponderoso sui delitti di cui è ricolmo tal mondo sovente cattivo, sprofondandovene melanconicamente e scrupolosamente, eviscerando i suoi stessi dubbi amletici financo esoterici, talvolta irrisolti e tremendi. È un investigatore privato delle verità all'apparenza più insondabili e misteriche da lui scandagliate e svelate con acume indagatorio dei più chirurgicamente raffinati. È un uomo che elucubra inequivocabilmente e impareggiabilmente oltre ogni dire in merito a tutti i neri crimini aberranti per risalirne alle origini nello svelarvi gli insiti, insediatisi arcani raggelanti e i lor mali primigeni, forse inestinguibili e ferali, altresì da lui denudati, puniti e smascherati con temerarietà inaudita. È un coriaceo man lui stesso incarnazione del noir più sulfureo, dal fiuto da tartufo e dall'indole congenitamente, brillantemente deduttiva che stana ogni lupo cattivo acquattato al buio, in quanto inspector vivente e un lucente incrocio incarnato tra il celeberrimo detective Philip Marlowe, nato, ça va sans dire, dalla stilografica penna immaginifica di Raymond Chandler, e l'impareggiabile Hercule Poirot, partorito invece dalla fervida fantasia della geniale giallista Agatha Christie. Il Falò!
LanguageItaliano
PublisherYoucanprint
Release dateFeb 22, 2024
ISBN9791222731179
Il commissario Falò 3: Una detective story incandescente

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    Il commissario Falò 3 - Stefano Falotico

    Indice

    I

    II

    III

    IV

    V

    VI

    VII

    VIII

    IX

    X

    XI

    XII

    XIII

    XIV

    XV

    XVI

    XVII

    XVIII

    XIX

    TITOLO | Il commissario Falò 3: Una detective story incandescente

    AUTORE | Stefano Falotico

    ISBN | 9791222731179

    Prima edizione digitale: 2024

    © Tutti i diritti riservati all'Autore.

    Questa opera è pubblicata direttamente dall'autore tramite la piattaforma di selfpublishing Youcanprint e l'autore detiene ogni diritto della stessa in maniera esclusiva. Nessuna parte di questo libro può essere pertanto riprodotta senza il preventivo assenso dell'autore.

    Youcanprint Self-Publishing

    Via Marco Biagi 6, 73100 Lecce

    www.youcanprint.it

    info@youcanprint.it

    Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata costituisce violazione dei diritti dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla legge 633/1941.

    Il commissario Falò 3

    Le futili o illuminanti rimembranze lisergiche

    e le cangevoli memorie poetiche

    d’un RoboCop à la Blade Runner

    di

    Stefano Falotico

    Copyright © 2024 Stefano Falotico

    Immagine di copertina by Nicola Roversi

    Orbene, ivi giunto, a metà della lunatica e misterica mia vita non sempre gaudente e idilliaca, radiosa e abbacinante, rifletto pensieroso, al calar del tramonto, languidamente roseo, su tal mia esistenza sovente mortifera e funerea. Forse immensamente ancor florida e vivifica oppur evanescente in modo sulfureo. In verità, sol deprimente, malinconicamente? Chissà. Ma non voglio affatto intristirmi e di conseguenza deprimervi, bensì subitaneamente entrar nel vivo di tal libro investigativo e indagatorio, esistenziale in modo abissale e perentorio. Esplorante le zone apparentemente più imperscrutabili dei miei meandrici, mentali abissi e anfratti mnemonici, perfino a me ignoti e ritornatimi alla memoria in maniera imponderabilmente rivelatoria. Son contraddittorio? Forse, ma andiamo oltre e avanti, tornando financo indietro nel tempo, meditandovi potentemente fra lo squittire delle mie emozioni soppressemi e riemersemi estaticamente o forse sol magicamente e in forma melanconica resuscitate in gloria arcana delle più psicologicamente divinatorie.

    Cosicché, tuffandomi mnemonicamente nella voragine fatiscente della mia umana miseria o forse mentalmente dislocandomi, estemporaneamente e fuori dal tempo, perfino quello mio dimenticato, elucubrato, chissà se appieno vissuto, nella reminiscente dimora del mio esistenzialismo perpetuo, avvinghiato placidamente dalla fatale brama vigorosa d’una rinascenza marmorea e coccolatovi morbidamente in modo miracoloso, forse soltanto avvinto ferinamente dalla morsa ferale dei miei ricordi più emotivamente riscoccati in forma tonitruante, toccanti o, di contraltare, lancinanti, rammemoro romanticamente quel che fui e che chissà mai se un giorno pienamente sarò di nuovo e davvero in modo inscalfibile, duramente eterno e imperituro.

    Diramandovi e a voi donando ivi un’allegorica peripezia di natura personalmente introspettiva da privato investigatore financo riguardante il mio avvenire venturo o immediato. Forse sarà sol un’avventura avveniristica posizionata al centro di nevralgiche, rinascimentali e fulgide ricordanze scaturitemi da strambe combinazioni mentali mie meandriche, ripeto, emotivamente labirintiche, esplosive, roboanti, glaciali, calde o freddamente robotiche, forse carezzevolmente falotiche, paragonabili a quelle appartenenti a un gelido androide insensibile oppure troppo senziente, un’avventura corroborata di tante suggestioni bislacche, perfino psicologiche, ripiena, a sua volta e a mo’ di matrioska, d’altre peripezie intersecate, strambe e pindariche, forse sol umane in maniera turbinosamente risorgente delle più vertiginosamente apoteotiche e furenti. Oso dire incandescenti e conturbanti.

    Vaghe stelle dell’Orsa, io non credea

    tornare ancor per uso a contemplarvi

    sul paterno giardino scintillanti,

    e ragionar con voi dalle finestre

    di questo albergo ove abitai fanciullo,

    e delle gioie mie vidi la fine.

    Quante immagini un tempo, e quante fole

    creommi nel pensier l’aspetto vostro

    e delle luci a voi compagne! allora

    che, tacito, seduto in verde zolla,

    delle sere io solea passar gran parte

    mirando il cielo, ed ascoltando il canto

    della rana rimota alla campagna!

    E la lucciola errava appo le siepi

    e in su l’aiuole, susurrando al vento

    i viali odorati, ed i cipressi

    lá nella selva; e sotto al patrio tetto

    sonavan voci alterne, e le tranquille

    opre de’ servi. E che pensieri immensi,

    che dolci sogni mi spirò la vista

    di quel lontano mar, quei monti azzurri,

    che di qua scopro, e che varcare un giorno

    io mi pensava, arcani mondi, arcana

    felicità fingendo al viver mio!

    ignaro del mio fato, e quante volte

    questa mia vita dolorosa e nuda

    volentier con la morte avrei cangiato...

    (Giacomo Leopardi, Canti – XXII, Le ricordanze)

    1. L’inizio d’un viaggio mnemonico e falotico che, discendendo e inabissandosi nella mia personale memoria sin alle origini primordiali forse del paese natio dei miei genitori, da uomo rinato, cristologico e originario, forsanche originale, figlio d’un paesello rustico e analogo a Betlemme, riscoprirà i miei natali, non so se celestiali, forse bestiali e poco culturali

    Mentre ivi sto vergando tal scritto, è la sera, assai tarda e torrida, con trenta gradi all’ombra, del dì 20 luglio del 2023, giorno oramai prossimo a concludersi col suo caduco sole ampiamente tramontato, in ogni senso declinante e ascendente alla giornata a venire, e son appena scoccate e rintoccate le ore 23 e 18 precise. Dunque, fra poco più di tre quarti d’ora scarsi, sì, poco abbondanti, e scusatemi se spesso v’apparirò ridondante, la mezzanotte scoccherà per l’appunto, non so se di plenilunio, appieno, totalmente svelandosi, anzi, diluendosi morbida col sole che, dapprima scurendosi nella cupa notte inoltrata del giorno imminente e già alle porte, sfilerà via fra le stelle brillanti sempre più luminose. Fulgenti or risaltano, lassù, tal luccicanti stelle che svaniranno nel tenue dischiudersi dell’alba col suo ombroso crepuscolo cangevole. Mentre io, avvolto or ora da tal insopportabile clima non piovoso, bensì semplicemente molto umido e fastidioso, immutabilmente, scuramente, no, sicuramente spero di tutto calore, no, cuore ancora atmosfericamente focoso, che, dissoltosi che sarà il manto stellato fulgido, m’aprirò radioso ai nuovi raggi squillanti e dardeggianti dell’imperterrito futuro del domani incerto ed esistenzialmente barcollante, no, ancora lucente e magnificente.

    In tal serata scevra da ogni rinfrescante temporale, voglio, spazio-temporalmente, compiere un viaggio a ritroso nella tempesta emozionale e nel tempo mio ancestrale, inconsciamente, giocoforza naturalmente soppressomi e rimosso, al fin di risalire alle origini delle mie prime albe infantili.

    Posizionandomi quindi subito dopo i primi respiri, no, più in là e collocandomi durante la mia acerba adolescenza inquieta, forse persino inquietante, ovverosia desidero or agir io mentalmente per rigettarmi, psicologicamente e in forma introspettiva, all’interno dei ricordi, oso dire di licenza poetica, più primigeni e natalizi, no, solamente, saltatimi alla mente, alla rinfusa o forse in maniera confusa o convulsa, di un certo frangente mio vitale, giustappunto, adolescenziale...

    Infanzia, no, adolescenza lontana e, probabilmente, malgrado ogni mio possibile sforzo a riguardo, metaforicamente indagatorio, non addiverrò a nessuna reale, obiettiva rammemorazione oggettiva della mia esistenza vissuta a quei tempi apparsimi adesso indistinti e, così come d’altronde per tutti avviene, inevitabilmente da me in soggettiva solamente percepita e figurativamente vista, contemporaneamente, prestissimamente dimenticata ma non certamente sparita.

    Poiché noi tutti, innegabilmente e umanamente in forma incontrovertibile e soggettiva, no, in tal caso oggettiva, vedemmo, vediamo e vedremo, percepiremo la vita, soprattutto la nostra, in maniera indivisibile dal nostro stesso averla vissuta anche quando non potemmo esserne consci completamente. Il nostro vissuto, crescendo negli anni, ovviamente dimentichiamo involontariamente, lentamente, poco scientemente oscuriamo, pian piano appanniamo e forse del tutto obliamo, financo cancelliamo o soltanto celiamo. Però esso esiste e va recuperato.

    Tal passato, però, ripeto e aggiungo, scelleratamente e ignobilmente rimuoviamo malamente, ma non dobbiamo esserne macellati, no, far i malcelati. Ah, che dico mai? Comunque sia, il mio passato, seppur affievolito o apparentemente estinto, bramo invece che brillantemente respiri e riviva, alla coscienza mi parli e non più silentemente si taccia, bruciato dalla dimenticanza più nera e mortifera. Con fine indagine psicologica, perfino dolorosa, posso infatti ancor sentirlo

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