About this ebook
Solo ai più spietati fra i marastin dow è permesso vivere ed Evetta e Hanine hanno ucciso parecchi dei loro simili per rimanere in vita, ma voglio disperatamente una vita diversa… e, di conseguenza, stanno organizzando con prudenza una rivoluzione.
Quando conoscono due fratelli umani bizzarramente attraenti che lottano per restare in vita in mezzo ai dow, le sorelle concordano: porteranno quei due con loro quando il caos comincerà sul serio. Chi dice che non può esserci lieto fine nel bel mezzo di una guerra?
Autrice di bestseller per USA Today e New York Times, la scrittrice famosa a livello internazionale S.E. Smith presenta una nuova storia con il suo caratteristico umorismo e i suoi colpi di scena incredibili! Avventure entusiasmanti, scene d'amore bollenti e personaggi indimenticabili le sono valsi una legione di ammiratori. Oltre DUE MILIONI di copie vendute!
S.E. Smith
S.E. Smith is a New York Times, USA TODAY, International, and Award-Winning Bestselling author of science fiction, romance, fantasy, paranormal, and contemporary works for adults, young adults, and children. She enjoys writing a wide variety of genres that pull her readers into worlds that take them away.
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Cuor di Guerriero - S.E. Smith
CAPITOLO 1
Secondo te cosa succederà adesso?
chiese Aaron Cooper mentre appoggiava la testa alla fredda parete metallica della loro cella. Credi che sia la fine? Credi che ci uccideranno?
Non lo so,
rispose cupamente Ben, guardando suo fratello minore da sopra una spalla. Ne ho sentite dire di tutti i colori su questa specie.
Sentito? Porca miseria, hai visto cosa hanno fatto al resto dell’equipaggio del mercantile,
disse stancamente Aaron. Forse è meglio così. Ho rinunciato alla speranza di tornare sulla Terra.
Ben non rispose. Cosa avrebbe potuto dire? Lui, la speranza di rivedere la Terra l’aveva persa anni prima. Poteva anche avere solo sedici mesi più di Aaron, ma era sempre stato più pessimista di suo fratello.
La vita non era mai stata facile. La loro madre li aveva abbandonati assieme al loro padre poco dopo la nascita di Aaron. Come se ciò non bastasse, il loro padre aveva cominciato a bere così tanto che i due fratelli avevano dovuto essere autosufficienti più o meno da quando erano grandi abbastanza da aprire una scatola di cereali. Poi era accaduto l’impensabile: uno schiavista alieno li aveva rapiti dalla fattoria in Kansas dove vivevano.
Erano trascorsi quasi dieci anni da quel giorno. All’epoca, Ben aveva quattordici anni ed Aaron dodici. Stavano riparando del filo spinato lungo uno dei campi meno usati quando li avevano presi. Avrebbe dovuto essere il loro padre a fare quel lavoro, ma era troppo ubriaco per alzare il culo dal letto. Ben aveva guidato il vecchio pick-up e, assieme a Aaron, aveva lavorato al posto dell’uomo. Era l’unico modo per tenere un tetto sopra le teste e del cibo nello stomaco, anche se trascorrevano più tempo affamati che no.
Se avevano pensato che la vita fosse dura prima, essa era diventata brutale nei primi cinque anni dopo il rapimento. Solo quando il capitano dell’ultimo mercantile li aveva vinti giocando d’azzardo la situazione era migliorata leggermente. La vita non era comunque facile, ma se non altro erano riusciti a mettere assieme una parvenza di vita normale.
Ben aveva convinto ciascuno dei loro vecchi proprietari che lui e Aaron dovevano restare insieme o sarebbero morti. Era l’unica soluzione che gli era venuta in mente per evitare che li separassero. E aveva funzionato, dato che nessuno aveva mai visto membri della loro specie.
Avevano trascorso gli ultimi cinque anni lavorando sul mercantile: cucinando, pulendo e svolgendo la manutenzione. Il capitano aveva persino dato loro una piccola percentuale del ricavato della vendita delle merci illegali che trasportava. Ben e Aaron avevano risparmiato fino all’ultimo credito nella speranza di comprarsi la libertà o di scappare, quale delle due cose fosse accaduta prima.
Quel sogno era finito quando il mercantile era stato attaccato. Tutti i membri dell’equipaggio erano stati uccisi, tranne lui e Aaron. Ben non sapeva il perché. Forse perché i marastin dow, una specie dalla cultura vagamente spartana, stando a quello che avevano sentito dire, non avevano mai visto un essere umano. O forse perché quei bastardi viola volevano divertirsi mentre li uccidevano. Ben non lo sapeva e, in verità, era arrivato al punto in cui non gliene fregava più niente.
Arawn si alzò quando l’ingresso della prigione si aprì. Un grosso maschio marastin dow raggiunse la porta della loro cella. Il nuovo arrivato squadrò Ben prima di spostare lo sguardo su Aaron. Capite quello che dico?
chiese il maschio con voce burbera.
Sì,
rispose Ben.
Non vi ribellerete. Farete esattamente quello che vi viene detto. Capito?
disse il maschio.
Sì,
rispose nuovamente Ben.
Cosa volete farci?
domandò Aaron.
Il maschio lo guardò. Lavorerete. Terrete la testa bassa. E, se sarete prudenti, vivrete. Non fidatevi di nessuno se non ve lo dico io. La maggior parte dell’equipaggio preferirebbe tagliarvi la gola per il divertimento di guardarvi morire piuttosto che darvi una mano. Se farete come vi dico io, potreste anche vivere abbastanza a lungo da scendere da questa nave,
spiegò l’uomo con voce priva di emozione.
Perché?
chiese Ben, perplesso. Perché non ci avete uccisi come il resto dell’equipaggio?
L’uomo fece spallucce e distolse per un attimo lo sguardo. Ho visto che eravate diversi,
disse a bassa voce. Ho visto che tu hai protetto il più giovane. Non hai cercato di spingerlo davanti a te per fuggire. Voglio imparare di più su di voi e sulla vostra specie. In cambio di queste informazioni, farò il possibile per proteggervi entrambi.
Perché?
chiese nuovamente Ben, incalzando il maschio che aveva di fronte. Perché volete imparare di più su di noi?
L’uomo fissò Ben senza dire una parola. Sono uno scienziato. Studio le altre specie. Credo che ci siano altri modi di… vivere. Voglio sapere… Imparare da loro. Anche altri della mia specie lo vogliono. Voi mi darete le informazioni di cui ho bisogno.
Per quanto tempo? interruppe Aaron.
Per quanto tempo ci proteggerete?"
Finalmente, l’uomo sospirò. Per quello che potrò o fino a quando qualcuno a bordo di questa nave non deciderà di uccidermi,
disse rassegnato. Sono il primo ufficiale scientifico. Se qualcun altro desidererà la mia posizione, la mia aspettativa di vita calerà significativamente.
Allora mi sa che sarà meglio fare in modo che qualcuno vi guardi le spalle,
mormorò Ben. A proposito, io mi chiamo Ben Cooper. Questo è mio fratello Aaron.
Il maschio fissò la mano che Ben tendeva attraverso le sbarre di metallo. Riportò lo sguardo sul volto di Ben per diversi lunghi istanti prima di allungare con titubanza la sua. Sussultò quando Ben la strinse e la lasciò andare.
Era una stretta di mano,
spiegò Ben. Avete detto di volerne sapere di più riguardo alla nostra specie. Questa era la prima lezione. Gli umani si stringono le mani per salutarsi.
L’uomo guardò la propria mano, rigirandola per fissare il palmo prima che i suoi occhi scuri si sollevassero per osservare Ben e Aaron. "Io sono Behr De’Mar, primo ufficiale scientifico della nave da guerra Disappearance. Fino a quando non avrete imparato a orientarvi, fareste meglio a restare sui livelli che vi indicherò. Su quei livelli ci sono membri dell’equipaggio di cui mi fido, cosa non facile da trovare fra i marastin dow."
Quattro anni dopo:
A bordo della nave marastin Disappearance
Evetta Marquette, tecnico ingegneristico di prima classe, guardò accigliata il grosso maschio che stava cercando di metterla con le spalle al muro nel corridoio deserto. Era raro che si allontanasse dalla sua postazione in sala macchine, dove lavorava; quel giorno era un’eccezione. Anzi, nel corso dell’anno da che lei e sua sorella erano a bordo della Disappearance, nessuna di loro due si era allontanata dal suo posto di lavoro o dai tre ponti superiori, dove si trovavano i loro alloggi, la sala mensa e la sala d’addestramento.
Non sarebbe stata lì se non le avessero ordinato di rimpiazzare un sensore difettoso. Il tecnico che normalmente si occupava di quelle cose era rimasto ferito in una rissa la sera prima e al momento era in infermeria a ricevere le cure. Ciò, sfortunatamente, aveva fatto sì che la riparazione passasse a lei, dato che era di turno. Evetta si era resa subito conto, nel momento in cui aveva rimosso l’involucro protettivo esterno, che il sensore era stato manomesso. I suoi sospetti erano stati confermati quando si era voltata e aveva trovato un enorme maschio dietro di sé.
Una sensazione di nausea la attraversò alla vista del sogghigno malizioso sul volto del maschio. D’istinto, capì che la situazione poteva finire in un solo modo: con la morte di uno di loro. Sollevato il mento, fissò sul maschio uno sguardo duro e freddo.
Vattene,
ordinò, fissando l’addetto alla manutenzione di basso rango con uno sguardo d’acciaio.
Ti ho tenuta d’occhio,
disse il maschio con un sorrisone. Ti voglio.
"Problema
