SHOWDETAILS PARIS+LONDON

LONDON COLLEZIONI DONNA AUTUNNO/INVERNO 2017.18

Dallo scontro di caos e cosmos nascono le collezioni presentate all’ultima London Fashion Week. Non c’è una divisione netta ma sono due pensieri che serpeggiano su ciascuna proposta, dando voce (allo stesso modo) all’ e al nella femminilità. Da un lato c’è il piacere di con la forza creatrice del demiurgo, dall’altro c’è la necessità di ruotare attorno a determinati punti fermi. Basti vedere Simone Rocha: la stilista riprende lo ma lo rende attraverso (che sono da usare) oppure applicando o stampandoli. Sono uniformi insolite quindi, anche quando viene usato il verde d’ordinanza, perché interviene il che rende tutto più morbido o il che dona pace al modello di riferimento, pensato con intenzioni bellicose. Un altro che si è lasciato sedurre dall’abbigliamento militare è David Koma che ha attinto alle sue origini, portando in passerella una sua rivisitazione del ‘chocka’, la divisa dei guerrieri georgiani. L’ispirazione è lampante ma qualsiasi carica ‘esplosiva’ del costume tradizionale viene depotenziata dalla scelta di aggiungere e , di usare la pelle e i , di e di impreziosire le cartuccere e le mostrine militari. Più inquietante la figura androgina di Gareth Pugh che cita palesemente le atmosfere dark de ‘Il portiere di notte’. Non ci sono solo le arcinote ma dal taglio maschile e cappotti con provocatorie che ricordano quelle delle divise naziste. Lo stilista inglese usa la moda per metterci in guardia sul pericolo di corsi e ricorsi storici, a distanza di un secolo circa e lo fa dipingendo tutto di un nero ancora più nero, enfatizzato anche dalla e dal . Tutt’altro tipo di rigore quello proposto da Chalayan che, pur prediligendo toni piuttosto scuri come il nero, il marrone, il blu e il grigio, si misura con una sua idea di quasi . Anche lo stilista di origine cipriota si rivolge al passato, guardando alla del periodo balcanico, ma lo fa alla sua maniera, con quel tocco di che, sotto un’apparente semplicità, nasconde un sapiente uso dei tessuti, trattati come . È un percorso da seguire nei tagli , nei con le cuciture, nei . Tutto è nuovo tra le sue mani, le , le , i e le giacche dalle . Un altro che ha usato il guardaroba come una scatola di Lego senza seguire nessuna istruzione è J.W.Anderson che ha proposto forme innovative senza curarsi delle convenzioni. Le tasche, infatti, stanno all’altezza del petto, della giacca di pelle ha preso giusto ma ne ha raddoppiato le maniche, il trench è allacciato alla gola, ha una e un , il montone diventa un . C’è un po’ di tutto nella sua collezione, sovrapposto sia nei materiali sia nei colori: una moda che non vuole piacere a tutti i costi ma che racconta il coraggio di . Se ne infischia della tradizione, soprattutto la propria, Burberry che continua a mettersi in discussione, andando manipolando le sue stesse icone. Non c’è più nulla di sacro, tutto si può toccare, in primis il trench dai , le maniche con cuciture riprese e le asimmetrie. Non ci sono più proporzioni certe, perché le maglie possono avere una manica corta e una lunga, i vengono , le e tagliate a piacimento, senza parlare della giacca che, indossata , del punto di partenza presenta solo un flebile ricordo. C’è quindi una via di mezzo tra chi vuole rompere le regole a tutti i costi e chi vorrebbe stabilire o ristabilire l’ in cui il ha preso il sopravvento. Le sfilate di Londra ci spiegano proprio questo: l’equilibrio sta nell’oscillare tra due istinti che sono più che naturali, innati.

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