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Conversazioni con Ramana Maharshi: Dal diario di Annamalai Swami.
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Ebook99 pages1 hour

Conversazioni con Ramana Maharshi: Dal diario di Annamalai Swami.

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About this ebook

Ramana Maharshi è stato uno dei maestri spirituali indiani più noti e amati del secolo scorso. Ciò che attraeva i visitatori era l'impressione di santità che immediatamente si provava in sua presenza. Egli irradiava un potere che era percepito da tutti come un sentimento di pace o benessere. Era pienamente consapevole di quell'emanazione e diceva spesso che la trasmissione dell'energia era la parte più importante e diretta dei suoi insegnamenti. Occasionalmente interrompeva il suo silenzio per rispondere alle domande dei visitatori. Qui sono raccolte alcune di quelle conversazioni, che racchiudono una sintesi del suo pensiero.
LanguageItaliano
Release dateDec 4, 2014
ISBN9788868201777
Conversazioni con Ramana Maharshi: Dal diario di Annamalai Swami.

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    Conversazioni con Ramana Maharshi - David Godman

    David Godman

    CONVERSAZIONI CON

    RAMANA

    MAHARSHI

    Dal diario di

    Annamalai Swami

    David Godman

    Conversazioni con Ramana Maharshi

    Titolo originale: Living in the words of Bhagavan (seconda parte)

    Traduzione di Sergio Peterlini

    Copyright © 1994 by Sri Annamalai Swami Trust, India

    Copyright © 2014 by Edizioni Il Punto d’Incontro per l’edizione italiana Prima edizione originale pubblicata nel 1994 da Sri Annamalai Swami Trust, Palakothu, Sri Ramanashramam P. O., Tiruvannamalai, Tamil Nadu, India

    Prima edizione italiana pubblicata nel gennaio 2014

    Prima edizione digitale: dicembre 2014

    Edizioni Il Punto d’Incontro, Via Zamenhof 685, 36100 Vicenza

    telefono 0444239189, fax 0444239266

    Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di quest’opera può essere riprodotta in alcuna forma senza l’autorizzazione scritta dell’editore, a eccezione di brevi citazioni destinate alle recensioni.

    ISBN 9788868201777

    www.edizionilpuntodincontro.it

    Indice

    Nota all’edizione italiana

    Introduzione

    Il diario di Annamalai Swami

    Conversazioni con Ramana Maharshi

    Glossario

    Nota all’edizione italiana

    Annamalai Swami (1906-1995) è nato in un villaggio del Tamil Nadu, nel sud dell’India. Suo padre era un astrologo e vide chiaramente nel tema natale i segni che avrebbero indotto suo figlio a condurre una vita da rinunciante. Nonostante le evidenti indicazioni astrologiche, egli cercò in ogni modo di ostacolare questo destino, perfino impedendogli di imparare a leggere, nella speranza che non avrebbe potuto avvicinarsi alle sacre scritture. Tuttavia Annamalai sviluppò ben presto inclinazioni spirituali e infine incontrò Ramana Maharshi nel 1928, dopo che ne ebbe una visione in sogno. La prima volta che gli fece visita, Bhagavan lo guardò in silenzio per diversi minuti, infondendogli una profonda sensazione di pace. Una decina di giorni dopo, Annamalai gli chiese come avrebbe potuto raggiungere la realizzazione del Sé. La risposta fu: Se abbandoni l’identificazione con il corpo e mediti sul Sé puoi raggiungere la realizzazione. Quindi Bhagavan sorprese Annamalai aggiungendo: Ti stavo aspettando. Mi stavo chiedendo quando saresti arrivato.

    Dopo molti anni di intenso tapas e assoluta dedizione alle istruzioni del maestro, nel 1938 Annamalai Swami ricevette inaspettatamente l’ordine dal suo guru di lasciare l’ashram e di trasferirsi in una capanna isolata per dedicarsi completamente alla pratica spirituale che, per la grazia di Bhagavan, lo avrebbe condotto a stabilizzarsi nella permanente realizzazione del Sé.

    Dopo aver lasciato il Ramanasramam, Annamalai ha condotto una vita austera nella sua capanna di Palakottu e pochi anni dopo intorno a lui sorse lo Sri Swami Annamalai Ashram,* dove è vissuto finché ha lasciato il corpo, il 9 novembre del 1995.

    * Attualmente lo Sri Annamalai Ashram è parte integrante dello Sri Ramanashramam.

    Introduzione

    Bhagavan Sri Ramana Maharshi è noto come uno dei più importanti guru indiani dei tempi moderni. Nel 1896, mentre era ancora uno studente di sedici anni, realizzò il Sé durante una drammatica esperienza di pre-morte che durò circa venti minuti. Poiché a quel tempo non aveva ancora ricevuto alcuna informazione sul pensiero o sulla pratica spirituale, inizialmente trovò l’esperienza piuttosto enigmatica. Nelle prime settimane dopo la realizzazione pensò alternativamente di essere stato posseduto da uno spirito o afflitto da una strana ma piacevole malattia. Non raccontò a nessuno l’esperienza e cercò di continuare la sua normale vita di ragazzo dell’India del Sud. Nei primi giorni riuscì a portare avanti la sua finzione, ma dopo circa sei settimane divenne così distaccato rispetto alla frivolezza mondana della scuola e della vita familiare che decise di andarsene di casa e trovare un luogo dove poter assaporare in tutta tranquillità la sua esperienza del Sé senza interruzioni o distrazioni.

    Scelse di raggiungere Arunachala, una famosa montagna sacra a circa 180 km a sud-ovest di Madras. La scelta non era affatto casuale: sin dall’infanza aveva provato un senso di timore reverenziale quando veniva menzionato il nome Arunachala. In effetti, prima che il suo errore fosse corretto da un parente, aveva pensato che Arunachala fosse qualche regno celeste piuttosto che un centro di pellegrinaggio raggiungibile coi trasporti pubblici. Negli ultimi anni diceva che Arunachala era il suo guru e a volte diceva anche che era stato il potere di Arunachala a donargli la realizzazione, attirandolo poi a sé nella forma fisica.

    Il giovane Ramana Maharshi fece grandi sforzi per assicurarsi che nessun membro della sua famiglia venisse a sapere dove stava andando. Lasciò la casa in segreto e raggiunse Arunachala dopo tre giorni di viaggio piuttosto avventurosi. Trascorse i rimanenti cinquantaquattro anni della sua vita sulla sacra montagna o nei suoi pressi, rifiutandosi di lasciarla anche solo per un giorno.

    Il giorno del suo arrivo gettò via il denaro e le poche cose che possedeva, fatta eccezione per un perizoma; quindi si rasò il capo in segno di rinuncia spirituale e trovò un luogo quieto nei recinti del tempio principale di Arunachala dove poter rimanere indisturbato. I quattro o cinque anni che seguirono li passò quasi sempre seduto a occhi chiusi in vari templi e santuari, completamente assorbito nella soverchiante consapevolezza del Sé. Occasionalmente veniva nutrito da un visitatore o da un pellegrino compassionevole; in seguito questo compito fu svolto da un attendente ma, tranne per il breve periodo in cui egli

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