La persistenza del cono
The persistence of the cone
Conical and ruled surfaces continue to remain coherent and relevant in contemporary digital practice – demonstrating that geometry cannot be fooled or bypassed
Tradizionalmente, architetti e matematici hanno utilizzato due diversi metodi per lo studio e la manipolazione della forma geometrica: la geometria analitica, nota anche come geometria delle coordinate, che descrive e modula la forma attraverso equazioni algebriche; la geometria descrittiva (legata alla materia conosciuta fin dall'antichità come geometria solida), che opera attraverso mezzi grafici più diretti, costruendo rappresentazioni proiettive direttamente con gli strumenti di disegno, la riga e il compasso. Per gli architetti, comprendere la reciprocità tra questi metodi, oggi e nella storia, è importante. Mentre la modellazione digitale e il calcolo sembrano rendere più liberi i processi di progettazione, facilitando la produzione di forme più complesse e analitiche, gli assiomi della geometria continuano invece a limitare i risultati a causa di intrattabili questioni di rappresentazione, materialità e costruzione.
A Cartesio (1596-1650) viene generalmente attribuita l'invenzione della geometria analitica, ma i precedenti risalgono all'antica Grecia, in particolare a quando Menecmo (380-320 a.C.) escogitò un'elegante soluzione al problema di Delo, che implicava la costruzione e l'intersezione di due curve, una parabola e un'iperbole, entrambe sezioni coniche. Come "manifestazione geometrica dello spazio di soluzione delle espressioni algebriche", le coniche furono fondamentali per lo
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