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Camminami nel cuore
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Camminami nel cuore

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About this ebook

Anna e Francesca vivono in simbiosi dal primo momento in cui si sono conosciute, alla scuola materna.
Quando scoprono di amarsi il turbamento iniziale lascia il posto ad un amore vero, totale, puro.
La morte di Francesca, deceduta in modo violento, fa sprofondare Anna in un'apatia che ben presto si trasforma in bisogno di scoprire il suo assassino e, soprattutto , i motivi che l'hanno spinto a togliere la vita ad una creatura tanto cristallina e apparentemente senza segreti.
Quello che scoprirà sarà un duro colpo che la porterà a compiere un viaggio alla ricerca della verità e di se stessa.
LanguageItaliano
Release dateFeb 24, 2014
ISBN9788868857301
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    Camminami nel cuore - Stefania Tavazzani

    CUORE

    FRANCESCA

    Un fiore. Un piccolissimo,comunissimo fiore giallo. L’unico indizio che li lega all’assassino .A me,stando ai loro sospetti iniziali.Che non c’entro nulla con tutto questo.

    Un anonimo fiore .Io amo i fiori. Li vendo. Ma questo non fa di me un’assassina.

    Io amavo Francesca. All’inizio l’amavo come una sorella,un’amica, una persona cara.

    Poi con tutto l’enfasi e il trasporto di un amore vero,grande,primordiale,l’amore tra un uomo e una donna e tra due persone dello stesso sesso.

    Ma andiamo con ordine.

    Conosco Francesca dai tempi della scuola. La prima scuola intendo. La materna.

    La mattina che la vidi pensai che fosse una creatura di un altro pianeta. Così bella, riempiva la stanza con la sua presenza. Una bambina eterea, con lunghi boccoli biondi e occhi di un azzurro indecifrabile.

    Francesca non guardava, lei vedeva davvero. Le cose, le persone, ogni particolare. E non sentiva. Ascoltava.

    Un’attenzione da adulto in uno scricciolo di 4 anni. Una curiosità infantile ma attenta ad ogni screziatura.

    Quella fu la prima di tante mattine passate insieme,gomito a gomito,sempre e solo noi due,nel bene e nel male.

    Ero gelosissima di Francesca,mi dava fastidio che prestasse attenzione agli altri bambini,che giocasse con loro,che condividesse i loro spazi.

    Volevo che fosse solo mia,la mia migliore amica per sempre.

    Fummo un tutt’uno anche alle scuole elementari,nello stesso banco, sempre, per 5 anni.

    Ma ovviamente le cose cambiano,si cresce ed inevitabilmente non si è più così univoci.

    Alle medie lei si trovò anche altre amicizie, e lo stesso feci io, anche se allora di avere altre amiche non me ne importava proprio nulla,forse solo per dispetto,per farle rabbia,per farla ingelosire,ma lei sembrava non rendersi conto del mio morboso attaccamento nei suoi confronti.

    Francesca rimase la bimba che avevo conosciuto: niente gelosie,né rancori.

    Lei parlava con tutti,e di tutti era amica. Non potevi che volerle bene.

    Il tempo ci allontanò, inevitabilmente. Dopo le superiori io mi iscrissi ad una università per diventare interprete e lei partì per Milano per i suoi studi di filosofia.

    Una filosofa… pensai che mai scuola fosse così appropriata per il suo carattere.

    Il nostro paesino continuava a vivere nella sua tranquillità quotidiana,con gli edifici che si ergevano ben ordinati l’uno di fianco all’altro,la routine mi inghiottiva completamente e non mi dava tempo di pensare che forse avrei dovuto e potuto chiamarla qualche volta.

    Francesca prima di partire mi aveva generosamente dato il suo numero di cellulare,pregandomi di farmi viva ogni tanto,e che lo stesso avrebbe fatto anche lei,non appena si fosse sistemata nella sua nuova casa che i genitori le avevano preso in affitto nel centro della città.

    Tante volte sono stata sul punto di farlo,poi ho subito cambiato idea,forse per timore di disturbarla,di recarle fastidio in qualche modo,anche se ovviamente sapevo che non sarebbe stato così.

    I giorni passavano con mille cose da fare,gli studi,le faccende a casa e tanto altro.

    I miei genitori si separarono qualche anno prima ed io decisi di rimanere con mamma,la quale gestiva un bellissimo negozio di fiori, e da qui la mia passione per questi fenomeni profumati,delicatissimi ma allo stesso tempo forti e determinati nel crescere e resistere anche ai venti più impetuosi.

    Ogni pomeriggio lo passavo nel negozio,mi inebriavo dei profumi più disparati,dal dolce al più forte,a quello che ti stordisce al solo passargli vicino.

    Ero felice, mi sembrava di respirare tutto il respiro del mondo, di avere il privilegio di assaporare aromi che nessun altro riesce ad assimilare tutti insieme, come vivessi in un bosco incantato il cui scenario cambia di continuo, fa un giro immenso e poi ritorna alla sua naturale condizione.

    Solo che qui non c'era solo il verde in tutte le sue sfaccettature, ma mille altri aspetti cromatici.

    LA RIVELAZIONE

    Intanto ripensavo al nostro primo bacio. Ce lo scambiammo durante una gita scolastica l’ultimo anno delle medie, nei boschi della Maremma.

    Lei parlava,parlava e mi elencava le meraviglie naturali del luogo,ed io non pensavo ad altro che alla profondità dei suoi sguardi,al colore dei suoi occhi.

    La guardavo e non capivo,che mi stava succedendo?

    Cos’era quel tremore che all’improvviso mi scuoteva dentro,quella voglia di stringerla a me,non tanto come si fa quando devi consolare un’amica,o per affetto.

    No, quell’ardore era sintomo di qualcos’altro di più profondo, di un sentimento troppo a lungo nascosto, bendato come si fa coi bambini quando si gioca a mosca cieca.

    Ma di colpo la benda mi cadde dagli occhi e vidi … vidi ciò che non avrei mai voluto vedere.

    Io non sentivo per Francesca soltanto affetto fraterno,io volevo da lei qualcosa di più,e quel qualcosa me lo presi.

    Anna, mi stai ascoltando? Che hai oggi,sei distratta,non ci sei

    Che?,le sue parole mi risvegliarono da un torpore che mi stava addormentando i sensi. Tutti,tranne uno.

    La attirai verso di me,con un impeto che non conoscevo di possedere, e lei mi guardò.

    Uno sguardo dapprima stupito,spaventato forse ma non del tutto guardingo.

    Mi guardò e sembrò comprendere ciò che sarebbe successo un minuto dopo.

    Le nostre mani si cercarono,i nostri visi si avvicinarono sempre di più,fino a sfiorarci le labbra.

    E quel bacio,quello che venne dopo,fu un bacio come non me ne diedero più in tutta la mia vita .Un bacio da donna; leggero,tenero,dolcissimo,vero.

    Il mio primo vero bacio da innamorata.

    E con Giorgio allora?

    Che cosa era rimasto del bacio scambiato con Giorgio la settimana prima durante una festa a casa sua?

     Pensavo che fosse per sempre, che quel contatto avesse sancito con lui un sentimento duraturo. E poi bastò fare due conti per rendermi conto che Giorgio non era stato altro che una prova, aspettando lei.

    Quel bacio aleggiò su di noi per tutto il viaggio di ritorno, fluttuava nell’aria come sospeso in un limbo, vorticava sulle nostre teste come una piuma che non si posava mai.

    Le mie,le sue parole,di colpo cancellate da un turbine di sentimenti che ci allontanava e ci avvicinava come delle calamite impazzite.

    Nessuno disse nulla allora, e per molti giorni quel silenzio parlava per noi.

    Non mi chiese più di fare i compiti insieme a casa sua, ma mi mandava bigliettini colorati con faccine e cuori,tanti cuori,più eloquenti di mille parole,di tutti gli idiomi del mondo.

    Ci vieni domani sera alla festa di classe? Hey Anna,dico a te,ci vieni?

    Paola si intrufolò come un topolino nella tana dei miei pensieri.

    Ci saranno tutti sai? Anche Giorgio, me l’ha detto che vi siete baciati,allora state insieme? E’ vero?

    Paola, non dire stronzate,non stiamo insieme,quel bacio non significava nulla, era un bacio come se ne scambiano tanti a questa età

    Sarà disse lei guardandomi di sottecchi, "ma a me finora non è mai capitato, e quando accadrà sarà con qualcuno di veramente speciale, sarà con l’uomo che avrà il privilegio di avermi per sempre,che mi sposerà e con cui farò tanti figli e …..

    Bla ,bla, bla … ma quanto parla questa? Accidenti, anche la festa di classe,e chi se ne ricordava più? Non me ne frega nulla della festa di classe,ma forse può essere il pretesto per stare con Francesca,per parlarle e magari arrivare a qualcosa di definitivo in tutta questa storia.

    Allora Anna,ti segno? Sei dei nostri?

    Cosa? Si,si segnami pure , ci sarò. E chi se la perde una festa con tutti i miei adorati compagni di classe?

    Bene, a domani sera allora. Ci vediamo in palestra

    Ogni anno la festa di classe si teneva nella palestra delle scuole superiori, adiacenti alle medie. Era lì che si allenavano le promesse della pallacanestro locale, ragazzi così alti che pensavo non avessero bisogno della scala per cambiare le lampadine di casa, a qualunque altezza si trovassero.

    Anche Giorgio si allenava lì, sebbene non fosse così alto.

    Povero Giorgio, probabilmente si era illuso che fra noi potesse nascere qualcosa, lo capivo dal modo in cui mi guardava quando passavo per i corridoi della scuola, il suo sguardo così mogio quando lo salutavo appena e spesso cercavo di eludere i suoi continui tentativi di approccio.

    Ogni volta che gli voltavo le spalle avevo l'impressione che si raggomitolasse su sè stesso come un povero cagnolino bastonato.

    Ma io non ero in grado di tornare sui miei passi e di curargli le ferite.

    IL MONDO SI E' FERMATO

    RAGAZZA VENTENNE TROVATA MORTA SULLE SCALE DI CASA. LA POLIZIA INDAGA.COME UNICO INDIZIO FINORA SOLO UN COMUNISSIMO FIORE GIALLO SUL CORPO DELLA VITTIMA

    Fu così che seppi della morte di Francesca, con queste parole scritte a caratteri cubitali sul

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