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Stare: In compagnia del malato e dell'anziano, doni e cura
Stare: In compagnia del malato e dell'anziano, doni e cura
Stare: In compagnia del malato e dell'anziano, doni e cura
Ebook99 pages1 hour

Stare: In compagnia del malato e dell'anziano, doni e cura

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"Davanti al mistero aspro del limite e del dolore l'ultima parola non è la disperazione di un'impotenza o lo sfiancamento di uno sforzo, ma la serenità ragionevole di un affidamento e di una compartecipazione a un pro getto misterioso e, pur se incomprensibile, ultimamente buono."
(dalla Prefazione di Alessandro Pirola)

«La malattia e la vecchiaia, la memoria delle ferite passate possono cancellare ogni gioia e ogni positività, come un presagio di morte che soffoca l'esistenza. Davvero queste sfide devono essere vissute come una condanna per chi soffre e per chi gli sta vicino?
L'esperienza ci dice che il dolore, parte inevitabile del nostro cammino, può essere l'occasione per scoprire la vera potenza della compagnia degli altri e dell'Altro: annuncio di una vita che non finisce, di un tocco di misericordia che rende presente un tempo senza confini».
(Massimo Camisasca e Vincent Nagle)
LanguageItaliano
PublisherAres
Release dateJul 24, 2025
ISBN9788892986756
Stare: In compagnia del malato e dell'anziano, doni e cura

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    Stare - Massimo Camisasca

    Fuochi

    Massimo Camisasca

    Vincent Nagle

    Stare

    In compagnia del malato

    e dell’anziano, doni e cura

    Prefazione di

    Alessandro Pirola

    © 2025 Edizioni Ares

    20122 Milano - via Santa Croce, 20/2

    www.edizioniares.it – info@edizioniares.it

    ISBN: 978-88-9298-675-6

    Per tutte le citazioni dalla Bibbia -

    Antico e Nuovo Testamento

    © 2008 Fondazione di Religione Santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena

    Per le citazioni dei sommi Pontefici

    © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana

    Editing (Curatela) di Claudia Rocchetti e Franco Camisasca

    Prefazione

    di Alessandro Pirola*

    Il limite e il dolore umano costituiscono un fatto che scombussola la vita sia quando si manifesta su di sé sia quando a viverlo è un famigliare o un amico; nonostante la possibile assuefazione, incide anche sulla vita di chi lo cura. Il controllo del sintomo non toglie il contraccolpo di interrogativo o di fastidio.

    Per una serie di circostanze ho passato quarant’anni di vita a gestire, ristrutturare e costruire luoghi di cura per malati gravi, cronici e terminali. Ne ho visti veramente tanti, di tutte le età, per lo più accompagnati dalle loro famiglie: tutti desiderosi di cure, di salute e di vita. Il dolore è stato lenito, la malattia contenuta, la famiglia alleviata, almeno per un certo tempo, senza tuttavia soddisfare totalmente una domanda: perché il dolore e il limite? Come si può convivere con essi? Che cosa dire a chi soffre?

    Una terapia farmacologica, una prestazione o una distrazione, per quanto utili, non bastano: per vivere il dolore, il limite fisico o psichico, specie se cronici, la vecchiaia e la morte senza farsi sopraffare ci vuole un’esperienza che li comprenda.

    I due testimoni che si incontrano in questo libro documentano una posizione umanamente adeguata. Persone a cui il dolore è famigliare non perché operatori sanitari, o esperti in materia, ma perché aperti alla realtà nel corso di vite intensamente vissute a contatto con le umanità più diverse.

    Frequento almeno settimanalmente da oltre dieci anni don Vincent Nagle, cappellano della Fondazione Maddalena Grassi e della Fondazione Adele Bonolis, opere che in diverso modo concorro a gestire. L’ho sempre sentito documentare una spiegazione con un’esperienza vissuta e quasi mai la stessa. Frequenta quotidianamente malati gravi e cronici, con malattia fisica o psichica, spesso in fase avanzata e in condizioni molto compromesse, sia in strutture sia al domicilio. Con loro incontra famigliari, amici e operatori: risponde a domande solo se gliene fanno, sta con loro per il tempo che gli è possibile. Celebra la Messa, fa prolungate adorazioni, confessa chi lo chiede: normalmente in tanti. Nelle pagine che leggerete, come negli incontri, riferisce di come si mette lui davanti alla vita, alla malattia, alla morte: è di una semplicità disarmante e convincente.

    Sono anche tra i tanti che hanno cercato di frequentare, almeno in qualche occasione, don Massimo Camisasca, sacerdote e vescovo, portatore di un’attrattiva ad Altro da sé: il senso delle cose, le loro priorità, il contesto che le genera e le spiega. Proprio come nelle pagine di questo bel volume, in cui toglie ansie a malati, anziani e famigliari e dice di uno scopo, certo e positivo, anche della condizione umana più compromessa. Alla disperazione di un’insufficienza umana suggerisce la speranza delle cose umanamente possibili e ragionevoli: la compagnia, la preghiera, l’affidamento reciproco.

    Sono grato per l’insistenza dell’editore nel volere questo libro e per la discreta ed efficace operosità di Claudia Rocchetti che lo ha reso possibile. È un testo utile per tutti, in particolare per chi vive situazioni analoghe a quelle che hanno generato i dialoghi e gli scritti riferiti: malati, famigliari, amici e operatori. Persone non di rado frastornate da una situazione faticosa e dall’ansia di cure adeguate e risolutive, sovente alimentata dalla cupidigia di una cultura disumana in cui siamo vorticosamente immersi.

    Spesso i dialoghi riproposti sono stati promossi da gestori appassionati di opere di accoglienza e cura, non per giustificare un’insufficienza, ma per sostenere una ragione adeguata e ricentrare uno scopo.

    In queste pagine si sperimenta che davanti al mistero aspro del limite e del dolore l’ultima parola non è la disperazione di un’impotenza o lo sfiancamento di uno sforzo, ma la serenità ragionevole di un affidamento e di una compartecipazione a un progetto misterioso e, pur se incomprensibile, ultimamente buono.

    * Presidente della Fondazione Adele Bonolis e della Fondazione Maddalena Grassi.

    1

    La fragilità come strada al bene

    Massimo Camisasca

    Il paradosso dell’esistenza

    Vorrei partire da una considerazione che ritengo fondamentale per guardare con verità ai grandi temi del nostro presente. L’uomo, ogni uomo desidera la vita, trova dentro di sé un inestinguibile desiderio di gioia e nello stesso tempo una passione a condividere tale gioia con gli altri.

    Eppure, ugualmente, non può non costatare nelle sue giornate la presenza di una contraddizione. Essa è rappresentata dalla malattia, dalle divisioni, dalla vecchiaia, che sono come un’anticipazione della morte a cui si guarda con paura. Si vorrebbe che tutto ciò non esistesse.

    In buona parte il male e il dolore sono provocati dalla cattiveria dell’uomo, dalla sua sete di denaro e di potere, dalla sua superbia, dall’orgoglio, dal principe delle divisioni, che è Satana. Ma molti mali non dipendono direttamente da noi e non li possiamo cancellare definitivamente. È lodevole e va sostenuta in ogni modo la battaglia che l’uomo compie contro le malattie, ma è un sogno illusorio pensare che possano totalmente essere debellate.

    Per quanto possiamo allungare l’aspettativa di vita, per quante cure possiamo avere del nostro corpo, non è possibile cancellare la malattia, l’invecchiamento e la morte. Eppure questo non è più evidente a tutti.

    È paradossale perché tutti facciamo esperienza del limite, della finitudine che l’essere creato porta inevitabilmente con sé. Eppure tale finitudine sembra essere spesso considerata soltanto come un male che può essere eliminato. La

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