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Orgoglio e Pregiudizio
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Orgoglio e Pregiudizio
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Orgoglio e Pregiudizio

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About this ebook

Nessuno di noi due si esibisce per gli sconosciuti.” È una battuta nascosta in una delle tante conversazioni tra i protagonisti di questo romanzo a offrire la chiave dei loro caratteri, solo in apparenza incompatibili fino allo stridore: lei, Elizabeth Bennet, più aggraziata che bella, impegnata a riparare con onestà e arguzia il disastro sociale che è la sua famiglia per la felicità della sorella grande, la candida Jane; lui, Fitzwilliam Darcy, attratto da una giovane così inadeguata al suo rango, pronto a contrastare con arroganza il sentimento a cui infine dovrà arrendersi. Pur così lontani per nascita e conoscenza del mondo, sono però vicini perché entrambi solitari, non convenzionali, ironici: ed è soprattutto l’intelligenza, intesa come capacità di uscire da sé per guardare la vita con gli occhi dell’altro, a far sì che il loro duetto – in sottofondo il basso continuo del chiacchiericcio altrui – si riveli un trionfo di vivida intesa. Dal primo incontro in una rustica sala da ballo all’epilogo – un matrimonio d’amore, rarità per l’epoca – questo romanzo è un concerto da camera, un gioco di note e silenzi che vede Elizabeth e Darcy cercarsi, detestarsi, fraintendersi, ritrovarsi: lei dovrà abbandonare il pregiudizio, lui deporre l’orgoglio. I loro battibecchi, i soliloqui, i pensieri, i messaggi sono pura musica, da leggere in ascolto.

Beatrice Masini
LanguageItaliano
Release dateSep 16, 2021
ISBN9788830530751
Author

Jane Austen

Jane Austen was born in 1775 in rural Hampshire, the daughter of an affluent village rector who encouraged her in her artistic pursuits. In novels such as Pride and Prejudice, Mansfield Park and Emma she developed her subtle analysis of contemporary life through depictions of the middle-classes in small towns. Her sharp wit and incisive portraits of ordinary people have given her novels enduring popularity. She died in 1817.

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    Orgoglio e Pregiudizio - Jane Austen

    1

    È una verità universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un buon patrimonio deve per forza essere in cerca di una moglie.

    Per quanto poco noti possano essere i sentimenti e le opinioni di un uomo simile quando entra a far parte di un nuovo vicinato, questa verità è così chiara nelle menti delle famiglie dei dintorni da farlo considerare legittima proprietà di qualcuna delle figlie.

    Un giorno Mr. Bennet si sentì dire da sua moglie: «Mio caro, hai sentito che finalmente Netherfield Park ha un inquilino?».

    Mr. Bennet rispose di no.

    «Ma è così» ribatté lei. «Mrs. Long è appena stata qui e mi ha raccontato tutto.»

    Mr. Bennet non replicò.

    «Non vuoi sapere chi l’ha affittata?» esclamò sua moglie, impaziente.

    «Sei tu che vuoi dirmelo, e io non ho alcuna obiezione ad ascoltarti.»

    Lei lo scambiò per un invito.

    «Be’, mio caro, devi sapere che Mrs. Long dice che a prendere in affitto Netherfield è stato un ricco giovanotto del nord dell’Inghilterra; è arrivato lunedì in un tiro a quattro per visitare la proprietà, e gli è piaciuta tanto che ha trovato subito un accordo con Mr. Morris; si stabilirà qui prima di San Michele, e alcuni dei suoi domestici saranno già qui per la fine della prossima settimana.»

    «Come si chiama?»

    «Bingley.»

    «È sposato o è scapolo?»

    «Oh! È scapolo, mio caro! Scapolo e ricco; quattro o cinquemila sterline l’anno. Che bella cosa per le nostre ragazze!»

    «Perché dovrebbe riguardarle?»

    «Mio caro Mr. Bennet» rispose sua moglie, «sei proprio noioso! Lo sai che sto pensando di fargliene sposare una.»

    «È con questo intento che è venuto a vivere qui?»

    «Intento? Sciocchezze, come puoi dire una cosa del genere? Ma è molto probabile che si innamorerà di una di loro, e quindi tu devi andare a trovarlo appena arriva.»

    «Non mi pare il caso. Potete andare tu e le ragazze, oppure puoi mandarcele da sole, e forse così è anche meglio, perché tu sei bella come loro e quindi a Mr. Bingley potresti piacere di più tu.»

    «Mio caro, tu mi lusinghi. Certo ho avuto la mia parte di bellezza, ma ormai non ho la pretesa di essere niente di straordinario. Quando una donna ha cinque figlie grandi dovrebbe smettere di pensare alla propria bellezza.»

    «Probabile che una donna in queste circostanze non abbia spesso una gran bellezza a cui pensare.»

    «Però, mio caro, devi proprio andare a trovare Mr. Bingley quando arriva.»

    «Ti garantisco che è più di quanto possa promettere.»

    «Ma pensa alle tue figlie. Pensa soltanto a che sistemazione sarebbe per una di loro. Sir William e Lady Lucas sono ben decisi ad andarci, ed è solo per quello, perché di solito, lo sai, non vanno a trovare i nuovi arrivati. Devi proprio andarci, perché se non ci vai prima tu non potremo andarci neanche noi.»

    «Ti fai decisamente troppi scrupoli. Mr. Bingley sarà felicissimo di vedervi; e io vi darò un messaggio per lui così da garantirgli il mio cordiale consenso a sposare quella che preferirà tra le nostre figlie; anche se dovrò metterci una buona parola per la mia piccola Lizzy.»

    «Preferirei che tu non facessi niente del genere. Lizzy non è affatto migliore delle altre; e certo non è bella nemmeno la metà di Jane, e non è allegra la metà di Lydia. Ma lei è sempre la tua preferita.»

    «Nessuna di loro ha delle gran doti» ribatté lui. «Sono tutte sciocche e ignoranti come le altre ragazze; però Lizzy è più sveglia delle sorelle.»

    «Mr. Bennet, come puoi maltrattare così le tue figlie? Tu ti diverti a tormentarmi. Non hai pietà dei miei poveri nervi.»

    «Ti sbagli, mia cara. Io ho un grandissimo rispetto per i tuoi nervi. Sono miei vecchi amici. Sono più di vent’anni che te li sento nominare con enorme riguardo.»

    Mr. Bennet era un così bizzarro misto di spirito, umorismo sarcastico, riserbo e capriccio che ventitré anni di esperienza non erano bastati alla moglie per arrivare a comprenderne il carattere. La mente di lei era meno difficile da interpretare. Era una donna di gretto comprendonio, scarse conoscenze e carattere mutevole. Quando era insoddisfatta si considerava nervosa. Lo scopo della sua vita era far sposare le figlie; il suo svago era andare a far visita ai vicini e sapere tutto.

    2

    Mr. Bennet fu tra i primi ad andare a trovare Mr. Bingley. Ne aveva sempre avuto l’intenzione, anche se fino all’ultimo aveva assicurato alla moglie che non ci sarebbe andato; e fino alla sera dopo la visita lei non ne seppe nulla. La cosa fu poi rivelata nella maniera seguente. Osservando la seconda figlia impegnata a rifinire un cappellino, all’improvviso lui le disse: «Spero che piaccia a Mr. Bingley, Lizzy».

    «Non abbiamo modo di sapere che cosa piace a Mr. Bingley» disse sua madre in tono ostile, «dal momento che dobbiamo evitarlo.»

    «Mamma, vi siete dimenticata» disse Elizabeth, «che lo incontreremo alle feste, e che Mrs. Long ha promesso di presentarcelo.»

    «Io non credo che Mrs. Long farà niente del genere. Ha due nipoti di suo. È una donna egoista e ipocrita, e non la stimo affatto.»

    «Nemmeno io» disse Mr. Bennet, «e sono contento di sapere che non dipendete dal suo aiuto.»

    Mrs. Bennet non si degnò di rispondere. Però, incapace di trattenersi, prese a rimproverare una delle figlie.

    «Smettila di tossire così, Kitty, per l’amor del cielo! Abbi pietà dei miei nervi. Mi fai impazzire.»

    «Kitty non sa controllarsi» disse suo padre; «tossisce sempre nel momento sbagliato.»

    «Non è che mi diverta a tossire» obiettò Kitty, seccata. «Quand’è il prossimo ballo a cui andrai, Lizzy?»

    «Fra quindici giorni domani.»

    «Proprio così» esclamò sua madre; «e Mrs. Long tornerà solo il giorno prima. Quindi non potrà presentarcelo, perché nemmeno lei l’avrà ancora incontrato.»

    «Allora, mia cara, sarai tu in vantaggio sulla tua amica, e sarai tu a presentare Mr. Bingley a lei.»

    «Impossibile, Mr. Bennet, impossibile, dato che non lo conosco; perché continui a prendermi in giro?»

    «Ammiro la tua cautela. Una conoscenza di due settimane è molto acerba. Non si può sapere che genere di uomo uno sia dopo appena quindici giorni. Ma se non ci arrischiamo noi lo farà qualcun altro; e dopotutto Mrs. Long e le sue figlie devono pur avere la loro occasione, e quindi siccome la prenderà per una gentilezza, se tu proprio non vuoi lo farò io.»

    Le ragazze scrutarono il padre. Mrs. Bennet si limitò a dire: «Sciocchezze, sciocchezze!».

    «Perché prendersela così?» disse Mr. Bennet. «Secondo te le cerimonie delle presentazioni e l’agitazione che le accompagna sono una sciocchezza? Non sono proprio d’accordo. Tu che ne pensi, Mary? Perché so che sei una ragazza profonda, che legge libri importanti e fa i riassunti.»

    Mary avrebbe voluto dire qualcosa di sensato, ma non sapeva come.

    «Mentre Mary riordina le idee» riprese lui, «torniamo a Mr. Bingley.»

    «Sono stufa di Mr. Bingley» esclamò sua moglie.

    «Mi dispiace; ma perché non me l’hai detto prima? Bastava saperlo anche solo stamattina e non sarei certo andato a trovarlo. È una vera sventura; ma dal momento che gli ho fatto visita, ormai non possiamo dire che non lo conosciamo.»

    Lo stupore delle signore fu proprio l’effetto che aveva sperato; quello di Mrs. Bennet forse fu il più profondo; ma quando il primo empito di gioia si esaurì Mrs. Bennet cominciò a dire che era quello che si aspettava fin dall’inizio.

    «Come sei stato bravo, mio caro Mr. Bennet! Lo sapevo che sarei riuscita a convincerti. Ero certa che ami troppo le tue figlie per trascurare una conoscenza del genere. Be’, sono proprio contenta! Ed è un bello scherzo che tu ci sia andato stamattina e fino a questo momento non abbia detto nulla.»

    «Kitty, adesso puoi tossire quanto vuoi» disse Mr. Bennet; e uscì dalla stanza, sfinito dagli entusiasmi della moglie.

    «Che bravo padre avete, ragazze!» disse Mrs. Bennet quando lui ebbe chiuso la porta. «Non so proprio come farete a sdebitarvi per la sua gentilezza; o come farete a sdebitarvi con me. Alla nostra età, ve lo garantisco, non è così piacevole fare nuove conoscenze tutti i giorni; ma per amor vostro faremmo qualunque cosa. Lydia, tesoro, anche se sei la più piccola scommetto che Mr. Bingley danzerà con te al prossimo ballo.»

    «Oh!» disse Lydia con forza. «Io non ho paura; perché anche se sono la più piccola sono la più alta.»

    Il resto della serata lo passarono a lambiccarsi su quanto presto Mr. Bingley avrebbe ricambiato la visita del padre, e a decidere quando invitarlo a cena.

    3

    Nulla di tutto ciò che Mrs. Bennet, con l’aiuto delle sue cinque figlie, chiese a riguardo bastò tuttavia a estorcere al marito alcuna descrizione soddisfacente di Mr. Bingley. Lo attaccarono in diversi modi, con domande sfacciate, supposizioni ingegnose e remote deduzioni; ma lui sfuggì alla destrezza di tutte quante, e furono infine costrette ad accettare le notizie di seconda mano della vicina, Lady Lucas. Il suo resoconto fu altamente positivo. Sir William ne era rimasto incantato. Era piuttosto giovane, splendidamente bello, estremamente gradevole, e, a coronare il tutto, avrebbe preso parte alla prossima festa con una bella compagnia. Non poteva esserci nulla di più delizioso! Che gli piacesse danzare era un passo certo verso l’innamorarsi; e si nutrivano vivide speranze sul cuore di Mr. Bingley.

    «Se potessi vedere almeno una delle mie figlie felicemente sistemata a Netherfield» disse Mrs. Bennet a suo marito, «e tutte le altre ugualmente ben sposate, non potrei desiderare altro.»

    Dopo qualche giorno Mr. Bingley ricambiò la visita di Mr. Bennet e passò una decina di minuti con lui nella sua biblioteca. Aveva sperato che gli venisse concesso di vedere le ragazze, della cui bellezza aveva tanto sentito parlare; invece vide solo il padre. Le ragazze furono un po’ più fortunate, perché ebbero il beneficio di scoprire dall’alto di una finestra del primo piano che Mr. Bingley indossava un cappotto blu e cavalcava un cavallo nero.

    Poco dopo gli venne spedito un invito a cena; e Mrs. Bennet aveva già stabilito le portate che avrebbero dato credito alla sua abilità di padrona di casa quando arrivò una risposta che fece rinviare il tutto. Mr. Bingley era costretto ad andare in città il giorno dopo, e dunque non poteva accettare il loro invito eccetera eccetera. Mrs. Bennet rimase sconcertata. Non si capacitava di quali affari lo richiamassero in città appena dopo il suo arrivo nell’Hertfordshire; e iniziò a temere che potesse essere sempre in viaggio da un posto all’altro e non si stabilisse mai a Netherfield, come invece doveva. Lady Lucas placò un poco i suoi timori sostenendo che doveva essere andato a Londra a mettere insieme un bel gruppo di amici per il ballo; e presto giunse la notizia che Mr. Bingley avrebbe portato con sé alla festa dodici ragazze e sette gentiluomini. Le ragazze furono addolorate per il numero così alto di signore, ma si consolarono il giorno prima del ballo quando seppero che invece di dodici ne aveva portate con sé da Londra soltanto sei: le sue cinque sorelle e una cugina. E quando il gruppo fece il suo ingresso nella sala da ballo era composto da solo cinque persone: Mr. Bingley, le sue due sorelle, il marito della più grande e un altro giovanotto.

    Mr. Bingley era di bell’aspetto e aveva un fare da gentiluomo, una bella espressione e modi spontanei e naturali. Le sue sorelle erano belle donne, e decisamente alla moda. Il cognato, Mr. Hurst, era un gentiluomo solo nell’apparenza; ma il suo amico Mr. Darcy attirò presto l’attenzione di tutti per la sua figura alta e magra, il bell’aspetto, il portamento nobile e la notizia che si diffuse nella sala entro cinque minuti dal suo ingresso: aveva una rendita di diecimila sterline l’anno. I signori dissero che era un bel tipo, le signore dichiararono che era molto più bello di Mr. Bingley, e tutti lo guardarono con grande ammirazione per almeno metà della serata, finché le sue maniere non suscitarono un disgusto tale da mutare le sorti della sua popolarità; perché si scoprì che era un uomo orgoglioso; che si sentiva superiore agli altri presenti, e compiacerlo era impossibile; e allora nemmeno la sua enorme proprietà nel Derbyshire riuscì a risparmiarlo: aveva proprio un’espressione ostile e spiacevole e dal confronto con l’amico usciva sconfitto.

    Mr. Bingley si era subito presentato alle persone più di spicco in sala; era vivace e aperto, danzava ogni danza, si arrabbiò quando il ballo finì troppo presto, e disse di volerne dare uno a Netherfield. Qualità tanto amabili parlano per se stesse. Che differenza fra lui e il suo amico! Mr. Darcy ballò una volta soltanto con Mrs. Hurst e una con Miss Bingley, si rifiutò di essere presentato a qualsiasi altra ragazza, e passò il resto della serata a fare su e giù per la sala, parlando ogni tanto solo con le persone del suo gruppo. Il suo carattere era stato ben compreso. Era uno degli uomini più orgogliosi e sgradevoli del mondo, e tutti speravano che non sarebbe mai più ritornato. Fra i più spietati nei suoi confronti c’era Mrs. Bennet: il disprezzo della signora per quei modi era acuito dal peculiare rancore per come aveva mancato di rispetto a una delle sue figlie.

    Elizabeth Bennet era stata costretta dalla scarsità di gentiluomini a restare seduta per due danze; e Mr. Darcy a un certo punto le era così vicino che era riuscita ad ascoltare lo scambio fra lui e Mr. Bingley, che aveva lasciato le danze per qualche minuto per convincere l’amico a prendervi parte.

    «Vieni, Darcy» gli aveva detto Bingley, «devo costringerti a ballare. Detesto vederti qui da solo con quell’espressione. È meglio se vieni a ballare.»

    «No di certo. Sai che odio ballare, a meno di non conoscere molto bene la mia compagna. In una festa come questa sarebbe insopportabile. Le tue sorelle sono entrambe impegnate, e non c’è nessun’altra ragazza nella stanza con cui danzare non sarebbe una punizione.»

    «Non sarei così difficile al tuo posto» disse Mr. Bingley. «Sul serio, in vita mia non ho mai incontrato tante ragazze carine come questa sera; e ce ne sono alcune di una bellezza fuori dal comune.»

    «Tu stai ballando con l’unica bella ragazza della festa» disse Mr. Darcy, rivolgendo lo sguardo alla più grande delle Bennet.

    «Oh! Lei è la creatura più bella che abbia mai visto! Ma c’è una delle sue sorelle seduta dietro di te, ed è molto graziosa, e oserei dire anche molto piacevole. Lascia che chieda alla mia compagna di presentartela.»

    «Quale dici?» Voltatosi, guardò Elizabeth per un momento; e quando i loro sguardi si incrociarono abbassò il suo e disse, gelido: «È appena sufficiente, ma non abbastanza bella da tentare me; non ho alcun desiderio di dare speranze alle ragazze che altri disdegnano. Ti conviene tornare dalla tua compagna e goderti i suoi sorrisi, perdi il tuo tempo a stare qui con me».

    Mr. Bingley seguì il suo consiglio. Mr. Darcy se ne andò, ed Elizabeth rimase tutt’altro che bendisposta nei suoi confronti. Tuttavia raccontò la storia alle amiche con fare spiritoso; aveva un carattere molto vivace e giocoso, che traeva divertimento da tutto ciò che era ridicolo.

    Tutto sommato la serata fu piacevole per tutta la famiglia. Mrs. Bennet aveva notato l’ammirazione profusa da tutto il gruppo di Netherfield nei confronti della figlia maggiore. Mr. Bingley aveva danzato con lei due volte, e le sue sorelle le avevano fatto molti complimenti. Jane era contenta quanto sua madre, anche se in modo più pacato. Elizabeth era contenta per Jane. Mary si era sentita definire da Miss Bingley la ragazza più colta del vicinato; e Catherine e Lydia erano state tanto fortunate da non ritrovarsi mai senza compagni, l’unica cosa importante a un ballo. Perciò ritornarono contente a Longbourn, il villaggio dove vivevano e di cui erano le abitanti più in vista. Trovarono Mr. Bennet ancora sveglio. Se aveva un libro in mano non badava all’ora, e in quell’occasione era parecchio curioso degli eventi di una serata che aveva suscitato tante attese. Aveva sperato che le aspettative della moglie sul nuovo arrivato venissero deluse, ma scoprì molto presto che così non era.

    «Oh! Mio caro Mr. Bennet» disse lei entrando in salotto, «abbiamo passato una serata deliziosa, un ballo davvero magnifico. Avrei voluto che ci fossi anche tu. Jane è stata così ammirata che non so da dove iniziare. Tutti hanno notato com’era attraente; e Mr. Bingley l’ha trovata molto bella; pensa un po’, mio caro, che ha danzato con lei per ben due volte! Ed è stata l’unica ragazza nella stanza a cui ha chiesto di ballare una seconda volta. La prima che ha invitato è stata Miss Lucas, e mi ha proprio seccato vederlo ballare con lei! Ma non fa nulla, non gli è piaciuta per niente; dopotutto lei non piace a nessuno, sai; però è rimasto davvero colpito da Jane mentre si incrociavano danzando. Così ha chiesto chi era, si è presentato e l’ha invitata a ballare con lui per le due danze seguenti. Per la terza ha ballato con Miss King e per la quarta con Maria Lucas, e poi per la quinta di nuovo con Jane, e poi per la sesta con Lizzy, e per la Boulanger…»

    «Se avesse provato un po’ di pena per me» disse il marito, esasperato, «non avrebbe ballato così tanto! Per l’amor del cielo, smettila di elencarmi con chi ha ballato. Se solo si fosse stortato subito la caviglia!»

    «Oh! Mi piace proprio tanto. È così bello! E le sue sorelle sono donne affascinanti. Non ho mai visto abiti eleganti quanto i loro. Il pizzo della gonna di Mrs. Hurst…»

    Mrs. Bennet venne interrotta di nuovo: Mr. Bennet si rifiutava di ascoltare descrizioni di abiti eleganti. Perciò si ritrovò costretta a ripiegare su un altro aspetto della questione, e iniziò a raccontare, con parecchio dispetto e qualche esagerazione, della sconcertante villania di Mr. Darcy.

    «Ma posso assicurarti» aggiunse, «che Lizzy non ci perde molto a non risultargli gradita; è un uomo assolutamente antipatico e orribile, non vale la pena di piacergli. Così arrogante e presuntuoso da risultare insopportabile! Camminava di qua e di là dandosi un sacco di arie! Non è abbastanza bella da invitarla a ballare! Ti avrei voluto lì con me, mio caro, così l’avresti messo al suo posto come sai fare tu. Io quell’uomo proprio lo detesto.»

    4

    Quando Jane ed Elizabeth furono sole, la più grande, che prima era stata cauta nell’elogiare Mr. Bingley, rivelò a sua sorella quanto le piaceva.

    «È proprio quello che ogni giovanotto dovrebbe essere» disse, «sensibile, spiritoso, vivace; e non avevo mai conosciuto un uomo di modi così garbati! Tanto disinvolto, e perfettamente beneducato!»

    «È anche molto bello» disse Elizabeth, «come dev’essere un giovanotto, se possibile. Ha proprio tutto.»

    «Mi ha lusingato quando mi ha chiesto di danzare con lui una seconda volta. Non mi aspettavo un tale onore.»

    «Non te l’aspettavi? Io invece sì. Alla fine questa è la vera differenza fra me e te. Tu ti sorprendi sempre dei complimenti, io mai. Era solo naturale che ti invitasse di nuovo. Come faceva a non accorgersi che eri almeno cinque volte più graziosa di tutte le altre ragazze in sala? Non l’ha fatto per galanteria. Be’, è di certo molto amabile, hai il mio permesso di fartelo piacere. Ti sono piaciute persone molto più stupide.»

    «Lizzy cara!»

    «Andiamo! Tu sei fin troppo pronta a farti piacere la gente. Non trovi mai un difetto in nessuno. Sono tutti buoni e bravi ai tuoi occhi. Non ti ho mai sentito parlar male di qualcuno.»

    «Non mi piace essere avventata nei giudizi; però dico sempre quello che penso.»

    «Lo so; ed è qui che mi stupisco. Come fai col tuo buonsenso a essere così candida e cieca davanti alle follie e alla stupidità altrui? Fingere candore è cosa comune e diffusa. Ma essere ingenua senza ostentazione o calcolo, prendere il buono di ciascuno e renderlo ancora più buono, e non dire nulla del brutto: questa sei tu e soltanto tu. E quindi ti piacciono anche le sorelle del giovanotto, vero? I loro modi non sono pari ai suoi.»

    «Certo no, almeno non subito. Ma sono donne molto piacevoli quando ci parli un po’. Miss Bingley vive con il fratello, e si occupa della loro casa; credo proprio che sarà un’ottima vicina.»

    Elizabeth la ascoltò in silenzio, ma non era convinta; il comportamento delle signorine Bingley alla festa non aveva lo scopo di piacere; forte della propria prontezza di osservazione e di un carattere meno cedevole di quello della sorella, e in più di un giudizio non compromesso dall’egocentrismo, era ben poco incline ad apprezzarle. Certo, erano signore eleganti; non mancavano di umorismo quando erano contente, e sapevano rendersi gradevoli a loro piacimento, ma erano orgogliose e presuntuose. Erano attraenti, erano state istruite in una delle migliori scuole private di Londra, possedevano una fortuna di ventimila sterline, erano abituate a spendere più del dovuto e a frequentare persone di un certo rango, ed erano perciò intitolate a pensare molto bene di se stesse e molto male degli altri. Venivano da una famiglia rispettabile del nord dell’Inghilterra; una circostanza impressa più a fondo nella loro memoria del fatto che la loro ricchezza e quella del fratello veniva dal commercio.

    Mr. Bingley aveva ereditato quasi centomila sterline da suo padre, che aveva avuto l’intenzione di acquistare una dimora circondata da un parco e da terreni, ma non era vissuto abbastanza da poterlo fare. Mr. Bingley aveva la stessa intenzione, e ogni tanto sembrava che avesse scelto la contea giusta; ma dato che al momento era fornito dell’agio di una buona conduzione domestica e del lusso di una bella tenuta, molti che conoscevano la semplicità del suo carattere erano convinti che avrebbe anche potuto passare il resto dei suoi giorni a Netherfield e lasciare l’acquisto alla generazione seguente.

    Le sorelle non vedevano l’ora che avesse una proprietà tutta sua; ma anche se per il momento ufficialmente era solo un affittuario, Miss Bingley era ben contenta di presiedere alla sua tavola, e Mrs. Hurst, che aveva sposato un uomo più affascinante che ricco, era ben disposta a considerare la casa del fratello come fosse la propria quando le andava. Mr. Bingley aveva raggiunto la maggiore età da due anni quando per una raccomandazione casuale fu tentato di dare un’occhiata a Netherfield House. La guardò bene, dentro e fuori, per una mezz’ora: gli piacquero la posizione e le sale da ricevimento, rimase soddisfatto delle lodi del proprietario, e la prese subito.

    Fra lui e Darcy c’era un’amicizia molto solida, nonostante i caratteri così diversi. Bingley era diventato caro a Darcy grazie al suo carattere semplice, franco e duttile, anche se non potevano essere più diversi, e anche se Darcy era sempre molto compiaciuto di sé. Bingley contava moltissimo sulla forza delle opinioni di Darcy e teneva in altissimo riguardo il suo giudizio. Darcy era il più intelligente dei due. Bingley non era certo uno sciocco, però Darcy aveva una mente brillante. Era allo stesso tempo altero, riservato e difficile, e i suoi modi, benché fosse beneducato, non erano accomodanti. In questo il suo amico era certo in vantaggio. Bingley era sicuro di piacere ovunque andasse, Darcy non faceva che recare offesa a tutti.

    Il modo in cui parlarono del ballo di Meryton rifletteva fedelmente l’indole di entrambi. Bingley non aveva mai incontrato persone più piacevoli o ragazze più carine; tutti erano stati gentili e cortesi nei suoi confronti; non c’era stata alcuna formalità, alcuna rigidezza; in poco tempo si era sentito a casa; e quanto a Miss Bennet, non riusciva a immaginare un angelo più bello. Darcy, al contrario, aveva visto un gruppo di persone poco belle e per nulla eleganti, per nessuna delle quali aveva provato il minimo interesse, e da nessuna delle quali aveva ricevuto attenzione o gioia. Doveva ammettere che Miss Bennet era graziosa, però sorrideva troppo.

    Anche Mrs. Hurst e sua sorella lo ammisero, ma comunque manifestarono ammirazione e apprezzamento per Miss Bennet, e la definirono una ragazza dolce che avrebbero voluto conoscere meglio. Fu così decretato che Miss Bennet era una ragazza dolce, e da questa lode il fratello si sentì autorizzato a pensare di lei quello che voleva.

    5

    A una passeggiata di distanza da Longbourn viveva una famiglia con cui i Bennet erano parecchio in confidenza. Sir William Lucas aveva lavorato come commerciante a Meryton, dove aveva accumulato una bella fortuna, ed era diventato cavaliere grazie al discorso tenuto davanti al re mentre era sindaco. Un onore al quale forse aveva attribuito troppa importanza, che gli aveva infuso disprezzo per il suo lavoro e per la piccola città in cui abitava; così li aveva abbandonati entrambi per vivere con la famiglia in una dimora a un miglio di distanza da Meryton, chiamata da allora Lucas Lodge, dove poté rimuginare con piacere sulla propria posizione, e, libero dagli affari, occuparsi solo di essere garbato con il resto del mondo. Perché era molto lieto del rango acquisito, ma la cosa non l’aveva reso altezzoso; al contrario, era tutto attenzioni per tutti. Per natura innocuo, amichevole e servizievole, grazie alla presentazione a corte era diventato anche cortese.

    Lady Lucas era una gran brava donna, non troppo brillante per essere una buona vicina per Mrs. Bennet. Avevano diversi figli. La maggiore, una giovane donna giudiziosa e intelligente, di ventisette anni, era la migliore amica di Elizabeth.

    Che le signorine Lucas e le signorine Bennet si ritrovassero per parlare di un ballo era cosa assolutamente necessaria; e la mattina dopo la festa portò le prime a Longbourn per dire e ascoltare.

    «Tu sì che hai cominciato bene la serata, Charlotte» disse Mrs. Bennet a Miss Lucas con garbata misura. «Sei stata tu la prima scelta di Mr. Bingley.»

    «Sì, ma a quanto pare la seconda gli è piaciuta di più.»

    «Oh! Vuoi dire Jane, immagino, visto che ha ballato due volte con lei. In effetti sembrava proprio che l’ammirasse, credo proprio che sia così. Ho sentito dire non so bene cosa, qualcosa su Mr. Robinson.»

    «Forse intendi la conversazione che ho ascoltato per caso fra lui e Mr. Robinson; non te ne ho parlato? Mr. Robinson gli ha chiesto se gli piacevano le nostre feste a Meryton, e se non trovava che la sala fosse piena di ragazze molto carine, e secondo lui qual era la più carina. E la sua risposta immediata all’ultima domanda è stata: La maggiore delle Bennet, senza alcun dubbio; non c’è altra risposta possibile

    «Ma davvero? Be’, mi sembra proprio che sia un’opinione convinta, sembra quasi che… ma in ogni modo potrebbe anche non voler dire nulla, sai.»

    «Le cose che ho sentito io sono state molto più interessanti delle tue, Eliza» disse Charlotte. «Meglio ascoltare l’amico che Mr. Darcy, o sbaglio? Povera Eliza! Appena sufficiente.»

    «Ti prego di non mettere in testa a Lizzy di farsi offendere dalle sue cattive maniere: è un uomo così sgradevole che piacergli sarebbe una bella disgrazia. Ieri sera Mrs. Long mi ha detto che le è rimasto seduto vicino per mezz’ora senza mai aprire bocca.»

    «Sicura? Non c’è stato alcun fraintendimento?» chiese Jane. «Sono certa di aver visto Mr. Darcy parlare con lei.»

    «Certo; perché alla fine lei gli ha chiesto se gli piace Netherfield, e lui non ha potuto non risponderle; ma mi ha detto che era seccato dell’intrusione.»

    «A me Miss Bingley ha detto» disse Jane, «che non parla molto, a meno che non sia con i suoi più intimi conoscenti. Con loro è straordinariamente socievole.»

    «Non credo a una parola, mia cara. Se fosse tanto disponibile avrebbe parlato con Mrs. Long. Ma posso immaginare com’è andata; tutti dicono che è imbottito di orgoglio, e scommetto che deve aver scoperto che Mrs. Long non possiede una carrozza ed è venuta al ballo col calesse a nolo.»

    «Non mi importa se anche non ha parlato con Mrs. Long» disse Miss Lucas, «però avrei voluto che danzasse con Eliza.»

    «La prossima volta, Lizzy» disse sua madre, «io non danzerei con lui, se fossi in te.»

    «Mamma, credo di potervi garantire che non danzerò mai con lui.»

    «Il suo orgoglio» disse Miss Lucas, «non mi offende quanto di solito succede, perché ha un motivo. Non c’è da stupirsi se un così bel giovane signore, di buona famiglia e solida fortuna, che ha tutto dalla sua, ha grande stima di sé. Per dirla tutta, ha il diritto di essere orgoglioso.»

    «È verissimo» disse Elizabeth, «e potrei facilmente perdonare il suo orgoglio, se non avesse mortificato il mio.»

    «L’orgoglio» osservò Mary, che andava fiera delle proprie serie meditazioni, «è un difetto molto comune, credo. In base alle mie letture mi sono convinta che sia in effetti piuttosto comune; la natura umana vi indulge spesso, e solo pochi di noi non coltivano un senso di autocompiacimento per questa o quella qualità che possiedono, vera o immaginaria. Vanità e orgoglio sono due cose diverse, anche se spesso le due parole sono usate come sinonimi. Si può essere orgogliosi senza essere vanitosi. L’orgoglio ha più a che fare con la nostra opinione di noi stessi, la vanità con quello che vorremmo che gli altri pensassero di noi.»

    «Se fossi ricco quanto Mr. Darcy» disse uno dei ragazzi Lucas, che era venuto insieme alle sorelle, «non mi importerebbe dell’orgoglio. Terrei un branco di cani da caccia e berrei una bottiglia di vino al giorno.»

    «Allora berresti molto più del dovuto» disse Mrs. Bennet. «E se mi capitassi sotto gli occhi ti toglierei subito la bottiglia di mano.»

    Il ragazzo obiettò che no, non l’avrebbe dovuto fare; lei insisté di sì, e la discussione ebbe fine solo con la visita.

    6

    Ben presto le signore di Longbourn fecero visita a quelle di Netherfield. Visita subito ricambiata nei modi dovuti. Il garbo di Miss Bennet accrebbe la benevolenza di Mrs. Hurst e Miss Bingley, che osservarono che la madre era insopportabile e che non valeva nemmeno la pena di rivolgere la parola alle sorelle più piccole, però espressero il desiderio di conoscere meglio le due più grandi. Jane accolse queste attenzioni con estremo piacere, ma Elizabeth notò di nuovo l’arroganza del loro atteggiamento verso tutti, quasi perfino verso la sorella, e non riuscì a farsele piacere; anche se la loro cortesia nei confronti di Jane aveva un suo valore, perché con tutta probabilità era influenzata dall’ammirazione del fratello. Era evidente a tutti, ogni volta che si incontravano, che lui la ammirava davvero tanto, e a Elizabeth era altrettanto evidente che Jane si stava arrendendo alla predilezione che fin dal principio aveva nutrito nei confronti di quel gentiluomo, e che si sarebbe dovuta seriamente innamorare; ma era contenta di notare che era improbabile che se ne accorgessero tutti quanti, visto che Jane univa a una grande forza d’animo un fare composto e modi di piana allegria che la proteggevano da sospetti impertinenti. Elizabeth ne parlò con la sua amica Miss Lucas.

    «Può anche essere piacevole» commentò Charlotte, «saper mostrare questa facciata agli altri; ma qualche volta mantenere un tale riserbo può rivelarsi uno svantaggio. Se una donna dissimula così abilmente il proprio affetto con il diretto interessato potrebbe perdere l’occasione di assicurarselo; e a quel punto sarebbe ben magra consolazione sapere il mondo altrettanto all’oscuro. C’è tanta parte di gratitudine o vanità nei legami che non è saggio abbandonarli a se stessi. Possiamo tutti cominciare liberi; una vaga inclinazione è naturale, ma solo pochi hanno abbastanza cuore da innamorarsi sul serio senza incoraggiamento. In nove casi su dieci è meglio che una donna mostri più affetto di quanto ne prova. A Bingley piace tua sorella, non c’è dubbio, ma potrebbe anche non andare oltre, se lei non lo incoraggia.»

    «Ma lei lo incoraggia quanto la sua natura le permette di fare. Se io riesco a notare il riguardo di Jane nei suoi confronti, dev’essere un sempliciotto se non se ne accorge anche lui.»

    «Ricorda, Eliza, che lui non conosce Jane come la conosci tu.»

    «Ma se una donna ha un debole per un uomo, e non si sforza di nasconderlo, lui deve scoprirlo per forza.»

    «Forse sì, se la vede abbastanza. Ma anche se Bingley e Jane si ritrovano piuttosto spesso, non passano mai molte ore insieme; e visto che si incontrano sempre in grandi gruppi di persone, è impossibile che passino ogni momento a conversare l’uno con l’altra. Jane dovrebbe quindi sfruttare al massimo ogni mezz’ora in cui riesce a ottenere la sua attenzione. Quando sarà certa di averlo per sé potrà prendersi tutto il tempo che vuole per innamorarsi di lui.»

    «Il tuo è un buon piano» le disse Elizabeth, «se non fosse in gioco nient’altro che il desiderio di un buon matrimonio, e se io fossi decisa a trovarmi un marito ricco direi proprio che lo adotterei. Ma i sentimenti di Jane non sono questi; lei non agisce seguendo un disegno. Al momento non è nemmeno sicura dell’intensità della propria inclinazione né della sua sensatezza. Lo conosce da due settimane soltanto. Ha danzato per quattro balli con lui a Meryton; l’ha incontrato una mattina a casa sua, e da allora ha pranzato in sua compagnia quattro volte. Non può certo bastare a farle comprendere il suo carattere.»

    «Non per come lo racconti tu. Se si fosse limitata a cenare con lui, potrebbe aver scoperto solo che ha un buon appetito; ma ricordati che hanno passato anche quattro serate insieme: e quattro serate possono fare una gran differenza.»

    «Sì; queste quattro serate hanno permesso loro di scoprire che entrambi

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