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Orgoglio e Pregiudizio
Orgoglio e Pregiudizio
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Ebook456 pages6 hours

Orgoglio e Pregiudizio

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Il romanzo Orgoglio e pregiudizio scritto da Jane Austen nel 1813, ha come temi principali l'orgoglio di classe del signor Darcy e il pregiudizio di Elizabeth Bennet nei confronti di quest'ultimo. La trama si concentra sulle vicende della famiglia Bennet, composta dai signori Bennet e dalle loro cinque figlie: Jane, Elizabeth, Mary, Catherine e Lydia. L'obiettivo rimasto alla signora Bennet, vista la mancanza di un figlio maschio che possa ereditare la loro tenuta di Longbourn nell'Hertfordshire, è quello di vedere sposata almeno una delle sue figlie prima possibile. La signora Bennet è una donna frivola mentre il signor Bennet è un uomo intelligente, sarcastico e imprevedibile. È tuttavia affezionato a Jane e soprattutto ad Elizabeth, ragazza di carattere assennato e ragionevole.
LanguageItaliano
Release dateAug 20, 2018
ISBN9788874174782
Author

Jane Austen

Jane Austen (1775–1817) was an English novelist whose work centred on social commentary and realism. Her works of romantic fiction are set among the landed gentry, and she is one of the most widely read writers in English literature.

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    Orgoglio e Pregiudizio - Jane Austen

    Orgoglio e Pregiudizio

    Jane Austen

    In copertina: Karl Pavlovič Brjullov, Ritratto della cantante A. Y. Petrova, 1841

    © 2016 REA Edizioni

    Via S. Agostino 15

    67100 L’Aquila

    www.reamultimedia.it

    redazione@reamultimedia.it

    A cura di Annalisa Iezzi

    Questo e-book è un’edizione rivista, rielaborata e corretta, basata sulla traduzione del 1957 di Liliana Silvestri. La casa editrice rimane comunque a disposizione di chiunque avesse a vantare ragioni in proposito.

    Indice

    CAPITOLO I

    CAPITOLO II

    CAPITOLO III

    CAPITOLO IV

    CAPITOLO V

    CAPITOLO VI

    CAPITOLO VII

    CAPITOLO VIII

    CAPITOLO IX

    CAPITOLO X

    CAPITOLO XI

    CAPITOLO XII

    CAPITOLO XIII

    CAPITOLO XIV

    CAPITOLO XV

    CAPITOLO XVI

    CAPITOLO XVII

    CAPITOLO XVIII

    CAPITOLO XIX

    CAPITOLO XX

    CAPITOLO XXI

    CAPITOLO XXII

    CAPITOLO XXIII

    CAPITOLO XXIV

    CAPITOLO XXV

    CAPITOLO XXVI

    CAPITOLO XXVII

    CAPITOLO XXVIII

    CAPITOLO XXIX

    CAPITOLO XXX

    CAPITOLO XXXI

    CAPITOLO XXXII

    CAPITOLO XXXIII

    CAPITOLO XXXIV

    CAPITOLO XXXV

    CAPITOLO XXXVI

    CAPITOLO XXXVII

    CAPITOLO XXXVIII

    CAPITOLO XXXIX

    CAPITOLO XL

    CAPITOLO XLI

    CAPITOLO XLII

    CAPITOLO XLIII

    CAPITOLO XLIV

    CAPITOLO LXV

    CAPITOLO LXVI

    CAPITOLO LXVII

    CAPITOLO XLVIII

    CAPITOLO XLIX

    CAPITOLO L

    CAPITOLO LI

    CAPITOLO LII

    CAPITOLO LIII

    CAPITOLO LIV

    CAPITOLO LV

    CAPITOLO LVI

    CAPITOLO LVII

    CAPITOLO LVIII

    CAPITOLO LIX

    CAPITOLO LX

    CAPITOLO LXI

    CAPITOLO I

    Uno scapolo padrone di una discreta somma di denaro ha bisogno di una moglie: questo è un dato di fatto sicuro, universalmente riconosciuto.

    Quali che siano i pensieri, i sentimenti e i progetti del signore in questione giungendo in un paese nuovo per lui, le famiglie del vicinato sono così sicure di questa verità che egli è già considerato come preda futura di questa o quella damigella, ciascuna famiglia reclama il diritto di conquista.

    — Mio caro, — disse un giorno la signora Bennet al marito — hai sentito che finalmente Netherfield Park è stato affittato?

    Il signor Bennet non aveva sentito nulla.

    — E invece si — replicò la moglie. — La signora Long è venuta a trovarmi oggi e mi ha raccontato tutto.

    Il signor Bennet non rispose.

    — Non ti interessa sapere chi lo ha preso in affitto? — riprese lei, irritata.

    — Visto che a te interessa dirmelo... ebbene, non ho nulla in contrario ad ascoltarti.

    Era quasi un invito a proseguire, e come tale fu naturalmente interpretato.

    — Dunque, mio caro, come ti dicevo, la signora Long mi ha raccontato che Netherfield è stato preso in affitto da un ricco giovanotto che viene dal Nord dell’Inghilterra. È arrivato lunedì per vedere il posto e gli è talmente piaciuto che ha concluso immediatamente l’affare con il signor Morris. La servitù sarà qui alla fine della prossima settimana per preparare la casa, lui verrà prima di San Michele.

    Come si chiama?

    — Bingley.

    — Sposato o scapolo?

    — Ma scapolo, mio caro, ovviamente scapolo! E ricco anche... una rendita di quattro o cinque mila sterline l'anno! Che occasione per le nostre ragazze!

    — Per le ragazze? E perché?

    — Mio caro Bennet, sei insopportabile...sai benissimo che io so che sposerà una delle nostre figlie.

    — Ah, è per questo che viene a stabilirsi qui?

    — Per questo? Non dire sciocchezze! Ma è quasi certo che egli si innamorerà di una delle nostre bambine...ecco perché tu andrai a fargli visita da buon vicino appena giungerà.

    — Io? Perché proprio io? Ci puoi andare tu con le ragazze o meglio mandarcele da sole perché, siccome tu sei più carina di loro, il signor Bingley potrebbe innamorarsi di te.

    — Adulatore! Certo ho avuto anch’io il mio momento e allora ero davvero graziosa, ma quando una donna ha cinque figlie e un marito è molto meglio che si dimentichi della propria bellezza...e tu mio caro, andrai e farai la conoscenza del signor Bingley.

    — Non giurarci, io non prometto nulla.

    — Ma non pensi alle tue figliole?... Ma non vedi che fortuna potrebbe essere per una di loro? Sir William e Lady Lucas ci andranno di certo e per la stessa ragione, e tu sai che di solito non sono i primi a muoversi. Insomma, ti dico che ci devi andare perché altrimenti sarà impossibile per noi fare la sua conoscenza.

    — Quanti scrupoli! Ti dico io che il signor Bingley sarà ben lieto di vedervi...e poi io gli manderò un bigliettino per assicurarlo del mio caloroso consenso al suo matrimonio con una delle mie figliole, qualsiasi sia la preferita, benché da parte mia gli consigli di scegliere Lizzy.

    — Non dire sciocchezze: Lizzy è come le altre, caso mai meno carina di Jane e meno allegra di Lydia. Ma già, è la tua preferita.

    — Uhm...non è che tra tutte siano un gran che, sono ignoranti e frivole come tutte le altre ragazze, ma almeno Lizzy ha un po’ di cervello.

    — Signor Bennet, come puoi offendere cosi le tue bambine? Tu godi a farmi soffrire, senza alcuna considerazione per i miei poveri nervi.

    — Ti sbagli, mia cara...ho il massimo rispetto per i tuoi nervi. Posso quasi dire che sono vecchi amici per me e da almeno vent’anni nutro per loro la maggior considerazione.

    — Tu non sai quanto mi facciano soffrire! Ti passeranno, vedrai, e io spero che vivrai tanto da vedere giungere un'intera dozzina di giovanotti che guadagnano almeno quattromila sterline l’anno.

    — Ne giungessero anche una ventina, a che servirebbero se tu non vai a conoscerli?

    — Parola d'onore, mia cara, quando saranno in venti andrò a trovarli tutti.

    Il signor Bennet aveva una personalità cosi originale, contraddittoria, amante dell’umorismo e del sarcasmo, che l’esperienza di ben ventitré anni di matrimonio non aveva potuto insegnare nulla alla moglie circa il suo vero carattere. Certo lei era invece molto più facile da capire: era una donna di non eccessiva intelligenza, relativamente ignorante e piuttosto capricciosa. Quando non era soddisfatta di qualcosa faceva in modo da ricordare a tutti i suoi poveri nervi. Il più grande problema della sua vita era quello di trovar marito alle figlie; il maggior divertimento, le visite e i pettegolezzi.

    CAPITOLO II

    Tuttavia, il signor Bennet fu proprio uno dei primi a conoscere il signor Bingley. Era in realtà sempre stata sua intenzione recarsi a salutarlo, sebbene avesse continuato a ripetere alla moglie che niente avrebbe potuto indurlo a far visita al nuovo vicino, e quando anche l'incontro era già avvenuto ne informò la moglie soltanto la sera.

    Ed ecco in che modo.

    Osservando una delle figlie (per precisione la seconda) che era tutta intenta ad ornare un nuovo cappellino, egli le disse:

    — Spero che piacerà al signor Bingley, Lizzy.

    — Ma non abbiamo la più remota possibilità di sapere che cosa pace al signor Bingley — intervenne la moglie, irritata — visto che sarà difficile fare la sua conoscenza.

    — Mamma, dimentichi però — disse Elizabeth — che ad ogni modo egli presenzierà al prossimo ballo e che la signora Long ha promesso di presentarcelo.

    — Sono sicura che la signora Long non farà nulla di simile: ha due nipoti a cui pensare, ed è una donna egoista ed ipocrita. Non ho nessuna fiducia in lei.

    — Neanch'io certo, — intervenne di nuovo il signor Bennet — ed è per questo che sono ben lieto di sapere che non avrai bisogno di lei per conoscere Bingley.

    La signora Bennet preferì non rispondere, ma incapace di nascondere la sua irritazione, trovò modo di sfogarsi brontolando con una delle figlie:

    — Smettila di tossire, Kitty, per amor del cielo! Non hai nessun rispetto per i miei nervi... mi vanno a pezzi a furia di sentirti!

    — Kitty non ha ancora imparato a tossire — disse il padre. — Non sa ancora che la tosse va usata al momento giusto.

    — Non tossisco certo per divertirmi — brontolò stizzita Kitty. — Quand'è il prossimo ballo, Lizzy?

    — Fra quindici giorni.

    — Proprio così — si lamentò la signora Bennet — e la signora Long non sarà di ritorno che il giorno prima e le sarà impossibile presentarci il signor Bingley visto che non lo conoscerà neppure lei.

    — E allora, mia cara, sfrutta il vantaggio che hai nei confronti della tua amica e prenditi la soddisfazione di essere tu a presentarle il signor Bingley.

    — Impossibile, Bennet, impossibile, visto che non lo conosco; non dire sciocchezze.

    — Apprezzo la tua prudenza, cara, e convengo anch'io che una amicizia di quindici giorni è troppo breve per poter dire di conoscere veramente una persona. Ma se non tenti, qualcun altro arriverà prima di te...e in fin dei conti devi dare una piccola opportunità alla signora Long e alle nipoti...e ti dirò di più, che siccome si tratta di un atto di pura cortesia, se non lo farai tu glielo presenterò io.

    Le ragazze alzarono gli occhi, fissando il padre, ma la signora Bennet brontolò:

    — Sciocchezze, sciocchezze!

    — Che vuoi dire? — chiese il marito. — Pensi forse che tutti i formalismi e i convenevoli non sono che un cumulo di sciocchezze? Non sono d’accordo con te...che ne dici tu, Mary? Vuoi regalarci uno dei tuoi profondi pensieri ricavati da quei libroni che leggi in continuazione?

    Mary cercò disperatamente di dire qualcosa di molto speciale, di molto intelligente, ma non trovò nulla e preferì tacere.

    — Intanto che Mary spolvera un po’ le sue idee — continuò il padre — occupiamoci di Bingley.

    — Non voglio più sentir nominare il signor Bingley — gridò la moglie fuori di sé.

    — Oh quanto mi spiace!...ma perché non me lo hai detto prima? Se lo avessi saputo questa mattina, non sarei certo andato a fargli visita. È veramente seccante: ma ormai che ci sono andato non possiamo fingere di non conoscerlo.

    Lo stupore, la meraviglia suscitati dalle sue parole furono proprio come egli si era aspettato; anzi un po’ di più per quanto riguarda la moglie, la quale non appena si fu calmato il primo scoppio di gioiosa meraviglia generale dichiarò immediatamente che aveva sempre saputo di poter contare sul marito.

    — Che tesoro sei stato, mio caro Bennet! Lo sapevo io che ti avrei convinto perché so il bene che vuoi alle tue figlie. Come sono felice! E che bello scherzo ci hai fatto, andandoci stamattina senza dire nulla fino ad ora!

    — Bene, Kitty, ora puoi tossire fin che ti pare — concluse il signor Bennet uscendo dalla sala, già annoiato dalle chiacchiere della moglie.

    — Ah, figliole, che buon padre avete! — proseguì la signora Bennet non appena l’uscio si fu chiuso alle spalle del marito. — Voi non vi rendete conto pienamente del suo affetto...e neppure del mio, per dir la verità. Alla nostra età, vedete, non è più così piacevole fare nuove conoscenze...se non fosse per amor vostro. Lydia, amor mio, sebbene tu sia la più giovane, sono sicura che il signor Bingley ballerà con te.

    — Oh! — replicò Lydia con sicurezza — non ho paura, perché anche se sono la più giovane sono pure la più alta!

    E così la serata trascorse piacevolmente in progetti e previsioni circa la visita che il signor Bingley avrebbe dovuto rendere al padre, e in laboriosi calcoli per decidere quando sarebbe stato opportuno invitarlo a pranzo.

    CAPITOLO III

    M a per quanto facessero e dicessero, la signora Bennet e le figlie non riuscirono a strappare al rispettivo marito e padre nessuna descrizione del giovane Bingley. Lo attaccarono in tutti i modi: con domande dirette, con delicate insinuazioni, con lontani riferimenti; ma invano. Il signor Bennet uscì vittorioso da ogni attacco e alla fine esse dovettero accontentarsi di un resoconto, per così dire, di seconda mano, fatto da Lady Lucas, resoconto d’altronde assai favorevole al signor Bingley.

    Sir William, il marito di Lady Lucas, era stato piacevolmente impressionato: il signor Bingley era un bel giovane, cordiale ed educato e, per di più, deciso a partecipare al prossimo ballo in compagnia di alcuni suoi amici.

    Meraviglioso! Chi ama la danza è facile ad innamorarsi... e così le più gioiose speranze vennero riposte sulla dolcezza d'animo del signor Bingley.

    — Se potrò vedere una delle mie figlie felicemente sposata a Netherfield — confessò più tardi la signora Bennet al marito — e le altre pure bene accasate, non avrò più nulla da desiderare!

    Qualche giorno dopo il signor Bingley restituì la visita al signor Bennet, e rimase a conversare con lui, per circa dieci minuti, in biblioteca. Il giovane aveva sperato di poter vedere le signorine Bennet della cui bellezza aveva tanto sentito parlare, ma non ebbe tale onore. Le signorine furono, in un certo senso, più fortunate di lui, perché da una finestra dell'ultimo piano della casa poterono osservare che egli indossava un soprabito blu e cavalcava un cavallo nero.

    Alla giusta distanza di tempo Bingley fu invitato a pranzo e già la signora Bennet pensava a tutti i provvedimenti da prendere per la miglior riuscita della giornata, in modo da dimostrare le sue qualità di padrona di casa. Ma le sue speranze furono, questa volta, deluse. Il signor Bingley rispose all’invito con un biglietto dichiarandosi spiacente di doversi recare in città per affari e di conseguenza impossibilitato ad accettare l’onore concessogli, ecc., ecc.

    La signora Bennet, delusa, non riusciva assolutamente a immaginare quali affari avessero potuto richiamare il giovane in città, quando ne era appena partito, e finì addirittura per convincersi e per temere che il giovane Bingley fosse un tipo sempre svolazzante di qua e di là e che non si sarebbe mai stabilito un po’ a lungo a Netherfield, come invece, secondo lei, sarebbe stato suo preciso dovere.

    Lady Lucas, per fortuna, calmò un poco i suoi timori lanciando l'idea che il giovane doveva essersi recato a Londra soltanto per invitare gli amici che avrebbe condotti con sé al prossimo ballo; ben presto in tutto il paese si diede per certo che Bingley avrebbe condotto con sé dodici signore e sette amici. Naturalmente le ragazze si preoccuparono non poco, ma respirarono un po’ meglio la vigilia del ballo quando si seppe che le signore in questione erano in realtà soltanto sei; le cinque sorelle del signor Bingley e una cugina.

    La sera del ballo, quando Bingley e gli amici fecero il loro ingresso nella sala, tutti poterono constatare che la comitiva era ridotta a cinque persone in tutto: il signor Bingley, le sue due sorelle, una delle quali accompagnata dal marito signor Hurst, e un altro giovanotto.

    Il signor Bingley era davvero un bel giovane, dall'aspetto molto distinto, dai modi cortesi, affabili, cordiali, privo di qualsiasi ostentazione. Anche le sorelle si imponevano per la loro bellezza e in più per un’aria assai sofisticata, molto chic; del signor Hurst quando si è detto che aveva un aspetto signorile e beneducato si è detto tutto. Ma chi attirò in realtà l’attenzione di tutti i presenti nella sala fu l’amico, il signor Darcy, un giovane bellissimo dai lineamenti perfetti, aristocratici, dalla figura slanciata, alta, elegante. Alla popolarità di quest’ultimo contribuì ancora di più la voce, subito circolata in vivaci sussurri cinque minuti dopo il suo ingresso in sala, che possedeva una rendita nientemeno che di diecimila sterline l’anno. Così furono tutti d’accordo, poiché gli uomini erano disposti a considerarlo un bell’uomo mentre le signore dichiaravano con calore che era molto più affascinante del suo amico Bingley.

    Questa corrente di calda ammirazione durò per circa metà della serata fino a quando i suoi modi non l'ebbero reso decisamente impopolare: apparve a tutti chiaro che egli era orgoglioso, sprezzante della compagnia in cui si era venuto a trovare e pieno di sé, cosicché neppure il pensiero della sua enorme proprietà nel Derbyshire poté salvarlo dall’essere giudicato un essere antipatico e presuntuoso, assolutamente indegno di venir paragonato al suo amico.

    Il signor Bingley invece aveva fatto subito conoscenza con tutti; allegro e cordiale ballò senza posa dichiarandosi spiacente che il ballo fosse finito fin troppo presto e assicurando che ne avrebbe dato lui stesso uno a Netherfield.

    Che contrasto tra Bingley e il suo amico! Darcy ballò una sola volta con la signora Hurst e una con la signorina Bingley, rifiutandosi categoricamente di farsi presentare alle altre signore presenti e passò il resto della serata passeggiando qua e là per la sala, scambiando solo occasionalmente qualche frase con uno o l’altro dei suoi amici. Non c’era bisogno d’altro perché venisse classificato con tanto di etichetta come l’uomo più spocchioso e presuntuoso che si potesse immaginare, e tutti espressero la speranza che se ne andasse senza mai più farsi vedere.

    Tra i più accaniti dei suoi detrattori c’era la signora Bennet che alla disapprovazione generale univa un risentimento del tutto personale dovuto al fatto che egli si era mostrato quanto mai sgarbato con una delle sue figliole.

    Data la scarsità dei cavalieri Elizabeth Bennet non era stata invitata a ballare per due giri; durante tutto questo tempo il signor Darcy era rimasto in piedi abbastanza vicino a lei perché Elizabeth potesse involontariamente seguire una breve conversazione che si svolse tra Darcy e Bingley, quando quest’ultimo aveva smesso un attimo di ballare per invitare l’amico a seguire il suo esempio.

    — Suvvia, Darcy, — aveva detto Bingley — fammi il piacere di ballare; non posso vederti in piedi da solo come uno sciocco qualsiasi. Balla, dunque, ti prego.

    — Assolutamente no. Sai benissimo che detesto ballare con persone che non conosco da lunga data, e qui poi, con questa gente mi riuscirebbe quanto mai insopportabile. Le tue sorelle sono entrambe impegnate e non c’è nessun'altra donna in sala con la quale ballare, senza rendermi il ballo stesso un vero supplizio.

    — Per tutto l’oro del mondo non vorrei certo avere il tuo carattere — brontolò Bingley. — Parola d’onore, dal canto mio ti assicuro che raramente ho visto riunite tante ragazze carine come questa sera anzi, sono più che carine, sono veramente belle.

    — Tu stai ballando con l’unica ragazza graziosa che ci sia in sala ― gli rispose Darcy guardando la maggiore delle giovani Bennet.

    — Oh, ma quella è la più bella ragazza ch’io abbia mai visto: è incantevole! Ma guarda, proprio dietro di te c’è seduta una delle sue sorelle, quanto mai graziosa e molto simpatica. Permettimi di fartela presentare dalla mia compagna.

    — Quale? — chiese Darcy voltandosi, e fissando per un attimo Elizabeth. Ma, incontrandone lo sguardo, girò subito il suo e rispose freddamente: — Potrebbe andare, ma non è carina quanto basta per tentarmi, e inoltre non me la sento di fare il consolatore delle ragazze trascurate dagli altri ballerini. Va là, torna dalla tua dama a bearti dei suoi sorrisi, tanto con me sprechi il tuo fiato. Il signor Bingley seguì il consiglio dell'amico, che si allontanò a sua volta mentre Elizabeth rimuginava dentro di sé sentimenti tutt’altro che cordiali nei suoi confronti.

    Tuttavia, più tardi, essa raccontò la storia ai suoi amici con molto spirito perché era una ragazza allegra, intelligente, dotata di uno spiccato senso dell'umorismo.

    Nel complesso, la serata passò assai piacevolmente per tutta la famiglia Bennet: prima di tutto, la signora aveva visto con soddisfazione che la figlia maggiore, Jane, era veramente ammirata da Bingley e dalle sorelle tanto che il giovane aveva ballato con lei ben due volte. Poi, Jane stessa si sentiva felice per tutte queste attenzioni, pur dimostrandolo in un modo molto più composto e tranquillo di sua madre ed Elizabeth era contenta per amore di Jane. E felici erano anche Mary, che era stata presentata alla signorina Bingley come la più colta ragazza dei dintorni, nonché Catherine e Lydia che non avevano perso un ballo in tutta la sera: l’unica cosa questa, secondo loro, di capitale importanza a una festa.

    Tornarono perciò allegre e soddisfatte a Longboum, il villaggio dove vivevano e di cui erano la famiglia più in vista.

    Il signor Bennet era ancora alzato. Con un libro in mano, quel brav'uomo non si accorgeva del passare del tempo, e quella sera inoltre era abbastanza curioso di sentire le novità circa l'avvenimento che aveva agitato per tanto tempo tutte le donne di sua conoscenza. Per dire il vero egli aveva accarezzato segretamente l’idea che tutte le manovre della moglie nei confronti del giovane Bingley andassero deluse; ma si accorse ben presto che la storia era diversa.

    — Oh, mio caro, — esclamò la moglie entrando nella camera — una festa magnifica, deliziosa. Mi spiace che tu non sia venuto. Non so dirti quanto è stata ammirata la nostra Jane da tutti...per non dire del signor Bingley: completamente incantato! Ha ballato con lei due volte, pensa: due volte! L’unica in tutta la sala a cui ha concesso questo onore. Il primo ballo l’ha fatto con la signorina Lucas: non ti dico quanto fossi seccata; ma si vedeva che non l’ammirava affatto...d’altra parte chi potrebbe ammirarla, poverina?...sfido, non faceva che guardare Jane, mentre ballava!...riuscì a farsi presentare a Jane e naturalmente la invitò subito. Poi ballò con la signorina King, il quarto ballo lo ha fatto con Maria Lucas, poi ancora con Jane, il sesto con Lizzy e il boulanger...

    — Se aveste avuto un po' di pietà per me, non avrebbe ballato neanche la metà — brontolò il marito spazientito. — Per amor del cielo, non dirmi più nulla...almeno si fosse slogato una caviglia al primo giro!...

    Ma la signora Bennet continuò nel suo resoconto senza darsene per inteso: — Oh, mio caro, è un giovane affascinante, così bello...e le sue sorelle, poi...elegantissime...il pizzo dell'abito della signora Hurst...

    Ma venne interrotta poiché il signor Bennet si rifiutò categoricamente di ascoltare la descrizione di tali frivolezze. Si rifece passando a un altro argomento, commentando cioè con parecchia astio e con non minore esagerazione il comportamento indisponente del signor Darcy.

    Ti assicuro — concluse — che Lizzy non ci rimette proprio nulla a non essere di suo gusto; quell’uomo è odioso, insopportabile, pieno di sé tanto che non c'era nessuno a cui sia riuscito simpatico. Figurati che camminava qua e là, con un'aria di supponenza...non abbastanza carina, Lizzy, per lui, eh?...avrei proprio voluto che ci fossi stato anche tu, mio caro, per tirargli una delle tue frecciatine, sai, a quell’odioso individuo!

    CAPITOLO IV

    Non appena Elizabeth e Jane furono sole, la prima, che era stata fino ad allora molto cauta nel loda re il signor Bingley, confessò alla sorella quanto in realtà lo ammirasse.

    - É vero principe azzurro - confessò, - Tenero, allegro, pieno di brio, e cordiale senza essere invadente.

    - É bello — aggiunse Elizabeth — come dovrebbero esserlo tutti t giovanotti; il ritratto è perfetto.

    — Mi sono sentita veramente lusingata quando mi ha invitato a ballare per la seconda volta — prosegui Jane, — è stato più che se mi avesse fatto un complimento e non me lo aspettavo,

    — No? Io lo immaginavo invece, ed è in questo che siamo diverse: per te i complimenti sono sempre una sorpresa, per me mai. Per forza doveva invitarti ancora: non è mica cieco! Non poteva non accorgersi che eri dieci volte più bella di tutte le altre donne presenti in sala e perciò non commuoverti troppo della sua galanteria. Comunque è senz'altro simpaticissimo e ti permetto di trovarlo di tuo gusto. Ti sono piaciute persone decisamente meno meritevoli di lui!

    — Lizzy, cara Lizzy!

    — Oh, Jane, per te è troppo facile considerare tutti simpatici, lo sai. Non vedi mai difetti: per te sono tutti buoni e cari, credo di non averti mai sentito parlar male di nessuno.

    — Eppure dico sempre esattamente quello che penso, anche se non mi piace criticare.

    — Lo so, ed è proprio questo che mi meraviglia. Sei piena di buon senso ma così candida di fronte alla stupidità e ai difetti altrui! Una finta ingenuità è banale e comune: si trova dappertutto, ma essere candidi senza ostentazione e senza calcolo, notare sempre e solo il lato migliore del carattere di ciascuno e magari anche vederlo più bello di quanto non sia, è quasi incredibile; ci riesci solo tu...ma senti un po', ti piacciono anche le sorelle? Io le trovo meno simpatiche di lui.

    — Si, al primo momento sembra cosi; ma mentre ci parli sono invece molto carine. La signorina Bingley abita con il fratello e gli fa da padrona di casa. Sono sicura che troveremo in lei un'ottima vicina,

    Elizabeth ascoltava in silenzio tutt'altro che convinta, poiché il modo di comportarsi delle sorelle di Bingley durante la festa non era stato il più adatto a farsi apprezzare da tutti. Osservatrice più acuta e profonda di Jane (e in questo caso più obiettiva poiché le attenzioni di Bingley non erano rivolte a lei) non si sentiva del tutto ben disposta verso le due donne. Erano molto educate, molto spiritose, quando volevano loro, ma orgogliose e presuntuose; un tantino di troppo, Erano entrambe, indiscutibilmente, belle; erano state educate in uno dei migliori collegi di Londra e possedevano un patrimonio di circa ventimila sterline; etano abituate a spendere più di quanto le loro entrate permettessero loro, data la loro familiarità con gente d'alto rango, e non c’era da stupirsi quindi se avevano un’opinione troppo buona di se stesse. Discendevano da una rispettabile famiglia del Nord, cosa di cui si ricordavano sempre mentre, altrettanto regolarmente, dimenticavano il fatto che il loro patrimonio, come quello del fratello, era stato accumulato con il commercio del signor Bingley, infatti, aveva ereditato dal padre un patrimonio di circa centomila sterline. Il vecchio Bingley aveva accarezzato l'idea di comprare una bella tenuta ma non era vissuto abbastanza a lungo per mettere in pratica il suo progetto. Il figlio si proponeva di dar vita al sogno paterno e ogni tanto sceglieva la contea in cui gli sarebbe piaciuto abitare. Ma adesso poiché aveva preso in affitto una casa di suo gusto e la sorella abitava con lui, sollevandolo da tutte le responsabilità domestiche, quelli che lo conoscevano bene ritenevano che avrebbe finito con il restare a Netberfield rimandando la decisione dell'acquisto a qualcuno delle future generazioni.

    Le sorelle desideravano ardentemente che si decidesse a comprare una tenuta, ma anche cosi, come semplice affittuario, si poteva essere certi che la signorina Bingley non avrebbe mai rinunciato a fare da padrona e in quanto alla signora Hurst, che aveva sposato un uomo più di mondo che di fortuna, non era meno disposta della sorella a considerare come sua la casa del signor Bingley, se le faceva comodo. Il signor Bingley, che era ancora giovanissimo (era diventato maggiorenne solo da due anni) casualmente era capitato a Netherfield House: l'aveva guardata dentro e fuori per una mezz'oretta, gli era piaciuta la disposizione delle camere, si era lasciato infine convincere dalle lodi del proprietario e aveva deciso sul momento di prenderla in affitto.

    Malgrado l'enorme differenza di carattere, Bingley e Darcy erano legati da una salda amicizia: Bingley era stimato dall’amico per la bontà del carattere, la franchezza, la cordialità sebbene queste virtù fossero in netto contrasto con il carattere di Darcy che stando alle apparenze non le riteneva altrettanto necessarie per sé. Da parte sua Bingley aveva completa fiducia nell'onestà e nell'intelligenza dell’amico. Questi infatti, almeno da un lato gli era superiore: Bingley era intelligente ma Darcy era intelligente ed acuto. Egli però era anche altezzoso, riservato, sprezzante, cortese ed educato ma scostante. Sotto questo aspetto Bingley era in vantaggio rispetto all’amico: infatti egli, in qualsiasi posto andasse, era sempre sicuro di piacere a tutti, mentre Darcy con il suo contegno costituiva un’offesa permanente.

    I commenti che fecero sulla festa svoltasi a Meryton sono sufficienti per caratterizzarli: secondo Bingley, in vita sua non aveva mai incontrato persone più simpatiche e ragazze tanto carine; tutti si erano mostrati gentili e cortesi con lui con spontaneità e senza alcuna freddezza; si era sentito a suo agio con tutti e in quanto alla signorina Jane un angelo non poteva essere più incantevole di lei. Per Darcy invece si era trattato di un insieme di gente che non brillava né per bellezza né per distinzione, non aveva provato interesse per nessuno, né piacere, né aveva ricevuto cortesia alcuna. Ammetteva che Jane era assai graziosa, ma secondo lui aveva il sorriso troppo facile.

    La signora Hurst e la sorella si trovavano pienamente d’accordo nel loro giudizio con Darcy, ma ammisero di ammirare e di provare simpatia per Jane, decisamente dolce e gentile con la quale avrebbero stretto volentieri una più intima conoscenza. La signorina Bennet fu quindi ufficialmente dichiarata «dolce e gentile» cosicché Bingley si sentì autorizzato da questa dichiarazione a pensare a lei come e quando gli piaceva.

    CAPITOLO V

    A poca distanza da Longbourn viveva una famiglia con la quale i Bennet erano legati da sincera amicizia. Sir William Lucas era stato uno stimato commerciante di Meryton e aveva racimolato una discreta fortuna finché non era stato elevato ad un titolo superiore in seguito a un discorso da lui rivolto al Re in qualità di Sindaco della cittadina. Quest’onore, in un certo senso, lo aveva portato un pochino fuori strada perché da quel momento aveva provato un intenso disgusto per gli affari e per la cittadina in cui viveva, dedita ai commerci. Così, abbandonati gli uni e l’altra, si era stabilito con la famiglia in una piccola proprietà, da quel momento battezzata Villa Lucas, a circa un miglio da Meryton. Là egli poteva bearsi a suo piacere della propria importanza e, libero dagli affari, dedicarsi completamente alla vita di società, dimostrando a tutti la propria benevolenza. Infatti, benché fosse felice della posizione raggiunta, questa non lo aveva reso per nulla superbo: al contrario, si mostrava pieno di premura e cortesia con tutti. Naturalmente mite, cordiale e affabile aveva solamente assunto, dopo la sua presentazione a Corte, un’aria leggermente sofisticata, un po’ da uomo di corte.

    La moglie, Lady Lucas, era un’ottima donna non troppo intelligente: la vicina ideale per la signora Bennet. I Lucas avevano parecchi figli e la maggiore, una ragazza sensibile e intelligente di circa ventisette anni era la migliore amica di Elizabeth Bennet.

    Era assolutamente necessario che le Lucas e le Bennet si incontrassero per commentare la festa a cui avevano partecipato e infatti la mattina seguente tutte le donne di casa Lucas si recarono a Longbourn.

    — Charlotte, — disse affabilmente ma un po’ freddina la signora Bennet all’amica di sua figlia — hai cominciato bene la serata. Sei stata la prima ad essere invitata dal signor Bingley.

    — Oh, sì... ma a quanto pare la seconda dama gli ha fatto più colpo di me!

    — Alludi a Jane, immagino, visto che ha ballato due volte con lei. A dire il vero sembrava proprio che l’ammirasse molto — almeno, io ne sono certa — e ho  anche sentito raccontare qualcosa a questo proposito...non ricordo bene...qualcosa circa il signor Robinson.

    — Ma si, ho sentito io Bingley che parlava con Robinson: non gliel'ho detto? Il signor Robinson gli chiese se gli piaceva la festa e se non gli pareva che ci fossero molte ragazze graziose in sala e quale secondo lui era la più bella. Al che il signor Bingley rispose immediatamente a quest'ultima domanda: — "Oh, indiscutibilmente, la maggiore delle signorine Bennet; non ci sono dubbi

    — Senti, senti! Un'opinione ben decisa davvero...sembrerebbe quasi che...ma, lasciamo perdere, potrebbe anche risolversi in una bolla di sapone...

    — Quel che ho sentito io, Eliza — disse Charlotte all’amica — è più carino di quello che hai sentito tu; non è piacevole ascoltare il signor Darcy, no? Povera Eliza, gratificata di un «potrebbe andare»!

    — Spero che non vorrai mettere in testa a Lizzy di sentirsi umiliata dalla scortesia di quell’uomo, perché piacere a una persona di quel tipo mi pare peggio che spiacergli. La signora Long mi ha raccontato che è rimasto seduto accanto a lei per quasi mezz’ora senza aprir bocca.

    — Ne sei sicura, mamma? — intervenne Jane. — Io ho visto che invece stavano parlando.

    — Già, solo perché la signora gli aveva chiesto se gli piaceva Netherfield ed egli non ha potuto fare a meno di risponderle; ma lei mi ha anche detto che aveva l’aria di essere assai adirato perché gli era stata rivolta la parola.

    — La signorina Bingley mi ha riferito — intervenne nuovamente Jane — che egli parla sempre poco a meno che non sia tra persone che conosce molto bene e che allora è quanto mai piacevole starlo a sentire.

    — Non ci credo, mia cara, neanche una parola...se fosse appena appena cortese avrebbe parlato con la signora Long. Ma posso immaginare il perché del suo contegno: è facile accorgersi che sprizza orgoglio da tutti i pori, probabilmente era venuto a sapere che la signora Long non ha carrozza propria ma era venuta al ballo con una vettura a nolo.

    — A me non interessa che non abbia parlato con la signora Long ― disse a sua volta Charlotte Lucas. — Ma ha fatto male a non ballare con Eliza.

    — Un'altra volta, Lizzy, — esclamò sua madre — se fossi in te sarei io a non voler ballare con lui.

    — Credo proprio di poterti promettere, mamma, che non balleremo mai insieme.

    — La sua superbia — riprese Charlotte — secondo me non è tanto offensiva come lo sarebbe se si trattasse di un altro. Almeno ha una buona scusa. Non c’è da stupirsi se un giovanotto come lui, decisamente bello, di antica famiglia, ricchissimo, pieno di onori e di favori, ha un alto concetto di sé. Se posso esprimermi così, in un certo senso, si può pensare che ha diritto di sentirsi orgoglioso.

    — Verissimo — replicò Elizabeth — e sarei io la prima a perdonargli il suo orgoglio se non avesse ferito il mio.

    — L’orgoglio — intervenne allora Mary che si ostinava ad esprimere sempre giudizi profondi — è un difetto comunissimo, credo. Dalle letture fatte mi sono convinta che è anche più comune di quanto generalmente non si creda; la natura umana è particolarmente arrendevole all’orgoglio e sono ben pochi coloro che non indulgono a un sentimento di auto-compiacimento sulla base di questa o quella virtù, reale o immaginaria che sia. La vanità e la superbia sono due cose ben distinte, sebbene i due termini vengano usati spesso erroneamente come sinonimi. Infatti un individuo può essere orgoglioso senza essere vanitoso: l’orgoglio nasce dall’opinione che noi abbiamo di noi stessi, la vanità da ciò che desideriamo che gli altri pensino di noi.

    — Ah, se io fossi ricco come il signor Darcy — saltò su a dire uno dei ragazzetti Lucas che era venuto con le sorelle — me ne infischierei dell’orgoglio. Una buona muta di cani da caccia, quello sì, e una bella bottiglia di buon vino tutti i giorni.

    — Un modo per bere più di quanto faccia bene — lo rimbeccò la signora Bennet — Se ti vedessi io, sta’ certo che te la porterei via la tua bottiglia!

    Il ragazzo protestò vivacemente e la piccola schermaglia tra la signora e il ragazzetto continuò fino al termine della visita.

    CAPITOLO VI

    A Longbourn ci si attendeva ora la visita delle signore di Netherfield, e l’attesa non fu lunga perché ben presto venne infatti restituita nella maniera dovuta. I modi dolci e garbati di Jane conquistarono del tutto la

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