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Piccole Donne
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Piccole Donne

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Louisa May Alcott
PICCOLE DONNE

Il romanzo “Piccole donne” di Louisa May Alcott è considerato uno dei capolavori della letteratura mondiale per ragazzi, molto amato anche dal pubblico adulto, tanto che a distanza di tanti anni continua a essere uno dei libri più letti e consigliati.In edizione INTEGRALE e magistralmente tradotto ed illustrato dal maetro della graficaca illusrtrativa, Leonardo  Mattioli.

La storia narrata in “Piccole donne” è incentrata su quattro sorelle, Amy, Jo, Meg e Beth che vivono con la madre e la domestica, mentre il padre è al fronte.
In primo piano ci sono le grandi avventure e le piccole disavventure delle quattro adorabili ragazze. Certo la loro vita è segnata dalle continue preoccupazioni per il padre lontano e per le ristrettezze economiche che si trovano ad affrontare come conseguenza, ma quello che risalta maggiormente è la loro storia e il rapporto che le unisce.

Il romanzo “Piccole donne” di Louisa May Alcott è considerato uno dei capolavori della letteratura mondiale per ragazzi, e non solo, molto amato anche dal pubblico adulto, tanto che a distanza di tanti anni continua a essere uno dei 100 libri più letti e consigliati del mondo.

BORELLI  EDITORE - Copyright © 2016 Gian Franco Borelli
LanguageItaliano
Release dateJan 16, 2017
ISBN9788899481124
Author

Louisa May Alcott

Louisa May Alcott (1832-1888) is the author of the beloved Little Women, which was based on her own experiences growing up in New England with her parents and three sisters. More than a century after her death, Louisa May Alcott's stories continue to delight readers of all ages.

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    Piccole Donne - Louisa May Alcott

    Louisa May Alcott

    Piccole donne

    Indice

    CAPITOLO I

    CAPITOLO II

    CAPITOLO III

    CAPITOLO IV

    CAPITOLO V

    CAPITOLO VI

    CAPITOLO VII

    CAPITOLO VIII

    CAPITOLO IX

    CAPITOLO X

    CAPITOLO XI

    CAPITOLO XII

    CAPITOLO XIII

    CAPITOLO XIV

    CAPITOLO XV

    CAPITOLO XVI

    CAPITOLO XVII

    CAPITOLO XVIII

    CAPITOLO XIX

    CAPITOLO XX

    CAPITOLO XXI

    CAPITOLO XXII

    EDIZIONE INTEGRALE

    Grafica e illustrazioni di Leonardo Mattioli

    Traduzione di Maria Adelaide Castelli

    BORELLI EDITORE

    Copyright © 2016 Gian Franco Borelli

    CAPITOLO I

    Il gioco dei pellegrini

         Senza regali, Natale non sarà un vero Natale. La voce di Jo arrivava come un brontolio dal tappeto sul quale lei era sdraiata.

         Che guaio essere poveri! singhiozzò Meg, guardando il suo vestito vecchio.

         Non è bello che ci siano ragazze che hanno tante belle cose e altre non abbiano niente esclamò la piccola Amy tirando su con il naso.

         Ma noi abbiamo papà e mamma aggiunse Beth dall'angolino.

         I quattro giovani visi si illuminarono al chiarore del fuoco del camino, ma subito diventarono cupi appena Jo disse:

         Papà non c'è e non tornerà per molto tempo. Non disse forse non tornerà più, ma ognuna di loro lo aggiunse dentro di sé, pensando al babbo lontano, in guerra.

         Per un minuto tutte tacquero; poi Meg disse, con voce commossa:

         Voi sapete che mamma ha proposto di non fare regali perché ci sarà un inverno lungo e difficile per tutti, e non bisogna sprecare denaro mentre i nostri uomini soffrono in guerra. Non sarà molto, ma noi dobbiamo fare qualche piccolo sacrificio, anche se io per prima ho paura di non farcela; e Meg scosse la testolina pensando con rammarico a tutte le belle cose che avrebbe voluto.

         "Ma non penso che il poco che abbiamo possa servire a qualcosa. Noi tutte abbiamo un dollaro a testa, e anche se lo doniamo all’esercito non servirebbe a molto. Sono d'accordo con la mamma e che voi non mi facciate regali, ma io vorrei tanto comprarmi Ondina e Sitram; è tanto che lo desidero"   disse Jo, che i libri li divorava.

         Avevo pensato di spendere il mio dollaro in nuove partiture disse Beth con un sospiro così leggero che lo poterono udire soltanto la piccola scopa e gli alari del camino.

         Io mi comprerò una bella scatola di pastelli Faber da disegno, ne ho proprio bisogno esclamò Amy con decisione.

         Mamma non ha detto nulla del nostro denaro, e certamente non vuole che noi rinunciamo a tutto. Ognuna di noi si compri quello che le fa più piacere: fatichiamo abbastanza per meritarcelo! sbottò Jo guardandosi i tacchi delle scarpe come fosse un ragazzo.

         Io so di meritarmelo! Insegno tutto il santo giorno a quei bambini noiosi, mentre starei così volentieri in casa a divertirmi aggiunse Meg con il suo tono piagnucoloso.

         Tu non Fatichi La metà di quanto fatico io disse Jo. "Pensi che ti piacerebbe rimanere chiusa per ore con una vecchia brontolona e nevrastenica che ti fa sempre correre, non è mai soddisfatta e ti innervosisce fino a farti venire voglia di saltare dalla finestra o di metterti a piangere?

         Non è bello brontolare, ma lavare i piatti e tenere in ordine la casa è il lavoro più brutto del mondo: ti mette di cattivo umore e le mani diventano così rigide che non riesci nemmeno più a suonare disse Beth guardandosi le mani, e questa volta il suo sospiro fu udito da tutte.

         Non credo che qualcuna di voi soffra come me esclamò Amy. Non siete obbligate ad andare a scuola con delle ragazze maliziose che ti prendono in giro se non sai la lezione o non hai dei bei vestiti, emigrano tuo padre se non è ricco e ti insultano se non hai un nasino più che bello!"

         "Se intendi dire denigrano posso essere d'accordo con te, ma non parlare di emigrazioni, come se papà fosse un vagabondo" la avvertì Jo ridendo.

         "So bene quello che dico, e non devi essere così statirica per questo. È una buona cosa usare con proprietà parole nuove e migliorare così il proprio vocabilario rispose Amy con dignità".

         Non litigate, ragazze. A proposito, non ti piacerebbe avere il denaro che papà perse quando eravamo piccole, Jo? Come potremmo essere tranquille e felici e non avere preoccupazioni! disse Meg, che ricordava chiaramente quei tempi migliori.

         L'altro giorno hai detto che noi eravamo molto più felici dei fratelli King, che nonostante tutto il loro denaro litigano continuamente dal mattino alla sera.

         Hai ragione, l'ho detto, Beth disse Meg e lo penso ancora; anche se dobbiamo lavorare tanto, riusciamo tra di noi ad essere allegre e, come direbbe Jo, formiamo un bel complesso.

         Jo usa troppo spesso queste espressioni disse Amy guardando con riprovazione la lunga figura sdraiata sul tappeto. E subito Jo si tirò su, cacciò le mani in tasca e si mise a fischiettare.

         No, Jo, fischiare è una cosa da ragazzi!

         E io lo faccio proprio per questo.

         Non mi piacciono le ragazze sfacciate e maleducate!

         E io non amo le ragazze ricercate e leccate!

         Gli uccelli nei loro piccoli nidi vanno d'amore e d'accordo cantò Beth, la pacificatrice, con un'espressione così buffa che le due voci irate diventarono un sorriso, e il litigio anche per quella volta ebbe termine.

         Ragazze, avete torto tutt'e due disse Meg, cominciando a fare la predica da brava sorella maggiore; Tu, Josephine, sei vecchia abbastanza da lasciar perdere quegli atteggiamenti da ragazzo e comportarti meglio. Non aveva molta importanza che tu lo facessi quando eri piccola. Ma ora sei grande e ti pettini con i capelli raccolti: dovresti ricordarti che sei una signorina.

         Non voglio esserlo! E se i capelli tirati in su mi fanno sembrare una signorina, mi farò le trecce fino a vent'anni disse Jo strappandosi dal capo la retina e lasciando cadere come una cascata i capelli sulle spalle. Non mi va di pensare che un giorno diventerò come la signorina Marcii, che indosserò gonne lunghe e che sarò così leccata da sembrare una porcellana cinese. È già abbastanza brutto essere una ragazza, mentre a me piacciono i giochi dei ragazzi, le loro occupazioni, il loro atteggiamento... Non riesco ad accettare l'idea di non essere un ragazzo, oggi più che mai, visto che vorrei andare a combattere con papà e invece posso solo starmene in casa a sferruzzare come una vecchia! Jo agitò il calzino blu da militare finché i ferri tintinnarono come campanelli e il gomitolo di lana rotolò al centro della stanza.

         Povera Jo! E’ brutto, ma non posso farci niente: devi per forza accontentarti di rendere maschile il tuo nome e di fare da fratello a noi ragazze disse Beth, accarezzando con la mano la testa piena di capelli che si era posata sul suo grembo: e nessun lavaggio di piatti o spolveramento avrebbero potuto rendere quella mano meno dolce.

         Quanto a te, Amy continuò Meg nel tuo insieme sei troppo sussiegosa e compassata. Per ora hai soltanto un'aria buffa, ma se non trovi un rimedio diventerai soltanto un'ochetta e niente di più. Mi piacciono le tue buone maniere e la tua ricercatezza nel parlare, ma talvolta usi parole così assurde che fanno figura peggiore delle espressioni da ragazzaccio di Jo.

         Se Jo è un ragazzaccio e Amy un'ochetta, allora cosa sono io, se non ti dispiace? chiese Beth, preparandosi a sorbire la sua razione di predica.

         Tu sei un tesoro, e nient'altro rispose affettuosamente Meg; e nessuna la contraddisse, perché il topo era la mascotte della casa.

         Dal momento che ai giovani lettori piace sapere, come sono le persone, approfitto dell'occasione per tracciare un breve profilo delle quattro sorelle riunite in quella stanza, in una sera di dicembre, mentre la neve cadeva soffice e il fuoco del camino scoppiettava allegro. La stanza era vecchia e comoda, sebbene il tappeto fosse un po' liso e i mobili semplici e banali; uno o due bei quadri erano appesi alle pareti, vi erano libri ovunque, sui davanzali delle finestre fiorivano crisantemi e rose di Natale, tutto l'ambiente era pervaso da un'atmosfera di pace.

         Margareth, la più vecchia delle quattro sorelle, aveva sedici anni: era carina, un po' grassottella, con la pelle chiara, gli occhi enormi, i capelli scuri e folti, una bocca dolce e delle mani bianchissime, cosa di cui andava molto fiera.

         Quindici anni aveva Jo, ed era molto alta, magra e bruna: sembrava un puledro. Pareva sempre incerta su dove tenere le lunghe braccia e le gambe, tanto che si aveva l'impressione che le dessero fastidio. La bocca aveva un'espressione decisa, il naso era un po' buffo e gli occhi grigi parevano vedere ogni cosa: a volte erano felici, a volte ansiosi, a volte assumevano un'espressione fiera. I capelli lunghi e folti erano la sua sola bellezza, ma normalmente li teneva tirati su e raccolti in una retina perché non le dessero fastidio. Aveva spalle larghe, mani e piedi grossi, era poco curata nel vestire: aveva insomma l'aspetto spiacevole di una ragazza che diventava a poco a poco una donna senza che questo le desse il minimo piacere.

         Elizabeth, 0 Beth, come la chiamavano tutti, aveva tredici anni, una carnagione rosea, capelli lisci e occhi vispi; aveva un aspetto sereno, una voce timida e sembrava che niente la turbasse. Suo padre l'aveva chiamata Piccola Tranquillità, e quel nomignolo le calzava molto bene, perché  pareva che il mondo in cui viveva fosse solo suo e che da esso uscisse soltanto per incontrare le persone che veramente amava e nelle quali nutriva fiducia.

         Amy, la più piccola, era molto importante, se non altro per sé stessa;  aveva capelli ricci e biondi, occhi azzurri, carnagione pallida. Aveva maniere educate tanto da sembrare già  una giovane signora.

         Quale fosse il carattere di ognuna delle quattro sorelle, lo scopriremo  strada facendo.

         L'orologio suonò le sei e, dopo aver dato una pulitina al focolare, Beth mise un paio di pantofole a riscaldarsi accanto al fuoco. La vista di quelle vecchie pantofole ebbe un effetto eccitante per le quattro ragazze; era ormai vicino il ritorno a casa della mamma, e ognuna di loro si accinse ad accoglierla bene. Meg interruppe la predica e accese la lampada, Amy si tirò su dalla sedia senza che nessuno glielo dicesse e Jo si dimenticò quant'era stanca e accostò di più le vecchie pantofole al fuoco.

          Sono molto malandate: mamma dovrebbe averne un paio nuove.

         Pensavo di acquistarle io con il mio dollaro disse Beth.

         No, lo farò io! urlò Amy.

         La più vecchia sono io... cominciò Meg, ma Jo troncò il discorso con decisione:

         Io sono l'uomo di casa adesso che papà non c'è e quindi penserò io alle pantofole, perché lui mi ha detto di aver cura della mamma fino al suo ritorno.

         Vi dico io cosa dobbiamo fare disse Beth. Facciamo tutte un regalo per Natale a mamma e non compriamo niente per noi.

         È una proposta carina come te! Cosa le regaleremo? urlò Jo con entusiasmo.

         Ognuna rimase in silenzio un attimo a pensare; poi Meg, come se le sue belle mani le avessero dato un'idea, annunciò:

         Io le regalerò un bel paio di guanti.

         Le pantofole più belle che ci siano! urlò Jo.

         Dei fazzoletti tutti ricamati disse Beth.

         Io le regalerò mezza bottiglia di colonia; le piace e non dovrebbe costarmi molto, così con il resto mi comprerò i pastelli aggiunse Amy.

         Come le daremo i regali? chiese Meg.

         Li appoggeremo sul tavolo, poi la faremo entrare e la guarderemo mentre apre i pacchetti. Non vi ricordate come facevamo ai nostri compleanni? disse Jo.

         Io ero così spaventata quando toccava a me sedere sulla grande sedia e tutte voi venivate intorno per darmi con un bacio i vostri regali! I regali e i baci mi piacevano, ma era allucinante sentirmi guardata da voi mentre aprivo i pacchetti disse Beth, che stava abbrustolendo insieme la sua faccia e il pane da tè.

         Facciamo credere a mamma che compreremo dei regali per noi e dopo le faremo la sorpresa. Domani pomeriggio andiamo a comprare tutto, Meg. C'è molto da fare per la recita di Natale disse Jo camminando avanti e indietro per la stanza, con le mani annodate dietro la schiena e il nasino su in aria.

         Reciterò ancora questa volta e poi mai più: sono troppo vecchia ormai per certe cose! esclamò Meg, alla quale piaceva sempre molto combinare scherzi.

         Non lo farai, lo so, finché potrai girare con una lunga veste bianca, i capelli lasciati andare sulle spalle e tutti i tuoi gioielli di cartapesta dorata. Tu sei la più brava attrice che abbiamo e senza di te nemmeno noi reciteremmo più disse Jo. Le prove le dovremo fare questa sera. Amy, vieni qui e riprova la scena nella quale svieni: sei rigida come se avessi mangiato la scopa.

         Non c'è niente da fare. Non ho mai visto nessuno mentre sveniva e ho paura di farmi male cadendo. Se potrò cadere in modo semplice, cadrò, altrimenti mi lascerò scivolare su una sedia: e non importa nulla se Hugo verrà contro di me con una pistola rispose Amy che, pur non avendo alcun talento per la recitazione, era stata scelta per quella parte perché era la più piccola e poteva essere trasportata facilmente a braccia dal protagonista della storia.

         Fai come me: cammina avanti e indietro attraverso la stanza con le mani unite e urla con passione: Salvami, Rodrigo, salvami!

         Jo si lasciò cadere a terra con un grido drammatico che faceva davvero impressione.

         Anche Amy cercò di imitarla, ma le braccia erano rigide e il grido che uscì dalla sua bocca sembrò più causato dalla puntura di una vespa che non dall'angoscia e dalla disperazione Jo emise un gemito disperato e Meg si mise a ridere, mentre Beth, divertita da tutta quella scena, lasciò bruciare il pane.

         Non serve a niente, adesso! Cerca di fare del tuo meglio quando sarà il momento, e non prendertela poi con me se il pubblico scoppierà a ridere. Ora tocca a te, Meg.

         Le cose dopo migliorarono, perché Don Pedro riuscì a sfidare il mondo recitando senza interruzioni due pagine mere; la strega Hagar modulò un terribile incantesimo con un risultato magico, mentre un mucchio di rospi bollivano nel suo pentolone; Rodrigo spezzò coraggiosamente le sue catene e Hugo, in una terribile agonia piena di rimorso e di arsenico, urlò: «Ah! Ah!»

         Non abbiamo mai recitato così bene disse Meg lenire quello che era morto si tirava su da terra e si toglieva la polvere dalle braccia.

         Non riesco a capire come tu riesca a scrivere e recitare delle storie così belle, Jo. Sei come Shakespeare! esclamò Beth che era fermamente convinta che le sue sorelle avessero un enorme genio per ogni cosa.

         Non sono completamente soddisfatta rispose Jo con modestia.  Sono sì convinta che La Maledizione della Strega, dramma Tragico, sia abbastanza ben riuscito, ma vorrei provare a mettere in scena Macbeth, se potessimo avere una botola per Banco. Da tanto desidero recitare la scena dell'assassinio". «È forse un pugnale quello che mi vedo davanti?» recitò Jo con voce cupa, roteando gli occhi e agitando le braccia in aria, come aveva visto fare da un famoso attore.

         No, è il forchettone da cucina con una scarpa di mamma infilata al posto del pane tostato. Beth è davvero appassionata di teatro! urlò Meg, e la prova della recita terminò in una gran risata.

         Sono felice di trovarvi così allegre, care le mie ragazze disse una voce dolce, e attori e pubblico si girarono verso la porta per ricevere una signora alta, dall'aspetto premuroso e deliziosamente materno. Non era vestita alla moda, ma aveva un portamento elegante, e le sorelle pensarono che sotto quel cappotto grigio e quel vecchio cappello c'era la mamma più bella del mondo.

         Ragazze, cosa avete fatto di bello oggi? C'era così tanto da fare per preparare i pacchi per domani che non sono riuscita nemmeno a venire a casa per pranzo. Ha cercato qualcuno, Beth? E come te la passi con il tuo raffreddore, Meg? Jo, tu sembri davvero stanca. Su, dammi un bacio, piccola mia!

         Mentre esprimeva queste premure materne, la signora March si sfilò gli abiti bagnati, infilò ai piedi le pantofole calde e si sedette in poltrona prendendo in braccio Amy, ed era felice di vivere l'ora più bella della sua faticosa giornata. Le ragazze la circondarono cercando di fare ognuna del suo meglio. Meg apparecchiò la tavola per il tè, Jo portò la legna e spostò le sedie intorno al tavolo, rovesciando tutto quello che toccava, Beth trotterellava tra la sala e la cucina, tutta indaffarata, mentre Amy dava ordini a tutte le altre, standosene tranquillamente seduta.

         Quando furono sedute intorno al tavolo, la signora March disse, con aria allegra:

         Dopo cena, vi farò una bella sorpresa.

         Quattro sorrisi spuntarono come raggi di sole: Beth applaudì nonostante il pezzo di pane che aveva in mano, Jo lanciò in aria il tovagliolo gridando:

         Una lettera! Una lettera! Tre urrah per papà!

         Sì, proprio una bella lettera lunga. Papà sta bene e spera di affrontare la stagione fredda meglio di quanto pensassimo. Ci manda tantissimi baci e auguri per Natale e un messaggio speciale per voi ragazze e così dicendo la signora March si toccava la tasca come se ci fosse un tesoro dentro.

         Forza, ragazze, sbrigatevi! Smettila di giocare con il tuo mignolo e metti la testa sul piatto, Amy gridò Jo, quasi soffocandosi con il tè e lasciando cadere pane e burro sul tappeto, tanta era la sua voglia di arrivare alla sorpresa.

         Beth smise di mangiare e si rifugiò nel suo angolino, pregustando la gioia della sorpresa.

         Penso che papà abbia fatto benissimo a partire come cappellano, perché non era più tanto giovane e forte da essere mandato in guerra come soldato disse felice Meg.

         "Desidererei tanto essere un tamburino, o una vivan..., come si dice? o un'infermiera, per potergli stare vicina e aiutarlo" disse Jo sospirando.

         Come deve essere terribile dormire sotto una tenda, mangiare ogni genere di schifezza e bere da un bicchiere di latta singhiozzò Amy.

         Mamma, quando tornerà a casa? domandò Beth con voce tremante.

         Non tanto presto, a meno che non si ammali. Resterà a compiere il suo dovere fin quando potrà, e noi non dobbiamo chiedergli di ritornare un minuto solo prima di quando sia giusto. Adesso venite a sentire la lettera.

         Andarono tutte vicine al fuoco, la mamma si sedette in poltrona con Beth appollaiata ai suoi piedi, Meg e Amy si arrampicarono sui braccioli e Jo si nascose dietro la spalliera, perché nessuno potesse vedere il minimo segno di emozione sul suo viso, qualora la lettera fosse stata commovente.

         Pochissime lettere potevano essere scritte in quei tempi così difficili e non essere commoventi, soprattutto quelle che i padri mandavano a casa. In questa papà raccontava le difficoltà che doveva sopportare, i pericoli che correva, la nostalgia che soffriva. Era una lettera tranquilla e piena di speranza, nella quale erano descritte con vivezza la vita dell'accampamento, le marce, le novità della guerra. Soltanto alla fine la lettera lasciava spazio al cuore di chi l'aveva scritta, all'amore verso le bambine e all'enorme nostalgia di casa:

    Dai loro un grosso saluto e un bacio da parte mia. Di' loro che di giorno le penso sempre e di notte continuo a pregare per loro, e che il loro amore è il migliore conforto per me. L'anno che dovrà passare prima che io possa rivederle sembra incredibilmente lungo, ma ricorda loro che nell'attesa dobbiamo fare tutti il proprio lavoro, perché il tempo non sia trascorso inutilmente. So che ricordano quello che ho raccomandato, di essere premurose con te, di compiere a fondo il loro dovere, di vincere tutte le tentazioni in modo che, al mio ritorno, io possa essere fiero delle mie piccole donne.

         A questo punto tutte tirarono su con il naso, Jo non tentò nemmeno di nascondere la grossa lacrima che era apparsa in fondo ai suoi occhi ed Amy non si curò dei suoi capelli scompigliati, quando nascose il viso sulla spalla della mamma singhiozzando:

         So di essere un'egoista, ma cercherò di cambiare per non deludere papà.

         Tutte faremo così gridò Meg. Io penso troppo al mio aspetto e non mi piace lavorare, ma da oggi in poi cambierò certamente.

         Cercherò di essere quella che lui chiama «piccola donna» e di non essere più scortese e ribelle; farò qui quello che devo fare, invece di sognare di essere in qualche altro posto disse Jo, pensando che vincere il proprio carattere sarebbe stato molto più difficile che sgominare uno o due ribelli al Sud.

         Beth non aprì bocca, ma si stropicciò gli occhi con il calzino azzurro da militare e cominciò a sferruzzare con foga, per non perdere tempo e compiere il dovere che in quel momento era il suo, e propose dentro la sua tranquilla anima che sarebbe diventata quella che papà voleva trovare al suo ritorno.

         La signora March troncò con la sua voce allegra il silenzio che era seguito alle parole di Jo:

         Ricordate come facevate «il gioco dei Pellegrini» quando eravate piccole? Vi divertivate tantissimo quando io vi legavo dei sacchetti sulla schiena come fossero fagotti, vi davo i berretti, i bastoni, i rotoli di carta e voi attraversavate tutta la casa, dalla cantina al solaio, cioè dalla città della Distruzione su su fino alla città Celeste, dove raccoglievate le vostre cose più belle.

         Come era bello combattere i leoni, affrontare Apollione, attraversare la Valle degli Spiriti, dove stavano i diavoli disse Jo.

         A me piaceva tanto quando lasciavamo cadere i fagotti giù per le scale esclamò Meg.

         Il pezzo che più mi piaceva era quando uscivamo dal solaio, dove tenevamo i nostri fiori, le piante, le cose più belle, e cantavamo di gioia alla luce del sole disse Beth sorridendo, come se stesse rivivendo quei momenti piacevoli.

         Io non mi ricordo tutto, ricordo solo che avevo paura del buio della cantina e aspettavo sempre il latte e la torta che trovavamo su in solaio. Se non fossi troppo vecchia per queste cose, vorrei giocare di nuovo come allora disse Amy, che aveva cominciato a rinunciare alle cose infantili alla tragica età di dodici anni.

         Non è mai tardi per queste cose, mia cara, perché questo è un gioco che noi, in un modo o nell'altro, continuiamo sempre a giocare. I nostri fagotti, eccoli qui! La strada che dobbiamo percorrere è lì davanti a noi, il desiderio che tutte abbiamo di felicità non è altro che la molla che ci spinge a cercare la città Celeste, attraverso dolori e sbagli. Adesso, mie piccole pellegrine, immaginate di cominciare di nuovo, non per gioco, ma realmente e vedete dove riuscite ad arrivare prima che torni papà.

         Davvero, mamma? Dove sono i nostri fagotti? disse Amy, che prendeva tutto alla lettera.

         Ognuna di voi ha appena detto quale sia il fagotto che deve portare, tranne Beth, che non ha detto nulla e penso quindi non ne abbia disse la mamma.

         No, io ho le stoviglie da lavare, i panni per spolverare, la gelosia verso le ragazze che hanno un bel pianoforte, la paura che ho delle persone.

         Il fagotto di Beth era così buffo che tutte avevano una gran voglia di ridere, ma nessuna lo fece, per non ferire il suo amor proprio.

         Facciamolo, dunque disse Meg con aria seria. Se non altro è un nuovo tentativo di essere buone, anche se sappiamo che è molto difficile e ci è comodo dimenticarlo.

         Stasera eravamo nella Palude della Disperazione e la mamma ci ha dato un grosso aiuto per uscirne, come Aiuto ha fatto nel libro. Come Cristiano, dovremmo avere le indicazioni giuste. Come possiamo fare per questo? chiese Jo, felice per il fatto che anche compiere il proprio dovere potesse essere vissuto come un romanzo.

         Guardate sotto i cuscini la mattina di Natale, e troverete i vostri libri-guida rispose la signora March.

         Continuarono a parlare finché la vecchia Hannah non ebbe sparecchiato. Poi presero i loro cestini da lavoro e si misero a cucire delle lenzuola per zia March. A nessuna di loro piaceva cucire, ma non si lamentarono. Su suggerimento di Jo, divisero il

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