La demolizione controllata di Berlusconi nell’era del pedofically correct
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Un saggio fuori dal coro di Roberto Quaglia
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La demolizione controllata di Berlusconi nell’era del pedofically correct - Roberto Quaglia
La demolizione controllata di Berlusconi nell’era del pedofically correct
Un saggio fuori dal coro in tre parti
di Roberto Quaglia
Parte Prima:
La demolizione controllata di Berlusconi
(25 Giugno 2009)
I giornali hanno con la vita all’incirca lo stesso rapporto che le cartomanti hanno con la metafisica"
(Karl Kraus)
Nessuno si è mai chiesto come saranno le discussioni politiche da bar il giorno in cui l’era di Berlusconi sarà terminata? Non è un problema da poco. La politica in Italia ormai consiste solo in un litigio permanente fra chi insulta Berlusconi con la stressa passione e costanza con cui le nostre bisnonne ripetevano fino allo sfinimento i loro rosari, e chi invece, non insultando Belusconi, insulta a tempo pieno quelli che insultano Berlusconi. Quando Berlusconi non ci sarà più, come occuperanno il tempo tutti costoro? Azzardo un’ipotesi: continueranno a litigare a proposito di Berlusconi per i decenni a venire, nello stesso spirito in cui ancora adesso si litiga a proposito di Mussolini. Italiani brava gente, siamo d’accordo, ma per favore almeno smettiamola di tirarcela da intellettuali che non è più proprio il caso. Le discussioni di politica nel Bel Paese sono ormai indistinguibili nei contenuti dai battibecchi del tifo calcistico. Ragione per cui anziché con il solito testa e croce delle elezioni (non vi siete accorti che le elezioni un po’ le vincono gli uni e un po’ le vincono gli altri, proprio come se se la giocassero a testa e croce? Questo non vi da da pensare? O vi siete lasciati confondere dal fatto che la chiamano alternanza
, che forse suona bene, ma a sembra che anche alla roulette il rosso e il nero si alternino con discreto successo…) sarebbe paradossalmente più coerente che i nostri politici si giocassero il governo in un regolare incontro di calcio (o per lo meno a calcetto), almeno così saremmo sicuri che davvero vince il migliore. E in caso di parità, sempre meglio la lotteria dei rigori che il testa e croce elettorale.
Amen.
Ecco, in questo articolo io vorrei evitare di scendere a questi livelli, quindi per favore i tifosi in ascolto si astengano dal cercare di stabilire se intendo qui difendere Berlusconi o se invece mi sto trattenendo a stento dall’unirmi al linciaggio. Nulla di tutto ciò. Azzardo solo una piccola e modesta analisi di quanto sta oggi accadendo, poiché non riesco a trovare in giro ragionamenti che non siano viziati da una pesante faziosità di chi scrive, da una parte come dall’altra, sin dai grandi giornali fino ai più piccoli blog.
Uno dei motivi per cui non si ragiona più, è che in effetti è rimasto ben poco su cui ragionare. La Politica con la P maiuscola dalle nostre parti è finita, così come ci dobbiamo scordare la Democrazia con la D maiuscola. Ci aspetta a breve la ratificazione del Trattato di Lisbona, che nessuno sa bene cosa sia (qualcuno se/me lo sa spiegare?), ma alcuni sostengono che comporterà sostanziali cessioni di sovranità da parte delle varie nazioni al governo europeo. I nostri politici avranno quindi sempre meno possibilità di scelta, dovendo obbedire per i temi importanti alle direttive europee
, che nessuno bene capisce come si formino.