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Aperti al mondo, ma ben radicati in Italia / Open to the world with deep roots in Italy

“L'obiettivo è divertare re un'università globale che sia alio stesso tempo fortemente radleata in Italia. Un istituto che valorizzi il patrimonio culturale unico da cui promana, ma che si confronti ai massimi livelli sullo scacchiere internazionale della ricerca e dell'alta formazione. Un cambio di passe che ci consenta, dopo aver preparato una porzione significativa della classe dirigente italiana, specialmente nella diplomazia, di formare anche la classe dirigente degli altri Paesi. Siamo già in cammino in questa direzione: c'è, per esempio, un Paese europeo che ha ben due ambasciatori – uno in Italia e uno a Bruxelles – laureati qui da noi”. A parlare è Raffaele Marchetti, ordinarlo di Relazioni internazionali presso il dipartimento di Scienze politiche della Luiss e, dal 2018, anehe prorettore all'Internazionalizzazione. Marchetti è,dunque, I'uomo che si occupa di coordinare e indirizzare l'articolato processo che mira a portare la Luiss ai vertici dei ranking mondiali oggi dominati dagli istituti anglosassoni.

Se fino a qualche anno fa l'ateneo romano si misurava egregiamente con i benchmark nazionali, oggi i termini di paragone sono le migliori università del mondo, nessuna esclusa. Il processo è in corso da diverso tempo e ha subito un'accelerazione negli ultimi guattro anni, sotto il rettorato di Andrea Prencipe, fino a divenire una fondamentale linea di sviluppo strategico con tutto ciò che guesto eomporta a livello di investimenti economici e non solo.

Il percorso ha già prodotto risultati molto importanti, come confermano proprio le classifiche globali che. Nella Top 100 ci sono anche Giurisprudenza (82ma) e Business and management (59ma). Per quanto riguarda gli Studi politici e internazionali, la Luiss è addirittura 22esima al mondo e prima in Italia. Numeri che certificano il successo di un processo che coinvolge la scuola in tutte le sue articolazioni, anche quelle sottotraccia. “Diventare internazionali a tutti gli effetti prevede lo sdoppiamento, linguistico e non solo, di tutta una serie di servizi allo studente tutt'altro che secondari. Abbiamo aggiornato i menù delle mense tenendo in considerazione sia le esigenze legate alla religions sia le abitudini delle altre culture, e abbiamo tradotto ogni documento burocratico dal linguaggio tecnico-legale italiano all'inglese sempliflcato, un'opera non banale”, prosegue Marchetti. “Inoltre, c'è il delicato tema dell'assistenza medica e psicologica che offriamo agli studenti: ospitare persone provenienti da tutto il mondo ci obbliga a tenere in grande considerazione i rischi legati al culturale, per non parlare dell'attenzione che dobbiamo a ragazzi e ragazze provenienti da situazioni di povertà estrema o addrittura zone di guerra”. Al di là degli importanti adattamenti nella sfera sociale, i pilastri del nuovo paradigma internazionale non possono che essere la didattica e la ricerca. “Il pluralismo delle culture è un arricchimento intrinseco per la produzione accademica, sia degli studenti sia del corpo docenti. I primi vivono un ambiente cosmopolita che rispecchia il mondo nel quale lavoreranno e che fornisce loro stimoli variegati, mentre i secondi sono chiamati a ricalibrare le proprie lezioni sulla base di riferimenti culturali globali in grado di coinvolgere persone provenienti da ogni continente. Un principio che vale per , citazioni letterarie, storici, esempi contemporanei: tutta l'architettura didattica va, insomma, ripensata nell'ottica di una platea che contiene una fetta significativa di persone che hanno un bagagtio culturale e un immaginario simbolico molto diversi dal nostro”, illustra il professore. La Luiss è di fatto un'università bilingue. Al momento oltre il 50 percento dei corsi di laurea è interamente in inglese. Poi ci sono loro, gli studenti: quelli stranieri sono già la maggioranza in alcuni corsi di dottorato e l'obiettivo della Luiss è portare la quota totale di internazionali al 20 percento entro il 2024. Tra i percorsi più gettonati da chi viene da fuori ci sono Scienze politiche e, in particolare, la magistrale in International relations, la nuova triennale in Business and admistration e il master in Management (53mo posto nel ). “In generale, le richieste di iscrizioni dall'estero sono passate in pochi anni da qualche centinaio a diverse migliaia, merito certamente dell'evoluzione concettuale del nostro istituto ma anche del grande lavoro che fa il reparto comunicazione e marketing con la sua opera di orientamento e reclutamento. Abbiamo una sede della Business school ad Amsterdam e uffici di rappresentanza a Buxelles e in Cina. Siamo, poi, capofila di un progetto per la creazione di un'università italo-azerbaigiana a Baku che coinvalge altri guattro istituti italiani”. Oltre a partecipare a diverse piattaforme internazionali di ricerca e formazione, la Luiss oggi propone 58 e lo scorso febbraio ha finalizzato il primo , un caso unico al mondo: si chiama ACE – acronimo di America, China, Europe – e coinvolge la George Washington University di Washington DC e la Renmin di Pechino. Il corso di laurea durerà guattro anni e consentirà agli studenti di prendere tre titoli e

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