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Un attrazione sconveniente
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Ebook333 pages4 hoursEredità a sorpresa

Un attrazione sconveniente

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Eredità a sorpresa 2
Inghilterra, 1834
Marcella Cranmore vorrebbe riuscire a evitare il matrimonio e continuare a usare le sue competenze matematiche per aiutare il padre, ingegnere ferroviario; tuttavia è costretta a cedere alle insistenze della madre affinché viva almeno una Stagione mondana. Al suo primo ballo, Marcella è sollevata di incontrare qualcuno che conosce, l'investitore ferroviario Crispin D'Aubignon. Conversare con il visconte è non solo piacevole, ma anche e soprattutto sicuro, poiché a causa delle rispettive condizioni sociali sono l'uno al di fuori della portata dell'altra. Peccato che questo contribuisca soltanto ad aumentare l'attrazione tra di loro!
LanguageItaliano
PublisherHarperCollins Italia
Release dateOct 20, 2021
ISBN9788830534773
Un attrazione sconveniente
Author

Julia Justiss

Nata nei pressi di Annapolis, nel Maryland, è un'affermata autrice di romanzi ambientati nell'epoca della Reggenza inglese. Nel 1998 ha ricevuto uno dei più prestigiosi premi letterari conferiti dalla RWA (Romance Writers of America).

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    Un attrazione sconveniente - Julia Justiss

    1

    Bristol, Inghilterra, marzo 1834

    «Se risulterà fattibile, sarà senza dubbio un magnifico traguardo» mormorò tra sé Crispin D'Aubignon mentre rileggeva i suoi appunti davanti all'ufficio di Richard Cranmore, l'ingegnere che stava progettando la tratta finale della prevista linea ferroviaria Great Western.

    Dopo i profitti che aveva realizzato investendo nella Liverpool & Manchester, Crispin era sempre alla ricerca di nuovi, promettenti progetti nello stesso settore. Se avesse ricevuto le risposte che si aspettava dall'assistente dell'ingegnere, che stava per incontrare, era pronto a investire altro denaro in quel tratto ferroviario.

    Completata la lettura, entrò nella spoglia anticamera e la trovò deserta. Non ne fu meravigliato, poiché l'ingegnere aveva a Londra il suo ufficio principale e quei locali erano stati presi in affitto solo per la durata delle perizie tecniche da eseguire in loco. Ma se Crispin aveva trovato la porta d'ingresso aperta, qualcuno doveva pur esserci.

    Avanzando all'interno, chiamò: «Salve! C'è qualcuno?».

    Stava per aggiungere il suo nome e il motivo della sua presenza lì, quando, raggiunta la soglia, rimase pietrificato.

    Dietro la scrivania dell'ufficio principale era seduta una donna. Non una qualsiasi, pensò quando la sconosciuta lo squadrò con aria interrogativa, bensì una giovane creatura quanto mai graziosa.

    Anche se la foggia del suo abito non era all'ultimissima moda, vale a dire eccessivamente elaborata, lui si avvide che la stoffa era pregiata e il taglio impeccabile. I lucidi riccioli scuri dai riflessi ramati erano sapientemente raccolti in cima al capo, e gli occhi che lo scrutavano erano di un verde incantevole, incorniciati da lunghe ciglia scure. La pelle chiara sembrava liscia come i petali di un fiore, il naso era dritto e delizioso. Le labbra piene e la figura che immaginò voluttuosa gli fecero accelerare i battiti, scatenando una formicolante tensione nel resto del suo corpo.

    Le gentildonne non lavoravano, e gli impiegati degli uffici erano esclusivamente uomini. Chi poteva mai essere quella visione? L'amante di uno degli ingegneri?

    Prima che potesse riprendere il controllo dei suoi pensieri e ritrovare la favella, la donna gli chiese: «Posso aiutarvi?».

    Imbarazzato per averla fissata con tanta insistenza, Crispin balbettò: «De... Dellamont. Ho appuntamento con... Mr. Gilling».

    La donna sgranò gli occhi, sorpresa. «Lord Dellamont? Perdonatemi, mi aspettavo una persona più... matura. Di solito gli investitori hanno una certa età» spiegò. «Austin... Mr. Gilling sarà qui a momenti. A dire il vero, quando vi ho sentito entrare, credevo fosse lui.»

    Si alzò in piedi e lui notò che aveva la vita sottile, messa in risalto dall'ampiezza delle gonne. Sebbene fosse più alta della media femminile, gli arrivava al mento. Crispin pensò che avrebbe potuto avvolgere completamente quella figura esile, se l'avesse abbracciata.

    E, sì, avrebbe proprio voluto stringerla tra le braccia! Ma chi era quella deliziosa, seducente creatura?

    «Se volete tornare nell'anticamera, potete aspettare lì» stava dicendo lei. «Mi dispiace che la nostra zona di ricevimento sia tanto spoglia. Non avendo in programma di trattenersi a Bristol per molto tempo, né di ricevere qui investitori o committenti, mio padre non ha ritenuto valesse la pena di fornire questi locali degli arredi e delle comodità che abbiamo nell'ufficio di Londra. Gradite una tazza di tè? Posso mandare l'assistente di mio padre alla sala all'angolo.»

    «No, grazie.» Quando la giovane donna fece per condurlo nell'anticamera, Crispin indugiò, spinto dal bisogno di scoprire qualcosa di più su quell'incantevole giovane donna.

    Poi il significato di ciò che gli aveva appena detto penetrò nel suo cervello stordito da tanta bellezza. «Vostro padre?» ripeté. «Voi siete... la figlia di Richard Cranmore?»

    «Precisamente. Dato che non c'è nessuno che possa presentarci ufficialmente, lo faccio da sola. Marcella Cranmore, milord» dichiarò, con una riverenza aggraziata ed esageratamente deferente.

    Se era davvero la figlia nubile dello stimato ingegnere, apparteneva all'emergente élite mercantile, nota per la rigida moralità. Purtroppo non c'era alcuna possibilità di organizzare un piacevole incontro senza impegno con una donna di quell'ambiente. Il prezzo per imparare a conoscerla meglio era il matrimonio... un'eventualità di fronte alla quale sarebbe stato meglio concludere all'istante quell'incontro.

    Proprio allora la porta d'ingresso si aprì e un uomo distinto, più o meno coetaneo di Crispin, arrivò trafelato.

    «Ah, Austin, eccovi qui» lo accolse la giovane donna, rivolgendogli un sorriso abbagliante.

    L'ingegnere la ricambiò con pari cordialità e dopo aver rivolto a Crispin un'occhiata distratta disse: «Mi dispiace per il ritardo, Marcella. Al cantiere ci sono stati dei problemi con le attrezzature... È un posto abbastanza inaccessibile. Ma vostro padre ha insistito che tornassi in ufficio al più presto, perché aspettava la visita di un eccentrico damerino, che ha già sganciato un bel po' di soldi per comprare azioni di altre ferrovie».

    Il sorriso della giovane vacillò. «Il Visconte Dellamont?»

    «Sì, si chiama così.»

    Lei indicò Crispin con un cenno del capo. «È già arrivato.»

    Gilling si voltò verso di lui, come se lo vedesse allora per la prima volta. «Siete Lord Dellamont?»

    «Ho questo privilegio» replicò Crispin in tono sarcastico.

    L'uomo arrossì, ma gli rivolse un rapido inchino. «Felice di conoscervi, milord. Austin Gilling, vice ingegnere capo. Non intendevo offendervi, ve l'assicuro.»

    «Nessuna offesa.»

    «Se volete essere così gentile da aspettare ancora qualche minuto, devo far trascrivere a Miss Cranmore certe misure che abbiamo preso oggi. Dopodiché sarò felice di rispondere a tutte le vostre domande.»

    «Permettetemi di mandare a prendere del tè, milord. Cercheremo di farvi stare il più comodo possibile durante l'attesa, poi Mr. Gilling sarà tutto per voi» intervenne Miss Cranmore, con un sorriso conciliante... come se Crispin fosse stato un bambino piagnucoloso che aveva bisogno di essere consolato.

    «Se Mr. Gilling deve darvi delle misure riguardanti l'inclinazione del tracciato, mi piacerebbe essere presente.»

    «Sono dati estremamente tecnici. Non vogliamo approfittare del vostro prezioso tempo annoiandovi con dettagli matematici» replicò lei.

    «Il cui significato mi è oscuro?» suggerì Crispin. Non sapeva se sentirsi divertito oppure offeso per essere trattato come un idiota ricco, arrogante e sprovveduto.

    L'atteggiamento eccessivamente amabile di Miss Cranmore si incrinò un poco. «Siete voi stesso un ingegnere, milord?» domandò con una punta di asprezza.

    «No. Ma dato che ho... già sganciato un bel po' di soldi per investire in altri progetti ferroviari, ho ritenuto preferibile approfondire alcune questioni tecniche relative alla costruzione.»

    «Non capisco perché...» si intromise Gilling, ma Miss Cranmore agitò una mano in aria per zittirlo.

    «Se vi fa piacere conoscere questi dati, naturalmente siete il benvenuto. Non ci dispiace affatto che gli investitori conoscano gli aspetti tecnici dei nostri progetti. Questo, anzi, contribuisce ad accrescere la loro ammirazione e il loro apprezzamento per il lavoro degli ingegneri di mio padre.» Lanciando a Gilling un'occhiata di avvertimento, quasi a ricordargli che aveva a che fare con un investitore che avrebbe potuto, con il suo denaro, finanziare il progetto che gli pagava lo stipendio, Miss Cranmore aggiunse: «Torniamo in ufficio, allora. Mr. Gilling, potete prendere un'altra sedia? E voi, milord, permettetemi di mandare Timmons a procurarsi del tè».

    «Se mi farete compagnia.» Crispin era curioso di vedere cosa sarebbe successo.

    E ancor più curioso di scoprire come mai la figlia di un ingegnere famoso e di successo occupasse una scrivania nel suo ufficio temporaneo. Sapeva che Mr. Cranmore aveva guadagnato una fortuna costruendo strade ferrate e ponti. Anche se non fosse stato straordinariamente insolito avere un'impiegata donna nei suoi uffici, la famiglia era comunque tanto ricca che la figlia non doveva occuparsi d'altro che aiutare la madre nella direzione della casa, fare visita alle amiche e spendere il denaro del padre in vestiti e accessori femminili, mentre i genitori stilavano l'elenco dei suoi potenziali corteggiatori.

    Dopo che ebbe ordinato il tè all'assistente che si era affacciato alla porta sentendosi chiamare, e che Gilling ebbe sistemato una sedia in più davanti alla scrivania, Miss Cranmore occupò il posto di prima dietro la stessa e Gilling si sedette accanto a lei. La giovane prese un quaderno dal cassetto e l'ingegnere estrasse un taccuino dalla tasca del panciotto. Lei impugnò la penna e aprì il calamaio prima di rivolgere un cenno a Gilling.

    «Voi e papà avete finito le misurazioni del pendio che sale dal fiume?»

    «Dobbiamo completare alcuni settori... il pendio è piuttosto ripido in quel punto, e il lavoro procede a rilento. Abbiamo dovuto spezzare i segmenti da cento piedi in diversi intervalli più piccoli di modo che l'addetto alle misurazioni più avanzato potesse tenere il nastro all'altezza del petto. Siete pronta?»

    Lei immerse la penna nel calamaio. «Pronta.»

    Nei minuti successivi Gilling dettò un elenco di numeri che Miss Cranmore appuntò sul quaderno.

    «Per il momento non ho altri dati» annunciò infine Gilling. «Dopo aver parlato con Lord Dellamont, ritornerò da Mr. Cranmore. Speriamo di concludere oggi il resto delle misurazioni per poter cominciare a calcolare gli angoli necessari per superare i dislivelli.»

    L'assistente portò il tè e Miss Cranmore lo versò mentre Gilling si rimetteva in tasca il suo taccuino. «Ora, milord, sono pronto per le vostre domande» annunciò.

    «La campagna appena fuori Londra è abbastanza pianeggiante, ma a mano a mano che si procede verso ovest, soprattutto dopo Chippenham, il terreno diventa sempre più collinoso, con diversi fiumi e un canale da attraversare. Gli ingegneri come pensano di risolvere queste problematiche?»

    Gilling gli lanciò un'occhiata attenta. «Conoscete bene il terreno?»

    «Non sono un perito professionista, naturalmente, ma prima di investire in un progetto preferisco fare io stesso una ricognizione. Valutare le difficoltà che può presentare e di conseguenza le probabilità che possa essere completato con successo. Devo riconoscere che la prima volta che l'ho visto ero piuttosto scettico.»

    «E lo siete ancora?» si informò Miss Cranmore.

    «È il motivo per cui volevo parlare con Mr. Gilling.»

    «Il percorso rappresenta una bella sfida» ammise l'ingegnere. «Le stazioni di Temple Meads e Bath dovranno essere sopraelevate, e questo richiede la costruzione di viadotti. Oltre ai ponti sui corsi d'acqua minori, ne verrà realizzato uno grande per superare il fiume Avon. Il canale Kennet e Avon dovrà essere deviato e un'importante galleria passerà sotto Box Hill, nei pressi di Corsham, il punto più elevato della tratta.»

    «Ho sentito dire che sarà la galleria più lunga mai costruita» disse Crispin.

    «Esatto. Ma l'ingegnere incaricato del progetto, Mr. Brunel, ha lavorato a molte altre gallerie con suo padre, anch'egli un illustre ingegnere. In Inghilterra non c'è nessuno più esperto di lui.»

    «E le pendenze di quanto saranno?»

    «Per la maggior parte del percorso, non più dell'uno per mille. La galleria di Box Hill avrà un'inclinazione maggiore, naturalmente, ma del tutto gestibile.»

    «E cosa mi dite della roccia che forma Box Hill? Reggerà lo scavo di una galleria tanto lunga?»

    «Mr. Brunel è di questa opinione. Utilizzerà una trivella cava per prelevare campioni di roccia ed esaminarne la composizione geologica, naturalmente, prima di dare inizio alla costruzione.»

    «E le curve in salita e in discesa?»

    «Non ci saranno angoli più acuti di dieci gradi tranne, forse, nei tratti con maggior pendenza, dove si renderanno necessari dei tornanti. Ma la velocità sarà ridotta in modo da non costituire un pericolo.»

    Crispin annuì soddisfatto. «Le vostre risposte alleviano le mie preoccupazioni.» A quel punto avrebbe dovuto congedarsi, ma non riusciva a dominare il desiderio di conversare ancora con Miss Cranmore, la cui competenza lo affascinava. Cedendo a quell'impulso, aggiunse: «So che siete ansioso di tornare a completare il lavoro, Mr. Gilling. Non vi trattengo oltre».

    Gilling rispose con un cenno del capo. «La Great Western darà molte soddisfazioni agli investitori, Lord Dellamont, ve l'assicuro. Mr. Brunel intende creare non solo un collegamento diretto tra Londra e Bristol, ma in futuro punta a costruire una flotta di piroscafi transatlantici veloci, in acciaio, per compiere la traversata fino a New York.»

    Se tutti i progetti di Brunel avessero avuto successo, gli investitori avrebbero ricavato enormi profitti, pensò Crispin. «Grazie, Mr. Gilling, lo terrò presente.»

    «Tornerete in ufficio più tardi, Austin?» domandò Miss Cranmore mentre l'ingegnere posava la tazza sul vassoio e si alzava in piedi.

    «Non lo so. Dipende da quanto tempo ci vorrà per le ultime misurazioni.» Rimettendo a posto la sedia lungo la parete, continuò: «Vostro padre ha detto di riferirvi di non aspettarlo qui. Vi raggiungerà al vostro alloggio».

    «Volete venire a cena da noi?» suggerì Miss Cranmore, con un altro dei suoi incantevoli sorrisi.

    «Mi piacerebbe» replicò Mr. Gilling ricambiando il sorriso, «ma devo fare dei calcoli in base ai dati che abbiamo raccolto oggi, per poter consigliare a vostro padre il modo migliore per affrontare il tratto finale, pur mantenendo il gradiente di salita entro limiti accettabili.»

    «Anche io e papà saremo alle prese con dei calcoli. Potremmo confrontare le nostre conclusioni» disse Miss Cranmore.

    L'ingegnere annuì, come se fosse normale che una donna calcolasse angoli e pendenze. «Grazie per l'invito. Se riesco, vi raggiungerò sicuramente.» Poi rivolse un inchino a Crispin. «Grazie per la visita, Lord Dellamont. Mr. Cranmore è molto lusingato dal vostro interesse per il progetto, e lo sarà di sicuro anche Mr. Brunel. Milord, Miss Cranmore.»

    Con un ultimo inchino, l'ingegnere uscì. Crispin osservò che Miss Cranmore lo seguiva con sguardo malinconico.

    Di colpo provò un inspiegabile fastidio – e anche un accenno di gelosia – per il favore del quale l'ingegnere godeva presso quella deliziosa giovane donna. Che sciocchezza! Loro due non si stavano contendendo le attenzioni di Miss Cranmore. Dopotutto, lui non l'avrebbe mai più rivista.

    Proprio per questo voleva approfittare al massimo dell'occasione per scoprire come mai una fanciulla tanto bella passasse le serate a risolvere problemi geometrici con suo padre.

    «Finite il tè, vi prego. Non c'è bisogno che vi affrettiate» gli assicurò Miss Cranmore, rivolgendo di nuovo a lui la sua attenzione.

    «Con piacere. Grazie.»

    «Avete una discreta conoscenza di angoli e pendenze. Grazie ai vostri studi?»

    Crispin sorrise. «L'educazione classica che ho ricevuto a Oxford non mi ha preparato ad affrontare i dettagli tecnici di innovazioni come i motori delle locomotive, ma le macchine mi affascinano. Sono del parere che la nuova era industriale rappresenti il futuro della ricchezza e dell'espansione economica, e le ferrovie il futuro dei trasporti.»

    «Dunque siete ansioso di investire nel settore.»

    «Ho avuto la fortuna di ricevere un piccolo lascito da parte di una prozia. Finita l'università, sono andato al Nord a studiare le aziende che cominciavano la transizione dai veicoli trainati dai cavalli ai nuovi motori a vapore progettati da Mr. Stephenson per la Stockton and Darlington. I modesti investimenti che ho fatto in quell'azienda e in altre similari si sono rivelati proficui. Così adesso seguo da vicino i progetti di legge presentati a Westminster per la costruzione di nuove linee ferroviarie, e vado personalmente a ispezionare i tragitti previsti.»

    «Ammetto che ne sapete molto di più della maggioranza dei nostri investitori appartenenti all'aristocrazia.» Arrossendo un poco, Miss Cranmore soggiunse: «Temo di essere stata alquanto... sbrigativa quando vi siete presentato qui».

    «Ritenendo che fossi un inutile perditempo con più denaro che cervello?»

    «Un damerino, perlomeno» aggiunse lei, sempre più rossa. «Se vi ho dato l'impressione di avere poca stima di voi, vi prego di scusarmi.»

    Crispin dissimulò un sorriso. Miss Cranmore non aveva lasciato dubbi sull'opinione che aveva di lui, ma non l'avrebbe messa ulteriormente in imbarazzo rivelandoglielo. Non voleva certo correre il rischio di essere congedato su due piedi: la voglia di conoscerla meglio era persino più forte di quanto non fosse stata appena l'aveva vista.

    Per quanto tempo sarebbe riuscito a conversare con lei?

    2

    «Se non vi distolgo troppo dal vostro lavoro, prenderei un'altra tazza di tè» disse Crispin, tastando il terreno.

    Un'espressione contrariata le balenò sul viso, ma poi Miss Cranmore sorrise. «Naturalmente, milord. Permettetemi di versarlo.»

    Era evidentemente ansiosa di tornare ai suoi calcoli, ma, come Crispin aveva sperato, la necessità di accontentare un potenziale investitore ebbe la meglio sul desiderio di rimettersi al lavoro.

    A calcolare angoli e pendenze... Era straordinariamente insolito e lui non vedeva l'ora di saperne di più.

    «Scuse accettate. Se posso permettermi... che cosa ci fate qui, a copiare misure nell'ufficio di vostro padre? Vostra madre deve essere insolitamente tollerante, se vi permette di lavorare fuori casa. Inoltre mi sembrate molto esperta di angoli e compagnia bella.»

    Miss Cranmore arrossì di nuovo. «Sarò sincera: mia madre non lo sa. Mi permette di andare nell'ufficio che mio padre ha a Londra perché è convinta che gli porti il tè e uno spuntino quando lavora fino a tardi. E mi ha permesso di venire con lui a Bristol per assicurarmi che mangi come si deve e che non lavori troppo, adesso che deve fare l'analisi del tragitto. Sinceramente, le verrebbero le palpitazioni se sapesse che parlo con degli ingegneri e ricevo potenziali investitori.»

    «E senza chaperon!» aggiunse Crispin con un sorriso, incantato dalla sua sincerità.

    «Non è vero!» protestò lei. «La mia cameriera sta con me in albergo e mi accompagna quando esco. Ma la poverina si annoia a morte in ufficio, così abbiamo convenuto che, quando vengo qui, lei cede il posto all'assistente di papà. Timmons lavorava per mio nonno prima di passare alle dipendenze di papà, e mi conosce da quando ero bambina.»

    «Eppure, se fate voi i calcoli, dovete avere un'eccellente conoscenza della geometria e delle scienze naturali.»

    Lei annuì. «Di sicuro pensate che papà sia troppo indulgente. In realtà, fui io ad approfittare sfacciatamente del suo dolore. Sapete, papà vedeva in mio fratello il suo successore. Purtroppo Richard morì a dodici anni, a causa di una febbre improvvisa. Io allora ne avevo dieci e, sulle prime, volevo solo stare vicino a papà, che sembrava trarre conforto dalla mia presenza. Ma siccome sono sempre stata affascinata dai dettagli tecnici, come voi, un poco alla volta ho cominciato a fargli delle domande riguardo ai suoi disegni e lui me li spiegava e mi mostrava i principi matematici in base ai quali erano realizzati. Ho perso un anno quando la mamma ha insistito per farmi frequentare una scuola per signorine – dove non ho imparato niente di utile – ma per fortuna, quando sono riuscita a fuggire, ho ricominciato a frequentare l'ufficio di papà e a farmi istruire da lui, con discrezione.»

    «E avete a che fare con ingegneri e investitori anche nell'ufficio di Londra?» volle sapere Crispin, sempre più affascinato.

    «A volte servo il tè, se vengono in ufficio mentre io sono là ad aiutare papà. Dice che contribuisco a convincere gli investitori. Ma a Londra ci sono sempre molte persone che vanno e vengono, per cui non posso fermarmi tutto il giorno. E poi la mamma protesterebbe, perché desidera che la accompagni a fare spese e a trovare le amiche. Una noiosa perdita di tempo! Ecco perché preferisco stare in campagna» aggiunse con un sorriso raggiante. «Ogni giorno posso cenare con papà e rivedere i calcoli.»

    Crispin cercò di immaginare le sue sorelle, sua madre e ogni altra femmina di sua conoscenza altrettanto entusiaste di trascorrere la serata con il padre a risolvere problemi di geometria. Non ci riuscì.

    «Quanto vorrei che papà mi permettesse di accompagnarlo nei cantieri... ma non è così indulgente. Oh, se solo le donne venissero ammesse all'università! Papà mi avrebbe fornito tutte le conoscenze necessarie per diventare un ingegnere professionista... se fossi stata un maschio» concluse Miss Cranmore con vivo rammarico.

    «I vostri genitori saranno felicissimi di avere una figlia tanto disponibile ad aiutarli.»

    Invece di apprezzare il complimento, Miss Cranmore lo guardò con un lampo di irritazione negli occhi. «Felici che io sia una femmina, utile solo per dirigere la casa e per apparire decorativa? Mi dispiace, ma temo di non essere d'accordo.» Rimase in silenzio, lottando per mantenere la rabbia sotto controllo. Dopo aver buttato fuori il respiro, riprese a sorridere. «Cosa mi dite della vostra famiglia?» gli chiese, cambiando argomento. «Voi siete...» Controllò il quaderno di appunti sulla sua scrivania. «... un visconte, non è vero? La vostra famiglia approva il vostro interesse per l'industria ferroviaria?»

    Con un amaro sorriso, a Crispin sovvenne la voce sprezzante del padre che denigrava quel nuovo progetto... come era capitato con ogni precedente impresa. «Per niente» fu la secca risposta.

    Al suo tono, lei lo scrutò inclinando il capo. «Ah. Dunque, come tanti membri della nobiltà, ritengono che investire in progetti commerciali non si addica al vostro rango? Anche se, essendo voi un visconte, potete fare quello che desiderate, checché ne pensi la vostra famiglia.»

    «È un titolo di cortesia» ammise Crispin. «Mio padre, il Conte di Comeryn, non è... indulgente. E voi avete espresso perfettamente ciò che pensa delle mie attività.»

    Dopo aver sopportato per anni i litigi familiari, la frustrazione per l'ostinazione del padre a non cedergli alcun controllo sulla tenuta che un giorno sarebbe passata a lui – oltre alla sua costante disapprovazione e alla sua ingerenza nei pochi settori cui Crispin aveva avuto accesso – l'aveva spinto a lasciare Montwell Glen e a cavarsela da solo, una volta conclusi gli studi universitari.

    «Dovrebbe rallegrarsi almeno per il successo dei vostri investimenti. Se avete acquistato delle azioni della Stockton and Darlington, dovreste aver ricavato ottimi profitti.»

    Crispin esitò, per scegliere con cura le parole. Non poteva dirle che, invece di essere felice e orgoglioso quando il suo erede aveva raddoppiato o addirittura triplicato ogni investimento iniziale, il conte ne era stato imbarazzato. Un gentiluomo, aveva sentenziato guardando il figlio con disapprovazione, si guadagna da vivere con la terra e non mescolandosi con una manica di volgari plebei arricchiti.

    Sospettava che il padre non avrebbe nascosto la propria soddisfazione se una delle sue imprese fosse fallita. Ogni volta che Crispin era costretto a riferire i dettagli dei suoi investimenti, il conte profetizzava che il suo disgraziato figlio avrebbe perso il capitale e sarebbe stato costretto a tornare con il cappello in mano a implorare il sostegno della famiglia, la cui pazienza era da così lungo tempo messa alla prova.

    Sospettava anche che l'ira paterna derivasse in gran parte dalla sua incapacità di tenere saldamente sotto controllo il

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