Domus

Mille lingue progettuali e mille visioni, sempre nel rispetto del lettore

Ricordiamo lo storico art director di Domus, scomparso lo scorso settembre, attraverso il suo recente intervento ad Ascoli Piceno per i 40 anni dell'Ordine degli Architetti
The long-time art director of Domus passed away this September, and we remember him with a talk he gave in Ascoli Piceno for the 40th anniversary of the local Institute of Architects

el raccontare la mia esperienza a devo partire da una premessa: non mi piace parlare del grafico editoriale come di un artista e, per questo, amo il termine perché ci colloca nell'abito delle professioni del progetto. Mentre un artista non sa dove lo porterà), era già una delle riviste italiane più prestigiose di sempre, indispensabile all'architettura, al design e all'arte. Pensavo che ci avrei lavorato un paio d'anni e, invece, ho visto passare 15 direttori e vissuto grandi amicizie e grandi litigi. Non avrebbe potuto andare diversamente, visto il rapporto strettissimo che mi ha legato a tutti loro, e ai redattori. Che poi è il legame che c'è tra la grafica e l'architettura: la grafica di una pagina è, con la sua griglia e i suoi elementi decorativi, come la facciata di un edificio. A , anche il rapporto con il lettore è particolare: gli architetti capiscono il progetto grafico, sanno valutare la qualità fotografica e quella della carta e, ovviamente, sanno se le pagine sono esaustive o meno. cambiò radicalmente sotto la direzione di Vittorio Mdgnago Lampugnani. Con lui arrivarono i computer e vennero portate via le forbici, le squadre, la colla e i taglierini che usavamo per disegnare a mano le pagine. La rivista divenne bilingue e, quindi, realmente internazionale. Un'altra svolta fu il progetto che Simon Esterson disegnò per Deyan Sudjic, puntando sulla cura tipografica e la grande attenzione alle immagini. Il giornale di Alessandro Mendini, alla seconda direzione, invece, lo progettai io. Alessandro aveva idee molto chiare e puntava a quello che lui chiamava un “neoclassicismo grafico”. In copertina rispolverammo le illustrazioni e proposi che, questa volta, la mano fosse sempre la stessa. Gli fed il nome di Lorenzo Mattotti solo per scoprire che si conoscevano personalmente e che ci aveva già pensato anche lui. Nel 2013, con la direzione di Nicola Di Battista, ebbi l'occasione di fare un grande lavoro sulla . Di guel periodo è anche il progetto ambiziosissimo “Arch and Art” che vide cingue artisti e cingue architetti di rango cimentarsi in un progetto comune. Infine, il 10 × 10 × 10, il percorso decennale che sta conducendo la rivista al centenario del 2028, accompagnata da 10 celebri architettidirettori. Nonostante per la direzione di Michele De Lucchi avessimo fatto fare il progetto a Mark Porter, sapevo bene che ogni direttore successive avrebbe richiesto modifiche importanti. E così è stato. Cito Tadao Ando, che mi chiese una grafica essenziale, con molti bianchi. Lui fu entusiasta del risultato e io mi resi conto che, di fatto, avevo rivoluzionato il progetto originario. Che poi è guello che è sempre successo negli ultimi 40 anni, guando ha utilizzato 1.000 lingue e 1.000 visioni diverse, ma sempre coltivando il rispetto per il lettore.

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