Suchi Reddy Refik Anadol
me + you , Washington, USA e / and Renaissance Dreams, Milano, Italia / Italy
Art has always been considered a human prerogative. But will it be created by Artificial Intelligence in the future, independently of the artist’s will, guidance and supervision?
Tra i tanti elementi che rientrano nel vasto campo d’indagine del digitale c’è l’Intelligenza Artificiale (IA) che, per quanto continui a suonare come qualcosa di futuristico e lontano dalle nostre esperienze quotidiane, permea e modella già buona parte delle nostre vite indirizzando, per esempio, alcune delle nostre scelte. Ci consiglia quale musica ascoltare sulla base dei nostri interessi, ci suggerisce filtri per migliorare le nostre fotografie sui cellulari e persone da seguire sui social network, oppure crea pillole video dei migliori momenti della nostra vita invitandoci a condividerle. Insomma, come sostiene Lev Manovich (docente e teorico dei nuovi media nonché uno dei più grandi pensatori in questo campo), l’IA, oggi utilizzata su scala industriale, può essere considerata un “meccanismo per influenzare l’immaginazione collettiva”.
È inevitabile, quindi, che giochi un ruolo rilevante nell’orientare il nostro gusto estetico.
Ecco perché è ancora più interessante capire come l’arte, che si muove proprio nel campo dell’estetica e dei linguaggi visivi, si stia misurando con questo mezzo, interrogandosi sulla sua natura e sulle sue possibilità d’impiego. Allo Smithsonian Arts and Industries Building di Washington è allestita, fino a luglio 2022, “Futures”, una mostra dal titolo evocativo all’interno della quale è
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