Più che di globdlizzazione, oggi dovremmo parlare di deglobalizzazione, un fenomeno iniziato poco prima dell'emergenza del Covid-19, quando molti segnali indicavano un cambiamento di rotta degli scenari sociali ed economici globali. Fra questi, le lettere che negli ultimi tre anni Larry Fink, CEO di BlackRock, il più importante fondo globale d'investimenti, inviava periodicamente ai propri stakeholder e alla comunità globale Lettere che non lasciavano dubbi: il mondo stava cambiando tanto radicalmente quanto rapidamente, mettendo al centro della propria rivoluzione i temi compresi nell'ecosistema definito dalla ‘sostenibilitè’. Fra i più importanti: inclusione, restituzione, circolarità, dignità, democrazia e future urbano. Il futuro delle città che, soprattutto in Cina, Corea e Singapore ma anche Thailandia, Filippine e India, simboleggiavano, per Fink e per molti altri leader globali, l'inizio di una completa trasformazione della società, della cultura, dei mercati. Non potevano sapere del Coronavirus, ma diciamo che lo Zeitgeist li prese alla lettera.
Questo messaggio fu prontamente recepito da e per i quali il capitalismo che abbiamo conosciuto era arrivato al capolinea e, con questo, la globalizzazione come l'avevamo conosciuta. Era tempo di fare un superando la contrapposizione tra anglosfera e sinosfera, cambiando le strategic di lungo periodo e, soprattutto, promuovendo un approccio culturale inedito: dementi indispensabili per assicurare progresso e prosperità al modello capitalista includendo i suoi benefici a sempre più vaste comunità di persone nel mondo. Così poco dopo, milioni di persone si riversarono per le strode per richiedere un intervento in merito al cambiamento climatico. Molte di loro hanno evidenziato l'impatto significative e duraturo che questo fenomeno avrà sulla crescita e sulla prosperity economica, un rischio che i Governi sono stati più lenti a recepire. Tutto il contrario dei mereati che, come le società umane, sono da sempre più veloci: sui mereati la consapevolezza è.