Resurrezione
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Book preview
Resurrezione - Federico Bason
dell’autore
Premessa
Questo in realtà non è un vero libro, sarebbe una storia da ascoltare, più che da leggere.
Resurrezione raccoglie 3 audiobook-L’agnello; La scommessa; Resurrezione- e offre per la prima volta la possibilità di seguire nuda e cruda
la vicenda, senza effetti, senza musica, nessun sottofondo.
Solo con le parole scritte.
Come una lettura qualsiasi –non occorre conoscenza pregressa- Resurrezionedà modo di avvicinarsi all’occultismo della Jhiiad islamica, e se ciò riuscirà ad elettrizzarvi, sappiate che i miei audiobook si addentrano maggiormente nel mondo dell’Isis e del BokoHaram.
Per comprendere il terrorismo islamico da dentro
sono state utilizzate allegorie ma è il reale l’aspetto dominante: quello che è accaduto è stato già scritto (materiale di oltre 3 anni fa), leggerete ciòche ancora l’Europa dovrà subire, fino a quando non esisterà posto dove scappare.
Non si parla in generale
, Resurrezionesvela il destino di ognuno di noi, se ancora ci ostinassimo a non ribellarci.
Un piccolo regalo, per rendere più evocativa la lettura è rappresentato dalle immagini nei capitoli, essepossono proiettarvi nel baratro che il Male sta scavando, e noi, per codardia, ci sprofondiamo dentro.
Buona lettura.
L’agnello
Nulla di male. Non era mai successo nulla di male. Perché nel lavoro delle agenzie funebri girano un sacco di storie, banalmente paurose, in realtà è uno di quei lavori, di pura routine.
Ad essere sinceri se non eseguito con passione, diventa noioso. Il mio compito è vestire la salma, ognuno di noi ha un ruolo preciso, siamo un agenzia efficiente. Dalla mia stanza passano corpi di uomini, donne e bambini, li adorno con cura, con il rispetto che si deve, sono contento quando aggiungo alla solennità della morte, una eterna compostezza.
Dico loro con un pensiero: sei tornato bello come da vivo, ora forse di più.
Attendiamo i familiari e gli mostriamo il risultato: la salma, i documenti e il costo della messa in posa del fornetto. Di solito proponiamo un «allincluded« dell’ultimo viaggio, oppure, per esigenze particolari, la SPA definitiva che il defunto farà su questa terra.
I nostri clienti, o chi per loro, sono soddisfatti. Quando la morte bussa alla porta, tornano a darci mandato.
Noi, come sempre e come concordato, espletiamo tutto: ricomposizione. vestizione, tumulazione.
Un lavoro di routine, lo sottolineo, per sgombrare il dubbio alle storie che si sentono oggi, di zombi arrabbiati e morti che si dimenticano di essere morti.
Quella notte in agenzia successe qualcosa di strano, e vi posso assicurare che non l'ho sognato, né ho scherzato con l’immaginazione.
Ci giunge una salma di uno 020, noi li chiamiamo così, i lavori commissionati dal Comune della città, di sconosciuti di cui nessuno ha rivendicato la parentela. Abbiamo il mandato del Comune di effettuare a sue spese una tumulazione economica. Per capirci, uno 020 portato in agenzia la mattina, la sera stessa è in una bara di compensato, laccato finto ciliegio, per il settore meno accogliente del cimitero. Tutto inizia e finisce cosi.
Quella volta non ci portarono un barbone o un vagabondo, solitamente devastato da vino o dai buchi dell’eroina, ma un corpo la cui cartella mortuaria recitava: infarto
.
L’uomo si chiamava Abdul Jassar, chiaramente di origine araba, come i tratti che lo distinguevano: barba lunga e pelle olivastra.
Abdul, lo ricordo bene, ce lo portarono dall’obitorio alle ore 18, tardi per finire il lavoro in giornata, mettemmo il corpo dentro la bara e la chiudemmo, la mattina seguente sarebbe stata trasportato al cimitero.
Per i 020 non c'è vestizione, ricostruzione, maquillage. Il lavoro consiste nel porli dentro la bara, nello stato in cui ci sono arrivati, e chiudere il coperchio. Otto viti con un black and deker e avanti un altro.
Abdul Jassar non era un eccezione. Finì chiuso come tutti gli altri, e domani sarebbe partito con il carro funebre, alla volta del cimitero.
A sforzarsi di trovare qualcosa di diverso notai solamente che era vestito in maniera distinta, con giacca, cravatta e pantaloni, neppure sgualciti. Una rarità poiché gli 020 spesso erano trasandati, in tuta, dimessi come le loro vite, terminate in maniera sempre tragica.
Fu alle 3 che udii il primo belato.
La notte il centralino dell'ufficio è attivo, Gianni, uno dei soci, si premura di essere reperibile per le chiamate dagli ospedali. Io, lavoravo in sala, tra le salme da sistemare. Il collega che mi aiuta nella ricomposizione, era andato via senza neppure finire il turno, chissà perché.
«Una notte da morir di noia» pensai, assaporando l’ironia della frase, che spesso utilizzavo, la trovavo buffa.
Mentre stendevo la cera, sul volto di un anziana signora, per donarle un aspetto luminoso, fui disturbato da un verso di un animale, straziante.
Non ci feci caso, «un gatto che difende il territorio» pensai, l’agenzia funebre si trovava al piano terra a pochi metri da una colonia felina, probabilmente uno di essi era lì vicino.
Un altro lamento, più forte, questa volta mi fece sobbalzare. Non sembrava il verso di un gatto, assomigliava ad un belato, e proveniva dall'interno della stanza.
Mi diressi alle finestre per vedere che fossero chiuse, diedi una rapida occhiata per capire dove provenisse quel lamento.
Tornai al lavoro, chino sulla salma, decisi di non toccare caffè, mi sentivo agitato, in anni di lavoro non mi era mai accaduto.
Appena iniziavo a convincermi che l'immaginazione mi avesse tirato uno scherzo, un nuovo belato squarciò il silenzio con insaziabile prepotenza.
Il pennello mi cadde dalla mano, mentre definivo le labbra sfiorite della salma, e per poco non finì dentro la bocca, che le avevo spalancato per fare i contorni.
«Allora! Basta con questi scherzi» gridai, con un occhiata guardai intorno a me, quasi ad aspettare che uscisse fuori qualcuno.
Avevo intuito da dove provenisse il belato, ma non volevo crederci. Non volevo pensarci. L’agnello urlava dall'interno di una bara.
Quella dell' arabo Abdul Jassar.
Con due falcate raggiunsi la bara, mi tremavano le mani, le accostai al coperchio, per sincerarmi che fosse