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Intrighi e sospetti (eLit): eLit
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Ebook351 pages4 hoursWoman and Men Series

Intrighi e sospetti (eLit): eLit

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About this ebook

Woman and Men series 1

Londra, 1823
Tornata a Londra per consegnare le ceneri del marito defunto alla famiglia, Eleanor scopre che durante la sua assenza nulla è cambiato: l'alta società londinese continua a considerarla un'americana eccentrica e troppo spregiudicata, che per giunta non si fa scrupolo di familiarizzare con persone di ceto inferiore. Convinta che la giovane sia una cinica calcolatrice che ha approfittato del buon cuore del figlio per accaparrarsi un titolo nobiliare, la suocera incarica il fratello Anthony, Lord Neale, di occuparsi della faccenda. Ma l'affascinante gentiluomo scopre ben presto che in realtà Eleanor non è affatto l'avida opportunista che lui credeva, e malgrado la diffidenza iniziale finisce per innamorarsene perdutamente. Così, quando Eleanor, vittima di una serie di oscure minacce, gli chiede protezione, decide di aiutarla a far luce sul mistero...
LanguageItaliano
PublisherHarperCollins Italia
Release dateSep 2, 2019
ISBN9788830503618
Intrighi e sospetti (eLit): eLit
Author

Candace Camp

Candace Camp, texana, laureata in giurisprudenza, ha pubblicato oltre quaranta romanzi sia storici che contemporanei. Trame avvincenti, intrighi di famiglia e protagoniste coraggiose e indipendenti sono gli ingredienti base del suo successo.

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    Intrighi e sospetti (eLit) - Candace Camp

    PROLOGO

    La pira funebre era stata preparata sulla spiaggia, un semplice catafalco di assi di legno appoggiati alle estremità su due rami inchiodati insieme a formare una X sproporzionata. Sotto l’impalcatura vi era della legna accatastata alla rinfusa: ciocchi, rami e fuscelli più piccoli raccolti direttamente sulla rena e imbevuti nel cherosene per facilitare la combustione. Sulle ampie assi giaceva un corpo avvolto in un sudario, la sagoma di un uomo senza volto che suscitava un’impressione ancora più malinconica.

    La vedova, alta, statuaria, imponente nel severo abito nero, stava a una certa distanza, la minima consentita in queste occasioni. Le autorità avevano tentato di dissuaderla, inviandole persino un prete per farla ragionare. Sarebbe stata una situazione troppo sconvolgente per la sensibilità di una donna, le avevano spiegato, uno spettacolo troppo crudo da guardare.

    «Immagino che sarà peggio per mio marito» aveva risposto Eleanor, Lady Scarbrough, in un tono che avrebbe fatto capire a chi la conosceva almeno un po’ che ormai la sua decisione era presa. «Gli resterò accanto sino all’ultimo istante.»

    E benché le autorità italiane non la conoscessero affatto, capirono presto che Eleanor Townsend Scarbrough raramente restava senza argomenti e così, alla fine, dovettero esaudire il suo desiderio, rimanendo però irremovibili sulla posizione che avrebbe dovuto mantenere, giacché se si fosse avvicinata troppo, precisarono esasperate dalla sua insistenza, il puzzo sarebbe stato insopportabile.

    Così, calma e impettita, Eleanor era rimasta su una collinetta da dove aveva assistito alla cremazione del corpo di Sir Edmund Scarbrough. Il vento le modellava il lungo mantello nero sulle membra e le sferzava il velo leggero. Rabbrividì pensando con amarezza che non avrebbe dovuto fare così freddo sulle assolate coste del Regno di Napoli.

    L’uomo basso e grassoccio accanto a lei la guardò a disagio. In circostanze meno serie il contrasto tra loro avrebbe offerto uno spettacolo quasi comico, specie considerati gli inefficaci sforzi dell’individuo di farsi carico del ruolo di maschio protettore. Le sfiorò un braccio, poi lasciò cadere la mano che aveva avvicinato alla schiena senza però toccarla. Infine guardò alternativamente lei e la scena che si stava svolgendo ai loro piedi, prima di contrarre il viso in un’espressione cupa. Infine abbassò gli occhi.

    «Non credevo... dovete aver freddo... Per favore, Lady Scarbrough...»

    Eleanor lo degnò appena di un’occhiata. «È tutto a posto, signor Castellati. Non è necessario che restiate. Starò benissimo.»

    La faccia paffuta dell’uomo si trasformò in una maschera d’orrore. «No, no, no.» Iniziò a parlare nella sua lingua con tanta sveltezza che Eleanor stentò a seguirlo. Comprese però abbastanza da afferrare il succo del discorso e cioè che l’impresario d’opera non si preoccupava per se stesso ma per il disagio di lei. Castellati terminò la sua difesa gettando un’occhiata alla pila di legna.

    «Vi ringrazio, signore» replicò Eleanor, assestandogli un leggero buffetto sul braccio. Per quanto ridicolo potesse sembrare, infatti, aveva mostrato una ferrea determinazione a starle accanto in quel terribile momento, nonostante il palese orrore e la paura che provava, dandole così prova di un certo coraggio. «Mi siete stato di grande aiuto.»

    Stava dicendo la verità. Castellati le era stato accanto, in quegli ultimi giorni, sin da quando, cioè, Sir Edmund non aveva fatto ritorno dal suo pomeriggio in barca. Pur essendo vero che l’uomo nutriva un interesse personale per il benessere di Edmund, di cui stava producendo un’opera, e nonostante Eleanor in quel momento volesse stare sola, le era stato molto utile con le autorità italiane.

    Certo, anche il migliore amico napoletano di Edmund, Dario Paradella, le era stato accanto, ma, in preda a un dolore inconsolabile, non aveva saputo darle concretamente una mano. In tutti i casi, Eleanor sapeva fin troppo bene che Dario non era in buoni rapporti con il governo napoletano, considerate le sue tendenze liberali.

    «Oh, mio Dio...» Dario, in piedi dall’altro lato di Eleanor, si voltò verso di lei e le prese una mano, stringendogliela forte. «Che tristezza... che tristezza... un tale genio.»

    «Sì.»

    Fu allora che qualcuno diede fuoco alla pira. Le fiamme, alimentate dal cherosene che impregnava la legna, divamparono velocemente facendo indietreggiare gli uomini addetti al compito.

    Un brivido percorse Eleanor mentre vedeva le lingue ardenti che lambivano la legna e si avvicinavano al cadavere avvolto nel lenzuolo.

    Come si era arrivati a questo? Edmund non sarebbe dovuto morire tanto prematuramente. Fu investita da un’ondata di senso di colpa e rimorso. Aveva fatto male a portarlo qui?

    Eppure era stata così convinta di poterlo aiutare. Di migliorare la sua vita e la sua salute. Solo adesso si rendeva conto della propria impudenza, della sua assurda arroganza nel pensare di poter strappare alla morte una vittima designata.

    Aveva portato Edmund a Napoli per la sua salute, sperando che il caldo clima italiano gli giovasse. Non esistevano cure per la consunzione, lo sapeva anche lei, ma i medici erano d’accordo che l’umidità inglese non poteva che farlo peggiorare. Qui invece, aveva pensato, Edmund avrebbe goduto di caldo, di fresche brezze marine e di tutto il tempo necessario a comporre la sua musica senza essere ossessionato dalle richieste pressanti della sua famiglia. Qui, si era detta, nella terra in cui l’opera si era sviluppata rigogliosa, anche lui sarebbe stato bene.

    Invece era morto.

    La pira stava bruciando con violenza adesso e le fiamme avevano completamente avvolto il corpo. Nonostante la lontananza, si sentiva perfettamente l’inconfondibile puzzo di carne bruciata. Accanto a lei, il signor Castellati sollevò una mano inguantata sul viso per coprirsi il naso e la bocca con un fazzoletto e distolse gli occhi dalla scena. Persino Dario abbassò lo sguardo.

    Eleanor invece non si concesse alcuna debolezza. Sarebbe stata incapace di perdonare se stessa se non avesse adempiuto a questo suo ultimo dovere, la sola cosa che le restasse da fare per il marito.

    Avrebbe guardato il fuoco consumare le spoglie mortali di Edmund e avrebbe raccolto le sue ceneri. Poi, una volta fatto ciò e dopo aver assistito alla rappresentazione della sua opera a Napoli, avrebbe riportato ciò che restava di lui a casa, in Inghilterra.

    1

    Anthony, Lord Neale, ruppe il sigillo sul biglietto portatogli da un domestico e lo scorse rapidamente. Sospirò. La sorella maggiore, Honoria, lo informava dell’intenzione di fargli visita quel pomeriggio stesso. Conoscendola, sospettava che la sua carrozza sarebbe arrivata quasi subito dopo la missiva.

    Sentì il vile impulso di mandare qualcuno nelle stalle per avvertire che gli sellassero il cavallo e far finta così di non aver ricevuto il messaggio. Sapeva però di non poterlo fare. Sospirò ancora. Erano trascorsi solo sei mesi dalla morte di Sir Edmund. Per quanto noiosa potesse essere sua sorella, non aveva il coraggio di comportarsi in modo scortese con una madre in lutto.

    Gettò il biglietto sulla scrivania e suonò per chiamare un domestico al quale chiese di avvisare in cucina che la sorella sarebbe arrivata per il tè... e forse sarebbe rimasta pure a cena.

    Poi si avvicinò alla finestra e fissò il viale d’ingresso. Era la sua vista preferita. Da lì godeva del panorama dell’ampio prato antistante la casa, del viale e degli alberi. In quel preciso istante, però, non stava ammirando nulla. I suoi pensieri erano rivolti al giovane nipote e alla sua morte avvenuta sei mesi prima. Non era mai stato vicino a Edmund come non lo era a nessuno dei suoi familiari: un difetto che faceva parte della sua natura, gli avrebbe fato notare Honoria. Era stato però molto orgoglioso di lui e lo aveva sempre considerato un giovane di talento e una futura promessa. Adesso il mondo della musica sarebbe stato senza dubbio più povero.

    Da anni tutti sapevano che la vita di Edmund non sarebbe stata lunga: aveva sempre avuto una salute cagionevole. Averlo però perso a causa di un incidente improvviso pareva una circostanza ancora più ingiusta. Non poté fare a meno di chiedersi se il nipote sarebbe stato ancora vivo, se non fosse stato per quella donna testarda che era stato tanto folle da sposare.

    A quel tempo, nonostante il suo disprezzo per Eleanor Townsend, adesso Lady Scarbrough, aveva approvato il loro trasferimento in Italia, convinto che il clima caldo e assolato avrebbe giovato a Edmund, malato di consunzione, più di quello umido della sua patria, ed era stato anche certo che non gli avrebbe nociuto allontanarsi dalle continue richieste e dalle lamentele della madre.

    Tuttavia dopo la sua morte, Anthony si era sentito schiacciato dal rimorso per non averlo dissuaso dal lasciare l’Inghilterra. Solo lui sapeva di aver rinunciato a parlare con il nipote perché, andando a casa sua, si sarebbe potuto imbattere ancora una volta in Lady Eleanor.

    Provò la stessa sensazione di disagio che lo pervadeva ogni volta che pensava a lei: una sfuggente miscela di fastidio e di acuto desiderio fisico, accompagnata da un moto di rabbia per l’incapacità di controllare le proprie emozioni. Accidenti a lei! Era insopportabile sotto tutti i punti di vista, non da ultimo perché era impossibile da dimenticare.

    Era trascorso un anno dalla prima volta in cui l’aveva vista, ma ricordava ogni istante alla perfezione...

    Anthony bussò alla porta di Eleanor Townsend e attese, desideroso di trovarsi ovunque tranne lì. Era pentito di aver promesso a Honoria che avrebbe parlato con la donna che Sir Edmund intendeva sposare.

    Non voleva fare come la sorella maggiore gli aveva chiesto; tutto in lui si ribellava all’idea di immischiarsi nelle faccende dei suoi parenti. Era un uomo che preferiva condurre la propria vita senza che nessuno interferisse e che amava restituire il favore.

    Honoria però lo aveva supplicato, le mani sul petto voluminoso. Doveva salvare il suo unico figlio dalle grinfie di un’arpia assetata di denaro, così gli aveva detto. Edmund, tanto giovane e inesperto, aveva chiesto a un’avventuriera di sposarlo. Così la madre aveva deciso che Anthony dovesse andare da quella pericolosa sirena incantatrice che aveva ammaliato il figlio e convincerla a non sposarlo. Sempre secondo Honoria, un’offerta in denaro gli avrebbe spianato la strada.

    Honoria, che in realtà era la sua sorellastra, non aveva naturalmente mancato di ricordargli i suoi doveri come capofamiglia, soprattutto quelli che aveva nei suoi riguardi. Aveva quattordici anni quando la madre era morta per darlo alla luce e, sempre in base alle sue affermazioni, lo aveva praticamente allevato. Inoltre, aveva aggiunto, lui più di ogni altro doveva conoscere il pericolo che rappresentava una bella avventuriera decisa a intrappolare un uomo ricco nella rete del matrimonio.

    Anthony conosceva perfettamente le sue responsabilità nei confronti della famiglia, una lezione che gli era stata impressa in testa sin dall’infanzia. Sapeva però anche che per la sorella i doveri di conte di solito coincidevano con i suoi desideri. E dato che Honoria si era sposata e aveva lasciato la casa quando lui aveva cinque anni e considerato che era stato cresciuto prima dalla vecchia balia e poi da una sfilza di governanti fino a quando non era stato sufficientemente grande per andare a Eton, di solito restava impassibile davanti alle pretese di Honoria di essere per lui quasi una madre.

    Di norma ne avrebbe respinto le richieste affermando che i suoi doveri non contemplavano di doversi immischiare nella vita privata di un adulto di ventiquattro anni.

    Sir Edmund però era diverso: possedeva l’innocenza di un bambino che raramente si vedeva in un giovane aristocratico ed era animato da un talento che lo stupiva. Sospettava che il nipote fosse un genio musicale. Tuttavia la sua esperienza del mondo, e la capacità che aveva di confrontarsi con esso, era tanto piccola quanto immenso era il suo talento. Anthony, che era orgoglioso di lui più di qualsiasi altro parente, odiava vederlo schiacciato tra la madre e la fidanzata.

    Su una cosa però Honoria aveva ragione: lui aveva sperimentato di persona quanto male potesse fare una donna bellissima e assetata di denaro. Il padre di Anthony, infatti, quando il figlio era ancora sedicenne, ne aveva sposata una che era riuscita a seminare zizzania tra lui e il giovane, distruggendo quasi il loro rapporto.

    Così, alla fine, aveva ceduto alla richiesta. E adesso era lì, davanti alla porta di casa di Eleanor Townsend. Per un breve istante si abbandonò alla vana speranza che nessuno gli rispondesse.

    Proprio in quel momento però, l’uscio fu spalancato da un domestico diverso da tutti quelli visti visto fino ad allora. Basso e quadrato, aveva i muscoli delle braccia e del petto così gonfi che quasi facevano scoppiare le cuciture della giacca. Un orecchio era palesemente malformato, il naso pareva aver subito più di una frattura in passato e aveva almeno un paio di piccole cicatrici sul volto. Sembrava più un pugile o addirittura un delinquente che un servitore.

    «Lord Neale» annunciò Anthony, porgendogli il proprio biglietto da visita.

    Diversamente da un maggiordomo o da un qualsiasi cameriere inglese, l’uomo non gli offrì un vassoio d’argento per appoggiarlo, ma lo prese direttamente in mano. E dopo averlo esaminato con un certo sospetto, annuì.

    «Le dirò che siete qui» ripose, prima di andarsene lasciandolo in piedi nell’atrio.

    Stupefatto, Anthony lo guardò allontanarsi. Era la prima volta che qualcuno lo lasciava ad aspettare in quelle condizioni. Il suo titolo e la sua fortuna di solito gli davano diritto a un inchino reverenziale dopo il quale era accompagnato nel salotto migliore.

    Un altro si sarebbe offeso. Anthony, invece, lo trovò quasi divertente.

    Dopotutto, sua sorella non lo aveva forse avvertito che la signorina Townsend e la sua casa erano... particolari? In fondo si trattava di un’americana che viveva a Londra senza alcuno chaperon, a meno che non si potesse definire tale l’amah, la giovane balia indiana che viaggiava con lei per occuparsi dei due bambini e che Honoria chiaramente non degnava di considerazione. Inoltre, come la sorella aveva scoperto facendo spiare la casa, sotto il tetto della signorina Townsend vivevano persone provenienti da una varietà di paesi: oltre alla balia indiana, c’erano i due bambini, il cui legame di parentela con lei era quanto meno dubbio, dei quali uno era americano e l’altro francese, e un africano che non portava la livrea da domestico ma un abito da gentiluomo e che, secondo i pettegolezzi raccolti dalla spia della sorella in un pub nelle vicinanze, era il factotum della signorina.

    Nell’attesa, Anthony si guardò intorno, prendendo nota del mobilio essenziale ma elegante. Qualunque cosa si potesse dire della signorina Townsend, i suoi gusti erano impeccabili.

    Si chiese se la donna fosse davvero l’arpia descritta da Honoria, nota non soltanto per i suoi drammatici eccessi, ma, secondo Anthony, anche per essere troppo protettiva nei confronti del figlio. Edmund aveva sempre avuto una salute cagionevole, a causa delle continue tossi e del catarro. Più di una volta il medico le aveva detto che l’adorato figlio non sarebbe sopravvissuto all’inverno.

    Per questo motivo, oltre che per la sua natura eccessivamente ansiosa, Honoria lo aveva coccolato per tutta la vita, tenendolo a casa con sé fino a quando, ormai adulto, Edmund aveva deciso di andare a vivere a Londra per conto proprio. Persino allora, Honoria aveva continuato a farlo correre da lei per risolvere questo o quel problema. In tutto ciò, Anthony si era accorto che aveva trascurato la figlia Samantha e il marito, presa com’era dall’ossessione per il figlio, il che era stata certamente un’ottima cosa, almeno per la ragazza.

    Era chiaro che Honoria non avrebbe ceduto facilmente il proprio figlio a un’altra donna e Anthony sospettava che persino una santa non sarebbe stata capace di guadagnarsi l’approvazione dell’anziana sorella.

    Era pur vero, però, che non poteva disinteressarsi del tutto della faccenda. Il titolo e la fortuna di Edmund, pur se non importanti come i propri, bastavano a richiamare l’attenzione di un’eventuale cacciatrice di dote. In più, data la sua fragile costituzione e la frequenza con la quale soffriva di febbri debilitanti e di malattie polmonari, che Edmund temeva essere dovute alla consunzione e non, come credeva Honoria, alla sua fragile costituzione, la già citata avventuriera poteva essere quasi certa che non avrebbe dovuto recitare la parte dell’amorevole mogliettina a lungo e che presto sarebbe stata una facoltosa vedova.

    Sentendo dei passi avvicinarsi, Anthony si voltò, immobilizzandosi di colpo. La donna che gli stava andando incontro era stupefacente.

    Alta e statuaria, aveva capelli corvini e vividi occhi azzurri. La curva della mascella e gli zigomi erano forse un po’ troppo accentuati, ma erano addolciti da una bocca piena e morbida e da uno sguardo carezzevole. Indossava un abito blu pavone, troppo ardito per una ragazza perbene e camminava con sicurezza, tenendo il capo eretto e lo sguardo dritto davanti a sé.

    Un’ondata di puro desiderio fisico investì Anthony, talmente calda e sconvolgente da lasciarlo senza fiato. Era un uomo abituato a controllarsi e, a trentacinque anni, considerava ormai trascorsi da un pezzo i giorni dell’adolescenza in cui era stato guidato dagli impulsi sessuali. Quella donna però...

    Inconsciamente, fece un passo verso di lei, poi, accorgendosene, si fermò e con uno sforzo estremo domò il desiderio che lo pervadeva.

    Era sicuramente quella la donna che aveva catturato il cuore di Sir Edmund. E, con altrettanta sicurezza, la sorella aveva avuto ragione a temere che la signorina Townsend fosse una cacciatrice di dote. Nessun’altra creatura così avrebbe sposato l’acerbo nipote privo di qualsiasi esperienza in amore. Strano che non si fosse prefissata un uomo più ricco e con un titolo più alto.

    Eleanor possedeva quel tipo di bellezza che poteva ispirare i poeti o scatenare le guerre. E si comportava come una persona conscia del proprio potere. Se fosse stata un’anima timida, una fresca fanciulla di provincia, Anthony avrebbe potuto credere che si fosse innamorata del nipote per via del suo genio o forse per il desiderio materno di prendersi cura di lui.

    Quella però non era una ragazza ingenua, ma una donna nel pieno rigoglio della propria bellezza, forte e sicura di sé. Era ridicolo pensare che potesse essersi innamorata di Edmund.

    Purtroppo, Anthony conosceva fin troppo bene le bellezze che riuscivano a manipolare gli uomini e il modo in cui li rendevano troppo deboli o soli per poter vedere altro che il loro sguardo.

    «Lord Neale?» chiese Eleanor Townsend, fissandolo in modo così guardingo che gli diede quasi la certezza di avere di fronte a sé un’avventuriera. Una donna innocente non si sarebbe presentata con tanta diffidenza all’incontro con un parente del fidanzato. «Siete lo zio di Edmund?»

    Lui annuì secco, irritato dal fatto che la sua voce, bassa e gutturale, con solo un’impercettibile inflessione americana, gli avesse procurato uno spasmo al ventre. «Sì.»

    Per tutta risposta, Eleanor inarcò le sopracciglia, di certo colpita da tanta scortesia, aveva pensato lui. D’altra parte non era il tipo che si trovava a proprio agio nelle occasioni sociali. Pur essendo un uomo intelligente, non aveva mai padroneggiato l’arte della conversazione salottiera. In effetti, sarebbe stato più corretto dire che non si era mai impegnato, visto che odiava sia le chiacchiere fini a se stesse sia gli eventi mondani in cui erano necessarie. Era considerato schietto e piuttosto antisociale, e le sole ragioni per cui continuava a essere invitato alle feste più esclusive, alle quali però raramente partecipava, erano il titolo e i soldi che possedeva. In quell’occasione però, si rese conto di essere più rigido del solito, nonché turbato dall’intensa reazione che quella donna aveva scatenato nel suo corpo.

    «Perché non ci spostiamo in salotto?» suggerì lei, indicando con la mano la direzione da prendere. «Mi spiace che Edmund non ci sia.»

    «Non mi aspettavo di trovarlo.» Dopotutto, non era neppure mezzogiorno, quindi piuttosto presto per le visite. «Sono venuto per vedere voi, signorina Townsend.»

    «Davvero? Ne sono onorata.»

    A Anthony non sfuggì il tono ironico della sua voce nel pronunciare quelle poche parole. Una volta in salotto, si accomodò su una poltrona invitandolo a fare lo stesso e attese che si sedesse fissandolo con occhi gelidi.

    Imbarazzato da quello sguardo, Lord Neale dopo qualche istante sbottò: «Lady Scarbrough, mia sorella, mi ha chiesto di parlare con voi».

    «Ah.» Si limitò a ribattere Eleanor, senza fare nulla per incoraggiarlo a proseguire.

    «Lei... io... non potete sposare Edmund» aggiunse il conte conscio di essere ancora più maldestro del solito. Accidenti a lei! Lo faceva sentire come uno scolaretto timido.

    «Sul serio? E perché no? Vi è forse qualche impedimento?» rispose Eleanor, in tono freddo e leggermente sarcastico.

    Dal momento che si era aspettato indignazione, la mancanza di sdegno della sua interlocutrice lo innervosì. Era come se si fosse aspettata un discorso del genere.

    «Solo la comune decenza» replicò brusco.

    «Penso che sarebbe più indecente se Edmund abitasse in casa mia senza il beneficio del vincolo coniugale, non credete?» dichiarò Eleanor, sfidandolo con i suoi grandi occhi azzurri.

    Quello sguardo fu come una scintilla che infiammò Anthony di rabbia.

    «Avreste dovuto sapere che la famiglia si sarebbe opposta» ribatté.

    «Certo. Senza dubbio sarà una bella perdita per voi» osservò con tono pungente.

    Anthony rimase ancora più perplesso da quell’affermazione e comprese che sarebbe stato inutile tentare di persuaderla o di ragionare. Così andò dritto al punto.

    «Sono pronto a pagarvi.»

    «A pagarmi?» La fronte di Eleanor si corrugò e la sua voce divenne quasi un sibilo. «Mi state offrendo del denaro per non sposare Edmund?» Dopo aver incrociato le braccia, lo studiò. «E quanto sareste disposto a offrire?»

    Per un istante, il conte pensò che avrebbe accettato. La speranza gli sbocciò nel cuore, mista a un’incomprensibile senso di disappunto. Così disse una cifra molto più alta di quella che in origine aveva avuto in mente.

    Eleanor si alzò in piedi, senza fretta, ma con grazia regale e una dignità che gli fecero immediatamente capire che si era sbagliato nel pensare che avrebbe accettato. Fu allora che si rese conto di aver sottovalutato la sua avversaria.

    «È interessante sapere» dichiarò lei mordace, «che la preoccupazione per vostro nipote sia solo di carattere monetario. Non racconterò nulla a Edmund della vostra offerta, in quanto egli, non so perché, vi ammira, e io non desidero ferirlo.»

    Vibrava quasi dalla rabbia, notò lui. Gli occhi azzurri lo fissavano intensi provocando, con grande sorpresa e disgusto di Anthony, la pronta reazione dei suoi lombi.

    «Mi dispiace» proseguì Eleanor con un tono secco, nettamente opposto alle parole appena pronunciate. «Devo declinare la vostra offerta. Vi prego di riferire a Lady Scarbrough che è troppo tardi. Suo figlio è ormai tra le mie grinfie. Edmund e io ci siamo sposati ieri con una licenza speciale.»

    Da allora Anthony non aveva più rivisto Eleanor. Due mesi dopo, lei e Sir Edmund si erano imbarcati per l’Italia. E un anno dopo, il nipote era deceduto.

    Un rumore di ruote sul viale d’ingresso strappò Anthony dai suoi ricordi: la carrozza della sorella era arrivata. Vide un valletto affrettarsi ad abbassare il predellino, aprire la portiera e aiutare la donna a scendere.

    Honoria era vestita di nero. Era ancora sottile nonostante avesse raggiunto la mezza età. Una pesante veletta scura le avvolgeva il cappellino, tanto che dovette sollevarla per vedere i gradini, facendola ricadere ai lati del volto con eleganza. Honoria ci teneva a mostrare la propria condizione ma naturalmente non a scapito dell’aspetto.

    Anthony represse quel pensiero cinico, ricordando a se stesso che la sorella aveva perso da poco il figlio e che aveva tutto il diritto di abbandonarsi al dolore.

    Le andò incontro nell’atrio per accoglierla, tenendo a bada, nella voce e sul viso, l’impazienza che provava. «Honoria.»

    «Oh, Anthony!» i suoi limpidi occhi blu si riempirono di lacrime. Tese al fratello entrambe le mani, inclinando leggermente il corpo come se stesse per svenire.

    Anthony le prese nelle proprie e la condusse sollecito in un salottino dove vi era un sofà. Aveva troppa esperienza con la sorella per permetterle

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