La Parola mi racconta: Storia di un'anima in cammino
By Paolo Curtaz and Natale Benazzi
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La Parola mi racconta - Paolo Curtaz
Ho trovato il mio posto,
una sorta di terra di mezzo.
Troppo laico per i preti,
troppo prete per i laici,
a cavallo fra due mondi
che non dovrebbero rimanere
in alcun modo distinti.
Paolo Curtaz
Paolo Curtaz (Aosta, 1965) è teologo e scrittore. La sua ricerca unisce la meditazione della Parola alla condivisione della vita con le migliaia di persone, credenti e non credenti, che incontra ogni anno durante conferenze, pellegrinaggi, attività online (paolocurtaz.it; tiraccontolaparola.it) e social, webinar (passaparola.org). Ha pubblicato oltre cinquanta libri, tradotti in sei lingue. È considerato una delle voci spirituali capaci di intercettare le domande di senso dell’oggi. Tra le sue ultime pubblicazioni per le Edizioni San Paolo, l’apprezzata trilogia di introduzione alla lettura dell’Antico Testamento: Il cercatore, lo scampato, l’astuto, il sognatore. Storia di Patriarchi e Matriarche (2016); L’arpa e la fionda. I re di Israele (2017); Lo sguardo di Dio. I profeti (2019) e il dittico Pastori (2020); Pecore (2020).
Natale Benazzi
Responsabile del settore di letteratura spirituale presso le Edizioni San Paolo, è scrittore e saggista. Tra le sue pubblicazioni spiccano alcune ricostruzioni storiche dal tono rigoroso e narrativo, che contano anche varie traduzioni all’estero. Tra i testi più significativi: Il libro nero dell’inquisizione (Piemme, 1998); Il terzo cantico (San Paolo, 2012); Storia della Chiesa in 100 vite (Newton Compton, 2016); L’ultima notte di Maria di Nazaret (San Paolo, 2021).
Nella forma del dialogo, Paolo Curtaz racconta la sua storia personale, dalla prospettiva di una costante, sempre presente: la dedizione alla Parola di Dio come filo rosso che ha accompagnato il tempo della sua vocazione sacerdotale, la crisi della stessa, con l’abbandono dell’attività ministeriale, e la seguente opera di evangelizzazione attraverso le proposte di lectio divina, gli incontri personali e i media.
La Parola di Dio è sempre rimasta nel percorso di Curtaz l’elemento di continuità, cui negli ultimi anni si è aggiunto anche il tema della sofferenza, offrendo una visione ulteriore in questo suo, che si rivela ormai quale vero e proprio cammino vocazionale alla ricerca dell’essenziale.
Un libro che non è semplicemente un’autobiografia, ma l’offerta di una lettura della fede moderna e capace di parlare ben oltre i confini della stessa comunità credente, anche a tutti coloro che sono in cerca di una strada non scontata per la loro vita.
DIMENSIONI
DELLO SPIRITO
PAOLO CURTAZ
con Natale Benazzi
LA PAROLA
MI RACCONTA
Storia di un’anima in cammino
Logo San PaoloProgetto grafico: Gianni Camusso
Foto di copertina: Marco Ragaini
© EDIZIONI SAN PAOLO s.r.l., 2024
Piazza Soncino, 5 - 20092 Cinisello Balsamo (Milano)
www.edizionisanpaolo.it
Prima edizione digitale febbraio 2024
eBook realizzato da www.punto-acuto.it
Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore. È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.
ISBN edizione epub 978-88-922-3387-4
INDICE
Prefazione di Natale Benazzi
Una lettera, per cominciare
1. Étroubles
2. Gressan
3. Saint-Pierre
4. Aosta
5. Il frutto dei semi caduti
6. Anni da prete
7. Si può smettere?
8. La Parola è tenace (anche più di noi)
9. La Parola è creativa (e ci ricrea)
10. La Parola, la Chiesa, il futuro. Che cosa resterà?
11. La vita e quel che ci consegna
PREFAZIONE
di Natale Benazzi
Questo progetto nasce da lontano. Molto prima del giorno in cui ci siamo incontrati e abbiamo cominciato a ragionare su ciò cui sembrava importante dare forma. Questo progetto di narrazione ha le sue radici nei giorni stessi in cui Paolo ha deciso, come lui stesso dirà, per grazia, di mettere la sua vita al servizio della Parola. Ed è un progetto che è ancora in corso. Si tratta di lavori in corso, davvero. Come, d’altronde, lavoro in corso è la vita di ciascuno. La vita di chiunque si metta in gioco con sé, con gli altri e con Dio.
Questo libro nasce, invece, da poco più di un anno. Da quando, con Paolo, abbiamo pensato che poteva essere, se non necessario (le cose necessarie sono davvero poche), almeno significativo mettere su carta un percorso che ha un suo senso non solo per chi lo sta vivendo, ma anche per chi ne è diventato partecipe, come lettore, come amico, come compagno di viaggio. E Paolo, di compagni di viaggio, ne ha davvero tanti.
Li ha, in gran parte, proprio per la sua storia di dedizione alla Parola, che tutti quelli che lo hanno incontrato in questi anni non possono che riscontrare. Una storia, mi vien da dire, onesta nei confronti della Parola, perché onesta nei confronti di quella Chiesa che della Parola è tramite (tradizione); onesta anche nei confronti di sé, sempre e comunque aperto nella risposta a una chiamata che, lungo gli anni, non si è spenta ma ha trovato strade nuove per impedire che quella Parola cadesse nel vuoto.
Il sottoscritto ha una storia simile e diversa da quella di Paolo e forse, proprio per questo, ugualmente desiderosa di offrire una possibilità al racconto. Che non è – lo si dirà chiaramente – un semplice racconto di sé, ma la narrazione di ciò che Dio può fare con noi, quando si resti almeno un poco aperti a quella che la tradizione (ancora lei) ha denominato vocazione, chiamata, appello.
Queste pagine hanno la forma di un dialogo: ma ciò che conta è la storia narrata, per la quale l’interlocutore che qui scrive ha solo fornito un’occasione cui, forse, da solo, Paolo non avrebbe avuto cuore di dar seguito.
Tutto è nato molto semplicemente: quando ho saputo dei malanni che lo avevano colpito negli ultimi mesi e anni, mi è sembrato importante cogliere un’occasione. Ho proposto, quindi, a Paolo e all’Editore il progetto. Poiché chi, per varie vicende personali – come si suol dire – smette di fare il prete (in termini più tecnici: chiede la sospensione o viene sospeso dal ministero presbiterale per svariati motivi) non smette per questo di credere. Può anzi trovare, della propria fede e del proprio battesimo, una forma nuova, talvolta persino più intensa.
Una di queste nuove forme è quella che speriamo il lettore possa rintracciare nelle pagine che seguono.
NB: Nelle pagine che seguono il lettore troverà in corsivo alcune mie domande e considerazioni e, in tondo, le parole di Paolo. Di Paolo, naturalmente, sono anche le riflessioni segnalate nelle sezioni LA PAROLA MI RACCONTA.
UNA LETTERA, PER COMINCIARE
Cara lettrice, caro lettore.
Ho sempre sofferto di problemi agli occhi sin dalla mia adolescenza, e ho subìto numerosi interventi lungo gli anni, fra cui alcuni trapianti di cornea; fino a oggi la cosa non mi ha mai limitato eccessivamente nelle scelte e nel modo di lavorare. Purtroppo, però, negli ultimi due anni, la situazione è precipitata: una grave forma di herpes all’occhio, particolarmente resistente ai farmaci, mi ha portato a una condizione che sta rapidamente peggiorando la mia qualità di vita: dolore cronico, fatica a leggere e scrivere, difficoltà a programmare viaggi stanno caratterizzando quest’ultima fase del mio cammino.
Ho perso totalmente la vista dalla parte destra, e per lunghi mesi non ho potuto svolgere nessun tipo di attività. Lo stato infiammatorio dell’occhio è giunto a un punto tale che il dolore che ne scaturiva era insopportabile. Devo essere sincero: non ho mai provato tanto dolore in vita mia. Ho passato lunghe settimane senza poter riposare e senza che i farmaci facessero effetto.
Nel 2022, per non farmi mancare nulla, ho avuto anche un infarto (smentendo il detto: occhio non vede, cuore non duole, ah! ah!).
Grazie a Dio l’ischemia cardiaca è stata presa in tempo, e due interventi di angioplastica mi hanno rimesso in sesto (diciamo), ma l’episodio ha ridisegnato il mio mondo: ho dovuto ripensare all’organizzazione del lavoro, alla gestione del tempo. Ho diminuito e quasi azzerato le conferenze in presenza; ho dovuto rinunciare anche a diversi progetti editoriali, perché per lunghi mesi non ho potuto né leggere né scrivere. Per fartela breve: sono malato.
È stato, questo, un tempo molto impegnativo, sinceramente, ma, credimi, è stato anche un momento molto significativo e intenso per me. Un tempo di verità.
Mi sono accorto, in questa situazione di malattia e di sofferenza, di credere veramente alle cose che ho sempre detto, raccontato, predicato, scritto.
Ho scoperto di credere. Sul serio.
Fa un po’ ridere dirlo, ma in fondo non sai mai veramente se credi oppure no, se la tua fede resisterà alle intemperie, se il tuo modo di vivere sopravvivrà al dolore, fino a quando non vieni masticato dalle situazioni. Diventarne consapevole mi ha aiutato ad accettare la malattia e le sue conseguenze. Anzi, è proprio grazie a questo lungo tempo di inabilità, non ancora concluso (e che forse non si concluderà a breve), che ho preso consapevolezza di cosa significhi essere malato.
Non ho mai pensato che Dio mi avesse abbandonato o che fosse responsabile della mia situazione. È piuttosto una congiuntura sfavorevole, in gran parte di origine genetica o, stiamo indagando, di natura metabolica. E no, non penso che a Dio serva il mio dolore. Ma so, credo, che questo
