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Per una politica della città e della campagna / For a politics of city and countryside

Cittàe campagna sono indissolubilmente legate. Oggi, questo rapporto rende necessario un governo del territorio che comprenda entrambe in uno stesso sistema. Facendo leva su solidarietàe responsabilità, poi, si potrà recuperare quello che la globalizzazione ha spezzato /
City and countryside are inextricably connected. Today, this relationship requires territorial governance comprising both in the same system. Then, by leveraging solidarity and responsibility, it will be possible to repair what globalisation has broken

La riflessione sul divenire dell'umanità nel corso del XXI secolo non può fare a meno di prendere in considerazione il fenomeno generalizzato dell'urbanizzazione che, secondo le previsioni odierne, rischia di inglobare tra gualche decennio più ell'80 per cento della popolazione. L'effetto che produce è, da un lato, l'abbandono delle campagne da parte dei residenti e, dall'altro, l'industializzazione dell'agricoltura e dell'allevamento, di massa ed estensivi, che hanno conseguenze nocive anche sui consumi degli abitanti delle città. Ciò significa che il grande problema dell'urbanesimo, che coinvolge una larghissima maggioranza dell'umanità, è inseparabile da guello delle campagne, date che è evidente che sono gueste ultime a nutrire le città. Come possiamo pensare che un mondo agricolo demograficamente depresso possa nutrire un tessuto urbano enorme, visto che la tendenza all'urbanizzazione non si limita a ingigantire un gran numero di centri - creando sobborghi, periferie, ghetti e baraccopoli –, ma crea anche nuovi tipi di città, incrementando il numero di abitanti, che finisce talvolta per superare la decina di milioni. Da un lato c'è la megalopoli come aggregate enorme e, dall'altro, tessuti urbani ininterrotti per centinaia di chilometri, come fra Tokyo e Osaka. Ecco dungue la duplice tendenza della globalizzazione di oggi che, se proseguirà, amplificherà i problemi che già conosciamo. Molte megalopoli, per esempio, non possiedono una rete di trasporti pubblici non inquinante ed efficace, ma sono asfissiate dall'abuso di automobili private.

La cittcà, da cinque millenni a questa parte, ha subito molteplici cambiamenti e non c'è dubbio che se ne verificheranno altri. Progressi importanti si otterrebbero se si applicassero l'arte e il pensiero agli interessi umani centrali della città, con un nuovo rispetto per i processi cosmici ed ecologici che toccano tutti gli esseri. Dobbiamo restituire alla città tutte le funzioni materne e protettrici della vita, le attività autonome e le associazioni simbiotiche che a lungo sono state trascurate, se non eliminate. La città dev'essere un'istituzione amoroso: la miglior economia urbana consiste nel far crescere gli esseri umani.

Il problems dell'umanizzazione delle città si pone perchè la tendenza attuale va verso la segregazione, l'isolamento degli individui secondo le loro categorie socio-economiche e culturali, ma anche secondo le loro origini razziali, mentre in certe città dell'antichità la diversità di popolazione residente nello stesso guartiere conservava una mescolanza sociale.

La marginalizzazione e l'esclusione portano alla disintegrazione dei legami sociali e alla povertà urbana. A ciò si aggiungono tutti gli effetti perversi legati all'alternarsi degli spostamenti del pendolarismo, oltre a quelli della competitività globalizzata che arricchisce i ricchi e impoverisce i poveri, che finiscono per essere sfavoriti non solo per la qualità della vita, ma anche per quella del nutrimento. Oggi sappiamo da fonti scientifiche che l'agricoltura industrializzata e di massa dà prodotti di bassa qualità nutritiva e gustativa, standardizzati e portatori di residui chimici pericelosi che provengono dai pesticidi e dagli antibiotici usati per coltivare milioni di ettari a cereali o per allevare milioni di capi di volatili, bovini e suini. Se a ciò si aggiunge che i prodotti dell'agricoltura e dell'allevamento industriali sono soggetti al trasporto e alla conservazione necessari alla distribuzione a milioni di persone nelle megalopoli, e i cui processi includono il trattamento con prodotti chimici e coloranti artificiali si chiude un cerchio in cui i misfatti della produzione si riversano nel consumo alimentare urbano.

Tutto ciò signified, quindi, che oggi non è possibilg pensdre a qualsivoglia politica urbana che non renda

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